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Autore: Carmen Black    06/07/2013    8 recensioni
Alex è una ragazza italiana che per motivi di lavoro di sua madre, si trasferisce a La Push. Sembra che il villaggio in cui è capitata sia desolato, a parte... un lupo che diventa il suo primo vero amico. Quando la scuola inizia si accorge che il villaggio è molto più popolato di quello che sembra e la sua attenzione sarà subito catturata da un ragazzo al quanto antipatico...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Paul Lahote, Seth Clearwater
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Paul mi guardava con le braccia incrociate sul petto.
Ci aveva preso gusto a mettersi in quella posa, pensava mica di essere fico? Se non fosse stato mezzo nudo – l’unica cosa positiva di lui in quel momento – gliel’avrei detto che somigliava proprio a Mastrolindo.
«La pianti di guardarmi, Paul?».
«La tua faccia mi fa troppo ridere».
«Però la tua faccia continua a rimanere seria, come mai?».
Paul sbuffò guardando verso l’alto con la sua solita espressione indolente.
Ci trovavamo in mezzo alla vegetazione, nel punto in cui di solito incontravo Fuffy e tutto perché avevo insistito a voler vedere la sua trasformazione passo dopo passo; quando avevo assistito la prima volta era troppo scombussolata e non lo avevo assimilato proprio bene.
Da quel giorno erano trascorse due settimane, due settimane in cui io e il mio mutante non facevamo altro che trascorrere il nostro tempo a rotolarci tra le coperte o sull’erba o ancora sulla spiaggia. Avevo persino vinto la paura del famigerato calamaro gigante. A detta di Lahote non esisteva, ma se mai avesse osato entrare nelle acque della Riserva per farmi del male, lo avrebbe ucciso, fatto a rotelline e fritto in padella. Ovviamente tutta la premura del mio fidanzato derivava dalla sua voglia di fare… non fatemi dire quella parola, è così imbarazzante!
Mi toccai le guance bollenti con i palmi delle mani ricordando come mi sentivo ogni qual volta che mi si avvicinava, ogni qual volta mi baciava sapendo che non ci saremmo più fermati… a come mi strappava la biancheria di dosso – Betty Boop pace all’anima sua – e al modo in cui si fondeva a me come se volesse raggiungere il centro del mio essere.
«Alex, in quale mondo ti sei persa?», mi chiese all’improvviso facendomi sussultare.
«Emh…», mi grattai una tempia rimanendo seduta sull’erba a gambe incrociate.
«Hmm… piccola pervertita», ghignò tra i denti. «Oggi ti è piaciuto nello stanzino dei bidelli, eh?».
Brutto maledetto! Ed io che volevo tenerlo nascosto!
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Che maniaco! «Sì, direi che è stata la cosa più romantica che io abbia mai fatto».
Voglio dire… in mezzo a rotoli di carta igienica e stracci lerci, è un’esperienza ineguagliabile.
«Lo sapevo che avrebbe fatto effetto», disse con soddisfazione.
«Già, come una pillola al cianuro».
«Esistono?», chiese sollevando un sopracciglio.
«No, non credo. Ma per te la farei fare appositamente».
Paul grugnì facendo una smorfia. «Allora devo trasformarmi?».
Arricciai le labbra mettendomi i capelli dietro l’orecchio e mi sollevai dal terreno facendo qualche passo verso di lui. Poi lo abbracciai forte. «Perché non mi trasformi?», chiesi sommessamente sulle sue labbra.
«Che cosa?», sbottò sconcertato infilando le mani nei miei capelli.
«Sì, ho deciso, Paul. Voglio diventare un licantropo anche io, dai!», esclamai vedendo la sua faccia dubbiosa. «Almeno avremo un’altra cosa in comune».
«Sarebbe l’unica», precisò.
«Voglio aiutarti a uccidere i vampiri, dai, dai, dai!».
«Ah che peccato, pensavo che volevi fare sesso estremo… sai com’è, da lupo puoi assumere posizioni inimmaginabili».
Lo guardai sott’occhio fulminandolo e gli morsi forte il labbro. Doveva sfatare ogni mio desiderio, altrimenti non si chiamava Lahote. E poi ero io la pervertita?
«Trasformami», chiesi convinta.
«Ma la smetti?», mi strinse forte i fianchi. «Non posso farlo, bisogna avere il gene per diventare come me. Non è mica un virus che posso trasmetterti con un graffio o un morso».
«Quindi sei un licantropo fasullo, ho capito. Che sfigato», sibilai scoccando la lingua sul palato.
«Certo, adesso sono io lo sfigato».
Se proprio ci riflettevo bene quella sfigata ero soltanto io. Ed ero anche incantata e stupida. E quelle sensazioni scaturivano quando ripensavo a tutti i segreti che avevo spifferato a Fuffy e invece sotto al suo pelo argentato c’era quel cretino di Lahote che gongolava o mi prendeva in giro.
Erano state tante le occasioni in cui mi ero sfogata con lui, a partire dalla festa di raccolta fondi al liceo di Forks, dove Paul mi aveva abbandonato per trastullarsi con una di quelle galline che gli gironzolavano sempre attorno.
«Allontanati», disse infine. «Mi trasformo, prima che faccia notte».
Feci qualche passo indietro mentre lui si distanziava sempre di più.
«Non ti scandalizzi se mi vedi nudo, vero?».
«Ah ah», feci una finta risata. «Tanto che vuoi che veda? Non ho nemmeno portato la lente di ingrandimento».
«Ci vuole la lente di rimpiccolimento per me», asserì vagamente offeso.
Oh, gli uomini e la loro virilità da strapazzo, facevano ridere.
«Sì amore, hai ragione», concordai con lui.
«Come mi hai chiamato?».
«Amore», ripetei abbassando la voce. Ormai mi ero rassegnata alla maledizione che incombeva su di me.
Paul si trattenne dal ridere – brutto imbecille –  e tornò vicino a me cingendomi la vita e strofinando il naso contro il mio collo. Amavo quelle sue sporadiche dimostrazioni d’affetto.
«Se vuoi che mi trasformi devi dirmi che mi ami», disse sollevando il mento, quasi mi stesse facendo un dispetto.
Risi di gusto aggrappandomi alle sue braccia. «Sogno o son desta?».
«Puoi fare la persona seria per una volta?».
Ma perché di solito non lo ero? Sulla mia fronte c’era forse scritto Gioconda? Ero una ragazza molto seria e posata, solo con una testa un po’ incasinata. Era per questo che ero così intelligente. D’altronde, non avevo scoperto che a La Push c’era qualcosa di strano prima che vedessi Paul trasformarsi in lupo e smembrare quel vampiro?
«Perché vuoi che te lo dica?», temporeggiai.
«Perché sì», disse fissandomi negli occhi intensamente.
Si trattava di una stupida questione di principio. Odio i maschi!
«Paul a volte le parole non servono».
«Io lo voglio sentire».
Rimase fermo e impettito a fissarmi negli occhi e io mi ritrovai a sbuffare ulteriormente. Gliel’avevo già detto milioni di volte in italiano, solo che lui pensava che significasse ti odio. Era arrivata l’ora di scoprire le mie carte, che noia! Mi sarebbe piaciuto continuare con quella farsa un altro po’, ma le cose belle hanno sempre una fine.
«Ti amo», dissi in italiano. «Ti amo», ripetei in inglese.
Paul assottigliò le labbra e ridusse gli occhi a una piccola fessura, così mi affrettai a rispondere alla sua domanda silenziosa. «In verità tutte le volte che credevi di dirmi ti odio in italiano, mi dicevi ti amo».
«Mi hai sfruttato».
«Un pochino», mormorai. Ma diciamocelo fra noi, il ti amo è la parola più conosciuta del mondo, chiunque conosce la sua traduzione in più lingue, persino io! Paul come sempre doveva differenziarsi.
Mi baciò con dolcezza, piegando la testa di lato. «Sono felice di aver incontrato una pazza».
«La pazzia è genialità», rimbeccai.
«Sì, come no».
«Ora trasformati, non ho più tempo da perdere. Ti ricordo che sto aiutando le marmotte a fare le loro tane».
Paul fece orbitare gli occhi. «Già, effettivamente non posso farti perdere altro tempo prezioso. Non vorrei che le marmotte rimanessero senza casa, sai con questo tempaccio».
«Appunto».
Mi scoccò un altro bacio e si allontanò di una decina di metri, rimanendo di spalle.
L’avevo già visto nudo, non mi scandalizzavo per una volta in più, al contrario mi beavo di quel corpo perfetto.
«Che pudico», sibilai contrariata.
Lui sbuffò e anche se non potevo vedere la sua faccia, ero certa che stesse sorridendo.
Bastarono una manciata di secondi, si udì una specie di strappo, il suo corpo si arcuò ed ecco che apparve Fuffy.
La mia bocca si spalancò e sgranai pure gli occhi. Era assurdo. E impressionante.
Un attimo prima era Paul e adesso era Fuffy, come poteva essere? Possibile che nel mondo esistessero delle persone con tali capacità ed io lo avevo scoperto solo a diciassette anni?
Fuffy si voltò, le orecchie appiattite dietro le orecchie, gli occhi rotondi come ogni volta che ci incontravamo.
Tornai a sedermi, accorgendomi che mi tremavano le ginocchia dall’emozione. Ciò che stavo vivendo era inconcepibile e tremendamente bello.
«Vieni», dissi allargando le braccia.
Lui si avvicinò e quando fu abbastanza vicino, strofinò la testa contro la mia.
«Non vorrai immischiarmi le pulci, vero?», dissi accarezzandogli la collottola con entrambe le mani.
Lo sentii ringhiare e subito dopo leccarmi la faccia, per poi afferrarmi la maglia e tirarmi all’indietro fino a farmi sdraiare a metà su di lui.
Poggiai la testa sulla sua e chiusi gli occhi. Fuffy era il mio Paul, potevo desiderare di meglio? Come si suol dire avevo preso due piccioni con una fava, quando mi stancavo di uno, passavo all’altro e viceversa.
Strofinò il muso contro il mio collo e ora, in ogni azione che compiva, ci vedevo gli atteggiamenti di Paul, persino il continuo sbuffare. E mi piaceva da matti.
Potevo essere così stupida da essere in balìa di un lupo?
Be’ c’è di peggio, sicuramente. Come essere in balìa di un ragazzo.
Strizzai le palpebre resami conto del mio pensiero. Mi ero incastrata con le mie stesse mani, visto che Paul e Fuffy erano la stessa cosa! Che destino crudele il mio.
Emisi un sospiro di sollievo e strinsi forte Fuffy, il suo pelo morbido e dal buon’odore schiacciato contro la mia guancia.
 «Ucciderò mia madre se vorrà tornare in Italia».
Paul emise un lungo mugolio che per quella volta m’imposi di pensare che fosse di approvazione per la mia frase.
«Il mio destino è segnato, piccolo gigante peloso», lo sbaciucchiai e lui mi mostrò le zanne. Mamma mia, com’era permaloso.
«Paul Lahote o Fuffy il lupo, ci sposeremo un giorno».
Il lupo sgranò gli occhi e si defilò indietreggiando lontano da me e nascondendosi dietro un cespuglio.
«Brutto idiota», mormorai sdraiandomi sul terreno e incrociando le braccia dietro la testa. «Non vuoi darmi nemmeno un lieto fine, mutante che non sei altro».
Due braccia forti mi avvolsero, una bocca si poggiò calda sulla mia. «Vuoi uccidermi prima del tempo, Alex?».
«Perché, scusa? Qui a La Push il rito del matrimonio prevede dei sacrifici? Tipo che la moglie debba uccidere il marito?».
«Okay ci rinuncio», borbottò aspro, baciandomi ancora.
Lo strinsi forte a me e incrociai i suoi occhi neri e luminosi, accarezzandogli i capelli. «Scherzavo. Non posso sposarmi e buttare la mia gioventù con te, sarei pazza».
«Bene, così ragioniamo».
«Però…», iniziai e Paul sorrise. «Però un giorno ci sposeremo lo stesso, te lo giuro».
E che diamine! Era ora che facessi anche io una maledizione, non era giusto che fino ad allora l’avesse lanciata solo lui.
«E divorzieremo il giorno dopo», continuò sollevando una mano.
«Ovviamente», concordai battendo il cinque contro il suo palmo.
«E ci restituiremo tutti i regali».
«Sì, devo rivederli, almeno ci guadagno qualcosa».
«Bene», asserì risoluto. «Siamo d’accordo, quindi?».
«Sì», dissi baciandolo.
«Così sia».
Rimanemmo lì sdraiati fino all’arrivo del buio, a farci improbabili promesse e a litigare per poi fare pace.
Non avrei mai pensato che andare a La Push avrebbe cambiato inesorabilmente la mia vita, facendomi conoscere una persona così speciale e un mondo totalmente nuovo.
Forse per la prima volta nella mia vita ero davvero felice e appagata. Non sentivo più quella sorta di insoddisfazione che mi spingeva sempre a cercare qualcosa a cui non sapevo dare un nome perché non sapevo nemmeno io di che cosa fossi alla ricerca.
Adesso lo sapevo bene. Eccome. Tutto ciò che volevo si racchiudeva in un solo nome, formate da quattro stupide lettere: Paul.
Paul, che col suo atteggiamento burbero mi aveva conquistato e ogni giorno che passava diventava sempre più importante.
Paul, il mio lupo. E il mio primo e unico grande amore.


Angolino Autrice Immensamente Triste

Ciao a tutti :)
Oggi sono un po' senza parole, mi dispiace concludere la storia, ma che ci posso fare, c'è un inizio e una fine. Bene, passiamo ai ringraziamenti. Innanzitutto Alessandra, perchè senza di lei questa FF non ci sarebbe stata, è lei che mi ha dato l'idea e mi aiutava negli sviluppi, quindi buona parte del merito della riuscita di questa storia va a lei. Grazie tesoruccio <3
Ringrazio le ragazze che mi scrivevano su facebook, Martina, Robby, Anna e tutte le altre, voi sapete chi siete.
Ringrazio tante le PandaCloe, BTR efp e Cangu300 per la recensione di segnalazione all'amministrazione, per l'inserimento della storia fra le scelte del sito.
Ringrazio tutti i recensori dal primo all'ultimo, siete parte fondamentale per la mia ispirazione.
E infine ringrazio ogni singolo lettore silenzioso che ha seguito la storia con piacere.
Tornerò a scrivere e magari posterò anche qualche extra sul futuro di Alex e Paul. 
Spero di trovarvi ancora qui a condividere con me qualche altra pazzia.
Un bacione e a presto <3 <3 <3

  
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