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Autore: TheOnlyWay    06/07/2013    7 recensioni
(SEGUITO DI "L'importante è incontrarsi")
«Sei una persona triste, Morgan Anderson.»
Ora, qualcuno sarebbe tanto gentile da spiegarmi per quale motivo io non abbia ancora mandato Grace al diavolo? Voglio dire, non solo sono abbastanza depressa per conto mio, ci volevano anche lei e i suoi stupidi insulti gratuiti. E che nessuno abbia la faccia tosta di dirmi che me li merito. Anche perché non è assolutamente vero. Proprio no. Per niente. Affatto.
Io, Morgan Anderson, non ammetterò mai, nemmeno sotto tortura, di essere stupida, immatura e fondamentalmente idiota. Chi dovrebbe ammetterlo, invece, è Benjamin Barnes, alias Mr. Ho Trentadue Anni E Conosco Il Mondo Meglio Di Te. Povero scemo.
Se per caso vi fosse passato per la testa che le cose tra me e Ben non procedono propriamente per il meglio, be’, sappiate che ci avete visto bene. Anzi, benissimo. Per usare un eufemismo non del tutto elegante, direi che la situazione attuale è una merda. E no, non voglio essere delicata e dire che le condizioni in cui mi trovo rasentano il catastrofico. Io voglio essere volgare, sfacciata e maleducata.
Perciò vaffanculo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo bacio
 
 
 
I.
 
«Sei una persona triste, Morgan Anderson.»
Ora, qualcuno sarebbe tanto gentile da spiegarmi per quale motivo io non abbia ancora mandato Grace al diavolo? Voglio dire, non solo sono abbastanza depressa per conto mio, ci volevano anche lei e i suoi stupidi insulti gratuiti. E che nessuno abbia la faccia tosta di dirmi che me li merito. Anche perché non è assolutamente vero. Proprio no. Per niente. Affatto.
Io, Morgan Anderson, non ammetterò mai, nemmeno sotto tortura, di essere stupida, immatura e fondamentalmente idiota. Chi dovrebbe ammetterlo, invece, è Benjamin Barnes, alias Mr. Ho Trentadue Anni E Conosco Il Mondo Meglio Di Te. Povero scemo.
Se per caso vi fosse passato per la testa che le cose tra me e Ben non procedono propriamente per il meglio, be’, sappiate che ci avete visto bene. Anzi, benissimo. Per usare un eufemismo non del tutto elegante, direi che la situazione attuale è una merda. E no, non voglio essere delicata e dire che le condizioni in cui mi trovo rasentano il catastrofico. Io voglio essere volgare, sfacciata e maleducata.
Perciò vaffanculo.
«Mi hai rotto le palle, Grace.» sbotto, dopo un minuto di intensa riflessione che, ovviamente, non è servito a niente. Lo so, lo so, non dovrei essere tanto scortese, ma che volete che faccia? Sto per subire un tracollo e i miei nervi sono partiti per la tangente. Se continuo così, è molto probabile che i miei capelli diventeranno bianchi nel giro di un paio di giorni o, magari, li perderò e basta.
«Non prendertela con me, Morgan! Sei tu che mi hai chiamata, perciò vedi di non scassare.» mi ringhia contro. Ecco: se anche Grace perde la pazienza, significa che sto tirando troppo la corda. Be’, in realtà no, visto che Grace di pazienza non ne ha proprio. Lei è una che incanala le emozioni nel giro di un minuto, esplode, dopodiché torna apatica come una quercia secolare. Sì, dai, avete capito. Se ne stanno lì, per secoli, a non fare un cavolo. Grace è un po’ così.
«Non ce la faccio più, miseria ladra! Io sto impazzendo.» certo, come se non fosse già abbastanza chiaro. Scosto la tenda con un gesto secco, per controllare che non ci sia alcuna traccia di Ben e della sua stupidissima faccia, dopodiché guardo di nuovo le valige spalancate sul letto matrimoniale, e sospiro.
Mi sento strana. Il nodo che sento alla gola è così stretto che potrei soffocare e non riesco ad allentarlo in alcun modo. Perciò mi dirigo verso l’armadio già aperto, afferro la mia camicia bianca e comincio a piegarla con precisione quasi maniacale.
«Cosa stai facendo?» Grace è perplessa, ed è una cosa del tutto comprensibile, visto che l’ho fatta precipitare qui, chiamandola nel bel mezzo di una lezione universitaria e supplicandola di raggiungermi.
«Mi preparo per gli Hunger Games.» replico, sarcastica. Grace sbuffa, poi alza gli occhi al cielo.
«Divertente, davvero. Vuoi parlare o no, Morgan?»
No, in effetti. Non voglio parlare, non voglio dire niente. Non voglio nemmeno respirare, anche se è un’impresa decisamente difficile, se non impossibile. Voglio dire, forse potrei provare a soffocarmi da sola, ma se nessuno c’è mai riuscito un motivo ci sarà, no?
«Me ne vado.»
Ed è nel momento esatto in cui lo dico, che realizzo davvero quello che sto per fare; me ne sto andando. Come una fottuta ragazzina in una fottuta telenovela spagnola, quelle piene di Alejandro e Rosalinda che si rincorrono come se non ci fosse un domani. Dio, Grace ha proprio ragione: sono una persona triste.
«Nel senso che ti prendi una vacanza?» domanda Grace, perplessa. Povera, piccola, ingenua Grace. A volte mi domando se mi conosca davvero o se sia ancorata alla me stessa delle scuole superiori. All’epoca, ero solo una ragazzina stupida e spensierata, senza nessuna preoccupazione se non la ciccia che strabordava e gli occhi azzurri di Robert Swan che, una volta, avevano incrociato i miei.
Non che sia cambiata poi tanto. La ciccia straborda ancora e sono sempre abbastanza stupida. Così stupida da essermi fidanzata con un attore piuttosto famoso e quasi dieci anni più grande di me; così stupida, da essere andata a convivere con lui e aver accettato una proposta di matrimonio. Tanto stupida da scappare senza nemmeno dare a Ben la possibilità di spiegare il perché del suo comportamento idiota.
Ma a chi voglio prendere in giro? Se vedessi Ben, adesso, probabilmente lo ucciderei a suon di sprangate. Il che comporterebbe un lungo e doloroso processo in tribunale, che mi condannerebbe a chissà quanti anni di carcere. Per non parlare, poi, delle fan di Ben, che mi ammazzerebbero senza pensarci due volte.
«No, Grace. Nel senso che me ne vado.» più di così non riesco a dire, o rischio seriamente di scoppiare a piangere per la disperazione. Non trovate anche voi che sia sorprendente il modo in cui sto affrontando la situazione?
Della serie “Si ride per non piangere”. Il fatto è che non c’è proprio niente da ridere. Grace stringe lo sguardo, sondandomi con preoccupazione. Forse si aspetta che cederò da un momento all’altro e, in effetti, non ha nemmeno tutti i torti. Non so nemmeno io come faccio ad essere tanto serena.
Dovrei essere fiera di me, perché sto affrontando la situazione come una persona matura e…
«Morgan, sei a casa?»
Merda! Cosa ci fa Ben a casa? Ero convinta che sarebbe rientrato questa sera e che, per allora, io sarei stata lontana. Avevo già stilato, nella mia mente, un programma ben preciso di come sarebbero andate le cose: mi avrebbe chiamato, ma io non avrei risposto e mi sarei limitata a piangere come una bimbetta isterica. Dopodiché Ben si sarebbe presentato a casa di Brian, dove io mi sarei rifiutata di parlargli, perciò Brian gli avrebbe detto che non c’ero e che doveva lasciarmi in pace. A quel punto Ben si sarebbe arreso e sarebbe tornato a casa, dove mi avrebbe odiata profondamente. E io avrei pianto, ma prima o poi mi sarebbe passata, magari nel giro di un paio di secoli.
Sento i passi di Ben lungo il corridoio, poi qualche secondo dopo si affaccia in camera da letto.
«Sei qui.» mormora, con un sorriso dolce sul volto. Ha l’aria stanca e la barba di un paio di giorni gli conferisce un aspetto tremendamente affascinante. I suoi occhi sono così scuri e così intensi che per un attimo mi dimentico di quello che sto facendo e vengo travolta dal desiderio di corrergli incontro e buttarmi tra le sue braccia forti.
Poi i suoi occhi si accorgono della valigia e la sua espressione si fa più confusa. Grace, intanto, lo ha salutato con un cenno del capo. Sento a malapena il suo “ti aspetto in macchina”, perché sono troppo impegnata a guardare Ben.
«Cosa significa?» domanda, tremendamente serio. Mi stringo nelle spalle e continuo a riempire la valigia. Il suo sguardo mi segue, senza lasciarmi nemmeno un attimo e, di nuovo, l’impulso di abbracciarlo mi fa bloccare nel bel mezzo della stanza. Sospiro, scuoto la testa e mi impongo di non farmi ingannare di nuovo dai miei stupidi sentimenti per lui.
«Morgan?» mi richiama di nuovo, ma faccio finta di non sentirlo. Allora Ben si avvicina, mi toglie delicatamente il maglione di mano e lo appoggia sul letto. Mi ferma, stringendomi delicatamente per le spalle, poi si china per cercare di guardarmi negli occhi. Mi volto, perché non riuscirei a dirgli la verità affrontandolo così apertamente. Se lo guardassi negli occhi, dimenticherei ogni proposito di andarmene di qui.
«Mi dispiace, Ben.» sussurro, con voce fioca. Mi divincolo dalla sua presa, poi velocemente finisco di riempire la valigia e la chiudo, con mano tremante. Me ne sto andando. Lo sto lasciando. E la colpa è sua.
«Ti dispiace per cosa?»
«Per tutto. Mi dispiace di non essere la donna giusta per te, mi dispiace di non essere abbastanza forte e di non riuscire a sopportare la tua vita. Mi dispiace rimanerci male ogni volta che vedo una tua foto con qualche attrice famosa, in giro per Los Angeles o New York o Dio solo sa dove e mi dispiace, ma non ce la faccio più a rimanere qui, in questa casa, dove tu non ci sei mai. Io non ce la faccio, okay? Mi sento sola, e tu mi manchi di continuo ed io non manco a te, evidentemente, oppure non te ne andresti in giro con Amanda Seyfried! Perciò me ne vado.»
Ben sussulta, come se gli avessi dato una coltellata in pieno petto, poi scuote la testa.
«Non è così, Morgan. Tu mi manchi di continuo, mi manchi sempre, in ogni istante. Ci sposeremo presto! Come puoi pensare che non ti ami? Morgan, dico davvero, non puoi andartene. Siamo adulti, comportiamoci come tali.»
«Ho ventitré anni, Ben! Voglio poter stare con qualcuno che sia sempre presente. Voglio dormire con l’uomo che amo, voglio svegliarmi al suo fianco tutti i giorni, non una volta ogni tre mesi. Ho ventitré anni, e vivo da sola, rimanendo fedele ad un uomo che non vedo mai! Dio, come faccio a spiegartelo? Io mi sento in gabbia, Ben. E l’amore non è questo. Dovrei sentirmi al settimo cielo, dovremmo organizzare il matrimonio insieme, invece tu sei a spasso con Amanda e io sono qui da sola, a piangere perché lei è molto più bella di me! Credo di aver raggiunto il limite.»
Il vero problema non è Amanda, ovviamente. So che Ben non mi ha tradita, almeno spero, ma non riesco più a vivere così. Insomma, ho la vita sociale di un’ottantenne e non va bene. Penso di continuo a lui, ma è sempre lontano ed io mi sento così sola che vorrei morire. Questa situazione mi sta uccidendo.
E la mia – di per sé esigua – capacità di sopportazione è giunta allo stremo. Non posso più andare avanti, non così.
Ben rimane in silenzio, probabilmente troppo sorpreso per riuscire a fare altro. Sono sicura che non ha mai pensato che un giorno sarei potuta scappare da lui e dalla nostra vita insieme. Ha sempre dato per scontato che l’avrei aspettato e che sarei stata sempre pronta a sposarlo, in qualunque momento. Il che è vero, ma ultimamente non mi basta più.
«Voglio essere felice, Ben.» singhiozzo.
«Ti amo, Morgan.»
«Anche io, ma forse non è abbastanza.»
Mi sento libera. Distrutta, col cuore a pezzi, spezzata, inerme e devastata, ma libera. L’espressione di Ben è imperscrutabile, gli occhi così neri che sembrano pece e le labbra strette in una linea dura e inespressiva. So che sta soffrendo e so anche che non mi tratterrà. Vorrei che lo facesse? Sì, lo vorrei, ma questo non cambia le cose.
Sfilo l’anello di fidanzamento e glielo consegno senza nemmeno guardarlo in faccia. Lo bacio sulla guancia, un’ultima volta, poi afferro la valigia e me ne vado.
L’ultima immagine che ho di Ben, è quella delle sue spalle contratte e dei pugni stretti. Forse mi odia, forse è solo deluso.
Quando entro in macchina, Grace mi lascia una carezza sul braccio e mette in moto senza dire nemmeno una parola.
«Sai…» farfuglio, poco dopo. «Hai ragione: sono davvero una persona triste.»
 
 
 
 
***
 
 
 
Ammettetelo! Questo non ve l’aspettavate proprio. In realtà, non me lo aspettavo nemmeno io. Ma oggi Ben e Morgan sono tornati alla mente con così tanta insistenza che non ho potuto non scrivere di loro. Non so ancora cosa succederà, come si evolveranno le cose, né quanto sarà lunga la storia, ma…
Sono tornata!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e non vi abbia depresso troppo. A me piace abbastanza, se devo essere sincera, perciò boh.
Fatemi sapere, se vi và, ci terrei un sacco! ^^
Un bacione e alla prossima,
Fede.
 
P.s. Per chi volesse, mi trovate su Twitter come @FTheOnlyWay e su Facebook come TheOnlyWay Efp
 
Ah, mi sono dimenticata di dirlo, ma per chi non lo sapesse, questa storia è il seguito di “L’importante è incontrarsi”
   
 
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