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Autore: BaByIcYBlUeS    20/01/2008    1 recensioni
"Sai… dicono anche che le vittime siano state trovate tutte col sorriso sulle labbra…." Lui aveva sempre vissuto nella più profonda solitudine per paura degli altri; Lei era totalmente contaminata dall'essenza stessa della solitudine...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All! To! Blame!
The Sweetest Gift
 
Ecco la mia terza FF (ennesima riesumazione delle storie che scrivevo in estate, sotto l'influsso di sentimenti decisamente negativi >_<)... stavolta i personaggi sono tutti di mia creazione. Il protagonista indiscusso è Daniel, ma la figura di Lei (per ora non ha un nome... xD) mi piace molto e vorrei scrivere qualcos'altro sul suo personaggio e la sua storia...
-Continua la tragica serie di morti sospette a Bologna. L’ultima vittima del serial killer soprannominato Il Vampiro è stata trovata ai piedi della Torre Asinelli. Si trattava di una ragazza di appena 19 anni. Come tutte le altre vittime del misterioso serial killer, è morta per dissanguamento ma non è stata trovata alcuna traccia di sangue accanto al suo cadavere. Questa è la 13esima vittima de Il Vampiro, soprannominato dalla popolazione in questo modo per il suo inspiegabile modo di uccidere, simile a quello dei vampiri della leggenda…-

- È assurdo! Ormai non si può proprio più uscire di casa che rischi di incontrare anche i vampiri! Il mondo è davvero impazzito…

- Mamma non preoccuparti… Il Vampiro non è interessato a gente come te!

Eravamo seduti a tavola per la cena.
Io e mia madre come sempre.
Mia madre.
La mia sola compagnia.
La mia sola amica.
Che passava le giornate attaccata alla televisione a commentare qualsiasi programma che venisse trasmesso.
Questa era mia madre.
A parte lei, al mondo, non avevo nessun altro.

- Che vorresti dire ?

- Ovvio… la televisione ne ha a stento accennato ma pare che Il Vampiro uccida solo persone depresse. Infatti c’è gente che ritiene che in realtà queste morti siano dei suicidi e che stia circolando un nuovo veleno o una droga che ti fa morire bruciandoti tutto il sangue che hai nelle vene. Sai… dicono anche che le vittime siano state trovate tutte col sorriso sulle labbra….

- Uhm… stai attento allora!
Affermò mentre masticava la carne.
Sgranai gli occhi dallo stupore
-Perché…? Tu… Tu credi che sia depresso?

- Mi sembra palese..
Disse con estreme calma, continuando a masticare quella maledetta carne.

Non sapevo cosa dire: lei sapeva, forse aveva sempre saputo, ma non ha mai cercato di aiutarmi. Non mi ha mai neanche chiesto il perché stessi così.

- Capisco…
Sussurrai con voce tremolante, sentivo le lacrime salirmi agli occhi. Abbassai il capo, come un cane bastonato, come se fosse colpa mia se a nessuno fregasse che volevo piangere.
Si…
Sarei potuto scoppiar in lacrime lì avanti a lei e lei non avrebbe mosso un ciglio: avrebbe continuato a masticare quella fottutissima carne.

Mi alzai.
- Esco…
Così dicendo uscii, presi dalla tasca il mio pacchetto di Camel blue e me ne accesi una.
La voglia di piangere passò, rimase solo un gran senso di rabbia e poi…
Poi il vuoto.
Camminavo nella notte bolognese, il quel viale alberato che mi aveva visto passare mille e più volte sin da quando ero piccolo. Un tenue caldo vento estivo muoveva gli alberi, i pochi lampioni riuscivano a malapena a illuminare la via. Non vi era nessuno a parte me. Mi sentivo così in pace.
Sono cresciuto nella solitudine, da quando mio padre scappò di casa con quella donna lasciando la mamma sola, nessuno si era mai curato molto di me.
Ero sempre solo, nella mia camera, immerso nel mio mondo fantastico come se non avessi mai vissuto nella realtà ma in un mio reame, una mia realtà parallela.
A scuola non parlavo con nessuno, non ne ero capace e mi vergognavo molto.
I bambini mi venivano spesso vicino per giocare ma io non volevo, avevo paura di sbagliare, di deluderli e diventare poi un peso per loro.
Sono cresciuto con questa immensa insicurezza: il rapporto con gli altri mi stressava tantissimo e così cercavo sempre di evitarlo.
Ma cos’è la vita se rimani sempre chiuso in te stesso?
Tante… tantissime volte mi sono detto di non aver bisogno di nessuno, di stare fin troppo bene con me stesso e nessun altro.
Ma il mio reame fantastico pian piano di trasformò in un mondo di apatia, privo di sentimenti, privo di vita: la vita se la si trascorre lontana dalle altre vite si esaurisce.. la vita ha bisogno di altre vite per potersi definire tale.

Che sono nato a fare?

Se morissimi… se morissi non importerebbe a nessuno…
Nemmeno a me…

Camminavo..
Fumavo…
Ma non avvertivo nessuna di queste azioni…
Le tenebre...
Vedevo solo tenebre intorno a me,
in me….

Se morissi… se morissimi questa sofferenza cesserebbe
Io lo so, non esiste alcun paradiso, non esiste nulla dopo
Ed è per questo che ho sempre avuto paura
Ed è per questo che ho paura
Mi chiedo se anche respirare per me è inutile, perché non farla finita
Cancellare questo mio inutile io dall’insensatezza della mia vita.

Mi sento come un fantasma
Spettatore delle vite altrui
Lì.. in un angolo, costretto solo a guardare
Assaporare quelle splendide emozioni da lontano
Senza poterle toccare
E allora le cerco nei libri
Nella musica
Nei film
Ma sono sempre lì
Inaccessibili
Perché non sono mie
La mia vita è una presa in giro
Perché questo non è vivere
Ma lasciarsi vivere
E per una volta…
Solo una volta…
Vorrei vivere davvero.

Allora si
Soltanto dopo aver vissuto davvero
Potrei morire felice
Perché non sarei morto inutilmente
La mia vita avrebbe avuto un senso…

Eppur so che non succederà mai
Perché io ne sono incapace
E per questo soffro immensamente
E allora meglio morire ora per cancellare questo dolore lacerante.

Camminavo…
Fumavo…
Atti automatici e intanto le tenebre
Mi attanagliavano
Mi chiamavano a se
Col loro canto
Che aveva la forma del pianto di una ragazza…

Una ragazza piangeva in quel parchetto
Seduta sull’altalena
Fissava il vuoto a terra
Piangendo veemente e quasi sottovoce
I suoi erano opachi singhiozzi di dolore…

Avevo camminano molto
Per non so quanto tempo
Così ero giunto in quel parchetto
Un parchetto che non avevo mai visto prima
Era strano: che ci faceva un parchetto lì?
Non vi erano edifici nei paraggi
Le loro ombre luminose coloravano il paesaggio in lontananza
Eppure dove mi trovavo era molto buio
Probabilmente colpa della vegetazione che intorno al parchetto era molto fitta
E vi era solo un lampione la cui debole luce riusciva a illuminare solo l’altalena:
intorno ad essa l’oscurità, l’indefinito.

In celo brillava una stupenda luna piena
Non avevo mai visto prima d’allora una luna piena così grande e argentea
Sembrava volesse far compagnia alla tristezza di quella ragazza…
Quella ragazza….
Era così bella… sembrava la stessa luna…
Aveva lunghi capelli corvini che le cadevano ad ampi boccoli sulle sottili spalle,
più corti intorno al viso, le esaltavano la diafana pelle
i suoi occhi azzurri, illuminati dalle lacrime, brillavano più della luna.
Era vestita di pizzi neri, appariva come un’oscura bambolina di porcellana
O meglio… come una tristissima vampira che alla luna cantava la sua solitudine

Solitudine…

La guardavo

Un po’ distante
E il suo pianto venne ai miei occhi
Come se riuscissi a sentire il suo dolore
Perché il suo dolore era il mio

Avrei voluto abbracciarla ma mi sentivo incapace di muovere anche un passo
Come sempre, io ero solo uno spettatore
Nulla di piu.

Pensai che fosse il caso di andar via
Che diritto avevo io di disturbare la sua sofferenza rimanendo lì a contemplarla?
Eppur non riuscivo a muovermi
Come ipnotizzato
Finchè… finchè il suo sguardo non si alzò su di me
I suoi occhi nei miei
Sentì un brivido percorrermi la schiena
I suoi occhi nei miei
Non era previsto
Non doveva succedere
I suoi occhi nei miei
Per un attimo ebbi l’impressione di conoscerla da una vita
I suoi occhi nei miei
Mi sentii leggere dentro, nel profondo
I suoi occhi nei miei
E non ero più solo…

- Perché piangi?
Mi chiese
Ero confuso
Mi avvicinai piano
- Io? Sei tu che piangi… hai bisogno di aiuto?
- Io piango per te… queste lacrime non sono mie… sono tue….
Il suo viso perse d’espressione eppure risplendeva ancora dolcemente
Mentre lente lacrime scendevano dai suoi occhi
Le mie lacrime…
- Ma .. tu… chi sei?
Le chiesi mentre i miei occhi erano ipnotizzati dalla sua figura
E dalla triste aurea che emanava

Si alzò dall’altalena venendo verso di me
E mi abbracciò
Mai ero stato abbracciato prima
Eppur l’avevo tanto desiderato un abbraccio
Da mia madre
Ma lei era sempre stata sorda nei miei confronti
Così presa dalla sua vita
Io ero solo un peso…
Nient’altro che
Un peso…

- Eppur le vuoi bene…
Sussurrò lei.
Il suo capo era appoggiato al mio petto
Mentre le sue esili braccia mi cingevano la vita

Riuscivo a sentir il suo cuore battere in sincronia col mio…

- La tua solitudine è la mia... il tuo dolore è il mio
La sua voce era incredibilmente triste e tremante.
- Ti prego Daniel: non lasciarmi!
Supplicò
E il mio cuore si colmò di commozione
Lei aveva bisogno di me
E lei era vera, non più un onirico essere del mio reame fantastico
E conosceva la mia sofferenza perché lei era come me.

Ricambiai il suo abbraccio stringendola forte a me
Non importava chi lei fosse, sentivo di amarla
Perché chiunque lei fosse… per la prima volta mi aveva fatto sentire vivo in tutta la mia esistenza
Ed ero felice
Così felice da piangere
Così felice da desiderare che quel momento durasse in eterno
E lei sentì il mio desiderio…

Alzò il capo dolcemente
E i suoi occhi tornarono nei miei
Le presi il viso tra le mie mani e le sorrisi…
L’avevo sentita anche io
Avevo sentito cosa il suo cuore diceva
E il suo cuore mi aveva mostrato chi ella fosse
Lasciandomi comprendere cosa sarebbe accaduto…
E io le sorridevo con immensa gioia perché non v’era nient’altro che potessi desiderare.

Avvicinò il suo viso al mio
- Ti donerò l’immortalità di questa felicità
Mi baciò
Un bacio profondo
Intenso
Immenso
Mentre risucchiava tutto il mio sangue
E un’immensa gioia pervadeva tutto il mio essere…

Pian piano l’oscurità accecò i miei occhi
E il torpore si impossessò della mia mentre
Mentre il mio corpo cedeva
Ma io ero felice
E mentre la morte veniva a cogliermi fra le sue braccia
Un sorriso si stampò sul mio viso.

Lei mi poggiò delicatamente a terra
Potevo ancora sentirla
Anche se immensamente lontana
Riuscivo ancora a sentirla
La sua mano
Mi accarezzava il viso
I suoi occhi mi fissavano con tristezza
Stavolta, la sua tristezza…

- E chiami me Bestia?
Una voce forte
Maschile
Una voce crudele
Sfacciata
Cinica
Beffarda
- Tu osi chiamare me Bestia? AHAH! Tu che uccidi prendendoti gioco della vita di queste miserabili persone?

Il suo viso continuava a contemplarmi
La sua triste voce:
- Io dono loro la pace eterna. Dono alla loro vita un senso…

- Tu doni loro solo un’illusione… ti sembra giusto?

Il suo sguardo si allontanò da me.
Sentì la sua essenza lasciarmi per avviarsi verso quel altro essere

- Chi può dire cosa sia giusto e cosa sbagliato? Proprio tu, dovresti sapere che giusto e sbagliato non esistono…

Sentivo i suoi passi che s’allontanavano da me
Sussurrai un “ Grazie “ con l’ultimo alito di vita che mi rimaneva…
Sentii gli occhi di lui cadere su di me: - Era davvero solo questo ragazzo... solo come te...

E forse fu un’illusione
Forse… era solo l’effetto della sua magia
Ma io
Sentì la sua voce
Accendersi d’emozione
Di vita,
Vita in quell’essere che come me non aveva mai conosciuto la vita
Se non che da spettatore,
e tra mille lacrime urlare il mio nome: - DANIEL!
mentre i suoi passi tornavano da me
correndo
e io mi spegnevo nel nulla della morte…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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