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Autore: xendor    20/01/2008    1 recensioni
Questa è la storia di un’imperatrice e di un impero, la storia di una regina corrotta dal potere e della paura. Si, anche la paura corrompe. La paura della morte. Questo libro narra di un’imperatrice che per non morire è stata disposta a scatenare una guerra contro tutti per ottenere il vero frutto dell’eterna giovinezza. Di un’imperatrice che ha violato le leggi della natura divenendo una divinità vivente. Ma parla anche di un gruppo di eroi che sfidarono l’Impero e la sua reggente; cinque eroi che combatterono per la pace e per la salvezza dei cinque continenti; di intrighi politici e battaglie, tradimenti e sacrifici…ma probabilmente vi interessa sapere come iniziò quello che sto per raccontarvi.
Genere: Drammatico, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la storia di un’imperatrice e di un impero,  la storia di una regina corrotta dal potere e della paura

 

Si, anche la paura corrompe

 

La paura della morte

 

Questo libro narra di un’imperatrice che per non morire è stata disposta a scatenare una guerra contro tutti per ottenere il vero frutto dell’eterna giovinezza

Di un’imperatrice che ha violato le leggi della natura divenendo una divinità vivente

Ma parla anche di un gruppo di eroi che sfidarono l’Impero e la sua reggente; cinque eroi che combatterono per la pace e per la salvezza dei cinque continenti; di intrighi politici e battaglie,  tradimenti e sacrifici…ma probabilmente vi interessa sapere come iniziò quello che sto per raccontarvi.

Tutto cominciò così, durante un giorno di primavera, all’interno della cittadella dell’immensa metropoli di Gianevia, capitale dell’omonimo Impero e più importante porto dei cinque continenti,  oltre che sede della Torre; l'Imperatrice è morta, la sua unica erede, Elizabeth, ha soli 16 anni ma decide per il bene della patria di essere incoronata il giorno stesso

Capitolo primo Il nuovo Impero

Elizabeth ritrasse la mano dalla sfera che si ergeva sopra la tomba del suo antenato, la bocca aperta in un’espressione mista di paura e incredulità. Guardò l’orologio magico impresso nel soffitto. Era passato appena un secondo; ma da cosa? In quel momento non riusciva a ricordare, era tutto così sfuocato e i ricordi annebbiati. Poi, all’improvviso, ricordò.

Quello era il giorno della sua incoronazione a Imperatrice ed era stata condotta dal vicario della cattedrale nella cripta sacra dove erano conservati corpo, mente ed anima di Coronel; quello era un privilegio concesso solo agli imperatori nel giorno della loro incoronazione e ai vicari del Culto: potevano apprendere i ricordi del fondatore della città e acquisire il suo sapere; la guerra che aveva visti protagonisti gli umani e gli orchi di un lontano continente, la straziante battaglia per l’ultima rocca, Mhuovan, il massacro che venne consumato al Passo poco distante, la ricerca del suo antenato delle 7 armi sacre insieme a un gruppetto di ragazzini guerrieri, l’ultima battaglia in mezzo al deserto dove quel gruppetto di eroi si sacrificò per permettere a Coronel di fuggire ad avvertire che l’esercito nemico era vicino, la decisione di spedire 11 flotte di colonizzazione in diverse direzioni; l’assegnazione della 4° flotta al comando del colonnello Coronel Egidium, promosso sul campo ad ammiraglio supremo di flotta, il viaggio fino alle rive del continente, la fondazione di Gianevia…tutto era incredibilmente chiaro nella sua mente, come se i ricordi che aveva appena visto le fossero stati impressi con un marchio indelebile

Si voltò intorno e il vicario, accortosi che la ragazza doveva aver finito di leggere i ricordi, le fece cenno di uscire.

Elizabeth si sentiva rinnovata, estasiata e immensamente più forte e decisa; si tastò l’occhio destro, del cui iride aveva imparato a nascondere il rosso intenso grazie ad un incantesimo; non sentiva più male come accadeva quando lo nascondeva. Sul suo volto si dipinse un sorriso beffardo

Elizabeth venne condotta fuori dalla stanza verso il piano rialzato della cattedrale; da li il corteo si diresse verso un altro corridoi, un altro e poi un altro ancora per sbucare su un balcone al centro della gigantesca facciata della chiesa.

La folla sottostante esultò. La nuova imperatrice di Gianevia si ergeva sopra di loro, nel fiore dei suoi 16 anni, i capelli mossi di un biancore innaturale ed argenteo che le coprivano l’occhio maledetto. Quel giorno era vestita col più bel abito a sua disposizione, cucito apposta per quell’occasione: un abito di seta bianca e argentea, che terminava in una lunga gonna ricamata; sulle spalle vi erano due rigonfiamenti mentre sul petto un grande scollo a V le metteva in evidenza il prosperoso seno.

Tra lei e la fossa si intromise il vicario che cominciò a parlare; la folla si ammutolì

-Io nomino voi, Elizabeth Egidium, figlia di Elisa VII Egidium, erede legittima al trono di Gianevia e di tutte le terre che conquisterete, Imperatrice Eterna del nostro glorioso Impero sotto il nome di Elizabeth III! Che il vostro regno possa portare prosperità alla nostra nazione e durare in eterno!-

La folla esplose in urla di gioia, lanciando in aria i cappelli. La 492° imperatrice di Gianevia era appena stata incoronata e con lei si sarebbe aperto un nuovo capitolo nella storia dell’Impero che avrebbe presto portato alla Seconda Guerra dei 5 continenti.

-Il popolo vi acclama, mia imperatrice, sembra proprio che non vedessero l’ora di un nuovo governo-

-Lo so dove vuole arrivare, vicario. Mia madre è stata una pessima imperatrice che ha lasciato troppo larga la cinghia; io non sarò così: bisogna affrontare i pericoli…con la guerra- disse sottovoce Elizabeth, per poi riprendere gridando -Da questo sacro palco delle incoronazioni io vi prometto, mio popolo, che con me si aprirà un’era di giustizia, di splendore e di scienza! Il nome di Gianevia verrà considerato dai suoi alleati ancora più misericordioso e dai suoi nemici ancora più terribile! Le popolazioni inferiori che ci circondano non sono come noi: noi siamo superiori! Noi siamo gli eredi della grande stirpe umana del Sud! I nostri avi arrivarono qui a causa di una fuga dai loro nemici, gli orchi. Ma da oggi si cambia!- fece una lunga pausa -Dichiaro aperta fin da ora la guerra agli Orchi dell’isola di Ouron! La loro capitale andrà in fiamme, i loro villaggi saranno rasi al suolo, le loro putride costruzioni verranno demolite e la loro terra sarà cosparsa di sale e pietre! Gli umani non possono avere pace finché ci sarà anche solo un solo orco o un ancor più putrido incrocio di questa razza con la nostra in circolazione! Gli altri stati appoggeranno la nostra causa, i contadini che abitano ai confini settentrionali non dovranno più nascondersi all’ombra della Muraglia ma potranno vivere liberi e sicuri dopo che gli orchi saranno stati cacciati dal continente! Per l’onore dei nostri avi dichiaro aperta questa guerra!- esordì l’Imperatrice aprendo le braccia -Io stessa guiderò le nostre armate all’assalto, alla guerra mio popolo!-

-Elizabeth, Elizabeth, Elizabeth, Elizabeth, Elizabeth, Elizabeth!- cominciò ad acclamare la folla mentre le orchestre cominciavano ad intonare la marcia solenne e l’imperatrice usciva dal portone principale della chiesa seguita da un lungo corteo di ufficiali, religiosi ed esponenti delle più grandi gilde.

 

84 anni dopo l’Imperatrice Elizabeth, soprannominata “l’Eterna”, era ancora in vita senza che una ruga deturpasse il suo divino viso da ragazzina

84 anni di guerra sul fronte settentrionale, la coalizione umana contro gli orchi che oramai erano allo stremo e potevano contare solo sulla supremazia numerica, che oramai serviva a ben poco dopo che la flotta di guerra settentrionale dell’imperatrice aveva tagliato i rifornimenti fra l’isola e la striscia di terra sul continente che rimaneva sotto il controllo degli orchi; dopo le guerre per la conquista di Avenon, Gianevia e Dorviyan si spartiscono le isole del continente-arcipelago mentre a est, a Earon, le coste cadute sotto il controllo di Gianevia, si ribellano contro i conquistatori.

 

Gianevia,anno 5124 d.f.(Dopo Fondazione),notte autunnale nel freddo che avvolge tutta la città dalle più ricche ville, dove gli spazzini raccolgono le foglie cadute che rovinano la perfetta idea di ordine della città, ai sobborghi più oscuri e malfamati che sfuggono all’influenza della temibile polizia speciale del centro; nella parte più a sud della periferia,vicino al mare, le uniche luci provengono da una locanda.

Persone di ogni razza nuove e antiche, brindano e urlano felici sotto l’effetto dell’alcol ma in un angolo, buio e silenzioso, due figure nascoste dall’ombra della sala e dei loro cappucci parlano con fare misterioso, alle loro narici arriva solo l’odore del legno dei tavoli e della birra ma per quanto accorti non notano che a pochi metri di distanza dal loro tavolo,una terza figura immobile coglie ogni bisbiglio del loro discorso.

-Dimmi,sei sicuro che questi oggetti ci frutteranno quanto ci hanno promesso?-

La figura più alta si abbassa,fino a raggiungere l’orecchio del suo compagno,ignaro che questa precauzione servirà a ben poco <>

La terza figura ebbe un impercettibile sussulto.

La figura bassa riprese -Va bene, mi hai convinto; per domani mattina saremo già lontani da qui con le nostre migliaia di monete di platino sonanti nelle nostre sacche; piuttosto,sei sicuro che a guardia della cattedrale non ci siano persone con capacità magiche?-

-Certo, per chi mi hai preso, per un incosciente?!- disse la figura alta alzando un poco il tono di voce

-Calmati, Ramlerh!-

-Giusto, scusa Yahbehr, stavo per mandare a monte la missione prima che iniziasse-

La terza figura incrociò le braccia e pensò “Così quei due si chiamano Ramlerh e Yahbehr, sarà meglio che parli di persona con loro”

Mentre i due futuri ladri sorseggiavano non senza qualche preoccupazione la loro birra, la terza figura si avvicinò a loro completamente nascosta nel suo lungo mantello; da quella distanza li vide, uno era un elfo alto con i capelli castani erano lisci e lunghi fino al collo, l’altro era un halfling “Ecco spiegato il perché della sua scarsa statura”  anche i suoi occhi erano marroni, i capelli raccolti in grosse trecce sul di dietro mentre sulla parte davanti erano corti a spine e, al contrario del suo compagno, la chioma dell’halfling era corvina.

Ramlerh,l’elfo notò la figura davanti a lui -E tu chi diavolo sei?-

-Il mio nome è Kojhe, come potete vedere sono un mezz’elfo ma ciò che non sapete è che ho sentito tutto ciò che avete detto, quindi o mi lasciate partecipare con voi a questo furto e mi date una percentuale sostanziosa oppure spiffero tutto alle autorità, che hanno un comando proprio qui dietro l’angolo!-

Yahbehr anticipò la risposta del compagno -E cosa pensi che ce ne facciamo di un civile come te?-

Kojhe scostò il mantello,mostrando un’armatura chiodata, appresa al fianco penzolava una spada mentre nella mano sinistra roteava un piccolo mazzafrusto

-Ciò che non sapete è che sono un guerriero, un ottimo guerriero e sono deciso a diventare una guardia nera e farò di tutto pur di riuscire nel mio intento>>

-Una guardia nera? Anche a noi basterebbe girare l’angolo per spifferare qualcosa alle autorità,visto che qui, nell’Impero non sono ben accetti coloro che usano la magia oscura e le forze sacrilegie-

Sul volto del mezz’elfo si dipinse un sorriso di sfida -Cosa vi fa pensare che vi darei il tempo di girare l’angolo?- e con un impercettibile lampo di luce un coltello inchiodò al tavolo il mantello di Yahbehr.

I due ladri guardarono con un misto di incredulità e rabbia il mezz’elfo.

Ramlerh disse -E sia!-
  
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