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Autore: Ariadne Taylor    07/07/2013    3 recensioni
"Non posso stare un giorno senza sentire quel 'click' del bottone mentre scatto, il rumore dello zoom, non posso stare senza vedere la luce del flash la sera o senza impostare l'ISO, la qualità, il formato, il colore, senza usare la mia griglia per trovare l'inquadratura perfetta per ogni fotografia." Una breve one-shot che parla di una ragazza che guarda il mondo attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica, ed è innamorata di un ragazzo che fa vibrare la realtà tra le corde della sua chitarra. Due realtà chiuse in sé stesse che unite guardano il mondo... con occhi diversi.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Con occhi diversi».


Sono Skyler.
Capelli biondi, lunghi, né lisci né ricci, di media statura, e occhi azzurri.
Almeno posso dire di non essere brutta.
Ho quattordici anni e mille cose da raccontare, anche se poi alla fine risultano poche.
Sono una teenager, o così almeno lascia intendere la mia età.
Io non mi sento un'adolescente, sono diversa dai ragazzi della mia città, ma non so se posso allora definirmi ancora una bambina o già un'adulta.
Praticamente potrei essere all'inizio, in mezzo o alla fine.
Sì, non ci starete capendo nulla, lo so.
E' che mi passano così tante cose per la testa...
La cosa per cui mi distinguo è il mio saper guardare il mondo in modo diverso.
Sì, perché non mi separo mai dalla mia macchina fotografica.
Sogno di diventare una fotografa, che viaggia per il mondo alla ricerca di posti nuovi da immortalare.
Fotografo tutto, e il perché mi è risultato chiaro da poco: non voglio dimenticare.
Le immagini che conserviamo nella nostra mente sono sempre effimere: prima o poi iniziano a sbiadire sino a scomparire.
Invece la foto, se conservata come si deve, rimane lì, sempre pronta a ricordarti quante belle cose ti sono successe in quell'occasione, quante cose belle che hai visto e te ne eri anche scordato; e così ho la mia macchina fotografica anche in classe, sotto al banco, e al cambio dell'ora la prendo e scatto qualche foto di soppiatto.
Non per metterla su Facebook e ottenere tanti 'mi piace', come molti -che sostengono di amare la fotografia- ultimamente fanno, ma perché voglio ricordare gli ultimi giorni che sto passando con la mia classe delle medie.
Eh sì, ormai i miei prof. mi conoscono, ma al liceo mi faranno tenere la macchina fotografica in classe?
Cambieranno volti, voci, caratteri e forse anche voti: ma io voglio pur sempre continuare a guardarli dal mio obiettivo.
Quando esco, per prima cosa in borsa non metto il cellulare, (anche perché tecnicamente sono un po' sola e i messaggi e le telefonate sono principalmente di mia madre...) ma la macchina fotografica.
Non posso stare un giorno senza sentire quel 'click' del bottone mentre scatto, il rumore dello zoom, non posso stare senza vedere la luce del flash la sera o senza impostare l'ISO, la qualità, il formato, il colore, senza usare la mia griglia per trovare l'inquadratura perfetta per ogni fotografia.
E sono un po' contro al fotoritocco: io lo uso, sì, ma per raddrizzare un'immagine un po' storta rispetto alla griglia di guida, o accentuare la luminosità di una foto venuta più scura, migliorarne il contrasto, ravvivare i colori; ma non per trasformare completamente l'immagine privandola di qualsiasi riferimento al soggetto originale: le foto sono già belle così, perché se sono state catturate c'è sempre un motivo, che va però sbiadendosi ad ogni ritocco poco realistico che si applica.
Perciò, a volte preferisco anche tenermi una foto venuta mossa.
C'è dinamica, ritmo; se la ritoccassi non rappresenterebbe più quel momento che ho immortalato, sarebbe statica, priva di suoni, e di emozioni... sentimenti.
Parlando di questo... sono segretamente innamorata di un ragazzo.
Non il solito dongiovanni che piace a tutte le ragazze della scuola, no, un ragazzino biondo, bassino, con gli occhi castani che ogni tanto vedo in cortile mentre suona la chitarra.
Si chiama Dan.
Mi sembra che sia perfetto... sia io che lui abbiamo un modo di percepire la realtà: io, mettendola a fuoco con il mio obiettivo, lui facendola vibrare tra le sue dita e le corde.
Siamo amici: ho il suo contatto di Facebook e qualche pomeriggio ci vediamo al parco per studiare insieme le materie che abbiamo in comune.
E' simpatico, ma anche lui racchiuso in un mondo tutto suo; lui con la sua chitarra, io con la mia macchina fotografica.
"E così siamo entrambi chiusi nelle nostre passioni" dico un pomeriggio, mentre studiamo sul prato.
"Beh sì, però devo confessarti che ogni tanto mi piacerebbe aprirmi un po' di più, non credi anche tu? Anche se ammetto di trovarmi benissimo con la mia chitarra, la musica mi aiuta a sfogarmi e mi capisce. Tu invece cosa ci trovi nel fotografare?".
"Hai ragione, anche io vorrei aprirmi di più... ma anche io mi trovo benissimo con la mia passione. Sai, quando scatto una foto mi sento quasi sollevata, rasserenata, ad esempio" prendo la macchina fotografica "ora..." 'click'! Gli scatto una foto con la sua chitarra di fianco "..mi sento meglio così, perché ho un ricordo di questo pomeriggio. Capisci perché mi piace la fotografia? Oltre alla bellezza delle foto che escono alla fine, al divertimento dello scatto, anche e soprattutto perché ogni foto per me è un ricordo di qualcosa di caro, di qualcosa che ho paura di dimenticare, specie quando sta per finire".
"Wow... ti capisco, ti riferisci alla fine delle medie?".
"Sì. Sono terrorizzata all'idea di una nuova scuola, più severa, con compagni nuovi che forse non mi piaceranno nemmeno, e ho la costante impressione che questi tre anni siano durati troppo poco... il tempo vola, Dan, vola veloce e non possiamo fermarlo".
A quel punto mi caddero involontarie delle lacrime, e mi strinsi tra le spalle avvolta dal mio maglione di lana.
Dan mi si avvicinò e mi strinse forte.
"Certe cose finiscono solo concretamente".
"Che vuoi dire?".
"Che anche se la scuola sarà effettivamente finita, potrai comunque conservare la certezza che queste cose rimarranno nel tuo cuore e... nella tua scheda SD".
Lì mi strappò un sorriso: era vero, avevo tutti i pezzi per ricordare quei tre anni.
Presi di nuovo la macchina in mano e la mostrai a Dan; iniziammo a vedere tutte le mie foto, da quelle con le amiche a quelle dei paesaggi, e ce n'erano anche un paio in cui eravamo insieme.
"Beh, vedo che hai tutto ciò che ti serve per ricordarti di ogni cosa... anche di me, spero".
"In effetti le nostre foto sono belle. Credo che tu sia la prima persona con cui davvero mi sia aperta, perché con te parlo, rido, mi confido...".
"Sì, anche io... tu mi capisci".
A questo punto, mi prese il viso e mi baciò.
Fu d'istinto, e mi avvolse in un abbraccio, e io non sapevo che provare, sapevo solo di sentirmi felice, completamente. "Scusa, forse... forse ti ho colta di sorpresa, forse non vuoi complicazioni, vuoi solo rimanere tu e le fotografie e...".
"No" lo interruppi "io avrei fatto lo stesso. Io ti ho sempre guardato in modo differente, attraverso il mio obiettivo, altrimenti avrei seguito la massa che corre dietro a Cody. E ora, anche tu mi hai guardata in un modo nuovo, e quando mi hai baciata sprigionavi musica. E' per questo che mi è piaciuto tanto, e ora i nostri mondi possono unirsi e guardare entrambi il mondo con occhi...".
"Diversi" concluse lui.
Era pomeriggio inoltrato, e un tramonto stupendo si presentò ai nostri occhi; così, accostati l'uno vicino all'altra, ci godemmo quello spettacolo, io che lo fotografavo con la mia inseparabile macchinetta, e lui che arpeggiava una dolce melodia.
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Spazio dell'autrice Premetto che non ho avuto un'ispirazione precisa, l'ho scritta per un concorso a cui ho partecipato dove dovevo scegliere una foto ed ispirarmi ad essa per scrivere una piccola storia, e così mi sono detta: "Perché non renderla una one-shot?". Un po' mi rappresenta, anche io amo sia scattare fotografie sia suonare la chitarra, e ogni tanto "rifugiarmi" in questi mondi mi aiuta molto. Voi cosa ne pensate? Non è granché come storia, ma ci tenevo a postarla. Spero di ricevere qualche recensione!
   
 
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