Graveyard Blues
Lascia che ti offra una birra e che ti racconti una
storia… è vero, è vero, al posto mio Mia non ti chiederebbe affatto il permesso
per farlo: ti sbatterebbe il boccale quasi in faccia e inizierebbe a
raccontarti tutto quanto come un fiume in piena, con quella sua voce roca ma,
allo stesso tempo, morbida come il velluto.
Io però non sono Mia, e il mio è solo un misero
tentativo di donare un po’ di dolcezza ad una storia che, credimi, di dolce ha
davvero ben poco.
Scordati il lieto fine, amico mio: questo racconto è
stato interrotto bruscamente, e il suo lieto fine gli è stato strappato via
senza troppe cerimonie.
Well,
I was working in a shithole one day
Some
fool came up to me and said “You’d make a star with that band”
I
said, “It’s not why we’re doing this, why can’t you fucking get it?”
Quando penso a Mia mi torna subito in mente la sua
sincerità: era il suo punto forte e, se dovessi scegliere una sola parola per
descriverla, sarebbe proprio questa… e sono sicuro che non sarei l’unico ad
associarla a lei.
Se doveva dirti qualcosa non faceva troppi giri di
parole: SBAM!, dritto in faccia, e se ti andava bene tutto ok, altrimenti
potevi pure andartene affanculo senza “se” e senza “ma”, punto.
Ma era buona, Mia.
Era buona come un pezzo di pane e non sopportava
l’ipocrisia e le ingiustizie che pullulano questo vecchio, stronzo mondo su cui
siamo condannati a vivere.
Giusto per citare uno dei suoi testi, “è un peccato
mortale che alcune persone assomiglino a maiali nel fango”… ironico come questa
definizione possa sposarsi benissimo sia per quei bastardi succhiasangue
dei produttori discografici che, ogni tanto, provavano a mettere nel sacco lei,
Joe, Matt e Steve con false promessine del cazzo, sia
per quei poveracci che hanno un tetto di cartone sulla testa e che strisciano
in giro in cerca di qualche dollaro per tirare avanti.
Molti senzatetto hanno goduto della sua ospitalità, e
Mia era solita ricordare che non era colpa loro se si ritrovavano in quello
stato… lo ha ricordato a tutti noi, anche a suo padre.
When
I’m going into the bar
When
I’m there trying to ignore
This
terror in me, I can’t let it free
I
can’t make any sense
Unless
it’s in a song
Ah, ed era piena di amici. E quando dico piena, intendo questo termine nella sua
accezione più profonda.
Sono stati in molti quelli ad aver ricevuto tutto il
suo sostegno quando volevano piantarla di farsi ma non ne avevano la forza, e
altrettante persone sono state aiutate da lei ad uscire da crisi psicologiche e
altre magagne varie… quindi non è strano che da Piecora’s
Pizza Mia fosse una delle dipendenti a ricevere più dollari di mancia, no?
Lo diceva anche quel disgraziato del Cristo: aiuta il
prossimo tuo come te stesso… Mia ha sempre aiutato gli altri più di quanto avrebbe aiutato se stessa,
questo è poco ma sicuro.
Mi piacerebbe inoltre dire che il motto “dai e ti sarà
dato” abbia funzionato alla grande anche con lei, ma purtroppo non è così.
Amava i bicchieri, Mia. Specialmente quand’erano pieni.
La gente questo lo sapeva bene ed era piuttosto
normale incontrarla di sera in qualche bar, intenta a vuotarne il maggior
numero possibile in una minuscola frazione di tempo, magari in compagnia di
amici freschi di conoscenza.
Alcuni stronzi, però, trovavano spassoso l’offrirgliene
qualcuno di più, giusto per vedere come si sarebbe comportata la leader dei The
Gits dopo aver alzato decisamente troppo il gomito.
Mia infatti non si accorgeva di quando la gente se ne approfittava
di lei: forse non le importava… forse lo
considerava un modo come un altro di ricevere attenzione.
Is
death the only way to get attention?
Per fortuna gli stronzi che marciavano sopra la sua
amicizia erano in numero decisamente inferiore rispetto a quelli che in questo
legame ci credevano per davvero: a quest’ultima categoria apparteneva anche Stefanie Sargent.
Entrambe avevano un paio di palle così –più grandi di
quelle di parecchi uomini, te lo posso assicurare- entrambe erano delle donne
che difficilmente si facevano mettere i piedi in testa, che amavano fare musica,
la compagnia, fare felici le persone e la schiettezza… ah, ed erano compagne di
bevute.
Ed era proprio sul fondo di una bottiglia che Stefanie, nel 1992, aveva
perso fiato: i media all’inizio avevano parlato di overdose di eroina, ma
in realtà la povera era rimasta soffocata a causa del proprio vomito.
Anything
to get me in and then get me killed
Go
ahead and slice me up, spread me all across this town
‘Cause
you know you’re the one that won’t be found
La sera del 6 luglio di un anno dopo Mia era uscita
dal Comet non proprio lucidissima: la serata l’aveva
passata in compagnia delle 7 Year Bitch
e di altre amiche, a bere in memoria di Stefanie.
A mezzanotte se n’era andata di lì e si era incamminata verso una delle
sale di registrazione, in cerca del proprio ragazzo: una volta arrivata lì,
però, non lo aveva trovato.
Si era quindi fermata a trovare un’altra amica, che cantava nella stessa
band del fidanzato e che abitava un paio di piani sopra lo studio, ed era
rimasta lì fino alle due.
Dopodiché aveva rifiutato l’offerta di restarsene a dormire e aveva
detto che avrebbe preso un taxi.
Da quel momento in poi, nessuno avrebbe più avuto sue notizie.
Wake
up, wake up, wake up right now
There's
no one to protect you
Erano le tre e venti del 7 luglio 1993, quando Charity –una di quelle donnine che sono solite bazzicare
lungo i viali quando il Sole ormai è calato- aveva notato qualcosa alla 24th
Avenue South: dapprima aveva pensato che si trattasse di un mucchio d’immondizia
ma, una volta avvicinatasi, s’era resa conto che quello per terra non era altro
che il corpo di una donna.
Le braccia erano stese perpendicolarmente e i piedi
erano appoggiati uno sopra l’altro, come se si trattasse di un Cristo scivolato
dalla propria croce.
L’autopsia avrebbe rivelato che la ragazza era stata
strangolata con i lacci della sua stessa felpa, che era stata pestata a sangue…
che era stata violentata.
Ma questo dettaglio sarebbe fuoriuscito solo qualche
tempo dopo: era un’informazione riservata,
dicevano.
Come se la verità dovesse essere qualcosa da
seppellire…
I
don't have pity, not a single tear
For
those who get joy from a woman's fear
I'd
rather get a gun and just blow you away
Then
you'll learn first hand
Dead
men don't rape
Gli investigatori avevano detto che, se la ragazza non
fosse stata strangolata, sarebbe comunque morta a causa delle percosse: in
poche parole, il bastardo le aveva spappolato gli organi interni senza alcuna
pietà.
Erano riusciti a riconoscerla soltanto dal tatuaggio
che aveva sul polpaccio: “Chicken Legs”,
la chiamavano così sin da quando era piccina, e lei aveva finito con il farsi tatuare
un pollo… vorrei poter dire che con quelle sue gambette secche ma ben tornite
sia riuscita a prendere a calci in culo il pezzo di merda che quella notte ha
incrociato sul proprio cammino, o che perlomeno sia corsa via da lui, ma non
posso farlo.
Non sarebbe la verità, e
Mia non me lo perdonerebbe mai.
Society
did this to you?
Does
society have justice for you?
If not
I Do
L’Emerald City è rimasta profondamente scossa da tutto
‘sto casino: nel suo piccolo, Mia era uno dei punti fermi della nostra comunità…
solo dopo la sua morte ci si è resi conto di quanta gente avesse aiutato o di
quante persone fosse riuscita a toccare nel profondo con la propria voce.
Una città intera s’è mossa per lei: tutti i musicisti
della scena di Seattle si sono dati da fare, organizzando iniziative di vario
genere per racimolare soldi e poter così assumere un investigatore serio.
I’ll
see ya
I’ll
see ya
I’ll see ya
E sai qual è la cosa che mi fa più incazzare? Non poterla
più sentir cantare.
Cazzo, amico, ci saresti dovuto essere: era la nostra
Janis Joplin… la nostra Janis Joplin punk.
Avrebbe potuto prenderti a cazzotti nel muso senza
alcun avvertimento, per poi accarezzarti sinuosamente con quel suo miagolio
indimenticabile… era un angelo incazzato, Mia, e –come tutte le belle cose- il
boss ai piani alti se l’è ripresa troppo presto.
Run
so fast ’til someone woke me up
Ora che l’ultimo brindisi in suo onore è stato fatto ti
lascio andare, amico mio: nessun lieto fine, come puoi ben vedere da te.
È vero, lo stronzo alla fine è stato preso e –ironia
della sorte- si chiamava proprio come quel figliolo che hanno inchiodato al legno
a trentatré anni: ma Mia non c’è più, lei le sue ventisette primavere se l’è
viste strappar via da sotto il naso in una maniera atroce, e nessuno potrà
ridarcela indietro.
Ora che stai per andare, presta bene attenzione al
vento: se ascolterai con la mente sgombra ed il cuore in mano, dal crocevia del
crepuscolo la voce di Mia risuonerà come un lamento gridato con rabbia, come
una di quelle vecchie canzoni blues che era solita canticchiare nel buio della
sua stanza… dolceamaro, come uno di quei liquori che le piacevano tanto.
Gli angeli incazzati non hanno mai tempo per dormire.
Mai.
Note autrice
Il 7 luglio 1993 fa moriva Mia Zapata, una dei tanti membri del triste Club 27: se per altri la fine era già
stata preannunciata da tempo, nel suo caso la morte l’aveva colpita
improvvisamente, e nel più barbaro dei modi.
Vent’anni dopo Seattle e il mondo intero la ricordano, ma di donne che
continuano a morire nella sua identica maniera ce ne sono ancora a bizzeffe.
È per questo che ho deciso di scrivere questa storia: innanzitutto per
omaggiare una delle cantanti che più preferisco, ma soprattutto per dire che la
violenza nei confronti delle donne deve piantarla di essere una piaga sociale
di queste dimensioni.
Un cancro del genere va assolutamente estirpato dalla nostra società e noi,
come cittadini, dobbiamo impegnarci per far sì che questo scempio abbia fine al
più presto.
L’assassino di Mia Zapata si chiama Jesus Mezquia e, grazie all’analisi del DNA (ricavato da un po’
di saliva ritrovata sulla felpa della vittima) nel 2003 è stato rintracciato e
condannato a 36 anni di prigione.
Il titolo di questa fanfiction è lo stesso di un
brano blues che è stato interpretato da molti artisti, tra cui Bessie Smith
(una delle cantanti preferite della Zapata) e Mia stessa: qui c’è la versione dei
The Gits, la sua band. Io la trovo fantastica.
Concludo quest’angolo con i credits delle canzoni
che ho citato durante la fanfiction :3
- “Well, I was
working in a shithole one day...”: Slaughter of Bruce – The Gits
- “When I’m
going into the bar…”: Wingo Lamo – The Gits
- “Is death the
only way to get attention?”: It All Dies Anyway – The Gits
- “Anything to
get me in and then get me killed…”: Sign Of The Crab – The Gits
-“Wake up, wake
up, wake up right now, there's no one to protect you”: Go Home – Evil Stig (ovvero i The Gits con Joan Jett: questa canzone fu dedicata a Mia)
-“I don't have
pity, not a single tear...”: Dead men don’t rape – 7 Year
Bitch
-“ Society did this
to you?...”: M.I.A. - 7 Year Bitch
(canzone che le 7 Year Bitch dedicarono
a Mia)
Perfetto, siamo già l’8 luglio e io mi sento una merda a pubblicare questa
cosa in ritardo: ma a Seattle siamo ancora il 7 luglio, no? Quindi a posto :3
Ringrazio infinitamente chi si prenderà la briga di leggere questa cosuccia
insignificante e, perché no?, magari mi lascerà un paio di righe, giusto per
farmi sapere se fa tanta pena o se si salva :’D
p.s. mi auguro davvero che la gente inizi ad ascoltare i The Gits e a conoscere Mia, perché sono qualcosa di
leggendario.
Dazed;