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Autore: Ginny    20/01/2008    6 recensioni
"Ora vi racconto una storia che
Farete fatica a credere
Perché parla di una principessa
E di un cavaliere che
In sella al suo cavallo bianco
Entrò nel bosco
Alla ricerca di un sentimento
Che tutti chiamavano amore"
[Favola - Modà]
[Gon/Sorpresa]
[No SongFic - Canzone usata solo per l'introduzione]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non Posso Fare A Meno Di Te

Per primissima cosa premetto che questa è la mia prima fanfic su HunterxHunter. Se state leggendo qui, significa che siete stati attratti dall'introduzione. Non mi resta che augurarvi una buona lettura. Poi, se mai, se vi è piaciuta, o anche se no, potete lasciarmi una recensione per aiutare a migliorarmi! ^_^ Allora, buona lettura!
Ringrazio DI CUORE la mia amica Kurama93 per avermi consigliato ogni tanto cosa scrivere! Tvttb, Lau-chan! 

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La prima volta che ti vidi sentii il cuore sobbalzare.

Ma non per lo stesso motivo di ora, no.

Ho avuto una immensa paura di te e del tuo potere, quella volta.

[Chi sei, oh principe?]

Non scorderò mai il momento in cui i tuoi occhi incrociarono i miei.

Secondi interminabili.

I battiti del cuore così lenti che ebbi paura che stessi morendo a causa di quel tuo sguardo.

[Non di certo chi ti aspettavi.]

Poi un brivido mi attraversò la schiena, mi bloccò le gambe, mi impedì qualsiasi movimento.

Se no sarei scappato velocemente lontano da te e dai tuoi occhi.

Non capisco ancora il motivo, però da allora le occasioni in cui ci intravedevamo, seppur superficiali, aumentarono a dismisura.

[E perché, allora, sei qui?]

Giravo lo sguardo ed eccoti, accucciato a terra a giocare con le tue carte, i capelli lucidi mai fuori posto, la pelle chiarissima che risplendeva come producesse luce propria.

Ed è proprio per questi assidui incontri che cominciai ad osservarti con più interesse.

Dopo tutto non sei un tipo che si vede tutti i giorni.

 

[Perché nessuno è perfetto.]

Era come se qualcosa dentro al mio petto diventasse sempre più pesante.

Ti vedevo, e non desideravo altro che avvicinarmi per parlarti.

La curiosità di un bambino a volte batte la paura.

[Ma io aspettavo il mio principe azzurro!]

Però all’ultimo momento, quando mancava quel piccolo non so che, ecco che indietreggiavo e cambiavo strada.

Non riuscivo neppure a mantenere alto lo sguardo, quando i nostri occhi si incrociavano distrattamente.

Come pretendevo di poterti parlare?

 

[E lui non arriverà.]

E così ci rinunciai, a volerti avvicinare.

Potevo vivere solo guardandoti da lontano.

Avevo solo bisogno che la tua immagine non smettesse mai di aleggiarmi nella mente.

[E perché? Nelle fiabe arriva sempre!]

Poi però, improvvisamente, senza che neanche me ne accorgessi, sono cresciuto.

E’ stato così facile capire il perché di quella mia dipendenza da te, in quell’attimo.

Però era strano per me provare quel…sentimento

[Lo so. Ma le fiabe sono solo il frutto di una fantasia.]

Inizialmente lo chiamai solamente attrazione.

Dopo tutto non ti avevo mai parlato apertamente.

Ti avevo semplicemente osservato, e osservato, e osservato.

[A me piace immaginare. Un bel principe biondo…]

Ma la cosa si mutò velocemente, senza alcuna pausa tra questo e quello.

Mi ritrovai a camminare in giro cercandoti quasi fossi il mio ossigeno vitale che mi era stato tolto forzatamente.

E quando ti vedevo sorridevo, sospiravo e tornavo sui miei passi, pronto per trattenere il fiato fino al nostro seguente incontro.

[…con gli occhi azzurri e sempre bellissimo.]

In quei giorni ti fissavo, seduto al tuo tavolino, con il tuo gelato davanti e l’aria annoiata.

Chi aspettavi?, mi chiedevo.

Forse me?, ma scuotevo la testa rassegnato.


[Già. Immaginare è bello. Ma la realtà…]

Ed ora, proprio come in quelle occasioni, osservo il tuo bel viso illuminato.

Le tue dita giocano distrattamente con il cucchiaino del gelato finito.

I tuoi occhi viaggiano qua e là per il locale.

[…non è tutta rose e fiori.]

Ora, in realtà, so che la mia è una semplice ossessione.

Diavolo, NON POSSO fare a meno di te!

Sento il fiato sparirmi dai polmoni quando non ti guardo.

[Perché, allora, non ti rifugi anche tu nell’immaginazione?]

15.25

Perché ora ti alzi?

Di solito rimani fino alle 16…

[Perché nell’immaginazione vedrei solo il tuo viso.]

P-Perché ora…ti avvicini?!

Dio mio, non fare un altro passo!

Ti prego, non infrangere la regola della distanza o non potrò fare altro che fissarti!

[Il…Il mio viso?!]

“Ciao.” Sorridi tu, sedendoti di fronte a me, nella sedia vuota.

Io spalanco gli occhi con stupore misto a imbarazzo.

“C-Ciao…” Balbetto poi, abbassando gli occhi e comincio a torcermi le mani dall’inquietudine.

[Già. Quindi mi sono detto…]

“Stai aspettando qualcuno, per caso?” Continui tu.

Non mi aspettavo che la tua voce fosse così…così…melodiosa.

“N-no. Nessuno.” Rispondo, cercando inutilmente di alzare lo sguardo.

 

[perché immaginarlo quando posso VEDERLO?]

“Allora, come ti chiami?” Una domanda così banale, ma non ho quasi la forza di risponderti.

“G-Gon.” Balbetto con la voce mozzata dall’emozione.

Poi alzo lo sguardo e incrocio i tuoi piccoli occhi chiari.

 

[…I…Io…]

“Allora, Gon. Perché stai qui tutto solo ogni giorno?” chiedi, e poggiando il gomito sul tavolo, ti sporgi un po’ verso di me.

Così vicino che io mi sento costretto a spingermi contro al poggia schiena della sedia.

“…io…non ho nulla da fare…ecco…”

 

[Che c’è? Non mi vuoi come tuo principe?]

Sorridi enigmatico, assottigliando gli occhi e provocandomi un brivido lungo la spina dorsale.

Poi il tuo odore sembra prendere possesso del mio naso, invadendolo completamente e fissandosi bene nella mia mente.

Assomiglia molto all’odore dolce dei lamponi.

 

[Ecco, il fatto è che tu non sei proprio un principe azzurro.]

Un odore indescrivibilmente zuccherato, rassicurante, eppure talmente lieve che anche io lo percepisco appena.

Mi ricorda molto il vento che passa tra gli alberi di una fitta boscaglia, che avvolge in un tenero abbraccio, per poi sfuggire di nuovo per voler essere ricatturato.

Si, proprio come anni fa nel bosco attorno a casa…

 

[Continui, quindi, a volerti nascondere nella fantasia?]

Con lo sguardo imbambolato torno alla realtà, distogliendo però di nuovo gli occhi dalla vergogna: diavolo, chissà che faccia stupida che avevo, mentre pensavo.

Possibile che, pur questo suo odore trasmetta tranquillità, io sia così agitato e sulle spine?

“C’è forse qualcosa che non va, Gon?” dici, facendo una lunga prima di sussurrare il mio nome.

 

[E’ divertente, però.]

Io sobbalzo, alzando il viso imporporato sulle guance.

“P-perché? N-no, è…è tutto ok. Sì sì, è proprio tutto ok!” Esclamo, forse più per convincere me stesso che te, che sorridi di nuovo con quelle labbra sottili che quasi non si vedono.

“Sei proprio un tipo curioso, Gon.”

 

[Forse hai solo paura della realtà.]

E ti avvicini ancora di più, tanto che sento il tuo respiro posarsi sottile sul mio viso, facendomi ribollire di imbarazzo.

“Si, proprio curioso.” Ripeti.

E ridi leggermente, assottigliando gli occhi un’altra volta.

[Io non ho paura della realtà!]

Vedo poi il tuo viso avvicinarsi ulteriormente a me, di pochi centimetri.

“GON! GON, DOVE SEI?!” Urla la voce di Killua da lontano.

Tu, sorridi e piano ti allontani da me, alzandoti dalla sedia con lentezza.

 

[Perché allora non la accetti?]

“Ci vediamo, allora, Gon.” Dici in un soffio e, senza che il sorriso ti sparisca dalle labbra, ti giri e te ne vai.

In men che non si dica arriva al tavolo Killua, trafelato, con il respiro alterato dalla corsa.

Però… che cosa intendevi con curioso?

 

[Perché…perché nella realtà non va tutto come si vuole.]

 

“Gon! Cosa cavolo ci fai qui? Lo sai da quanto tempo è che ti cerco?”

Curioso?

Dannazione, sei stato a cinque centimetri da me. Cinque centimetri, e mi dici curioso?!

[E’ normale che sia così. Anche il mondo non è perfetto!]

Sento un fastidioso calore alle guance.

Senza rendermene conto ignoro totalmente Killua che sta cercando di capire se sono sonnambulo oppure se dormo con gli occhi aperti e lo sguardo fisso.

Curioso…guarda che anche tu lo sei, non credere!

[Ci ho provato, a vivere nella realtà…]

“Gon, ci sei?”

Una mano ondeggiata di fronte ai miei occhi.

Scuoto la testa tornando momentaneamente alla realtà e fisso Killua di fronte a me.

[…ma non ci sono mai riuscito]

Allora mi alzo dalla seggiola.

“Andiamo?” Chiedo a lui con un sorriso a trentadue denti in faccia e una gran voglia di correre per calmare tutto quel pieno di sensazioni che ho accumulato in questo lungo periodo.

Poi, mentre usciamo dal locale mi giro di nuovo verso il mio tavolino.

[Se vuoi posso aiutarti io.]

Perché sento che c’è qualcosa che non va…?

 [L-lo faresti?]

Oh no! Non gli ho nemmeno chiesto come si chiama! Diamine!

[Certamente…Dopo tutto tu sei il mio bambino Curioso.]

[Mano Nella Mano, Il Principe E Il Giovane Se Ne Andarono. E Vissero Per Sempre Felici E Contenti... Certo, Questa è Una Fiaba... Ma Chi Lo Dice Che Vivere Nella Realtà E’ Sempre Doloroso E Difficile?]

   
 
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