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Autore: Soqquadro04    08/07/2013    3 recensioni
Sta per calare la notte e, presto, richiamerà Damon all'interno della casa, sporgendosi appena dalla porta d'ingresso, come di consuetudine.
Istintivamente, quell'immagine dolcemente familiare muta leggermente, arrivando a comprendere un Damon più grandicello che arriva di corsa, seguito subito dopo da un altro piccolino, ancora un poco tentennante sulle gambe.
Si porta una mano al pancione, arricciando il naso. E' sicura che sia un altro maschio.

Semplicemente, un piccolo Damon e la sua mamma, in una situazione che tutti abbiamo vissuto almeno una volta nella vita.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Damon Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di corse nel prato e terrori materni

Non una sola madre dirà di sé stessa che ama il suo bambino.
Perché il suo è più che amore.
Lei "è" il suo bambino.

Marina Cvetaeva

È la forza la caratteristica dello spirito materno, la forza di questo amore capace di abbattere ogni ostacolo, di andare sempre avanti, senza scavalcare, senza aver fretta, ma accompagnando. Questo amore – da cui nasce ogni altro amore – è l’amore materno, perché la maternità non è un’ennesima tecnica da applicare al nostro corpo ma qualcosa che ci trascende, che ci lega misteriosamente all’essenza del nostro esistere.
Susanna Tamaro

 

 

Quel giorno di inizio Luglio il cielo pare in procinto di cadere, appesantito da una palpabile cappa d'afa traboccante umidità e dai colori troppo vividi di uno strabiliante tramonto estivo. Il crepuscolo dipinge di fiamme il vasto pezzo di cielo che Elizabeth Salvatore* riesce a scorgere sbirciando, di tanto in tanto, verso i cumuli ammassati contro il rosso intenso del firmamento. Non è facile tenere d'occhio il figlio maggiore che gioca nel prato e, al contempo, il magnifico spettacolo della natura, limitata com'è dalla forma rettangolare della finestra, ma non è, del resto, nemmeno impossibile.

Sta per calare la notte e, presto, richiamerà Damon all'interno della casa, sporgendosi appena dalla porta d'ingresso, come di consuetudine.

Istintivamente, quell'immagine dolcemente familiare muta leggermente, arrivando a comprendere un Damon più grandicello che arriva di corsa, seguito subito dopo da un altro piccolino, ancora un poco tentennante sulle gambe.

Si porta una mano al pancione, arricciando il naso. E' sicura che sia un altro maschio. Lo sa, lo sente nella forza dei calci che le colpiscono il ventre, nell'affaticamento prematuro che ha già provato una volta.

Abbassa il capo, osservando sorridente il grembo gonfio. Non riesce già più a vedere l'orlo della gonna, nonostante manchi ancora qualche mese al parto.*2

Con Damon non era stato così: si era dimostrato poco invasivo, discreto, quasi timido.

Tutto il contrario di quel che è in realtà: un tenero, esagitato bimbetto dai capelli corvini che, al momento, corre come un puledro per il giardino, incespicando di tanto in tanto e seccandosi la gola per la troppa ilarità.

La donna alza gli occhi, scandagliando con lo sguardo il cortile per individuare il figlio, notando che il sole è ormai sparito dietro l'orizzonte, probabilmente mentre era persa nei pensieri.

La lunga gonna blu fruscia quando si muove, costeggiando la parete e arrivando al portone principale, una volta accertatasi che Damon sia a portata d'orecchio.

Armeggia qualche secondo con il chiavistello, sbuffando poco elegantemente per il fastidio che le provoca la costrizione data dall'abito. Sospira pesantemente, in modo inadatto a una dama educata. Ma è sola, l'unico che potrebbe sentirla è Damon, abbastanza scapestrato e vitale da avere un'affinità quasi magica col suo modo di essere.

Ha sempre amato i bambini, Elizabeth, e il giorno in cui aveva scoperto di aspettare un figlio, semplicemente, era rinata. A nulla erano valse le raccomandazioni del medico – stia tranquilla, non faccia sforzi eccessivi, riposi –, quelle della governante, di suo marito. Il giorno stesso era uscita in giardino, armata di bulbi e utensili, e aveva iniziato a piantare fiori in quelle aiuole che aveva sempre trascurato, per preparare il giardino spento di Villa Veritas all'invasione inaspettata di un uragano dagli occhi azzurro cielo. Quelle stesse aiuole non erano rimaste al loro posto più di cinque anni: più o meno da quando Damon aveva iniziato a giocare all'aperto, i tulipani venivano sradicati con la regolarità irritante degli orologi a cucù.

Lei non fa nulla per nascondere la sua gioia nel vederlo così. Scalpitante, un po' sbadato, ilare.

E, con l'irritante regolarità degli orologi a cucù, ogni volta che le delicate corolle colorate vengono spezzate, si inginocchia nella terra umida di rugiada con altri semi e con i fiori sopravvissuti, ricominciando l'opera di rinnovamento. Ancora e ancora e ancora, con il suo bambino che la osserva incuriosito aiutandola a scavare, e ignorando il terriccio che gli si infila sotto le unghie, esattamente come un bambino dovrebbe fare per vivere felice. Lei non ha avuto un'infanzia particolarmente allegra, scandita dalle rigide regole del collegio e dai corpetti sempre più stretti che, man mano che cresceva, le soffocavano il seno, ma è determinata a rendere quella dei suoi piccoli angeli il più meravigliosa e spensierata possibile.

La fine di quel valzer di ragionamenti coincide con il suo successo nell'apertura della porta e con un lieve colpo dalle profondità del suo ventre. Ride, spalancando il portone, per quella partecipazione inattesa. Il suono cristallino si disperde nella brezza fresca e impalpabile della sera appena iniziata, richiamando l'attenzione del figlio maggiore.

Gli fa un cenno, inclinando la testa di lato, e i lunghissimi capelli neri le incorniciano il viso pallido, rilucente di luna nella tentennante luminosità data dalla fioca luce degli ultimi bagliori prima della notte.

Damon ha un adorabile broncio dipinto sulle labbra, ma accetta il richiamo e scatta verso il portone, come ogni giorno.

Elizabeth si piega sulle ginocchia, attenta a non pesare sul pancione e sorvolando sul fastidio provocato dalla sottana quasi inamidata, e allarga le braccia per invitarlo a rifugiarsi in quell'angolo familiare di vita, come ogni giorno.

L'unico dettaglio stonato in quella routine, è la disastrosa catena di eventi che si dispiega con la stessa lentezza di un brutto sogno davanti agli occhi della madre orripilata.

Quando mancano solo pochi metri alla soglia, Elizabeth lo vede inciampare e cadere, goffo e impacciato, il capo che batte violentemente sull'erba, a solo qualche centimetro da una grossa pietra dal lato frastagliato.

Per un istante interminabile, sente il cuore avvizzire e il volto congelarsi in un'espressione di terrore.

Il suo bambino. Il suo dolce, bellissimo ometto.

La donna si alza in piedi di scatto, il terrore che le infetta le vene mentre corre a soccorrerlo. Lo raggiunge dopo quelli che le paiono anni, il panico che le attanaglia le viscere quando, una volta preso in collo il figlio – con fatica tremenda, a causa della pancia dilatata –, scorge un taglio di cui non è in grado di stabilire la profondità che gli sfregia la tempia.

Damon ha gli occhi aperti, le iridi cristalline velate di lacrime che per qualche motivo non scendono, il visetto sconvolto, macchiato dal denso nettare cremisi che sgorga copioso – anche se non troppo velocemente – dalla ferita e le guance – rosse per la paura e per lo sforzo di poco prima – piene di graffi.

Elizabeth lo culla, sistemandolo meglio fra le braccia, sussurrando la ninna nanna che lo ha sempre calmato, anche in quelle notti di qualche anno prima in cui niente sembrava poterlo quietare.

«Au clair de la lune, mon ami Pierrot, prête-moi ta plume, pour écrire un mot. Ma chandelle est morte, je n’ai plus de feu. Ouvre-moi ta porte, pour l’amour de Dieu.» la ritmica cadenza del francese si riappropria silenziosamente delle sue parole, rammentandole i racconti di sua nonna su una regione piena di fiori variopinti e cavalli e a ridosso di un mare che infuriato si scaglia contro le rocce.

Damon la guarda, confuso, mentre corre verso la casa e chiede a gran voce un po' d'acqua e una pezza, inframmezzando per un attimo il canto, che riprende subito dopo.

«Au clair de la lune, Pierrot répondit: je n’ai pas de plume, je suis dans mon lit. Va chez la voisine, je crois qu’elle y est, car dans sa cuisine, on bat le briquet.» Elizabeth scruta attentamente il bambino, baciandogli la fronte, non curandosi del sangue dal sapore ferroso, sentendolo un po' più tranquillo e abbandonato, mentre aspetta la bacinella d'acqua, sedendosi sul pavimento e invitando Damon a sedersi di fronte a lei. Il fratello che ancora non è nato tiene a far sentire la sua opinione, scalciando leggermente per l'agitazione a cui è stato sottoposto e godendosi finalmente una posizione comoda.

«Au clair de la lune, l’aimable Lubin, frappe chez la brune, elle répond soudain: “Qui frappe de la sorte ?“. Il dit à son tour:“Ouvrez votre porte pour le Dieu d’Amour”» ha sempre amato quella filastrocca, quelle parole eleganti utilizzate per parlare di qualcosa che spesso è molto meno raffinato, e quando una cameriera arriva trafelata, osservando preoccupata la ferita che spicca sulla pelle pallida del bambino, conclude la ninna nanna detergendo delicatamente i bordi vagamente frastagliati del taglio, accarezzando al contempo il figlio con l'altra mano.

«Au clair de la lune, on n’y voit qu’un peu. On chercha la plume, on chercha du feu: en cherchant d’la sorte je n’sais c’qu’on trouva, mais je sais qu’la porte sur eux se ferma.*3» esaminando quella nuova cicatrice di guerra più da vicino, Elizabeth si accorge che in realtà non è profonda, né sporca. Sospira, sollevata, e getta lo straccio colorato di rosso nel secchio di latta, mettendosi carponi e allungandosi per abbracciare Damon, che la rassicura ulteriormente, mostrando il lato del suo carattere che, anche se Elizabeth non farà in tempo a capirlo, lo renderà vittima di due amori difficili.

«Mamma, come sta Stefan?»


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*
1 Devo aver letto/sentito da qualche parte che mamma Salvatore si chiamava Elizabeth, e da lì io l'ho preso come canon. Se qualcuno fosse a conoscenza di un'altra possibilità può sempre farmelo notare ^_*
*2 Io me la sono figurata incinta di più o meno cinque mesi: mia madre racconta che con mia sorella, più o meno in quel periodo, non riusciva più a vedersi i piedi XD
*3 Traduzione (ho scelto una ninna nanna francese, in particolare "Au Clair de Lune" perché, suppongo sempre dove ho sentito che Mrs. Salvatore si chiamava Elizabeth, ho vaghe informazioni su origini francesi ù.ù):

Al chiaro di luna, amico mio Pierrot
prestami la tua piuma, per scrivere una parola.
La mia candela si è spenta, non ho più fuoco.
aprimi la porta, per amor di Dio.

Al chiaro di luna, Pierrot rispose:
non ho piume, sono a letto.
Vai dalla vicina, credo che sia in casa
perché in cucina si sfrega l'accendino.

Al chiaro di luna, l'amabile Lubin
bussa dalla bruna, lei risponde subito:
"Chi bussa in questo modo?", lui a sua volta dice:
"Aprite la vostra porta, per l'amor di Dio!"

Al chiaro di luna, non si vede che un poco.
Si cercava la penna, si cercava il fuoco,
cercando in quel modo, non so quel che si trovò,
ma so che la porta si chiuse su di loro.

L'espressione "sfregare l'accendino", in realtà, è intesa come "fare l'amore": per questo, ad un certo punto, la "mia" Elizabeth parla di trattare argomenti spesso poco raffinati con parole eleganti *.*

N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori *_*
Sono le tre e mezza di notte e io, invece di dormire, cosa faccio? Pubblico una OS che ho finito di scrivere cinque minuti fa, ovvio ù.ù
So che è veramente orribile, tipo il più brutto di tutti i miei lavori -.-" Ma ci tenevo comunque a condividerlo, perché mamma Salvatore è uno dei personaggi che seppur praticamente inesistenti nel telefilm apprezzo maggiormente *_* Perciò... vi beccate l'OS Child!Damon ù.ù
Spero che non vi sia dispiaciuta troppo e vi lascio con una lista di altre mie FF che, forse, potreste apprezzare ^_^:


Solamente un sogno [OS//Missing Moments con ambientazione temporale indefinita]
Niente [OS//riscrittura (più o meno) della 4x19]
Questa notte [Os//Post 4x23]
My sweet, innocent Damon [OS//1864, Damon/Katherine]

Di torte con glassa azzurra e feste di compleanno non richieste [OS//Post 4x23, dedicata al compleanno di Damon]

Dormi [OS//Delena; Post 4x23]
Monsters [OS//Child!Salvatorebros; 1864]
Relazione - Quando le cose succedono [Tripla Drabble//Delena]
Semplici prese di coscienza sulla Tour Eiffel [OS//Futurverse!Klaroline]
Attimi di vita di una neo-coppia di vampiri [Raccolta di Flashfic//Delena in momenti di vita quotidiana]


Detto questo, a presto e, soprattutto, R&R,
Soqquadro

   
 
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