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Autore: Nollie    08/07/2013    0 recensioni
Questa è una role di prova per entrare in un gdr originale, in cui un esperimento era andato a male e il composto era stato somministrato a tutto l'esercito militare statunitense. Questo ha reso i combattenti dei mutanti e tutti fuggono per raggiungere il bunker, la salvezza. Io mi sono proposta per Wynter Lockwood e non mi hanno presa, quindi vorrei delle critiche costruttive sul pezzo. C'è da sapere che Wynter ha 10 anni, ha perso i genitori e il fratello tredicenne mentre scappava, è rimasta col primogenito Phelan e grazie alla pioggia porpora può risucchiare l'energia vitale.
Genere: Malinconico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Phelan, il fratello maggiore, ormai era diventato pallido, gli occhi stralunati e con forza, a via di strattoni, portava in fuga la piccola Wynter. Una piccola bambina di dieci anni che camminava a stento, continuando a guardarsi indietro e a pensare "Quando ci raggiungeranno papà e William?"
Due componenti della famiglia risucchiati dalla folla, adesso raggiunti da chissà quale destino scelto per loro. La crisi del primogenito era come aspettata, quella New York, a loro sconosciuta, aveva distrutto una felice vacanza organizzata da tempo.
- Divertimento avevamo chiesto! - Urlò lui, scalciando il muro di una delle villette a schiera. - Questa è la bellissima New York? Una città piena di opportunità? - Continuò a chiedersi. Un'ora, un'ora a scalciare un muro anonimo di una casa abbandonata. L'orientamento del ragazzo faceva cilecca e si erano ritrovati in zone sperdute, l'arrivo dei mutanti sarebbe stato vicino.
Un'ora e ancor di più la piccola bambina aveva perso la mano del fratello che l'aveva condotta, forse a pericolo certo, in quel luogo. Perse la felicità di indossare quel body lilla e quella gonna di tulle lunga, color panna, costellata di fiori dalle sfumature viola. Un completino per il suo saggio di danza, da sfoggiare tornata a casa, in Georgia. Persino le mezze punte nuove persero valore, diventando nere e sgualcite. Il pensiero di toglierle non l'aveva minimamente sfiorata, erano l'unico conforto, l'unico e il solo legame a quel periodo di tempo antecedente al messaggio televisivo da parte del presidente.
Quel messaggio che veniva trasmesso mentre lei davanti allo schermo girava girava e girava, pregando i genitori di darle attenzione e mettere l'amata cassetta di musica classica allo stereo. Aspettava una risposta da loro, la maestra le aveva assegnato il ruolo dell'insicurezza, tra i vari stati d'animo da interpretare in quel ballo.
"Perchè ogni mio passo dovrà comunicare insicurezza?" Si chiedeva e da piccoli le risposte certe possono solo darle i propri genitori, unico appiglio per chi ancora il mondo lo deve scoprire.
Come misera risposta ricevette uno spintone dal fratello Phelan, intento a vedere il presidente con gli occhi sgranati e le pupille ridotte ad una fessura.
La fanciulla si allontanò al giardinetto vicino, l'unico che presentava dei fiori simili a quelli della sua gonna, ne adocchiò uno, gli si avvicinò e gli parlò con un tono amorevole. - Dove sono le persone che si prendevano cura di te? Cura del tuo profumo? - Chiese, inspirando e cercando di apprezzarlo, ma il fiore appassì. Il sorriso che regalò poco prima al fiore si smontò, si raddrizzò e rigirò verso il fratello.
"Sparito." Pensò e ritornò al muro martoriato, con quel suo passo lento e indeciso.
Il fratello così grande, lì seduto accovacciato, a strappare l'erba con le mani tremanti, adesso era talmente piccolo, persino più piccolo di lei stessa.
"Sei piccolo piccolo Phelan. Piccolo come un fiore."
Si avvicinò al viso del fratello e balbettò: - P-phelan, il fiore... il fiore è morto. -
Lui girò il volto verso di lei e quest'ultima non poté non notare le iridi del fratello più inquieti dell'animo che le comandava. - Mamma. Papà. Will. Sono morti! T'importa del fiore? - Le disse lentamente, per poi accentuare il tono sull'ultima parola, che perdeva significato con la stessa durata di tempo con cui il fiore aveva perso la vita.
- Anche il fiore è morto, Phel. - Rispose lei, con una palpabile scioltezza. Lui si limitò a grugnire e lei ritornò alla sua piccola passeggiata, nonostante avrebbe potuto riposarsi o confortare il fratello.
Raggiunse i cinquanta metri di distanza dal famoso muro e fu presa dall'arrivo di un uomo con un bambino a lui legato, con una manina piccola ai pantaloni neri dell'uomo. Pure l'uomo adocchiò Wynter, che puntandole gli occhi accelerò il passo e inquietò la fanciulla. Arrivato da lei la prese per i fianchi e con una gioia in voce e le lacrime agli occhi, se la portò in braccio. - Christina... Oh Christina, sei sopravvissuta alla folla! - Le disse e lei ebbe l'istinto di urlare. - Phel! Phel! - Chiamò prolungando l'unica vocale del nome del fratello. Il figlio dell'uomo continuava a tirare il lembo della giacca di quest'ultimo mormorando: - Papà, papà, lei non è... -
Quest'ultimo lo ignorò e iniziò a farle buffetti, a darle bacini e giocare col suo nasino e il proprio. La giovinetta pur di trattenere il pianto inspiro profondamente, l'uomo perse le forze e cadde ginocchioni, lasciandola atterrare bruscamente. Ella fissò il corpo dell'uomo e poi si concentrò sugli occhi del povero orfanello. Aprì la bocca, tentando di formulare qualcosa.
"Il fiore." Continuava a ronzarle in testa la vocina.
Qualcosa la prese dal body, dalla schiena e la tirò via, continuando a portarla come una borsetta. Si voltò a guardare con occhi vitrei il suo rapinatore e ne pronunciò il nome. - Phelan. Il fiore. - Disse, rivoltandosi verso il minuscolo fiore ucciso, senza preoccuparsi del bimbo lasciato a morire accanto al padre.
   
 
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