Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: SunliteGirl    08/07/2013    5 recensioni
8 luglio 2013.
A volte una storia d'amore può finire. Semplicemente accade e, in quei momenti, si ha quasi l'impressione di cadere a pezzi, di aver fallito in qualcosa che si riteneva importante. Può capitare siano le incomprensioni e le gelosie più immotivate a spingere uno dei due a dire "basta", oppure la paura. Ma, nonostante tutto, l'amore può semplicemente rimanere sopito all'interno di noi e basta un solo incontro, dopo anni, a far riaccendere quel sentimento che si credeva ormai superato.
Perché, a volte, resiste.
________________________________________
Salve a tutti :)
Sono tornata con una nuova storia sul mio Otp, nientemeno che per il compleanno di FuyuShounen: Buon Compleanno fratello-non-di-sangue!! Spero possa piacere non solo al festeggiato, ma anche a voi lettori, e che mi lascerete una vostra opinione, anche solamente come stimolo per migliorare :D La mia introduzione fa pena come sempre, ma spero di avervi un po' incuriositi comunque xD
{HB FuyuShounen}
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A volte resiste

8 Luglio 2013

{HB FuyuShounen}

 

 

A volte resiste

 

 

Naruto stava passeggiando lungo il corso, quel lunedì mattina. Le mani infilate nelle tasche dei jeans a pinocchietto, fischiettava allegramente a tempo di musica, mentre una delle canzoni del momento risuonava nelle sue orecchie attraverso gli auricolari. Non c’era niente di meglio di una passeggiata lungo le vie del centro, quando era estate e non si aveva nulla da fare. In realtà il ragazzo non stava vagando senza meta, ma era uscito dal suo fresco e sicuro appartamento con un’idea ben precisa in mente. Gelato. Era sin da quando si era svegliato che la sua pancia aveva cominciato a reclamare un gelato, sia per il caldo soffocante che nell’ultima settimana era calato sulla città, sia per semplice golosità. Ma soprattutto per quest’ultima.
Pregustandosi già la coppetta di gelato alla vaniglia che presto avrebbe potuto stringere fra le mani, se ne andava quasi balzellando lungo la strada, diretto alla sua gelateria preferita. Il Sunflower era un locale abbastanza frequentato, dall’insegna e le mura dai colori sgargianti e con dei commessi estremamente simpatici, con cui Naruto amava spesso fermarsi a chiacchierare; non che lui avesse difficoltà nel mettersi a chiacchierare con qualcuno, comunque. Il fatto è che non si stupì della fila lunghissima che riempiva il locale, facendo somigliare il tutto quasi ad una processione verso un luogo sacro –o il banco dei gelati, in questo caso-, ma non poté proprio fare a meno di esprimere il suo dissenso con un borbottio.

Si era messo in fila ormai da alcuni minuti, quando la vide, davanti a sé. Era girata di spalle, ma ciò non gli impedì di riconoscerla all’istante. I lunghi capelli neri, la figura snella e minuta, la grazia nei movimenti e nel modo in cui, timidamente, continuava ostinata a sistemarsi una ciocca scura dietro l’orecchio. Improvvisamente sentì un groppo in gola e una strana sensazione, allo stomaco. Fino all’ultimo sperò di passare inosservato, di vederla prendere il suo gelato - alla stracciatella, come piaceva a lei- e sparire di nuovo dalla sua vita, velocemente come era apparsa. Invece un paio di ragazzi dietro di loro, entrando nella gelateria, cominciarono a ridere sguaiatamente, provocando così la curiosità della ragazza che, subito, si voltò. Naruto trattenne il respiro nel momento in cui vide il viso della ragazza, dagli occhi chiari quasi coperti dalla frangetta, fino alla bocca che si era leggermente aperta in un’espressione di stupore. Poi, come era accaduto spesso anni prima, le guance di lei si erano chiazzate di rosso, probabilmente per l’imbarazzo e l’agitazione. Naruto poteva capirla, di certo non è da tutti i giorni ritrovarsi davanti colui che ti ha spezzato il cuore. E di sicuro non deve essere una sensazione piacevole.
«N-naruto» sussurrò la ragazza, dopo un attimo di esitazione.
«Ciao, Hinata». La vide spalancare ancora di più gli occhi, mentre le labbra si aprivano in un piccolo, timido, sorriso.
«Non sei cambiato per niente, in questi anni». 

 

Stavano seduti in silenzio ad uno dei tavolini, senza il coraggio di guardarsi negli occhi. Naruto fissava il gelato nella sua coppetta, giocherellandoci con il cucchiaino in modo che si sciogliesse, prima di mangiarlo. Non che avesse molta fame, in realtà; lo stomaco sembrava quasi essersi ristretto, all’improvviso. Sollevò appena lo sguardo, accorgendosi solo in quel momento che Hinata lo stava guardando con aria assente. La vide arrossire ancora di più, prima di distogliere lo sguardo. Naruto non poté fare a meno di sorridere accorgendosi di quanto non fosse cambiata, se non nello sguardo, lievemente più malinconico. L’atmosfera tra loro non era mai stata più pesante, se non quel giorno, quando come uno stupido l’aveva lasciata sola al centro del salotto, in lacrime. Scosse la testa, impedendo a quei ricordi di prendere il sopravvento.
«E così sei tornata in città» esclamò, cercando in qualche modo di sorridere. La ragazza sobbalzò, prima di appoggiare il cucchiaio nella coppetta e appoggiare le mani in grembo. Anche lei non aveva toccato il gelato.
«Sì, sono tornata proprio ieri da Parigi» disse timidamente, fissando un punto non preciso sulla spalla di Naruto.
«Wow, sono davvero felice per te! Hai sempre sognato di visitarla». Naruto mostrò un sorriso entusiasta e vide Hinata ricambiarlo, in parte, mentre i suoi occhi si facevano più luminosi, forse al ricordo dei giorni trascorsi nella capitale francese.
«Mi sono divertita molto, è vero» ammise, portando una mano affusolata, da pianista, a sistemarsi una ciocca scura dietro l’orecchio. «Devo dire che non avevo mai visto una città tanto bella e ispirante.  Specialmente è stato bello visitare il Louvre, con tutte quelle opere d’arte e… Scusa, ti starò annoiando terribilmente».
Naruto non era mai stato amante dei musei e delle sue noiosissime opere d’arte, questo Hinata lo sapeva bene, ma il ragazzo sopportava tranquillamente tutto ciò pur di vedere il viso di lei esprimere tutto quell’entusiasmo. L’avrebbe ascoltata per ore, pur di vederla sorridere e intenta a condividere con lui ciò che più amava.
«Non preoccuparti, mi piace ascoltarti» disse, quindi, puntando i suoi occhi azzurri dritti in quelli grigi di lei. «Come… Come mai te ne sei andata?». Perché sei partita il giorno dopo, senza lasciarmi il tempo di parlarti, di chiederti scusa?
Gli occhi di Hinata si fecero più opachi, mentre rispondeva timidamente e con voce insicura «Mio padre mi propose di studiare per un anno in una scuola di musica prestigiosa, non potevo rifiutare un’occasione simile».
Ma certo, il pianoforte. Quello era sempre stato più importante di lui.
Naruto si passò una mano fra i capelli biondi, intimandosi di calmare quelle emozioni idiote e senza senso che stavano cominciando a rispuntare.
«Allora devi essere diventata ancora più brava, mi piacerebbe molto sentire i tuoi progressi» esclamò, prima di rendersi conto della richiesta celata dietro quelle parole; involontariamente, aveva espresso il desiderio di rivederla e sapeva che lei non avrebbe accettato. Eppure, una parte di lui lo sperava ancora.
«N-non penso sia una buona idea, Naruto. S-scusa» sussurrò la ragazza, le guance improvvisamente più rosse.
«Sì, scusa, non avrei dovuto dirlo».
Calò di nuovo il silenzio, mentre entrambi tornavano alla loro precedente occupazione. Naruto notò con sollievo che il gelato si era sufficientemente sciolto, così cominciò a mangiarlo lentamente, raccogliendolo col cucchiaino con attenzione. Ad un tratto sentì una risatina dall’altra parte del tavolo e con meraviglia osservò Hinata, che con una mano davanti alla bocca lo guardava divertita.
«Non sei cambiato nemmeno in questo. Guarda, ti sei sporcato il viso di gelato».
Naruto si sentì arrossire per l’imbarazzo, mentre si affannava alla ricerca di un tovagliolo di carta, oggetto di cui il tavolino era sfortunatamente sprovvisto.
«T-tieni, usa questo». Hinata gli porgeva un fazzoletto di carta, probabilmente estratto dalla sua borsetta nera. Sempre previdente, Hinata.
«G-grazie». Prese il fazzoletto, stando ben attento a non sfiorare le dita di lei, e poi se lo portò alla bocca per pulirsi. Rimase immobile, senza più il coraggio di mangiare altro di quella poltiglia sciolta nella coppetta.
«Naruto» sussurrò Hinata, chiamandolo e incitandolo a guardarla. «N-non devi sentirti in imbarazzo, vedi… Io non sono arrabbiata con te per quello che è successo. Sono stata male, certo, ma ora è passato, perciò non fare quell’espressione triste. Ti prego».
Il ragazzo sgranò gli occhi a quelle parole, incredulo. Capì l’intento della ragazza, talmente dolce e pieno di buoni propositi da fargli provare ancora più nostalgia, ma le sue parole non aiutarono affatto ad alleviare il suo senso di colpa.
«Hinata, non devi dire questo. Io non ho scusanti per quello che ho fatto, dovresti odiarmi e basta. Invece sei qui, a guardarmi ancora in quel modo…». Le parole gli morirono in bocca, mentre sentiva il cuore rimbombargli in petto. Hinata era ancora così terribilmente bella e, se si concentrava abbastanza, poteva vedere in lei ancora l’espressione che aveva quella sera, sul suo volto, mentre lo fissava senza capire, incredula. Se ci pensava bene, poteva sentire ancora lo scroscio della pioggia, che fuori batteva sulle mura, sul tetto, sull’asfalto, mentre le lacrime cominciavano a sgorgare da quegli occhi grigi.
«Accidenti, Hinata, io ti…»
«Come sta Sakura? Immagino vi frequentiate ancora» chiese Hinata con voce fredda, interrompendolo. Naruto fissò la sua espressione spaventata e triste, senza capire ciò che intendesse dire. Davvero, dopo tutto quel tempo, credeva ancora a certe stupidaggini?
«Io e Sakura non siamo mai stati insieme, come tu ben sai» disse, cercando di celare la rabbia improvvisa.
«No, non lo so, è questo il punto. Non facevi che sorriderle e provarci con lei, senza mai curarti di quello che io provassi».
Naruto sentì la nota tremante nella voce della ragazza, ma decise di ignorarla, colto da un improvviso scatto d’ira. Avrebbe dovuto dirle che non aveva mai provato nulla per quella ragazza se non amicizia, che si era comportato da stupido e da ragazzino immaturo, che era stato egoista e insensibile. Ma, no, non fu quello che disse.
«E che dovrei dire io di te, allora? Non facevi che pensare a quel maledetto pianoforte, alla tua carriera da pianista, lasciandomi sempre da parte e in secondo piano. Mi sono abbassato a tal punto da essere geloso di uno stupido strumento!».
Rimase in silenzio, cercando di riprendere fiato, mentre stringeva le mani a pugno, senza badare al dolore che le unghie conficcate nel suo palmo gli procuravano. Ma fu Hinata a rompere il silenzio, la voce rotta e tremante.
«Hai fatto bene a lasciarmi, quel giorno. Non avrebbe mai potuto funzionare tra noi, avevi ragione».
Naruto con sgomento si accorse delle lacrime negli occhi di lei, mentre si alzava in fretta e sistemava la borsetta sulla spalla. «Addio, Naruto» sussurrò, prima di girarsi.
Il ragazzo rimase immobile, lo sguardo fermo nel punto in cui prima si trovava la ragazza. Aveva scorto qualcosa, attorno al suo collo. Qualcosa di terribilmente familiare.
Era un piccolo ciondolo, assai modesto, a forma di cuore. Sapeva cosa quel pendaglio nascondeva al suo interno. Lo sapeva perché glielo aveva regalato lui, anni prima, quando ancora si amavano e tutto era così semplice.
Quel piccolo dettaglio lo colpì come un fulmine a ciel sereno, sciogliendogli i muscoli prima immobili e intorpiditi e facendolo scattare in piedi.
«Hinata!» gridò, voltandosi verso l’uscita del locale. Ma la ragazza era già sparita.

 

«Posso aprirli ora?» chiede la ragazza, con una risata divertita. Naruto osserva rapito il suo sorriso felice, dato dalla curiosità e dall’entusiasmo provocato da quella sorpresa.
«S-sì» esclama, prima di schiarirsi la voce e sistemarsi meglio, su quel materasso. A gambe incrociate, osserva Hinata aprire gli occhi e sorridergli, prima di abbassare lo sguardo alle mani di lui. Gli occhi grigi si spalancano, mentre le guance si chiazzano di rosso e la bocca si apre in una piccola “o”, per lo stupore. «N-Naruto…» sussurra, senza smettere di guardare il ciondolo che il suo ragazzo tiene fra le dita. Naruto sorride dolcemente di fronte al viso adorabile di Hinata, così bella e pura da causargli ogni volta le farfalle allo stomaco.
«È solo un pensierino, ma spero possa piacerti comunque… Guarda».
Con agilità si sposta, fino a sistemarsi al fianco della ragazza, che ancora rimane in silenzio. Naruto si sente arrossire, mentre apre il ciondolo a forma di cuore. Subito, all’interno, appare una piccola foto: Hinata sorride paonazza alla fotocamera, mentre Naruto, il mento appoggiato sulla spalla di lei, la stringe fra le sue braccia. «Ho pensato di inserire la foto che ci siamo scattati quel giorno, ricordi? È stato un primo appuntamento alquanto disastroso, tanto che mi sono comportato da esaltato tutto il giorno… Ma il fatto è che ero così felice di essere finalmente uscito con te che non riuscivo più a controllarmi». Naruto ride vivacemente, mentre finisce di parlare. Sì, sono  passati sei mesi da quell’appuntamento, eppure non si è mai pentito di aver raccolto il coraggio per invitarla a uscire.
Hinata ancora non dice nulla, ma fissa il ciondolo costantemente. Naruto comincia a sentire un groppo in gola, alla mancata reazione di Hinata. Forse si aspettava qualcosa di meglio, il che è comprensibile. Paragonato a quello che il padre e gli amici le avranno regalato, quello stupido gingillo da quattro soldi sfigurerà completamente.
«N-non ti piace, vero? Mi dispiace tanto, avrei dovuto scegliere qualcos-».
«Io… Naruto, questo è il regalo migliore che potessi farmi».
La ragazza si volta leggermente a guardarlo, mostrandogli un sorriso radioso. Naruto non resiste a quel viso, così vicino al suo, ed è impulsivamente che si sporge fino a darle un bacio, sulle labbra. Si stacca subito dopo, mantenendosi a pochi centimetri dalla bocca di lei, ed è sorridendo che sussurra «Buon primo anniversario, Hinata».
La ragazza sorride soltanto, prima di sporgersi per far incontrare di nuovo le loro labbra.
L’8 luglio migliore della sua vita.

 

Hinata stava distesa sul suo letto, a pancia in giù, il volto affogato nel cuscino. Era terribilmente stanca, distrutta da un pomeriggio passato a piangere nella sua stanza da letto, ma non riusciva a dormire. Gli occhi grigi, ancora arrossati, erano puntati sulla collana che giaceva sul pavimento di parquet; aveva rotto la sottile catenella, quando se l’era strappata dal collo per gettarla lontano. Si dava mentalmente della stupida, perché nonostante tutto aveva tenuto per un anno quella catenella al collo, ma soprattutto perché nonostante tutto ancora desiderava raccoglierla dal pavimento e cercare di aggiustarla.
Non si aspettava di rivederlo così presto. Avrebbe dovuto ascoltare suo padre e aspettare un altro anno, prima di tornare indietro; ma non aveva voluto, no. Pensava di essere pronta, di essere guarita da quella ferita che per mesi l’aveva tenuta legata al passato, ai ricordi dei momenti passati con Naruto. La sua prima cotta, il suo primo e unico amore. Ci aveva provato a dimenticarlo, ad uscire con altri ragazzi, ma ogni volta paragonava i loro occhi a quelli celesti e vivaci di Naruto, o i loro capelli a quelli biondi e soffici di lui, il loro carattere al suo, solare ed esuberante. Nessuno era in grado di divertirla quanto lui, o di farle dimenticare anche per un solo istante ogni difficoltà.
Sospirò pesantemente, prima di trascinarsi giù dal letto e chinarsi per raccogliere il ciondolo fra le mani. Notò che due gancetti si erano spezzati, ma che era facilmente sistemabile. Si sentì sollevata dalla scoperta.
Ad un tratto sentì la porta della sua stanza spalancarsi e si voltò velocemente, per trovare sua sorella Hanabi, ansante per la corsa, ferma all’ingresso.
«Hanabi…?» chiese, guardandola allibita.
«Ti conviene, uhm, scendere, prima che il vecchio faccia scempio. Tipo, ha già adocchiato la katana appesa in soggiorno e sai che non è positivo». Hinata guardò confusa la sorella qualche secondo, prima di fare come le era stato consigliato. Fece in tempo a raggiungere le scale, che udì delle urla provenire dalla sala d’ingresso.
«Vattene di casa mia! Non voglio più vederti qui, capito, ragazzino?!».
Hinata non aveva mai sentito suo padre talmente arrabbiato, Hanabi aveva pienamente ragione. Stava per cominciare a correre al piano di sotto, quando una voce la fece bloccare.
«Deve farmi vedere sua figlia, accidenti! Non mi sposterò da qui finché non l’avrà chiamata!».
Deglutì a vuoto, i ricordi della discussione di quella mattina ancora impressi nella sua mente. Respirò a fondo, prima di scendere gli ultimi scalini.
«Hai una bella faccia tosta. Presentarti qui dopo tutto quello che le hai fatto, e pensi davvero che ti permetterò di farle nuovamente del male? Sono stato obbligato a mandarla in Francia, pur di non vederla piangere ogni giorno per te!».

 
«Papà».
Naruto si voltò subito verso il corridoio, nel sentire quella voce. «Hinata».
Sussultò nel vedere lo sguardo freddo che la ragazza gli lanciò nel sentirgli pronunciare il suo nome, prima di rivolgersi nuovamente al padre.
«Non preoccuparti per me, sto bene. Potresti lasciarci soli un momento? Devo sentire cosa ha da dirmi».
Naruto osservò il padre della ragazza lanciargli uno sguardo di puro disprezzo, prima di annuire non troppo convinto e voltarsi per andarsene. «Andiamo fuori» gli disse, poi, Hinata, facendogli cenno di varcare la soglia.
Rimasero in silenzio a lungo, sotto quel portico, mentre osservavano la pioggia cadere pesante dal cielo. Il rumore era così forte da soffocare persino il suo respiro, che ad un tratto si era fatto più pesante. Ci aveva impiegato un pomeriggio intero per capire che non avrebbe voluto vederla andare via di nuovo dalla sua vita, che non l’avrebbe permesso, e così si era precipitato a casa sua, senza mettere in conto che avrebbe incontrato la furia del padre della ragazza.
Sospirò, prima di voltarsi leggermente verso Hinata. Li aveva visti, i suoi occhi rossi e gonfi, e subito il senso di colpa era cresciuto ulteriormente dentro di lui. Le aveva spezzato il cuore di nuovo, una seconda volta. Chissà quante volte ancora l’avrebbe fatto.
«Piove proprio come quel giorno» sussurrò ad un tratto la ragazza, facendo sussultare Naruto. «Perché sei venuto qui?» chiese, poi, questa volta a voce più alta.
Il ragazzo la guardò alcuni secondi, prima di passarsi una mano fra i capelli biondi. Dovette prendere coraggio, prima di parlare cercando di non tremare. «Non mi aspettavo di rivederti proprio oggi. Io… non ero ancora pronto».
«N-non è questo ciò che ti ho chiesto».
«Lo so, ma fammi finire, per favore». Hinata si voltò a guardarlo di rimando, un’espressione indecifrabile sul volto. Eppure, nonostante tutto, continuava a leggere dolcezza in quegli occhi grandi.
«Non ero pronto, ma non mi ero sentito così felice da un anno a questa parte. Sembrava quasi che all’improvviso tutto fosse tornato al suo posto, nonostante l’imbarazzo. Ero di nuovo con te, e questo mi bastava».
«Sei tu ad avermi lasciata, ti ricordo» sussurrò la ragazza, interrompendolo una seconda volta. Naruto la guardò negli occhi, mentre si avvicinava a lei di qualche passo. Hinata retrocesse, spaventata; il ragazzo fu obbligato a prenderla per mano, pur di non lasciarla prendere ulteriori distanze. «Perché hai paura di me?» chiese, senza smettere di guardarla negli occhi. «È vero, sono stato io a lasciarti, ma perché pensi l’abbia fatto? Avevo paura. Pensavo che mi avresti lasciato prima o poi, e che tu preferissi la tua carriera a me. Avevo paura che avrei passato il resto della mia vita a chiedermi quando avresti avuto un po’ di tempo per me. Sono stato infantile ed egoista».
Hinata abbassò lo sguardo, incapace di sostenere ulteriormente quello di lui. Naruto non voleva vederla piangere, o soffrire, ma doveva dirlo. Doveva farle capire che non avrebbe mai voluto spezzarle il cuore e lasciarla andare via. «Il giorno dopo sono venuto a cercarti, per chiederti scusa, ma tuo padre mi ha detto che eri partita e non saresti tornata. Ha detto che era troppo tardi, ed era vero». Lasciò andare la mano della ragazza, improvvisamente privo di forze e determinazione, colto da quell’improvvisa verità. «È troppo tardi» sussurrò, un’altra volta. «Eppure ti amo ancora».
Vide Hinata sussultare, mentre alzava di nuovo lo sguardo. I suoi occhi incontrarono quelli grigi di lei, ora spalancati e di nuovo coperti da un velo di lacrime, la bocca semiaperta. La vide tentennare, l’espressione sul suo viso diventare confusa; immaginò i pensieri che probabilmente si stavano affollando nella sua testa e si maledì per essere stato così diretto e precipitoso. Con che diritto si presentava davanti a lei dopo un anno, per dirle che ancora la amava? Non le aveva chiesto se si era rifatta una vita, se ora qualcun altro era nel suo cuore, oppure se semplicemente lo odiava. Stupido, egocentrico, egoista.
«S-scusa, non avrei dovuto dirlo. I-io… Me ne vado, Hinata. Scusami di tutto, prometto che non mi vedrai più» disse soltanto, senza cercare di nascondere la sua confusione e senso di colpa, mentre le dava le spalle e scendeva nel selciato, pronto a raggiungere la sua auto.

Hinata rimase immobile qualche secondo, il tempo necessario perché le parole di Naruto la travolgessero appieno. «Naruto!» si ritrovò a gridare, mentre lo raggiungeva correndo sotto la pioggia. Il ragazzo si voltò allarmato nella sua direzione, la vista confusa per colpa della pioggia e delle lacrime. Hinata si fermò davanti a lui, afferrandolo per una manica della maglietta che stava indossando. Tremava per il freddo, nel suo maglioncino di cotone, ma non ci badava affatto. «N-non te ne andare di nuovo» disse soltanto, prima di abbracciarlo e affondare il viso nel suo petto. Le braccia di Naruto la circondarono subito, riscaldandola così con il suo calore. Per la prima volta dopo mesi, si sentì a casa.
«N-non sono riuscita a dimenticarti, Naruto. C-ci ho provato tanto, ma non ci sono riuscita... Se non sei sicuro delle parole che mi hai detto, ti prego, vattene ora, non potrei sopportarlo un’altra volta» disse, fra i singhiozzi, mentre stringeva forte le mani contro la sua schiena. Si aspettava forse di sentirlo allontanarsi da lei e chiederle scusa un’altra volta prima di andarsene, ma invece non lo fece. La strinse solamente più forte, mentre lasciava dei baci sui suoi capelli inumiditi dalla pioggia.
«Mi sei mancata tanto» sussurrò, semplicemente.
Nella mano destra, lì Hinata stringeva ancora il loro ciondolo, come testimone che a volte l’amore resiste. Resiste alle difficoltà, al tempo e a tutte le incomprensioni che può incontrare nel suo cammino. E ci sarà sempre tempo per sistemare le cose, per accorgersi che insieme le difficoltà si possono superare con più forza. Perché molte cose con il tempo si consumano, ma l’amore, quello vero, non svanisce mai.

«Ti amerò sempre».

   






 

Spazio Soleggiato dell’Autrice

   

Salve a tutti ­:D
Oggi è l’ 8 luglio e ho deciso di pubblicare questa storia per il compleanno di FuyuShounen, il mio fratello-non-di-sangue (HB Fuyu! :D)
Con questa storia –spero per lo meno decente xD- ti ringrazio per tutta l’infinita pazienza che porti con me, perché so di essere completamente egocentrica, fuori di testa, che parla fino a provocare nell’altro un esaurimento nervoso ._. Ti voglio bene anche per questo ;D Spero che 
questa storia ti piaccia almeno un po’, e non ti faccia vomitare arcobaleni per il troppo fluff (?). Che poi, ho fatto diventare il tuo compleanno la data di anniversario di questi due piccioncini adorabili, dai :D

Per l’occasione mi sono cimentata in una NaruHina, perché non è solo il mio Otp in Naruto, ma anche quello del festeggiato. So che per un compleanno avrei dovuto scrivere qualcosa di più comico o fluff-felice (perché alla fine risulta fluff comunque ;_;), ma proprio non ce l’ho fatta, spero possa piacere comunque ^^” Il fatto è che la mia testa bacata aveva ormai prodotto questa trama e per quanto mi sforzassi non riuscivo a farmi venire in mente altro, del tipo *ostinata come sempre*. Fino all’ultimo la parte sadica che è in me continuava a ripetermi “finale tragico, finale tragico, finale tragico”, ma dopo una lotta all’ultimo sangue la parte romanticona che è in me è riuscita a vincere: ecco quindi il finale tutto sommato felice per i nostri protagonisti u.u Se le mie riflessioni zuccherose a fine capitolo vi hanno fatto inorridire, chiedo scusa, è colpa della mia concezione di amore idealistico (ahhhh, sono sempre troppo idealista e ottimista per qualsiasi cosa ;_;). Spero anche di non aver reso i personaggi ooc, il fatto è che risulta sempre abbastanza complicato adattare il carattere di quel baka di Naruto ad un contesto del genere… Comunque sia, sono aperta a critiche sulla questione, nel caso ce ne siano ^^”
Questa storia partecipa anche alla challenge indetta dalla carissima Sara.1994 sul forum di Efp, “Tre prompt al giorno tolgono il medico di torno”. I prompt utilizzati sono pianoforte e collana.
Fatemi sapere che ne pensate, mi farebbe piacere leggere le vostre opinioni (:D), e grazie in anticipo a chi leggerà :D

Happy Birthday FuyuShounen!! :D

 

Ta-ta-tan, Pubblicità (?): vi consiglio, nel caso non l’aveste mai fatto, di leggere la storia di FuyuShounen http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=873677 :D

 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: SunliteGirl