8 Luglio 2013
{HB FuyuShounen}
A volte resiste
Naruto
stava passeggiando lungo il corso, quel lunedì mattina. Le mani infilate nelle
tasche dei jeans a pinocchietto, fischiettava allegramente a tempo di musica,
mentre una delle canzoni del momento risuonava nelle sue orecchie attraverso
gli auricolari. Non c’era niente di meglio di una passeggiata lungo le vie del
centro, quando era estate e non si aveva nulla da fare. In realtà il ragazzo
non stava vagando senza meta, ma era uscito dal suo fresco e sicuro appartamento
con un’idea ben precisa in mente. Gelato.
Era sin da quando si era svegliato che la sua pancia aveva cominciato a
reclamare un gelato, sia per il caldo soffocante che nell’ultima settimana era
calato sulla città, sia per semplice golosità. Ma soprattutto per quest’ultima.
Pregustandosi
già la coppetta di gelato alla vaniglia che presto avrebbe potuto stringere fra
le mani, se ne andava quasi balzellando lungo la strada, diretto alla sua
gelateria preferita. Il Sunflower era
un locale abbastanza frequentato, dall’insegna e le mura dai colori sgargianti
e con dei commessi estremamente simpatici, con cui Naruto amava spesso fermarsi
a chiacchierare; non che lui avesse difficoltà nel mettersi a chiacchierare con
qualcuno, comunque. Il fatto è che non si stupì della fila lunghissima che
riempiva il locale, facendo somigliare il tutto quasi ad una processione verso
un luogo sacro –o il banco dei gelati, in questo caso-, ma non poté proprio
fare a meno di esprimere il suo dissenso con un borbottio.
Si era
messo in fila ormai da alcuni minuti, quando la vide, davanti a sé. Era girata
di spalle, ma ciò non gli impedì di riconoscerla all’istante. I lunghi capelli
neri, la figura snella e minuta, la grazia nei movimenti e nel modo in cui,
timidamente, continuava ostinata a sistemarsi una ciocca scura dietro
l’orecchio. Improvvisamente sentì un groppo in gola e una strana sensazione,
allo stomaco. Fino all’ultimo sperò di passare inosservato, di vederla prendere
il suo gelato - alla stracciatella, come piaceva a lei- e sparire di nuovo
dalla sua vita, velocemente come era apparsa. Invece un paio di ragazzi dietro
di loro, entrando nella gelateria, cominciarono a ridere sguaiatamente,
provocando così la curiosità della ragazza che, subito, si voltò. Naruto
trattenne il respiro nel momento in cui vide il viso della ragazza, dagli occhi
chiari quasi coperti dalla frangetta, fino alla bocca che si era leggermente
aperta in un’espressione di stupore. Poi, come era accaduto spesso anni prima,
le guance di lei si erano chiazzate di rosso, probabilmente per l’imbarazzo e
l’agitazione. Naruto poteva capirla, di certo non è da tutti i giorni
ritrovarsi davanti colui che ti ha spezzato il cuore. E di sicuro non deve
essere una sensazione piacevole.
«N-naruto»
sussurrò la ragazza, dopo un attimo di esitazione.
«Ciao,
Hinata». La vide spalancare ancora di più gli occhi, mentre le labbra si
aprivano in un piccolo, timido,
sorriso.
«Non
sei cambiato per niente, in questi anni».
Stavano
seduti in silenzio ad uno dei tavolini, senza il coraggio di guardarsi negli
occhi. Naruto fissava il gelato nella sua coppetta, giocherellandoci con il
cucchiaino in modo che si sciogliesse, prima di mangiarlo. Non che avesse molta
fame, in realtà; lo stomaco sembrava quasi essersi ristretto, all’improvviso.
Sollevò appena lo sguardo, accorgendosi solo in quel momento che Hinata lo
stava guardando con aria assente. La vide arrossire ancora di più, prima di
distogliere lo sguardo. Naruto non poté fare a meno di sorridere accorgendosi
di quanto non fosse cambiata, se non nello sguardo, lievemente più malinconico.
L’atmosfera tra loro non era mai stata più pesante, se non quel giorno, quando
come uno stupido l’aveva lasciata sola al centro del salotto, in lacrime. Scosse
la testa, impedendo a quei ricordi di prendere il sopravvento.
«E così
sei tornata in città» esclamò, cercando in qualche modo di sorridere. La
ragazza sobbalzò, prima di appoggiare il cucchiaio nella coppetta e appoggiare
le mani in grembo. Anche lei non aveva toccato il gelato.
«Sì,
sono tornata proprio ieri da Parigi» disse timidamente, fissando un punto non
preciso sulla spalla di Naruto.
«Wow,
sono davvero felice per te! Hai sempre sognato di visitarla». Naruto mostrò un
sorriso entusiasta e vide Hinata ricambiarlo, in parte, mentre i suoi occhi si
facevano più luminosi, forse al ricordo dei giorni trascorsi nella capitale
francese.
«Mi
sono divertita molto, è vero» ammise, portando una mano affusolata, da
pianista, a sistemarsi una ciocca scura dietro l’orecchio. «Devo dire che non
avevo mai visto una città tanto bella e ispirante. Specialmente è stato bello visitare il
Louvre, con tutte quelle opere d’arte e… Scusa, ti starò annoiando
terribilmente».
Naruto
non era mai stato amante dei musei e delle sue noiosissime opere d’arte, questo
Hinata lo sapeva bene, ma il ragazzo sopportava tranquillamente tutto ciò pur
di vedere il viso di lei esprimere tutto quell’entusiasmo. L’avrebbe ascoltata
per ore, pur di vederla sorridere e intenta a condividere con lui ciò che più
amava.
«Non
preoccuparti, mi piace ascoltarti» disse, quindi, puntando i suoi occhi azzurri
dritti in quelli grigi di lei. «Come… Come mai te ne sei andata?». Perché sei partita il giorno dopo, senza
lasciarmi il tempo di parlarti, di chiederti scusa?
Gli
occhi di Hinata si fecero più opachi, mentre rispondeva timidamente e con voce
insicura «Mio padre mi propose di studiare per un anno in una scuola di musica
prestigiosa, non potevo rifiutare un’occasione simile».
Ma
certo, il pianoforte. Quello era sempre stato più importante di lui.
Naruto
si passò una mano fra i capelli biondi, intimandosi di calmare quelle emozioni
idiote e senza senso che stavano cominciando a rispuntare.
«Allora
devi essere diventata ancora più brava, mi piacerebbe molto sentire i tuoi progressi»
esclamò, prima di rendersi conto della richiesta celata dietro quelle parole;
involontariamente, aveva espresso il desiderio di rivederla e sapeva che lei
non avrebbe accettato. Eppure, una parte di lui lo sperava ancora.
«N-non
penso sia una buona idea, Naruto. S-scusa» sussurrò la ragazza, le guance
improvvisamente più rosse.
«Sì,
scusa, non avrei dovuto dirlo».
Calò di
nuovo il silenzio, mentre entrambi tornavano alla loro precedente occupazione.
Naruto notò con sollievo che il gelato si era sufficientemente sciolto, così
cominciò a mangiarlo lentamente, raccogliendolo col cucchiaino con attenzione.
Ad un tratto sentì una risatina dall’altra parte del tavolo e con meraviglia
osservò Hinata, che con una mano davanti alla bocca lo guardava divertita.
«Non
sei cambiato nemmeno in questo. Guarda, ti sei sporcato il viso di gelato».
Naruto
si sentì arrossire per l’imbarazzo, mentre si affannava alla ricerca di un
tovagliolo di carta, oggetto di cui il tavolino era sfortunatamente sprovvisto.
«T-tieni,
usa questo». Hinata gli porgeva un fazzoletto di carta, probabilmente estratto
dalla sua borsetta nera. Sempre previdente, Hinata.
«G-grazie».
Prese il fazzoletto, stando ben attento a non sfiorare le dita di lei, e poi se
lo portò alla bocca per pulirsi. Rimase immobile, senza più il coraggio di
mangiare altro di quella poltiglia sciolta nella coppetta.
«Naruto»
sussurrò Hinata, chiamandolo e incitandolo a guardarla. «N-non devi sentirti in
imbarazzo, vedi… Io non sono arrabbiata con te per quello che è successo. Sono
stata male, certo, ma ora è passato, perciò non fare quell’espressione triste.
Ti prego».
Il
ragazzo sgranò gli occhi a quelle parole, incredulo. Capì l’intento della
ragazza, talmente dolce e pieno di buoni propositi da fargli provare ancora più
nostalgia, ma le sue parole non aiutarono affatto ad alleviare il suo senso di
colpa.
«Hinata,
non devi dire questo. Io non ho scusanti per quello che ho fatto, dovresti
odiarmi e basta. Invece sei qui, a guardarmi ancora in quel modo…». Le parole gli morirono in bocca, mentre sentiva il
cuore rimbombargli in petto. Hinata era ancora così terribilmente bella e, se
si concentrava abbastanza, poteva vedere in lei ancora l’espressione che aveva
quella sera, sul suo volto, mentre lo fissava senza capire, incredula. Se ci pensava bene, poteva
sentire ancora lo scroscio della pioggia, che fuori batteva sulle mura, sul
tetto, sull’asfalto, mentre le lacrime cominciavano a sgorgare da quegli occhi
grigi.
«Accidenti,
Hinata, io ti…»
«Come
sta Sakura? Immagino vi frequentiate ancora» chiese Hinata con voce fredda,
interrompendolo. Naruto fissò la sua espressione spaventata e triste, senza
capire ciò che intendesse dire. Davvero, dopo tutto quel tempo, credeva ancora
a certe stupidaggini?
«Io e
Sakura non siamo mai stati insieme, come tu ben sai» disse, cercando di celare
la rabbia improvvisa.
«No,
non lo so, è questo il punto. Non
facevi che sorriderle e provarci con lei, senza mai curarti di quello che io provassi».
Naruto
sentì la nota tremante nella voce della ragazza, ma decise di ignorarla, colto
da un improvviso scatto d’ira. Avrebbe dovuto dirle che non aveva mai provato
nulla per quella ragazza se non amicizia, che si era comportato da stupido e da
ragazzino immaturo, che era stato egoista e insensibile. Ma, no, non fu quello
che disse.
«E che
dovrei dire io di te, allora? Non
facevi che pensare a quel maledetto pianoforte, alla tua carriera da pianista,
lasciandomi sempre da parte e in secondo piano. Mi sono abbassato a tal punto
da essere geloso di uno stupido strumento!».
Rimase
in silenzio, cercando di riprendere fiato, mentre stringeva le mani a pugno,
senza badare al dolore che le unghie conficcate nel suo palmo gli procuravano.
Ma fu Hinata a rompere il silenzio, la voce rotta e tremante.
«Hai
fatto bene a lasciarmi, quel giorno. Non avrebbe mai potuto funzionare tra noi,
avevi ragione».
Naruto
con sgomento si accorse delle lacrime negli occhi di lei, mentre si alzava in
fretta e sistemava la borsetta sulla spalla. «Addio, Naruto» sussurrò, prima di
girarsi.
Il
ragazzo rimase immobile, lo sguardo fermo nel punto in cui prima si trovava la
ragazza. Aveva scorto qualcosa,
attorno al suo collo. Qualcosa di terribilmente familiare.
Era un
piccolo ciondolo, assai modesto, a forma di cuore. Sapeva cosa quel pendaglio nascondeva
al suo interno. Lo sapeva perché glielo aveva regalato lui, anni prima, quando
ancora si amavano e tutto era così semplice.
Quel
piccolo dettaglio lo colpì come un fulmine a ciel sereno, sciogliendogli i
muscoli prima immobili e intorpiditi e facendolo scattare in piedi.
«Hinata!»
gridò, voltandosi verso l’uscita del locale. Ma la ragazza era già sparita.
«Posso aprirli ora?» chiede la ragazza, con
una risata divertita. Naruto osserva rapito il suo sorriso felice, dato dalla
curiosità e dall’entusiasmo provocato da quella sorpresa.
«S-sì» esclama, prima di schiarirsi la voce e
sistemarsi meglio, su quel materasso. A gambe incrociate, osserva Hinata aprire
gli occhi e sorridergli, prima di abbassare lo sguardo alle mani di lui. Gli
occhi grigi si spalancano, mentre le guance si chiazzano di rosso e la bocca si
apre in una piccola “o”, per lo stupore. «N-Naruto…» sussurra, senza smettere
di guardare il ciondolo che il suo ragazzo tiene fra le dita. Naruto sorride
dolcemente di fronte al viso adorabile di Hinata, così bella e pura da
causargli ogni volta le farfalle allo stomaco.
«È solo un pensierino, ma spero possa
piacerti comunque… Guarda».
Con agilità si sposta, fino a sistemarsi al
fianco della ragazza, che ancora rimane in silenzio. Naruto si sente arrossire,
mentre apre il ciondolo a forma di cuore. Subito, all’interno, appare una
piccola foto: Hinata sorride paonazza alla fotocamera, mentre Naruto, il mento
appoggiato sulla spalla di lei, la stringe fra le sue braccia. «Ho pensato di
inserire la foto che ci siamo scattati quel giorno, ricordi? È stato un primo
appuntamento alquanto disastroso, tanto che mi sono comportato da esaltato tutto
il giorno… Ma il fatto è che ero così felice di essere finalmente uscito con te
che non riuscivo più a controllarmi». Naruto ride vivacemente, mentre finisce
di parlare. Sì, sono passati sei mesi da
quell’appuntamento, eppure non si è mai pentito di aver raccolto il coraggio
per invitarla a uscire.
Hinata ancora non dice nulla, ma fissa il
ciondolo costantemente. Naruto comincia a sentire un groppo in gola, alla
mancata reazione di Hinata. Forse si aspettava qualcosa di meglio, il che è
comprensibile. Paragonato a quello che il padre e gli amici le avranno
regalato, quello stupido gingillo da quattro soldi sfigurerà completamente.
«N-non ti piace, vero? Mi dispiace tanto,
avrei dovuto scegliere qualcos-».
«Io… Naruto, questo è il regalo migliore
che potessi farmi».
La ragazza si volta leggermente a
guardarlo, mostrandogli un sorriso radioso. Naruto non resiste a quel viso,
così vicino al suo, ed è impulsivamente che si sporge fino a darle un bacio,
sulle labbra. Si stacca subito dopo, mantenendosi a pochi centimetri dalla
bocca di lei, ed è sorridendo che sussurra «Buon primo anniversario, Hinata».
La ragazza sorride soltanto, prima di
sporgersi per far incontrare di nuovo le loro labbra.
L’8 luglio migliore della sua vita.
Hinata
stava distesa sul suo letto, a pancia in giù, il volto affogato nel cuscino.
Era terribilmente stanca, distrutta da un pomeriggio passato a piangere nella
sua stanza da letto, ma non riusciva a dormire. Gli occhi grigi, ancora
arrossati, erano puntati sulla collana che giaceva sul pavimento di parquet;
aveva rotto la sottile catenella, quando se l’era strappata dal collo per
gettarla lontano. Si dava mentalmente della stupida, perché nonostante tutto
aveva tenuto per un anno quella catenella al collo, ma soprattutto perché nonostante tutto ancora desiderava
raccoglierla dal pavimento e cercare di aggiustarla.
Non si
aspettava di rivederlo così presto. Avrebbe dovuto ascoltare suo padre e
aspettare un altro anno, prima di tornare indietro; ma non aveva voluto, no.
Pensava di essere pronta, di essere
guarita da quella ferita che per mesi l’aveva tenuta legata al passato, ai
ricordi dei momenti passati con Naruto. La sua prima cotta, il suo primo e
unico amore. Ci aveva provato a dimenticarlo, ad uscire con altri ragazzi, ma
ogni volta paragonava i loro occhi a quelli celesti e vivaci di Naruto, o i
loro capelli a quelli biondi e soffici di lui,
il loro carattere al suo, solare ed esuberante. Nessuno era in grado di
divertirla quanto lui, o di farle dimenticare anche per un solo istante ogni
difficoltà.
Sospirò
pesantemente, prima di trascinarsi giù dal letto e chinarsi per raccogliere il
ciondolo fra le mani. Notò che due gancetti si erano spezzati, ma che era
facilmente sistemabile. Si sentì sollevata dalla scoperta.
Ad un
tratto sentì la porta della sua stanza spalancarsi e si voltò velocemente, per
trovare sua sorella Hanabi, ansante per la corsa, ferma all’ingresso.
«Hanabi…?»
chiese, guardandola allibita.
«Ti
conviene, uhm, scendere, prima che il vecchio faccia scempio. Tipo, ha già adocchiato
la katana appesa in soggiorno e sai che non è positivo». Hinata guardò confusa
la sorella qualche secondo, prima di fare come le era stato consigliato. Fece
in tempo a raggiungere le scale, che udì delle urla provenire dalla sala
d’ingresso.
«Vattene
di casa mia! Non voglio più vederti qui, capito, ragazzino?!».
Hinata
non aveva mai sentito suo padre talmente arrabbiato, Hanabi aveva pienamente
ragione. Stava per cominciare a correre al piano di sotto, quando una voce la
fece bloccare.
«Deve
farmi vedere sua figlia, accidenti! Non mi sposterò da qui finché non l’avrà
chiamata!».
Deglutì
a vuoto, i ricordi della discussione di quella mattina ancora impressi nella
sua mente. Respirò a fondo, prima di scendere gli ultimi scalini.
«Hai
una bella faccia tosta. Presentarti qui dopo tutto quello che le hai fatto, e
pensi davvero che ti permetterò di farle nuovamente del male? Sono stato
obbligato a mandarla in Francia, pur di non vederla piangere ogni giorno per te!».
«Papà».
Naruto
si voltò subito verso il corridoio, nel sentire quella voce. «Hinata».
Sussultò
nel vedere lo sguardo freddo che la ragazza gli lanciò nel sentirgli
pronunciare il suo nome, prima di rivolgersi nuovamente al padre.
«Non
preoccuparti per me, sto bene. Potresti lasciarci soli un momento? Devo sentire
cosa ha da dirmi».
Naruto
osservò il padre della ragazza lanciargli uno sguardo di puro disprezzo, prima
di annuire non troppo convinto e voltarsi per andarsene. «Andiamo fuori» gli
disse, poi, Hinata, facendogli cenno di varcare la soglia.
Rimasero
in silenzio a lungo, sotto quel portico, mentre osservavano la pioggia cadere
pesante dal cielo. Il rumore era così forte da soffocare persino il suo
respiro, che ad un tratto si era fatto più pesante. Ci aveva impiegato un
pomeriggio intero per capire che non avrebbe voluto vederla andare via di nuovo
dalla sua vita, che non l’avrebbe permesso, e così si era precipitato a casa
sua, senza mettere in conto che avrebbe incontrato la furia del padre della
ragazza.
Sospirò,
prima di voltarsi leggermente verso Hinata. Li aveva visti, i suoi occhi rossi
e gonfi, e subito il senso di colpa era cresciuto ulteriormente dentro di lui.
Le aveva spezzato il cuore di nuovo, una seconda volta. Chissà quante volte
ancora l’avrebbe fatto.
«Piove
proprio come quel giorno» sussurrò ad un tratto la ragazza, facendo sussultare
Naruto. «Perché sei venuto qui?» chiese, poi, questa volta a voce più alta.
Il
ragazzo la guardò alcuni secondi, prima di passarsi una mano fra i capelli
biondi. Dovette prendere coraggio, prima di parlare cercando di non tremare.
«Non mi aspettavo di rivederti proprio oggi. Io… non ero ancora pronto».
«N-non
è questo ciò che ti ho chiesto».
«Lo so,
ma fammi finire, per favore». Hinata si voltò a guardarlo di rimando, un’espressione
indecifrabile sul volto. Eppure, nonostante tutto, continuava a leggere
dolcezza in quegli occhi grandi.
«Non ero pronto, ma non mi ero sentito
così felice da un anno a questa parte. Sembrava quasi che all’improvviso tutto
fosse tornato al suo posto, nonostante l’imbarazzo. Ero di nuovo con te, e questo mi bastava».
«Sei tu
ad avermi lasciata, ti ricordo» sussurrò la ragazza, interrompendolo una
seconda volta. Naruto la guardò negli occhi, mentre si avvicinava a lei di
qualche passo. Hinata retrocesse, spaventata; il ragazzo fu obbligato a
prenderla per mano, pur di non lasciarla prendere ulteriori distanze. «Perché
hai paura di me?» chiese, senza smettere di guardarla negli occhi. «È vero,
sono stato io a lasciarti, ma perché pensi l’abbia fatto? Avevo paura. Pensavo
che mi avresti lasciato prima o poi, e che tu preferissi la tua carriera a me.
Avevo paura che avrei passato il resto della mia vita a chiedermi quando
avresti avuto un po’ di tempo per me.
Sono stato infantile ed egoista».
Hinata
abbassò lo sguardo, incapace di sostenere ulteriormente quello di lui. Naruto
non voleva vederla piangere, o soffrire, ma doveva dirlo. Doveva farle capire
che non avrebbe mai voluto spezzarle il cuore e lasciarla andare via. «Il
giorno dopo sono venuto a cercarti, per chiederti scusa, ma tuo padre mi ha
detto che eri partita e non saresti tornata. Ha detto che era troppo tardi, ed era
vero». Lasciò andare la mano della ragazza, improvvisamente privo di forze e
determinazione, colto da quell’improvvisa verità. «È troppo tardi» sussurrò, un’altra volta. «Eppure ti amo ancora».
Vide
Hinata sussultare, mentre alzava di nuovo lo sguardo. I suoi occhi incontrarono
quelli grigi di lei, ora spalancati e di nuovo coperti da un velo di lacrime,
la bocca semiaperta. La vide tentennare, l’espressione sul suo viso diventare
confusa; immaginò i pensieri che probabilmente si stavano affollando nella sua
testa e si maledì per essere stato così diretto e precipitoso. Con che diritto
si presentava davanti a lei dopo un anno, per dirle che ancora la amava? Non le
aveva chiesto se si era rifatta una vita, se ora qualcun altro era nel suo
cuore, oppure se semplicemente lo odiava. Stupido,
egocentrico, egoista.
«S-scusa,
non avrei dovuto dirlo. I-io… Me ne vado, Hinata. Scusami di tutto, prometto
che non mi vedrai più» disse soltanto, senza cercare di nascondere la sua
confusione e senso di colpa, mentre le dava le spalle e scendeva nel selciato,
pronto a raggiungere la sua auto.
Hinata
rimase immobile qualche secondo, il tempo necessario perché le parole di Naruto
la travolgessero appieno. «Naruto!» si ritrovò a gridare, mentre lo raggiungeva
correndo sotto la pioggia. Il ragazzo si voltò allarmato nella sua direzione,
la vista confusa per colpa della pioggia e delle lacrime. Hinata si fermò
davanti a lui, afferrandolo per una manica della maglietta che stava
indossando. Tremava per il freddo, nel suo maglioncino di cotone, ma non ci
badava affatto. «N-non te ne andare di nuovo» disse soltanto, prima di
abbracciarlo e affondare il viso nel suo petto. Le braccia di Naruto la
circondarono subito, riscaldandola così con il suo calore. Per la prima volta
dopo mesi, si sentì a casa.
«N-non
sono riuscita a dimenticarti, Naruto. C-ci ho provato tanto, ma non ci sono riuscita...
Se non sei sicuro delle parole che mi hai detto, ti prego, vattene ora, non potrei sopportarlo un’altra volta»
disse, fra i singhiozzi, mentre stringeva forte le mani contro la sua schiena.
Si aspettava forse di sentirlo allontanarsi da lei e chiederle scusa un’altra
volta prima di andarsene, ma invece non lo fece. La strinse solamente più
forte, mentre lasciava dei baci sui suoi capelli inumiditi dalla pioggia.
«Mi sei
mancata tanto» sussurrò, semplicemente.
Nella
mano destra, lì Hinata stringeva ancora il loro ciondolo, come testimone che a volte
l’amore resiste. Resiste alle
difficoltà, al tempo e a tutte le incomprensioni che può incontrare nel suo
cammino. E ci sarà sempre tempo per sistemare le cose, per accorgersi che
insieme le difficoltà si possono superare con più forza. Perché molte cose con
il tempo si consumano, ma l’amore, quello vero,
non svanisce mai.
«Ti amerò sempre».
Salve
a tutti :D
Oggi è
l’ 8 luglio e ho deciso di pubblicare questa storia per il compleanno di FuyuShounen,
il mio fratello-non-di-sangue (HB Fuyu! :D)
Con
questa storia –spero per lo meno decente xD- ti ringrazio per tutta l’infinita
pazienza che porti con me, perché so di essere completamente egocentrica, fuori
di testa, che parla fino a provocare nell’altro un esaurimento nervoso ._. Ti
voglio bene anche per questo ;D Spero che questa storia ti piaccia almeno un po’,
e non ti faccia vomitare arcobaleni per il troppo fluff (?). Che poi, ho fatto
diventare il tuo compleanno la data di anniversario di questi due piccioncini
adorabili, dai :D
Questa
storia partecipa anche alla challenge indetta dalla carissima Sara.1994 sul forum di Efp, “Tre prompt al giorno tolgono il medico di
torno”. I prompt utilizzati sono pianoforte
e collana.
Fatemi
sapere che ne pensate, mi farebbe piacere leggere le vostre opinioni (:D), e
grazie in anticipo a chi leggerà :D
Happy Birthday FuyuShounen!! :D
Ta-ta-tan, Pubblicità (?):
vi consiglio, nel caso non l’aveste mai fatto, di leggere la storia di
FuyuShounen http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=873677
:D