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Autore: thepurpledoor    08/07/2013    19 recensioni
(Dal testo)
Anche quell'anno, a settembre, Louis se ne sarebbe andato, ma Zayn aveva la certezza che sarebbe ritornato questa volta, che la lontananza era solo tempo e che con l'amore, sarebbero passati in fretta i mesi.
Os Zouis, primo esperimento, arrivata quarta al Try-Contest.
Accenni anche di Zayn/Michael (dei 5sos)
Perché quella era la loro casa ai confini del mondo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA CASA AI CONFINI DEL MONDO


Avevano entrambi cinque anni la prima volta che si incontrarono. Il bambino dai capelli color del grano maturo e quello dalla pelle olivastra. Il primo aveva detto di chiamarsi Louis Tomlinson, con quegli occhi brillanti e blu pieni di curiosità, che solo a quell'età risultava fastidiosa e, con altrettanta altezzosità, aveva precisato che la esse nel suo nome non bisognava pronunciarla perché la sua mamma gli aveva detto così. Zayn, ovviamente, lo prese in giro per quel nome così strano da sentire in quella cittadina del Texas dimenticata da Dio e avvolta dai campi. Louis, offeso, aveva poi gettato i colori a cera per terra, dicendo di odiarli e Zayn gli aveva dato un pugno sul naso, non tanto forte da far uscire il sangue, ma pur sempre doloroso per un bambino. Louis pianse.

Semplice. L'inizio di un'amicizia.

Ad otto anni i signori Tomlinson regalarono al loro primogenito un cagnolino, un piccolo quadrupede di razza non ben definita che il padre di Louis aveva ricevuto in regalo da un collega. Il bambino, felice, lo aveva accolto come il dono più prezioso che potesse ricevere, stringendolo tra le braccia come se fosse il suo nuovo giocattolo. A quell'età non potevano capire il senso della vita o l'importanza di un abbraccio. Zayn ne fu quasi geloso, come se il cane potesse rubargli l'amico. Quel tipo di gelosia non era un sentimento adatto ai bambini, eppure era lì, dipinto nel suo volto imbronciato e riflesso nelle sue ciglia nere corrucciate.

-Non lo stringere troppo, altrimenti soffoca.-

Parole ingenue che solo i bambini potevano dire senza essere derisi, ed i bambini non mentivano mai. Louis gli rispose gentile che tutti avevano bisogno di un abbraccio. Zayn sorrise, desiderando quello dell'amico più di quanto potesse desiderare un nuovo gioco per la playstation.


Quando a quindici anni Louis baciò la sua prima ragazza, in piena crisi ormonale, Zayn fu il primo a saperlo ed a soffrirne. Perché il biondo dei capelli del primo si era scurito, i denti raddrizzati, gli occhi azzurri come il cielo senza confini di quel paesino, erano diventati ancora più furbi e le ragazze lo avevano notato. E a Zayn l'adolescenza non sembrò mai così difficile.

Difficile pensare che il suo migliore amico, quello dalla finestra di fronte alla sua camera, quello con il quale aveva trascorso ogni istante della sua vita fino a quel momento stesse crescendo e probabilmente fosse innamorato.

Difficile anche solo ammettere per un adolescente confuso sessualmente, di desiderare che quel primo bacio fosse suo, che gli appartenesse di diritto, come se l'amore fosse un atto dovuto, come se essersi innamorato del suo migliore amico cambiasse qualcosa.

Louis non era proprietà di nessuno, era uno spirito libero, di quelli che amavano leggere libri sotto gli alberi nei prati, camminare sotto la pioggia troppo occupati ad idealizzare l'amore invece di vedere con i propri occhi quanto fosse vicino al suo letto e dentro la sua vita. Zayn invece, era troppo chiuso per mostrargli la realtà, tappate le sue ali, troppo piccole per poter volare, tra i suoi fumetti e le sue fotografie attaccate al muro, sapeva che la sua vita sarebbe stata un tormento, sapeva che doveva andarsene da lì, eppure non avrebbe potuto. Guardava il mondo dal di fuori come si osservavano i dipinti del cubismo: con perplessità ed amarezza.


A diciassette anni si diplomarono insieme, passando poi la migliore estate della loro vita. Perché loro i divertimenti riuscivano a crearseli, tra una corsa in macchina e un bagno al fiume, rotolandosi nei campi di grano, immaginando il futuro. Nessuna discoteca, nessun locale dove andare, nessun collegamento veloce ad internet. Avevano poco, ma quel poco per loro era tutto ciò che importava.

Sdraiati sul tetto della casa di Zayn, la notte, ad osservare le stelle mentre fumavano di nascosto, i sogni prendevano forma, accarezzati dalla brezza estiva, il caldo a soffiargli la pelle, tra le fantasie di piccoli uomini.

Avevano un'idea diversa di ciò che il futuro gli avrebbe riservato. A settembre Louis sarebbe partito per Yale inseguendo il suo sogno di diventare giornalista. Era entusiasta, era ciò che desiderava, era il corso della sua vita che stava andando nel verso giusto, ma sapeva che Zayn sarebbe rimasto lì, bloccato in quell'universo parallelo fuori dai confini della civiltà. Lasciarlo sarebbe stato doloroso, ma necessario. Desiderava cambiare il mondo dall'alto del suo metro e settanta il piccolo Tomlinson, lasciare il segno, esprimere opinioni, non sapendo che il mondo non si poteva cambiare, che la vita appariva migliore se sottovuoto, scolpita all'interno di quelle palle di vetro con la neve finta dentro. Andarsene sarebbe stato facile, così da poter vivere lontano dalla sua famiglia opprimente e da quella cittadina bigotta. Zayn invece, sapeva già che avrebbe lavorato nel ristorante di famiglia, costruito con sforzi e sacrifici dai suoi genitori. Lo attendeva una vita mediocre, una moglie formosa e bambini in quantità, vivendo dietro quella staccionata bianca, contornata di verde e dai cespugli tagliati, tipica del profondo sud. Non poteva permettersi di sognare perché ogni sogno aveva poi il suo prezzo da pagare e la disillusione sarebbe stata dura da digerire. Pensava di meritarsi quello, che le radici ai suoi piedi fossero ormai piantate troppo in profondità per essere estirpate. Ed amare l'unica persona al mondo che non lo aveva lasciato solo durante quegli anni, che aveva difeso con le unghie e con i denti, non aiutava. Perché Louis lo sapeva, dentro di sé sapeva quello che provava l'amico dalla pelle esotica e dagli occhi scuri come la birra di castagne, come la terra essiccata dal sole, sapeva che abbandonarlo era la scelta sbagliata, che avrebbe fatto male ad entrambi, ma doveva evadere dalla gabbia, con o senza di lui, altrimenti ci sarebbe morto in quel buco, si sarebbe spenta la sua curiosità, gli avrebbero tagliato la sua lingua biforcuta, si sarebbe atrofizzata la sua mano da scrittore. Zayn questo lo sapeva e forse, lo amava anche per quelle caratteristiche esuberanti che lo avevano sempre reso bersaglio delle prese in giro dei compagni di scuola, quando per difenderlo li aveva picchiati e le aveva anche prese, ingoiando il sangue amaro che gli ricamava il volto dopo essere uscito dal suo labbro inferiore. Gli avevano dato tre punti, una cicatrice ancora visibile, ma l'avrebbe rifatto perché per lui avrebbe dato la vita.

Il confine sottile tra amore e amicizia che, a modo loro, entrambi avevano superato.

Il loro amore era fatto da tempi che non sarebbero mai combaciati, stagioni diverse, esigenze parallele.


Quell'ultima sera di settembre, prima della partenza, la passarono insieme. La stanza di Louis piena di valige e scatoloni, spoglia, come se dopo la sua partenza smettesse di vivere. Alle pareti ancora i poster e le medaglie vinte alle olimpiadi di letteratura. Quella finestra, la finestra di fronte, che entrambi sapevano sarebbe rimasta chiusa. Zayn sdraiato sul letto, come faceva sempre, con una mano sulla pancia e una dietro la testa, Louis che lo osservava da lontano, pensando a quanto fosse bello, assorto nei suoi pensieri con gli occhi marroni dall'aria triste e a quanto tutto quello fosse impossibile. Perché gli aveva chiesto di partire insieme a lui, ma il moro non aveva voluto.

La casa ai confini del mondo era la sua, non poteva abbandonarla.

Allora aveva deciso di abbandonare entrambi, di lasciarli lì, bloccati nel tempo fino a quando non fosse tornato.

-Hai promesso di prenderti cura di Merlin mentre non ci sono.-

Il loro cane, spettatore sempre in prima fila delle loro bravate. L'aveva chiamato Louis così, perché Merlin era un mago e a quell'età “La spada nella roccia” era il suo cartone preferito, anche se “La Sirenetta” aveva un fascino tutto suo che non poteva palesare.

Con l'aria triste di chi non sapeva cosa dire, le parole di Zayn si fermarono in un primo momento in gola, secche, come se le corde vocali non potessero articolare quel sentimento.

-Ci faremo compagnia mentre non ci sei.-

A Louis tremarono le mani mentre accarezzava dolcemente l'animale, ormai vecchio e stanco. Una città nuova, infinite possibilità, la libertà, eppure la paura. Pensò che sarebbe stata dura farcela senza il suo amico, senza la sicurezza del suo sguardo posato alle sue spalle.

-Tornerò presto, già a giugno, meno di un anno.-

E il moro si sforzò di sorridere dolcemente, ma ad occhi attenti non sarebbe sfuggito che quello era un sorriso finto.

Louis si sdraiò di fianco a lui, in quel letto ad una piazza e mezzo che li aveva ospitati tante volte. L'aria, già più fresca, segnava la fine dell'estate e i rintocchi dell'addio. Come sempre doveva essere in grande stile, non poteva semplicemente dire ciao ed andarsene, non sarebbe stato da lui, narcisista e amante del bello quanto dell'inaspettato, ancora inconsapevole di cosa significassero i suoi gesti.

Gli strinse la mano, intrecciando le dita attorno alle sue per, poco dopo, voltarsi leggermente e sentire il respiro dell'amico addosso. Sapeva di tabacco ed era caldo. I loro cuori iniziarono a battere troppo veloci nelle casse toraciche. Potevano sentirli, accorgendosi esattamente del momento in cui qualcosa cambiò.

-Mi mancherai.-

Gli sussurrò Louis all'orecchio per poi avvicinare le labbra al suo collo. Zayn, incredulo, non riuscì a credere a quello che stava succedendo, non in quel momento. Non doveva essere un addio, non poteva, perché non era pronto, soprattutto dopo che le labbra sottili e rosee del castano si erano posate gentilmente sulle sue più carnose, muovendosi leggiadre. Era quello che aveva sempre desiderato, le sue labbra strinsero ancora per dare amore. Occhi negli occhi, Louis sapeva benissimo quello che stava facendo, mentre Zayn no. Il primo gli stava regalando un bacio d'addio, una notte da amanti, non da amici, il secondo pensava che con quei gesti d'amore non se ne sarebbe più andato. Errore madornale di entrambi.

L'illusore e l'illuso, stretti in un letto, abbracciati, cominciarono a scoprire i loro corpi, a fremere toccandosi avidamente come avevano sognato di fare entrambi, anche se solo uno di loro ne conosceva il significato. Le loro pelli accaldate si appiccicarono, tra sudore e zanzare, l'odore del grano appena tagliato nell'aria, dell'autunno alle porte. Il loro bacio non fu casto, non fu uno sbaglio, fu vita che scorreva libera, fu la paura della perdita. I loro atti sessuali furono maldestri e scoordinati, non approfonditi e completi, ma quello non importava. I loro suoni erano come la musica delle cicale che vivevano solo d'estate, il fruscio scomposto dell'erba nei campi, quell'onda gialla di sole a baciargli la pelle. Louis si lasciò andare a quello che voleva da tempo, mentre Zayn voleva solo amore. Quando, entrambi compiaciuti e imbarazzati, terminarono di regalarsi piacere, non la smisero di stringersi e baciarsi, perché quella notte sarebbe stata l'ultima. Dormirono insieme, ma al mattino solo uno di loro abbandonò l'alcova dei sogni, il riparo confortevole. Il mondo lo aspettava.

Zayn così, aveva avuto il suo primo bacio, quello che aveva desiderato a quindici anni, per poi essere lasciato, perso nel nulla.

Quella mattina il cielo pianse e qualche lacrima scese anche dagli occhi dell'uno e dell'altro. Zayn con il cuore infranto, Louis con la paura di non voler ritornare mai più.


Passarono i mesi, si alternarono le stagioni e mentre uno dimenticava congelando i ricordi per poi spazzarli via, il ragazzo lontano, quello dagli occhi azzurri come il cielo di casa sua, quello che non avrebbe visto per molto tempo, andava avanti, tra studio, uscite, ragazzi e notte, senza stelle però. Perché più passava il tempo, più osservava su facebook le foto promiscue e divertenti della sua nuova compagnia, più era al centro dell'attenzione che aveva ricercato, più sentiva la mancanza di quello che aveva perso. Non gli aveva telefonato o scritto, nessun messaggio o lettera, niente di niente. Se ne era andato senza salutare troppo impaurito che quel suo, chiamiamolo amore, per l'amico potesse costringerlo a restare lì. Lui però, era sempre nei suoi pensieri, si rispecchiava nei suoi gesti, ricercava caratteristiche simili in altri, pur sapendo che non l'avrebbe mai trovata la perfezione di quel sorriso da bambino, la scontrosità di un animo duro, ma gentile, premuroso. La stagione dell'amore di Louis era arrivata proprio quando quella di Zayn era finita.


A giugno, iniziò una nuova estate nelle campagne texane e molto era cambiato nella vita di Zayn. Nessun migliore amico da salvare, un lavoro come cameriere la sera e di giorno alla fattoria del nonno, poco lontana, immersa in un campo enorme che si sarebbe riempito di balle di fieno. Il primo bagno al fiume lo aveva fatto da solo, il suo compleanno non l'aveva festeggiato, con il suo primo stipendio si era comprato un computer nuovo, ora che internet era veloce. Poi aveva visto certe foto di lui, ma nessuna notizia ed era andato avanti.

Con Merlin sul suo fuoristrada arrugginito, andava ogni mattina alla fattoria ad aiutare il nonno con i lavori nei campi e con i cavalli del piccolo maneggio. Quel signore anziano che sembrava capirlo più di tutti, che sapeva, che aveva visto con gli occhi di chi ama incondizionatamente un nipote dall'animo triste e spento.

Non era solo. Michael, il ragazzo che il padre di sua madre aveva preso in affidamento, era obbligato ad aiutarlo. All'inizio era scontroso e timido, piano piano aveva poi iniziato ad aprirsi. Capelli viola e rosa, con qualche punta di verde residuo del colore precedente, aveva sedici anni e non gli importava se a scuola lo prendevano in giro. Veniva da New York e l'assistente sociale gli aveva detto che l'aria del sud gli avrebbe fatto bene. Lui odiava il sud e Zayn non poteva dargli torto. Capì che fosse gay nel momento esatto in cui gli offrì del sesso nelle scuderie. Ovviamente non rifiutò, primo perché era bello e senza pretese, secondo perché sarebbe ritornato dai suoi genitori nella grande mela non appena si fossero disintossicati e terzo, non era Louis.

Dopo nove mesi della sua assenza, il moro aveva capito che doveva dimenticarsi di quello che era successo, che se non si era fatto sentire, non lo aveva nemmeno salutato ed era stato in silenzio per tutto quel tempo, pubblicando quella sorta di foto oscene sul suo profilo, significava che di lui non gli importava niente.

Poi Michael era simpatico. Per Zayn era facile ridere con lui, facile baciarlo quando ne aveva voglia, ancora più facile farci sesso. Lui sapeva che non era amore, sapeva che la loro complicità sarebbe stata effimera, di quelle attrazioni nate per finire, ma erano consenzienti, giovani e nessuno li obbligava a cambiare.


Quella giornata il sole batteva più forte. Malik si era svegliato di buon umore, non aveva nemmeno osservato la finestra vuota e chiusa di fronte alla sua come faceva ogni giorno, si era rassegnato e viveva tranquillo. Dopo la colazione ed una doccia, aveva aiutato un Merlin sofferente a salire sul fuoristrada. Arrivato, dopo aver salutato il nonno, si mise subito a lavoro, sfilacciando il fieno per gli animali e riempiendo gli abbeveratoi con acqua pulita e fresca. Michael arrivò con qualche minuto di ritardo.

-Buongiorno, ti ho portato il caffè.-

Una tazza fumante ad accoglierlo.

-Sia benedetto il caffè, oltre che il tuo culo.-

Ammiccò all'amico esuberante prima di riprendere con il lavoro. Parlarono del più e del meno, soprattutto di musica alternative rock, di quella che piaceva a Michael.

Arrivati a mezzogiorno, si fermarono entrambi ad osservare il sole che batteva sopra le loro teste. Zayn si bagnò i capelli, togliendosi la maglietta sudata e appiccicata dal suo corpo esile. Bevve quasi un litro d'acqua, facendo dissetare anche il cane, sdraiato all'ombra di un salice piangente. Alle due, dopo aver pranzato con il nonno, entrambi uscirono spintonandosi leggermente e ridendo. Arrivati vicino alle stalle, il ragazzo della città, afferrando la pompa dell'acqua, bagnò di sana pianta il moro, stuzzicandolo di proposito. Provocatore nato, il sedicenne sapeva molte più cose che l'ingenuo Zayn, sapeva esattamente cosa fare e come fare per soddisfare il corpo di un uomo.

-Ti faccio vedere io che ti combino appena ti prendo.-

Disse con fare arrabbiato e divertito, rincorrendo il ragazzo. Lo afferrò non appena mollò la pompa e prese a fargli il solletico, ricordandogli scene passate al fiume, quando le sue mani aveva solleticato un altro corpo, volendolo amare.

-Basta Zayn, basta! Mi arrendo, puoi farmi quello che vuoi.-

Quando si fermò, Michael gli morse un labbro prima di baciarlo appassionatamente, uno scontro di lingue che avrebbe fatto impallidire chiunque li potesse vedere.

Il destino volle che Louis, arrivato quella stessa mattina, li stesse proprio osservando. Mandato lì dalla madre del moro, non appena li vide, così felici, apparentemente innamorati, desiderò sprofondare per aver anche solo pensato che Zayn potesse averlo aspettato. Avrebbe voluto cedere, accasciarsi per terra e piangere all'infinito, perché l'amico che aveva abbandonato gli era mancato e negare la verità a sé stesso era stato l'errore più grande della sua vita. L'ultima notte passata insieme era stata quella alla quale si era tenuto aggrappato nei momenti bui, quando non sapeva cosa fare, quando la nostalgia lo coglieva di sorpresa e lo uccideva tanto era intensa.

-Disturbo?-

E la sua voce gracchiante e turbata interruppe quel momento ricordando a Zayn echi lontani, come di api ed alberi, il fruscio delle foglie d'autunno che cadono.

L'autunno era stata la loro ultima stagione.

Si voltò, vedendo quegli occhi azzurri di nuovo. Gli sembrarono più spenti. I capelli più lunghi, il gel a sistemarli, gli abiti più eleganti, mentre lui appariva come un contadino sporco e mezzo nudo. La vita lo aveva cambiato.

-Merlin! Qui, bello!-

Riuscì a gridare solo quello, nessun saluto, nessun come stai, niente. Chiamò il cane perché era l'unica cosa che li legava ancora. Lentamente Merlin arrivò, passando prima da Zayn per poi correre verso il primo padrone, quello che l'aveva abbandonato. Eppure ricordava, come lui, il cane ricordava tutto. Fu dolce veder muovere fortissimo la sua coda, dolce la mano dell'uomo a strofinarsi contro la testa del cane, con affetto.

-Che cos'ha?-

-È vecchio, pensavamo che non riuscisse a superare l'inverno, ma sembrava volesse aspettarti.-

Zayn stesso lo aveva aspettato per poi finire ammettendo di essere stato stupido per averlo fatto. L'animale no, ogni sera si sdraiava davanti alla porta della camera e aspettava che il suo padrone tornasse. La fedeltà e la perseveranza che lui non aveva avuto.

-Non mi hai detto niente.-

-Non mi sembra che tu ti sia preoccupato di noi mentre non c'eri. Siamo andati avanti, anche tu l'hai fatto.-

Per la prima volta nella sua vita Louis si sentì in colpa, tremendamente colpevole. Respirando l'odore di casa, vedendo il viso di chi aveva perso, accarezzando il pelo del suo cagnolone ormai troppo grande. Le speranze di ricomporre quello che aveva rotto erano svanite quando aveva visto la durezza con la quale Zayn lo aveva affrontato, l'indifferenza quasi. Il suo posto rimpiazzato da quel ragazzo dai capelli strani. Perché se ne era andato? Perché?

-Ciao, io sono Michael comunque, il nonno di Zayn mi ha in affidamento.-

Si fece avanti per stringergli la mano, ma lui non ricambiò, scortese. Zayn non se ne preoccupò tanto era perso nel suo azzurro.

-Ok, vi lascio un po' da soli, forse dovete parlare.-

Michael capì che qualcosa non andava, capì che avrebbe dovuto lasciarli soli.

Il moro rise, di quei sorrisi amari ed ironici che Louis non gli aveva mai visto fare. Si accese poi una sigaretta ed aspirò, scrollandosi via dal torace un po' di quelle goccioline d'acqua rimaste impigliate nella sua pelle. Louis lo trovò paurosamente sexy. Era cresciuto in un anno, più scuri i suoi capelli, decisi i movimenti, accentuata la muscolatura. Avrebbe voluto urlargli in faccia quanto gli fosse mancato, quanto lo amasse, che l'aveva scoperto poco dopo essersene andato, se non la sera stessa della dipartita dal suo letto.

-Non c'è un fottutissimo cazzo da dire. Io e lui non siamo più niente ormai. Due estranei.-

Si spostò, tornando alle sue bestie e lasciando il figliol prodigo appena tornato a casa in preda al puro sconforto. Louis pensò che quello fosse anche peggio della lontananza. L'indifferenza era peggiore dell'odio, che almeno l'odio era un sentimento. Adesso che erano estranei, Louis nella sua stagione d'amore, apparve distrutto.


La vita nella cittadina continuò placida e afosa per tutto il mese di luglio. Entrambi sembravano non riuscire a trovare un punto d'incontro, anzi, Zayn aveva deciso che far patire le pene dell'inferno al suo amico sarebbe stato un ottimo piano di rivincita ora che sapeva, anzi sentiva, che era tornato con la voglia di riappacificarsi.

E quando la sera si affacciava alla finestra di fronte sperando di incontrare il suo sguardo, Zayn glielo negava tirando grosse e spesse tende nere, il nero come il lutto. Troppo aveva sofferto, troppo sperato per dimenticare tutto. La misericordia ed il perdono professati nelle Chiese non erano mai stati insegnamenti adatti a lui.

Quella notte però, le cose furono diverse. Louis si immaginò che siccome le tende erano aperte, Zayn si sarebbe affacciato, i loro occhi incontrati e i sentimenti finalmente lasciati uscire, guidare dall'aria calda. Non fu così.

Ascoltando il suono dei grilli e delle cicale, Louis si sporse sul davanzale, osservando dapprima le stelle per poi soffermarsi sul tetto che aveva sorretto i suoi sogni e le loro anime. Una luce improvvisamente accesa e dei movimenti proprio nella camera che stava osservando catturarono la sua attenzione. Vide due corpi baciarsi, le loro ombre proiettate sul muro, le loro mani cercarsi, spogliarsi, le loro risa sfidare i rumori della natura. Poi Zayn spinse Michael verso la finestra, entrambi voltati nella sua direzione, il giovane con la testa piegata all'indietro a godersi i baci sul collo di uno Zayn dagli occhi troppo compiaciuti e cattivi, feriti, occhi che si scontrarono con quelli di Louis per sfidarlo, per ferirlo a loro volta, sapendo dove andare a colpire per lacerare la carne, uccidere. Se non fosse stato per il fatto che Louis ad un certo punto entrò in camera distrutto chiudendo la finestra, il moro avrebbe continuato, prendendo Michael lì, da dietro, in quella posizione esibizionista, in un muoversi di fianchi senza sosta, castigando l'amico che era un estraneo solo a metà.

E Louis, sdraiato sul suo letto, pianse per amore, pianse quelle lacrime che non aveva mai versato, tutte fino a soffocare, amando ciò che non gli apparteneva più, pensando a quello che stava succedendo a meno di tre metri dalla sua camera. La lontananza almeno gli aveva impedito di vedere con i suoi occhi, di sentire il momento esatto in cui il suo cuore si era infranto. Abbracciò Merlin, accarezzandogli il pelo, pensando di aver gettato via tutto e di averlo visto di nuovo cadere fra le braccia di un uomo che non era lui. Perché era convinto che solo le sue di braccia lo avrebbero amato come meritava, solamente le sue.


Quella mattina Louis si alzò, la sua porta socchiusa, un temporale estivo in arrivo come annunciato dal meteo e l'aria pesante, irrespirabile per quanto umida. Qualcosa sarebbe successo e avrebbe portato spavento e dolore, inatteso dolore riconciliante.

Passarono le ore e quando si accorse che Merlin era scomparso, l'ansia lo colse. Il veterinario dal quale lo aveva portato qualche giorno prima non gli aveva dato buone notizie, accennando anche al fatto che il cane si stava preparando per morire. Merlin quindi voleva affrontare la morte da solo, per quello era scappato, per morire in pace, in mezzo alla natura che amava tanto. Il primo istinto fu quello di chiamare Zayn, il cane era il loro, il simbolo della loro amicizia, quello che ne rimaneva, l'unico aggancio al passato. Poi pensò a Michael, a qualche notte prima quando lo aveva sentito andarsene dopo il sesso. Con le lacrime agli occhi decise di chiamare ugualmente quel numero che aveva cancellato dalla rubrica, ma non dalla mente. Squillò. Zayn rispose, non aspettandosi la chiamata del castano ed ebbe la sensazione che qualcosa stesse per cambiare.

-Pronto. Cosa c'è?-

-Zayn.-

-Sì, sono proprio io. Cosa c'è?-

-Merlin è scappato. Non lo trovo più.-

-Come?-

-Il veterinario mi ha detto che i cani scappano quando vogliono morire da soli.-

La voce rotta come quella del bambino di un tempo fece ricordare a Zayn che dietro a tutto, dietro ai litigi, all'abbandono, dietro ad ogni cosa, ci fosse ancora lui.

-Lou stai calmo, lo ritroveremo. Adesso mi metto a cercarlo anche io, ok?-

L'aveva chiamato Lou, la sua voce si era addolcita, la sua preoccupazione era aumentata. Lou era la speranza al quale potersi aggrappare di fronte alla paura.

-Ok.-

Passarono tutta la giornata a cercarlo mentre il temporale si avvicinava e le gocce di pioggia iniziavano a cadere, sparpagliate, alle volte grandi e altre piccole. Cercarono in casa di entrambi, nei garage, lungo le strade che portavano in città, vicino al ristorante, alla scuola, al parco, alla fattoria del nonno, ma niente.

Zayn trovò Louis rannicchiato contro la porta di casa sua, stanco, i vestiti sudati e sporchi, gli occhi rossi. Era tornato il ragazzo di sedici anni che amava, ma non riuscì a rallegrarsene. Merlin era l'unico ricordo di un'infanzia felice, poteva lasciarlo morire senza nemmeno un addio?

Gli andò incontro e gli intimò di alzarsi.

-Su, alzati, c'è ancora un posto che non abbiamo controllato.-

Si diressero al fiume con il fuoristrada del moro. Quel sentiero sterrato così familiare, le ruote che alzavano la polvere dei ricordi sbiaditi. La prima volta che si erano visti nudi per poi tuffarsi nell'acqua fredda, le lucciole che la notte illuminavano quel bosco, rendendolo unico, speciale.

Scesero sbattendo simultaneamente le porte dell'auto mentre un tuono si scagliò contro il cielo livido. Sentirono un guaito leggero, un lamento di paura. Poi lo videro. Merlin era sdraiato sotto il loro albero, quello delle iniziali, di quella “elle” tonda e di quella “zeta” sottile. Il cane se le ricordava così come erano scritte a fuoco nella loro mente. Louis in un secondo fu accanto a lui, la visione dolce di un quadro antico.

-Va tutto bene, non sei solo.-

Lo accarezzò dietro le orecchie mentre immobile nel corpo, i suoi occhi lo guardarono con affetto. La forza lo aveva abbandonato, il pelo era diventato ispido, non più di quel marroncino vivido e lucido, le zampe deboli, la coda ferma. Louis si ricordò del primo momento che lo aveva visto ed abbracciato, entrambi piccoli e bisognosi d'affetto.

Zayn si mise vicino a loro, in silenzio, non sapeva cosa dire, non sapeva come sopportare il dolore di un altro abbandono. Poggiò il palmo della mano aperto sopra la pancia dell'animale e sentì che il respiro era debole. Mancava poco. Con l'altra mano afferrò saldamente quella dell'amico. Tremava.

-Sei stato un buon cane, mi dispiace di averti lasciato qui.-

Le lacrime di Louis presero a sgorgare come il fiume che scorreva di fianco a loro, come l'acqua che dal cielo aveva iniziato a scendere prepotente. Gli baciò il muso, tenendolo più stretto, facendolo appoggiare sulle sue gambe. Era davvero arrivato il momento dell'addio. Zayn pensò che la morte fosse la cosa peggiore al mondo, che erano quelli che restavano a patirne le conseguenze, non chi partiva senza sapere la meta. Così per il cane, così anche per lui. Gli strinse la zampa e gli disse addio.

-Andrai in un posto migliore, smetterai di soffrire. Ti voglio bene amico.-

L'addio dei campioni.


Lo seppellirono il giorno dopo, quando il sole, tornato a fare capolino, aveva già asciugato ogni ramo, ogni foglia, tranne le lacrime di Louis. La tomba del cane sarebbe stata proprio lì, sotto quell'albero, vicino al fiume, nel punto esatto della sua morte. Louis e Zayn si incontrarono di nuovo in quel giorno di lutto, perché un cane non era solo un cane.

-Lui è stato con me mentre tu non c'eri, ho mantenuto fede alla promessa.-

Lo disse con voce amara, quasi un sussurro.

-Anche io sono tornato come avevo promesso.-

Il castano camminò verso di lui, le loro teste vicine, quasi a non sopportare la vista di quegli occhi così arrabbiati nei suoi.

-Non ti sei fatto sentire, niente di niente, la mattina te ne sei andato senza fare rumore, come se ti vergognassi di quello che avevamo fatto.-

Scosse la testa turbato Louis, mentre Zayn lo attaccava.

-Sapevo che se ti avessi svegliato non avrei più trovato la forza di andarmene. Sapevo che se ti avessi chiamato, avrei preso il primo aereo e sarei tornato. Ed ora che sono qui, tu stai con un altro, dici che sono un estraneo...-

-Michael è solo sesso. Tu mi hai abbandonato qui, dovevo aspettarti?-

Louis abbassò lo sguardo, perché se c'era una cosa che lui aveva fatto per Zayn era proprio aspettarlo, a discapito di quelle foto provocatorie nei locali, di quelle serate piene d'alcool, Louis aveva aspettato. Si girò con le lacrime agli occhi.

-Speravo di essere io la tua prima volta, come tu dovevi essere la mia.-

Louis era vergine. Dopo quella notte nella sua stanza, quando i preliminari non avevano avuto il coraggio di trasformarsi in sesso, lui non era stato con nessun ragazzo o ragazza. Non avrebbe mai guardato nessuno come guardava lui, toccato nessuno come lui, amato nessuno come lui.

E le stagioni del cuore quella volta tornarono a combaciare.

Zayn lo afferrò per un braccio, urlandogli contro infuriato.

-Sei un egoista, mi hai lasciato qui e io ti odio, ti odio così tanto che non riesco a dimenticare, ti odio così tanto perché ti amo ancora.-

Lo baciò prepotentemente, una mano sulla sua testa, l'altra a tenergli la maglietta, la sua lingua a scoprirlo, a succhiarlo, a marchiarlo, ricordandogli a chi appartenesse, chi dovesse amare. Zayn aveva sognato quel momento ogni notte, aveva sognato i suoi occhi azzurri nel cielo, cercando il suo profumo in ogni luogo, senza mai trovarlo. Lo amava, lo aveva sempre amato e non poteva ordinare alle sue braccia di stringere di meno perché non voleva lasciarlo andare mai più. Louis ricambiò sentendosi felice, stringendoselo addosso quel corpo che era stato lontano, cullandosi tra quel “ti amo” confuso, annusando l'odore di sudore e di erba che faceva. Il suo amico era tornato.

I cuori, in accordi armoniosi, risuonarono presi dalla passione.


Louis era stato il primo bacio di Zayn e Zayn la prima volta di Louis. L'amore sincronizzato avrebbe trovato spazio quell'estate, riportando i ricordi ad un nuovo splendore ed aggiungendone altri.

Anche quell'anno, a settembre, Louis se ne sarebbe andato, ma Zayn aveva la certezza che sarebbe ritornato questa volta, che la lontananza era solo tempo e che con l'amore, sarebbero passati in fretta i mesi.

Perché quella era la loro casa ai confini del mondo.


Note d'autore:

Eccomi qui, una Os Zouis, chi l'avrebbe mai detto? Ho partecipato ad un concorso, beh non è andata stupendamente, non è piaciuta molto, ma ehi, così è la vita. Mi sembrava brutto non pubblicarla quindi se l'avete letta, lasciatemi un parere anche voi, così da mettermi il cuore in pace e rinunciare con le storie formattate in dimensioni ristrette e in terza persona che, fondamentalmente odio! =)

Ok, aspetto i vostri pareri. Un abbraccio come sempre.

Fra

  
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