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Autore: Lothiriel_Indil    09/07/2013    0 recensioni
Tre...
L'avrebbe perdonato?
Due...
Sarebbe tornato al loro appartamento? Sarebbe stato in grado di continuare a vivere nella loro casa?
Uno...
L'oscurità lo avvolse.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jim Moriarty si trovava ai suoi piedi, si era appena sparato togliendogli ogni speranza di poter trovare una soluzione a quel problema. Eppure... Quel gioco non era ancora finito, alcuni uomini erano già in posizione per poter uccidere John, la signora Hudson e Lestrade, questo nel caso non si fosse buttato.

Diede un'ultima occhiata a quello che ormai era diventato un semplice cadavere, proprio come quelli che spesso utilizzava per svolgere i suoi esperimenti.
Possibile che fosse arrivato a tanto per vincere quella partita? Eppure doveva pur esserci una soluzione, non poteva finire per forza in quel modo, lui lo sapeva.

Si voltò e si incamminò verso il cornicione per puntare gli occhi sull'asfalto sul quale nel giro di pochi minuti si sarebbe ritrovato.

Senza distogliere lo sguardo, Sherlock, prese il cellulare dalla tasca.

Era sicuro che John sarebbe arrivato da un momento all'altro, la signora Hudson non si era sentita male, l'aveva di certo già scoperto. Difatti un taxi si fermò dall'altra parte della strada e il dottore scese con una certa fretta. Sherlock cliccò il pulsante di chiamata e avvicinò l'apparecchio all'orecchio. Doveva trovare le parole giuste, doveva fare in modo che John non capisse il motivo di quello che stava per succedere.

"Sherlock!"

La voce dell'amico lo raggiunse immediatamente, fortunatamente non si era ancora girato e non l'aveva visto in piedi su quel cornicione, non aveva la minima idea di quello che stava per capitare.

"John..."

Gli stava tremando la voce? Era davvero tanto sconvolto? Le lacrime iniziarono a rigare le guance pallide. Non doveva lasciarsi andare, doveva rimanere calmo senza perdere il controllo della situazione.

"Sherlock! Tutto bene?"

No, non doveva raggiungerlo.

"Voltati e torna da dove sei venuto.", disse cercando di mantenere un tono di voce deciso.

"Sto arrivando."

"Fai come ti sto dicendo! Per favore...", la voce cedette nuovamente,"Fermati lì."

"Sherlock..."

"Ok, guarda in alto, sono sul tetto."

Il dottore si bloccò ed alzò lo sguardo verso di lui. Sembrava alquanto confuso, ma non era stupido, stava già intuendo qualcosa.

"Io... Io non posso scendere, quindi dovremo continuare in questo modo.", un attimo di silenzio, doveva trovare il modo più appropriato,"Ti devo delle scuse. E' tutto vero."

"Cosa?"

"Tutto ciò che hanno detto su di me.".

Doveva fare in modo che una volta tutto finito John non ne avesse sofferto più di tanto, doveva dargli una ragione per accettare la sua morte, doveva accertarsi che il dolore non lo distruggesse.

"Io ho inventato Moriarty.", si voltò a guardare il cadavere del suo acerrimo nemico, tutto stava accadendo a causa sua.

"Perchè dici così?"

Fu la voce del dottore a risvegliarlo dai suoi pensieri, non doveva dimenticarsi del piano. Tornando a guardare l'amico aggiunse più serio che mai:"Sono un impostore.". Gli fu impossibile trattenere ulteriormente le lacrime, la voce tradiva il suo stato.

"Sherlock..."

"I giornalisti avevano ragione. Voglio che tu lo dica a Lestrade, voglio che tu lo dica alla signora Hudson e a Molly... Devi dirlo a chiunque voglia ascoltarti.", loro dovevano crederlo, dovevano assolutamente credere che non se n'era andato per salvare la loro vita. "Ho creato Moriarty per scopi personali."

"Ok, smettila Sherlock, basta, zitto. La prima volta che ti ho visto... La prima volta che ti ho visto sapevi tutto di mia sorella, giusto?"

"Nessuno è tanto intelligente...", doveva farlo dubitare.

"Tu si."

Silenzio. Possibile che fosse tanto convinto? Davvero nutriva tutta questa fiducia nei sui confronti?

"Io ho fatto delle ricerche. Prima di incontrarti ho scoperto tutto il possibile per impressionarti. Era un trucco, un semplice trucco."

"Ok, smettila adesso.", John si incamminò verso l'edificio, di certo aveva intenzione di raggiungerlo.

"No, rimani esattamente dove sei. Non muoverti!", lo avvertì immediatamente. Non poteva permettergli di muovere un altro passo.

"D'accordo...", il dottore alzò una mano per confermare che non si sarebbe mosso dal punto in cui si trovava.

"Tieni gli occhi fissi su di me.", la voce rotta dai singhiozzi abbandonò le labbra di Sherlock che allungò una mano verso l'amico, "Fallo, te lo chiedo per favore."

"Ma cosa..."

"Questa chiamata è il mio biglietto. E' così che le persone fanno, no? Lasciano un biglietto..."

Watson allontanò il cellulare dall'orecchio per poi avvicinarlo subito dopo. Aveva capito le sue intenzioni ma non voleva crederci: "Lasciano un biglietto? Quando?"

"Addio John..."

"No..."

Sherlock lo fissò. Era per lui che lo stava facendo, nessuno gli avrebbe torto un solo capello, John sarebbe stato sano e salvo nel momento in cui lui avrebbe raggiunto l'asfalto.

Chiuse la chiamata e buttò da parte il cellulare, lo sguardo ancora puntato sull'amico che lo fissava disperato.

"Sherlock!", lo sentì gridare.

Non aveva intenzione di tornare indietro.

Allargò le braccia e si lasciò cadere nel vuoto. Il suolo sembrava avvicinarsi tanto velocemente... Quanto ci avrebbe messo a raggiungerlo? Non più di una decina di secondi, questo era certo. Non avrebbe avuto il tempo di ripensare ai momenti passati, si limitò ad osservare la figura dell'amico che impotente lo fissava compiere quell'atto che sicuramente avrebbe giudicato di pazzia.

L'aveva convinto? Aveva svolto bene il suo lavoro? Probabilmente no... John l'aveva visto all'opera più di una volta, lui non era come quei giornalisti. John aveva fiducia in lui.

Andava bene così.

Voltò nuovamente lo sguardo verso il marciapiede, mancava poco.

Tre...

L'avrebbe perdonato?

Due...

Sarebbe tornato al loro appartamento? Sarebbe stato in grado di continuare a vivere nella loro casa?

Uno...

L'oscurità lo avvolse.

  
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