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Autore: The_Ruthless    09/07/2013    5 recensioni
Tamara, la nostra campionessa di finezza e tatto è tornata! E con lei tornano Gaia, i ragazzi, le Little e tanti nuovi e vecchi personaggi...avete voglia, ragazze, di intraprendere questa avventura(?) con loro?
Oddio mi sembra di essere Dora l'esploratrice....
Genere: Demenziale, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Una vera famiglia'
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Capitolo due: consulente di amici




Niall's pov

Tossicchiai, sentivo le mie guance infiammarsi; spostai lo sguardo in giro per il ristorante, senza avere il coraggio di guardare i due fidanzatini. «Io...ecco...»balbettai di nuovo, indeciso. In fondo Gaia era la sua migliore amica, gliel'avrei dovuto dire? «No, niente, non ha voluto dirmi nulla. Ma credo sia stato uno stupro occasionale. Oppure si è fatta dei nuovi nemici all'università...»ipotizzai, poco convinto.
Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi di Gaia, che mi fissarono per un rapido istante. Decise che stavo dicendo la verità, ma la piccola ruga di preoccupazione in mezzo alla fronte restava.
«Niall, ci stai dicendo la verità?»chiese Harry, sospettoso. Mi conosceva molto bene.
Mi stampai una maschera sincera in faccia e annuii, serio. «Sì, lo giuro. Perché dovrei mentirvi?» Fece spallucce e io cambiai argomento a gran velocità. «Allora, volete mangiare le vostre pizze o vi devo dare una mano io?»domandai, speranzoso.
Risero entrambi. Il riccio scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. «Non cambierai mai, Horan.»commentò, sorridendo.
In quel momento ci raggiunse Louis e la conversazione proseguì rilassata, tra scherzi e risate.



Tamara's pov

Non andai subito a casa, come avevo detto a Niall. Avevo bisogno di stare da sola, di pensare a me stessa altrimenti a Zayn sarebbe bastato poco per farmi parlare. Ero in pezzi e dovevo tornare intera. Camminai senza una meta per diverse ore e quando tornai a casa erano le sei di sera passate. Non feci in tempo a togliere la chiave dalla toppa che la porta si spalancò: davanti a me c'era Zayn, mandava lampi.
«
Tamara! Dove diavolo sei stata?!»ringhiò, gli occhi spiritati.
Restai allibita per un attimo. «In g-giro.»risposi, la voce tremolante.
Si lasciò sfuggire un sibilo. «Ma lo sai cosa mi hai fatto passare?! Ho chiamato tutte le persone che conosci per sapere se ti avevano vista, ti ho cercata ovunque, ti ho chiamata mille volte e mandato moltissimi messaggi! Perché non mi hai risposto?! Pensavo ti avessero aggredita di nuovo, potevi essere da qualsiasi parte, in fin di vita, picchiata nuovamente...»le parole gli morirono in gola, mentre gli occhi gli diventavano lucidi. Mi afferrò per i fianchi, sbattendoci la porta alle spalle, e mi strinse a sé con forza, come se stessi per evaporare.
Gli gettai le braccia al collo, rischiando di soffocarlo. «Mi dispiace, mi dispiace tanto.»mormorai, piangendo con lui.
Mi strinse ancora di più, affondando il viso tra i miei capelli, respirando a fondo il mio odore. «Ti amo, non farmi mai più una cosa simile.»sussurrò al mio orecchio.

Mi staccai leggermente, scrutando il suo volto le lacrime luccicavano sulle sue guance, con il pollice gliela asciugai delicatamente. «Non piangere. Ti amo anch'io, Zayn, non piangere.»lo implorai, lo sguardo addolorato.
Sfoderò il sorriso da mafioso che tanto adoravo e mi diede un leggero bacio sulle labbra. «vai pure a sistemarti, ti aspetto qui. Che ne dici se stasera mangiamo kebab?»propose, ammiccando.
Scoppiai a ridere. «Certo, kebbabbaro! Tu come cucinare kebab?»chiesi, imitando l'accento pakistano.
Fece una smorfia. «Ma quanto sei scema...»disse, scuotendo la testa.
Ghignai. «Cosa fare tu? Amazi botilia, spachi familia?»domandai, sarcastica.
Mi scompigliò i capelli. «Vai a lavarti, piccola, devi schiarirti le idee, stai delirando.»ridacchiò, sospingendomi verso le scale. Obbedii docilmente, avevo proprio bisogno di una doccia.

Tornai in cucina venti minuti dopo, con addosso un semplice vestito e i capelli gocciolanti; anche lui si era cambiato: aveva un paio di pantaloncini larghi che mettevano in risalto le gambe magrissime e una canottiera. Restai a fissarlo appoggiata alo stipite, cominciavo a preoccuparmi, da un po' di tempo stava cominciando a dimagrire visibilmente. Sembrava quasi anoressico. Scacciai quel pensiero, il giorno dopo ne avrei parlato con Liam ma intanto lo avrei convinto a mangiare di più. A qualunque costo.
«Cosa c'è per cena?»domandai con un'espressione innocente.
Rifletté un attimo. «Non saprei, tu cosa vorresti mangiare?»chiese a sua volta.
Sorrisi. «Siediti mentre cucino qualcosa all'italiana.»dissi, dandogli un bacio leggero su una guancia.
Feci una spaghettata al ragù coi fiocchi, rabbrividendo al ricordo della pasta che cucinavano gli inglesi. Con che coraggio la chiamavano pasta! Gli misi il piatto sotto il naso mentre lui lo fissava, con un'espressione vacua. «Che c'è? Non hai fame?»domandai, preoccupata. «Zayn...cosa c'è che non va ultimamente? Ho visto che sei dimagrito tantissimo e mi preoccupa...»mormorai, posando la mano sulla sua.
Sospirò. «Niente, non ho fame e basta.»rispose, scrollando le spalle. Mi stava nascondendo qualcosa, ne ero certa. Ma non avevo il diritto di chiederglielo dato che anch'io non ero esattamente limpida; il momento di parlarne sarebbe arrivato. Sentii la rabbia ribollirmi dentro, perché non voleva dirmelo?
Infilai scherzosamente una mano fra i suoi capelli, sulla nuca, e gli misi a forza la faccia nel piatto. «Mangia!»ordinai, ridendo.
Sollevò il capo, il viso arancione di ragù, ci guardammo un attimo e scoppiammo a ridere, piegandoci in due. Per ora la lite era posticipata.


Il giorno dopo...

Uscii dall'aula dell'università insieme a Sandy, chiacchierando sull'esame di giapponese. Stavo tentando di trovare un modo per bloccare Elisa, la chiamai a gran voce: «Ehi, Eli! Aspetta un attimo!»lei si fermò, voltandosi a guardarmi, curiosa.
Mi avvicinai a lei, seguita da Sandy che mi scrutava, confusa.
«A te piacciono gli One Direction, vero?»chiesi, guardandomi nervosamente intorno nella speranza di veder sbucare Niall.
Inarcò un sopracciglio, l'espressione improvvisamente fredda e sospettosa.
«Sì, perché? Se hai intenzione di prendertela con me per questo, ti avviso che finiresti male.»sibilò, lanciandomi un'occhiataccia.
Scossi la testa, con espressione innocente. «No, ti assicuro che non voglio prenderti in giro.»la rassicurai, con un sorriso. «Però ti piacerebbe conoscerli...o conoscere uno di loro, giusto?»insistei, socchiudendo gli occhi.
Mi lanciò un'occhiata incredula. «Certo che li vorrei conoscere!»rispose, con un sorriso ironico. «Ma tanto a cosa serve? Non li incontrerò mai!»si intristì leggermente.
Feci un sorriso a trentadue denti. «Chissà...»ribattei, misteriosa. Avevo visto una testa bionda dirigersi verso di noi alle sue spalle.
«Ciao, Tamy!»mi salutò lui alle sue spalle, ovviamente in inglese. Lei si voltò e rimase impietrita, vidi gli occhi diventarle lucidi e le scappò un gridolino.
Sorrisi, facendo cenno a Niall di avvicinarsi. Li presentai: «Elisa, lui è Niall. Niall, questa è Elisa.»ammiccai verso di lui, entusiasta.
Lui le sorrise gentilmente. «Piacere. Stai bene?»domandò preoccupato, dandole delle piccole pacche sulla schiena.
«C-come..»cercò di dire lei, ma perse la voce. Si schiarì la gola. «Come fate a conoscervi?»chiese, guardandoci sbalordita.
Ridacchiai, ripensando al nostro primo incontro. «Ci siamo conosciuti quasi due anni fa...in maniera piuttosto strana, non eravamo precisamente...amici.» Scambiai uno sguardo con il biondo e scoppiammo a ridere entrambi.
«Vi lascio da soli, per conoscervi
a fondo...»sghignazzai, lanciando un'occhiata eloquente a Niall. «Ci vediamo domani, ciao ragazzi!»li salutai, trascinando via Sandy.
Lei sbuffò appena ci allontanammo, alzando gli occhi azzurri al cielo. «Cosa ci troveranno mai negli One Direction! Sono i classici tipi stile Justin Bieber! Bah, non capirò mai certe ragazze...»
Risi, osservandola mentre si imbronciava. «Non sono tanto male, sai, cantano bene...quando vogliono. Sono riuscita a diventare loro amica anche se disprezzavo la loro musica, il pakistano -hai presente, quello moro- è il mio ragazzo.»
Mi guardò, incredula. «
Zayn è il tuo ragazzo?!»fu quasi un urlo.
«Ssssh!»la zittii, scrutandomi attorno. «Non strillare!»
Scosse la testa. «Di tutti quelli con cui potevi metterti proprio lui, Tam?»domandò, sospirando.
«E tu? Hai intenzione di continuare a rimanere sola per molto tempo? Lo sai che i ragazzi sono fantastici, mica te li devi sposare, puoi uscirci e basta!»la rimproverai, aggrottando le sopracciglia.
Si torturò i capelli castani dalle punte rosse, mordendosi il labbro. «Non saprei, Tamara...Lo sai che non sono capace di amare.»
Sbuffai sonoramente. «Questa è la più grande cazzata del mondo! Andiamo, prova solo a rimorchiarne uno, tanto per divertirti un po'...»la stuzzicai, tirandole una gomitata nelle costole.
Fece spallucce. «Va bene, va bene, ci penserò...»disse, indifferente.
Ci salutammo e lei si diresse verso l'uscita mentre io percorrevo il corridoio. Arrivata all'angolo mi fermai di colpo, dietro sentivo delle voci conosciute.
«Allora è vero,
lei sta in questa università?»chiese la voce di Jacopo. Rabbrividii, stavano parlando di me.
«Sì, ci siamo divertiti tantissimo ieri, come ai vecchi tempi.»rispose Rudy, ridacchiando.
Ingoiai a vuoto, terrorizzata. «A quando la prossima rimpatriata?»domandò Federico, potevo quasi vederlo ghignare.
«Presto, molto presto, intanto fatele un salutino. Vi chiameremo noi quando andremo a divertirci.»replicò Lallo.
Indietreggiai di alcuni passi, mi girai e cominciai a correre lungo il corridoio, ma sbattei contro qualcuno. Alzai lo sguardo: era Alessio, che mi fissava sbalordito.
«Tamara? Cosa ci fai tu qui?»esclamò, confuso.
Mi tremò il labbro e tentai di colpirlo con un pugno, ma mi bloccò con facilità. «Non mi toccare!»sbottai, fulminandolo. Sentimmo dei passi alle nostre spalle, lui mi trascinò dentro un ufficio vuoto. «Ma cosa credi di...?!»esclamai, infuriandomi ancora di più.
Mi fece cenno di tacere, posandomi due dita sulla bocca. Dalla fessura della porta socchiusa vedemmo passare i quattro ragazzi; quando la sorpassarono il moro mi lasciò andare, continuando a scrutarmi.
Ricambiai l'occhiata. «Dobbiamo parlare.»dissi, seria.



Angolo della follia

Ciao Ragazze! Il capitolo fa schifo ma sono di fretta e sto perdendo l'immaginazione... Vi lascio con le foto di Jaco, Fede e Alessio. Vi piace il nuovo banner? Non mi pare troppo brutto, no? Recensite please!!! Grazie di tutto, un abbraccio immenso.
-Tea



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