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Autore: Edward Therril    10/07/2013    8 recensioni
Alice mosse un passo, senza dire nulla, verso la figura in ombra davanti a lei. La stanza era piccola, buia, solo un misero cono di luce dal soffitto che illuminava un tavolino tetro posto al centro dei essa. Era spoglia di tutto, o almeno così sembrava...
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice mosse un passo, senza dire nulla, verso la figura in ombra davanti a sé. La stanza era piccola, buia, solo un misero cono di luce dal soffitto che illuminava un tavolino tetro posto al centro di essa. Era spoglia di tutto, o almeno così sembrava, non si poteva distinguere se alle pareti ci fosse qualcosa di appeso o meno. La figura si volse, senza mostrare nulla del volto tranne un tetro sorriso, una smorfia raccapricciante illuminata da quella poca luce. Indossava un cappello, un alto cappello a cilindro, ma null'altro di come fosse poteva essere capito, non guardandolo almeno, non da lì.

La "cosa", visto che Alice non sapeva come descriverla, la invitò ad avvicinarsi con un ampio gesto delle braccia. Sempre fissandola, sempre con quel ghigno dipinto in volto. La ragazza prese posto a sedere su una poltroncina di fronte alla figura col cappello. Ancora niente, nemmeno da lì si poteva capire chi, o cosa fosse.
Osservò il tavolo, non a lungo, quel tanto che le bastò per accorgersi che a sostenerlo erano quattro gambe che parevano umane. Il piano era nero, coperto da una decorazione che sembrava una ragnatela. Alice deglutì, non disse niente e attese. Passò qualche minuto che le sembrò interminabile. Poi la figura, con un movimento forse esageratamente ampio e scoordinato, battè piano le mani. Qualcosa si avvicinò al tavolo. Alice osservò, sempre più inquietata, la piccola figura che si avvicinava. All'inizio, nell'ombra, sembrava un bambino. Forse troppo piccolo per camminare così. Poi capì, non appena questa fu abbastanza vicina alla luce.

Una vecchia bambola in ceramica, rovinata, sporca, crepata in alcuni punti, si avvicinava con un vassoio in mano con fare da perfetto cameriere. Posò sul tavolino due tazze, una teiera, e se ne andò. Ogni cosa era tetra e sinistra, Alice era inquietata da tutto quello che stava accadendo, ma qualcosa le impediva di fuggire urlando. Distolse lo sguardo dal tavolino per osservare la figura che si trovava davanti a lei. Ancora nulla. Ancora non capiva cosa potesse essere, avendo ormai escluso la possibilità che fosse umano. Tornò ad osservare le tazze, ma qualcosa la terrorizzò ancora di più. Ora le tazze non c'erano più. Al loro posto, invece, si trovavano due teschi, decorati e lavorati per essere usati come tazze. Anche la teiera aveva un aspetto più sinistro di prima. Ora, infatti, al centro c'era un occhio, che la fissava. Non dipinto, non finto, un vero occhio con tanto di palpebre e ciglia che continuava a fissarla, in qualsiasi direzione muovesse la testa. Era come paralizzata sulla poltroncina.

La creatura di fronte a lei, con il ghigno lugubre ancora stampato in volto, allungò la mano verso la teiera. Aveva dita lunghe, unghie rotte e sporche, la carne sembrava quasi in putrefazione. Strinse con fare deciso il manico della teiera e versò il contenuto nelle tazze. Prima in quella di Alice e poi nella sua. La ragazza bevve prima ancora di realizzare cosa fosse. Dalla teiera, infatti, colava sangue. Denso, scuro, alla sola vista lo stomaco le si contorse e sentì in bocca un forte sapore metallico. La creatura davanti a lei osservava la scena con il solito ghigno sempre più divertito. Improvvisamente tutto si illuminò di una luce ancora più lugubre, e dalle pareti iniziò a colare sangue.

La figura davanti ad Alice continuava a fissarla, ghignando, con al posto degli occhi due orbite vuote. Vestiva elegante, un alto cappello a cilindro, tutto impeccabile. Ma nulla in esso sembrava umano. Un naso sproporzionato stava al centro del volto. Non aveva capelli sotto al cappello. La carne era in putrefazione, assente in alcuni punti. La figura la osservò sempre più divertita. Alice era in preda al terrore, mentre il sangue riempiva la stanza sgorgando da ogni cosa.

Di colpo la cosa le afferrò le spalle e scattò in avanti ridendo, una risata folle, senza una ragione, senza un perchè, una di quelle che arrivano quando ormai la disperazione non è abbastanza. Si avvicinò al suo viso e le passò attraverso.

Alice si svegliò di soprassalto, sudava freddo e respirava velocemente. Il cuore batteva all'impazzata. Si guardò attorno nella notte. La sua stanza era tutta lì, il suo coniglio di pezza era seduto sul comodino a guardarla. Tutto regolare. Si convinse che fosse stato tutto un sogno e si stese ancora per provare a dormire. Chiuse gli occhi, ripetendosi che non era successo nulla. Eppure in bocca aveva ancora il gusto del sangue.






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Per i lettori: se lasciate anche una recensione (mi piacciono molto quelle costruttive) mi fate molto felice :) mi piace sapere cosa ne pensa gente che è probabilmente più brava ed esperta di me
  
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