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Autore: Angelo Osaki    10/07/2013    3 recensioni
Questa raccolta narra come-secondo la mia mente contorta- sia nato The Open Door, il terzo album degli Evanescence.
Per alcune canzoni dell'album scriverò un capitolo in cui narrerò come, secondo me, sia stata scritta la canzone o come sia venuta l'ispirazione ad Amy.
Perché The Open Door testimonia un cambiamento, il cambiamento della vita di Amy, come potrebbe essere il cambiamento di qualsiasi altra vita.
"All’improvviso scattò giù dal letto- dalle lenzuola bianche e profumate di lavanda- e si andò a sedere davanti al pianoforte.
Si lasciò trasportare dai ricordi- della sua infanzia, dell’adolescenza, di quando aveva incontrato Ben, fino alla pubblicazione di Origin, poi Fallen e al tour mondiale.
Tutti quei ricordi, tutte quelle emozioni fluirono in lei, nelle sue mani e come incantata da un incantesimo, senza rendersene conto, cominciò a suonare. E a cantare, con le parole che le uscivano di bocca involontariamente, come dotate di volontà propria.
Quella canzone parlava di Ben e sarebbe stata l’ultima che Amy avrebbe scritto su di lui"
[Non scriverò one-shoot per tutte le canzoni dell'album, ma solo quattro di esse]
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3
Call me when you’re sober

 

Shaun non era ancora rientrato, per fortuna. Amy posò le chiavi di casa sul tavolo e aprì il frigo, prendendo una bottiglia d’acqua. 
Shaun continuava a portare avanti la sua vita da alcolizzato e lei ne pagava le conseguenze; ormai non era più sicura che nella loro relazione ci fosse qualcosa di buono: forse, si diceva, doveva lasciarlo. Lui non voleva farsi aiutare;  gli aveva anche consigliato di ricoverarsi in un centro di disintossicamento. Amy l’avrebbe aspettato, se ci fosse andato,  e dopo avrebbero continuato la loro vita insieme.  Però Shaun era una testa dura, ormai considerava l’alcool una parte necessaria di sé, non capendo che così stava distruggendo se stesso e chi l’amava. Amy ci pensava da molto, e ormai aveva capito che l’unica soluzione possibile consisteva nel rompere la loro relazione, perché lei non ce la faceva più. Era sull’orlo di una crisi nervosa.
Quando Shaun sarebbe rientrato a casa, gli avrebbe comunicato la sua decisione.
Ormai aveva sprecato inutilmente troppo tempo dietro una persona così egoista e cieca di fronte alla realtà.
La porta di casa si aprì lentamente ed Amy sobbalzò. Lui stava rientrando.
Non doveva assolutamente far prendere il controllo alla paura, doveva stare calma, far vedere a quell’uomo ubriaco che lei non lo temeva.
-Amy, ci ritroviamo a casa.- disse Shaun, barcollando ubriaco verso il divano.
Come sempre: avrebbe acceso la televisione, aperto un’altra bottiglia di birra e sputato insulti sulla povera donna, che sopportando tutto in silenzio,  si ripeteva  che non era in sé: era l’alcool a parlare, non lui.
Ma questa volta non sarebbe andata così. No, Amy aveva preso una decisione quella mattina, prima di uscire.
Adesso, proprio sul tavolo vi erano poggiati due borsoni neri dell’Adidas, il cui contenuto non erano nient’altro che gli effetti personali di Shaun.  Si, quella sera il gioco lo dirigeva Amy, che aveva finalmente capito di non poter rovinarsi dietro quell’uomo schifoso ma allo stesso tempo fragile.
-Shaun- cominciò la donna- da stasera la mia vita cambierà.-
-Cosa stai blaterando, piccola puttanella?- l’uomo seduto sul divano allontanò le labbra dalla bottiglia di birra e la fissò, scoppiando a ridere.
-Dico che tu non sei più il benvenuto nella mia casa. Le nostre vite si dividono.-
-Come ti permetti di rivolgerti  a me in questo modo, brutta stronza!- Shaun scattò in piedi, riuscendo a non scivolare sul pavimento, e si diresse verso Amy.
“ Deve solo provare a picchiarmi! Stavolta sono più forte, non me ne starò ferma a singhiozzare mentre lui alza le mani sul mio corpo!”
-Non provare a toccarmi, Shaun! Mi difenderò, ti ucciderò se sarà necessario!-
-Non fai sul serio…-
-Si che faccio sul serio!- urlò Amy, andando ad aprire la porta.
-Io ti amo, Amy. Lo sai che ti voglio bene, che vivo per te.- Il cantante dei Seether scoppiò a piangere, ma lei sapeva che questo era dovuto solo al veleno che egli ingeriva ogni giorno e che ormai aveva preso il controllo della sua mente.
-Dici questo solo perché ti sei reso conto che le cose stanno cambiando, vero?- Amy afferrò i borsoni e li buttò fuori, nelle scale.
-Prendi le tue cose e basta. Ho deciso io per te!-
Shaun la fissò adirato. Gli tremavano le mani.
-Te ne pentirai, sporca puttanella, te la farò pagare. Un giorno morirai sotto la mia stretta mortale!-
Amy scoppiò a ridere al suono sciocco e senza speranza di quelle parole.- Vai via, subito!- gli urlò.
Shaun uscì fuori da quella che nell’ultimo anno era diventata la loro casa e recuperò i proprio bagagli,
-Io non me ne vado, puttana!- disse, sedendosi sui borsoni e continuando a bere la birra.
-Si che te ne vai. Puoi restare li fuori tutto il tempo che vuoi, ma non provare a infastidirmi e sparisci non appena passa la sbronza, altrimenti chiamo la polizia.-
Shaun scoppiò a piangere all’improvviso, di nuovo.- Non puoi lasciarmi, Ames, io ti amo, per favore aiutami a entrare a casa, non mi reggo in piedi…-
-E’ finita, amore.-
Amy chiuse la porta e si appoggiò ad essa, scivolando sul freddo pavimento.  Delle lacrime gli rigavano il viso.
Era finita,  questa volta per davvero, e si sentiva libera, ma le dispiaceva enormemente per quell’uomo che stava cominciando a odiare. Cosa avrebbe fatto ora che gli era rimasto solo l’alcool?  Sperava per lui che gli altri membri della band gli avrebbero offerto aiuto. Magari un giorno sarebbe tornato lo Shaun di sempre.
Intanto lei avrebbe ripreso in mano la sua vita,  tornando più forte di prima.
Il cantante dei Setheer era ancora sul pianerottolo e piangeva, chiamandola.
Fu tentata di aprire la porta e provare a salvarlo, ma si disse che doveva smetterla di sacrificarsi per lui. Nella sua vita non c’era più spazio per Shaun.

L'angolo dell'autore

Questo capitolo  mi piace di meno, rispetto agli altri due. Mi sembra di non essere riuscito a scrivere bene ciò che volevo esprimere. 
Booh, comunque sia, buona lettura :)
   
 
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