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Autore: Aida    22/01/2008    6 recensioni
Il pranzo è il pasto fondamentale della giornata, per qualcuno lo è diventato per più di un motivo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Doumeki, Kimihiro Watanuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ordini per inviti a pranzo

Erano sul tetto della scuola a dividere il pranzo che come al solito aveva preparato, l’altro come sempre non parlava se non era strettamente necessario e da un po’ di tempo lui iniziava a dispiacersi di questo stato di cose. All’inizio della loro conoscenza l’antipatia che nutriva nei confronti di Domeki era davvero forte, ma la stretta vicinanza aveva fatto mutare in tutt’altro i suoi sentimenti. Aveva da subito iniziato ad apprezzare il ragazzo, ma non aveva voluto ammetterlo con se stesso e così lo trattava come aveva sempre fatto, poi nell’ultimo periodo quell’iniziale simpatia latente era cresciuta ed era scaturita in altro, e lui, che non pensava di avere queste tendenze, spaventato da ciò che provava, si era comportato in maniera più irritante del solito; creando un’imbarazzante tensione tra loro. Domeki si era comportato nel suo solito modo, poche parole e qualche commento mordace, facendolo sentire anche peggio, come se fosse il solo ad avvertire quell’aria ancor più tesa, quando erano insieme. La forza per modificare questo stato di cose sembrava non averla e aveva deciso di non cambiare nulla, per ancora un po’ di tempo preparargli il pranzo e averlo vicino poteva bastargli.

Il ragazzo dagli occhi d’oro iniziò a parlare distogliendolo, così, dai suoi pensieri: “Ohi… oggi devi lavorare?”

Con un po’ d’irritazione, per essere stato apostrofato con quel nomignolo, gli rispose: “No, Yuko mi ha dato la giornata libera. Doveva fare una visita a non so chi, anzi, non vorrei proprio saperlo…” Come il solito era andato a ruota libera, dicendo più di quello che gli era stato domandato.

Domeki, non facendosi caso e continuando a pranzare, gli disse: “Vieni a vedere i miei allenamenti.” Non una richiesta, ma un ordine.

Troppo stupito per irritarsi gli chiese: “Ti ricordi con chi stai parlando? Con me, con Watanuki, un ragazzo. Non sono una ragazzina che può venire ad assistere a degli allenamenti, non sono mica la tua ragazza! Cosa penserebbero, poi?” Non voleva essere considerato più strano di quanto già non fosse e poi si poteva illudere facilmente, e ormai la sua decisione l’aveva presa. Perché restare solo?

“Che sei il mio ragazzo.” Fu la semplice risposta dell’altro.

“Che… che… che cosa?” gli fece, sicuro di essere arrossito.

Domeki, posando a terra il cestino vuoto del pranzo, gli disse: “Penserebbero che sei il mio ragazzo e la cosa non mi dispiacerebbe.”

Watanuki, ormai confuso, gli domandò con imbarazzo: “Perché dici cose senza logica?” Convinto che il giovane si stesse prendendo gioco di lui.

L’altro non rispose, in fondo per quel giorno aveva parlato davvero tanto, ma lo guardava fisso. Il ragazzo con gli occhiali continuò imperterrito: “Perché vuoi che io venga a vederti? Dì la verità stai prendendomi in giro…”

Non finì mai quello che stava per dire, perché fu interrotto dal bacio improvviso che l’altro gli diede. Lo respinse arrabbiato per quel gesto, che per Domeki voleva essere solo uno scherzo, facendo finta di nulla gli chiese: “Com’era il pranzo?”

“Mi piaci e voglio che tu sia il mio ragazzo.” Gli rispose assolutamente tranquillo il giovane.

Ignorandolo continuò: “Deduco che ti sia piaciuto, bene.” Non voleva crederlo.

“Vieni.” Ancora un ordine.

“Cosa hai gradito di più?” fece Watanuki con tono indispettito, mentre posava e metteva da parte i cestini, non guardandolo.

Improvvisamente fu alzato e addossato alla parete. Per la prima volta vide un sentimento in quegli occhi dorati: l’irritazione.

“Ho gradito il dolce.” E si prese un’altra volta la libertà di baciarlo. Questa volta ricambiò il bacio con tutto il sentimento che anche lui provava. Quando si staccarono per prendere aria, ma soprattutto per colpa della campana che annunciava la ripresa delle lezioni, erano ancora accostati al muro; Watanuki invertì le posizioni, non senza sforzo, e sussurrò sulle labbra dell’altro, prima di fuggire via, un “Ci sarò” per poi prendere la sua roba e avviarsi correndo.

Per pranzo lui non aveva mai preparato il dessert.

  
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