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Autore: valfoy    10/07/2013    6 recensioni
i like trains e non lo dico per moda (* vedere account tumblr)
sarà proprio un treno ad unire i personaggi del mio primo crossover. le stazioni sono luoghi d'incontri, di arrivi e partenze, chissà che anche Loro non si siano visti almeno una volta. il Binario 9¾ attende, il golden trio è pronto per un nuovo anno, ma l'inaspettato è dietro l'angolo e Bilbo Baggins lo sa bene!
ogni riferimento a Tolkien e il Signore degli Anelli -vedi titolo e non solo- è puramente casuale.
No, non è vero.
Buona lettura e un grazie a tutti coloro che sono giunti con me sin qui
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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«Miseriaccia, Harry, sempre la solita storia. Faremo tardi anche quest'anno!»

Tutti i maghi sanno cosa gli aspetta quando sopraggiunge il mese di settembre.
Nonostante ogni anno il rito di partenza tra cari saluti e abbracci, si ripeta, ci sarà sempre qualcuno che giungerà all'ultimo minuto.
Ritardare forse non è un male: qualcuno che chiuda la fila deve pur esserci. Gandalf avrà da ridire su questo punto, ma si tratta di un'altra storia...

«Ragazzi, dov’eravate finiti?» Ron se lo aspettava, «il treno ha fischiato e io non intendo giungere a scuola in ritardo! Il terzo anno è un traguardo importante»
«Lo dici tutti gli anni» sbuffò Ron, «Toglimi una curiosità: come hai fatto a sentire l'Espresso per Hogwarts, se non abbiamo ancora passato il Binario 9¾?»
Hermione sgranò gli occhi, «Sarò anche nata Babbana, Ronald Weasley, ma si dia il caso che io dimostri consapevolezza in ciò che mi circonda, più di quanta non ne dimostri tu!»
Harry era ormai avvezzo a questi battibecchi e ne sorrise sotto i baffi.
Niente avrebbe potuto condurlo a casa in maniera così intima e calorosa.
 
Carrelli alla mano, «Civetta a bordo, stavolta?» chiese Ron. «Edvige a bordo!» affermò Harry.
«Non per allarmarvi, sicuri di avere il necessario?» Hermione era ripartita in quarta.
«Sappiate che non intendo tornare indietro per...»
«Hermione,» la interruppe Ron, «se tu spendessi il tempo che usi per sproloquiare, in silenzio, ci sarebbe più ossigeno per tutti noi»
«E se tu Ron, lo impiegassi a studiare renderesti il tuo cervello meritevole d'esistenza»
«Ok, ci siamo!» li fermò in tempo Harry, «Abbiamo tutto Hermione, non preoccuparti»
 
Il magico trio fu pronto. Davanti a loro il muro che divideva il binario 9 da quello 10.
«Non sarà la prima volta, ma questa parte mi mette sempre una certa ansia» espresse Harry.
“Soprattutto,” pensò, “dopo quello che è successo l’anno passato.”
Ma il ragazzo non percepì il tonfo contro il muro, nemmeno il dolore lancinante che avrebbe dovuto provare in caso di scontro.
Aprì gli occhi, entrambi i suoi amici, Ron da un lato Hermione dall'altro, erano lì con lui.

Fu in quello stesso istante che percepì l’anomalia che li circondava.
Il Binario 9¾ tardava a mostrarsi: erano fermi in uno spazio indefinito. I mattoni del muro sfrecciavano a velocità differenti intorno a loro e
lo slancio col quale erano partiti per entrarvi, era cessato da almeno un minuto.
«Cosa sta succedendo?» gridò Hermione.
Harry rimase assorto nei propri pensieri. Era come se il muro si stesse smaterializzando;
un pò come accadeva per l’ingresso della Gringott, solo che in questo caso, avveniva al contrario.
Sopra di loro si stava formando un tunnel che non era per niente famigliare.
«Non possiamo aver sbagliato il Binario ¾, vero?» chiese Ron con voce incerta. Il ragazzo non ebbe risposta, ma osservò le reazioni dei compagni
nel momento in cui videro passare davanti a loro, in tutta velocità, un treno. Anch’esso per nulla famigliare.
Hermione squittì di paura, balzando indietro per timore di venirne risucchiata.
Harry socchiuse gli occhi per osservare oltre lo sfrecciare dei finestrini.
«Questo non è l'Espresso per Hogwarts...» riuscì a pronunciare Ron, ormai del tutto allibito.
«No, non lo è» Harry notò qualcosa che prima gli era sfuggito. Indicò davanti a loro.
«Ragazzi! Ci sono quattro ragazzi oltre questo binario!»

Ed erano veramente lì. Immobili, assorti quanto loro davanti a un tale avvenimento.
«Non sembrano spaventati,» iniziò Ron «Che siano di Hogwarts?»
«Ne dubito» disse Hermione, che si era ripresa dall'attimo di panico.
«Eppure portano delle divise scolastiche» precisò Harry, «per di più tendenti al rosso. Magari sono dei Grifondoro!»
«Harry, come ti viene in mente! Noi non abbiamo divise come quelle» ma Hermione tornò pensierosa,
«Che facciano parte di un'altra scuola? Come Beauxbatons e simili?»
 

In quel momento, dai quattro oltre il binario, pervenne un cenno.
La mano della ragazza, che pareva essere la più piccola, si alzò in segno di saluto.
Il viso dolce sorrise loro, come garanzia che in questo momento come in qualsiasi altro, pur uniti o separati, avrebbero perseguito lo stesso scopo.
Amicizia e fratellanza. Coraggio e forza.
 
Harry sentì nascere in sé un'inspiegabile voglia di conoscerli.
Sentiva di avere amici anche lì; ovunque fosse quel .
Un diverso mondo, una diversa storia: la ricerca di un treno che li aveva uniti.
La quotidianità di più vite condotte all’avventura.
La semplicità divenuta magia.
Harry si passò una mano tra i capelli per togliere il ciuffo dagli occhi;
la sua cicatrice si mostrò ai quattro ragazzi davanti a lui. Sorrise in risposta.
 
Fu solo in un battito di ciglia che tutto svanì, proprio come si era formato.
Il treno che sferragliava davanti a loro era passato.
Quell'attimo era passato.

Harry, Ron e Hermione erano stretti tra loro e ci volle l'ennesimo fischio dell'Espresso per riportarli in sé.
 
 

 ◊ ◊ ◊

 
 
«Non avrei dovuto fare a botte,» sbuffò il ragazzo dal ciuffo scuro. «Devo essermene buscata una in piena testa, per cadere in una visione del genere!»
«Non negare l'accaduto,» lo rimproverò la sorella; la stessa che ebbe cuore di salutare i tre sconosciuti.
«Ognuno di noi li ha visti» I più grandi tra i quattro, annuirono.
«Passava la metro e sono ...semplicemente apparsi» disse in tono sognante la più grande; una coda di cavallo le teneva in ordine i capelli corvini.
«Ed erano più spaventati di noi, a quanto pare» constatò il maggiore dal portamento fiero traboccante d’orgoglio;
non da meno, causa delle tante liti avute con il fratello minore.
«Spaventati e strambi, aggiungerei» il ragazzo dal ciuffo scuro sogghignò. «Le lentiggini del rosso potevano benissimo gareggiare con quelle di nostro cugino!»
Risero candidamente, ma solo la maggiore li fermò, «Temete ci saranno d'intralcio?»
«Non credo» pronunciò sicura la sorella. «L'avete notato l'emblema su uno dei loro bauli?»
«Un Leone rampante!» proclamò il maggiore con tutta la fierezza dei vecchi tempi.
 
Nemmeno a dirne il nome, il solo pensiero infuse loro coraggio e vitalità.
Una fiamma pronta per ardere di nuovo.
 
Tale fu la sorpresa del loro misterioso incontro, che non ebbero modo di guardarsi intorno da subito.
Non più il binario di una metrò sotterranea, ma l'interno di una caverna.
Non più l'odore acre dei freni, ma il profumo insinuante della salsedine.
E mai più luci artificiali, ma il brillante calore di un Sole giovane.
 
Non ne vogliano, i tre sconosciuti, se li dimenticarono così in fretta; si trattava di una chiamata.
Una chiamata che aveva tardato ad arrivare.
Il Mare attira a ogni età; uscirono dalla grotta all'aria aperta.
A ogni passo, un grido e una risata, e a ogni balzo toglievano scarpe e calze.
Ed eccoli lì, quattro fratelli che giocavano tra le onde del mare.
 
Erano a casa.
Erano di nuovo a Narnia.

   
 
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