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Autore: _Arya    10/07/2013    5 recensioni
[Dal testo]
Stringo gli occhi, permetto, concedo che il tuo ricordo mi perseguiti, che mi insegui in questa tempesta, come il tuono segue il lampo di luce, squarciando il cielo, rischiarando ogni cosa per soli pochi secondi, solo per pochi attimi. Dinnanzi a me rivivo e riassaporo l’essenza stessa di quelle memorie passate, abbandonandomi a quell’illusione di riuscire a sentire il tuo profumo e udire quella tua voce vellutata nell’aria fresca della sera chiamarmi per nome.
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Caroline si ritrova a dover affrontare i suoi sentimenti per Klaus dopo la partenza di questo per New Orleans.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La tua voce in un Sussurro

 

 

Restando sola trai miei pensieri, prego silenziosamente che sia la pioggia a spegnere questo fuoco che divampa in me, che getti acqua a questo torpore nascente.

Alzo lo sguardo al cielo grigio, rigonfio di nuvole e pioggia.

Il bizzarro pensiero che anche lui sia triste per qualcosa, concede ad un timido sorriso di irrompere tra la tristezza e la malinconia dipinta sul mio viso. Solo per un attimo. Solo per un piccolo istante.

Sospiri e sussurri inquieti si intrecciano tra le chiome degli alberi, innalzandosi in un tremito solo accennato.

Rabbrividisco nella leggera maglia che isola appena la mia pelle da quelle prime gocce di pioggia accennata. Permetto che il vento gelido meni forte alla mia mente, portando in questa nuovi pensieri, che desti in me nuove ragioni silenziose.

Mi abbandono a quel suono continuo di pioggia che cade, si abbatte sull’asfalto. Costante. L’ascolto e, mentre ogni goccia di essa lascia la sua personale traccia, seguo quell’onda, quella vibrazione che mi conduce dritta a te. Lascio che queste mie lacrime si mischino all’acqua piovana, nascondendo al mondo ciò che non ho saputo abbracciare, privando me stessa di ciò che per me adesso è diventato quello che può definirsi  solamente come l’essenziale.

Ad un boato improvviso rompe il silenzio. Trasalisco in un sussulto. Seguo il rombo disperdersi nell’infinito, trasformandosi in un eco sempre più lontano. Attendo in ascolto che il suo suono si dissolvi nelle lande grigiastre del cielo.

Esattamente come quel tuono, il vuoto che si estende liberamente dentro di me e che inspiegabilmente si è ancorato al mio cuore, lo vedo esplodere, irrompere con potenza. I ricordi tornano e il pensiero di quanto tu sia una cattiva idea mi abbandona, come se a trascinarla via ci fosse quell’inarrestabile corrente, troppo vigorosa, troppo forte da provare ad opporsi e successivamente combattere.

Come una vecchia pellicola di una cassetta, il mio vissuto si riavvolge velocemente, troppo rapidamente, lasciandomi preda di un passato che sembra essere attratto e composto solo da te e da quella luce nera che ti avvolge e accompagna.

Ogni sorriso, ogni parola, ogni gesto.

Stringo gli occhi, permetto, concedo che il tuo ricordo mi perseguiti, che mi insegui in questa tempesta, come il tuono segue il lampo di luce, squarciando il cielo, rischiarando ogni cosa per soli pochi secondi, solo per pochi attimi. Dinnanzi a me rivivo e riassaporo l’essenza stessa di quelle memorie passate, abbandonandomi a quell’illusione di riuscire a sentire il tuo profumo e udire quella tua voce vellutata nell’aria fresca della sera chiamarmi per nome.

Tra questi sospiri, il tuo volto si annida in mezzo alle spire dei miei pensieri, lasciando pronunciare alla mia voce una quieta preghiera dove il ricordo che ho di te, si dissolvi, che si ritiri, come l’onda torna all’oceano dopo essersi abbattuta sulla spiaggia bagnata. Cerco di allontanare il pensiero di te dalle mie giornate, desiderando la sua dissolvenza, come una brezza sulla pelle, uno sfioro freddo che procura brividi alla pelle nuda. E quei brividi li sento, scompaiono, ritornano e scompaiono nuovamente, ma rimangono. Sempre presenti, persistono con la loro presenza in una scia di se e di ma, di dubbi e di incertezze.

Dando ascolto a ciò che sento, osservando quel sentimento ormai desto mutare a cambiamenti improvvisi, a tornare sui suoi stessi passi, ma senza mai realmente svanire, mi chiedo come sia possibile che ancora tu abiti il mio presente.

Dopotutto, chi sei tu per introdurti sfacciatamente nei miei pensieri, tenendo ancora ancorata la mia anima alla tua persona? Chi sei tu per permettere a lacrime salate di solcare le mie guance? Chi sei tu per far di me questo?

Un sospiro leggero è l’unica esternazione della confusione che mi divora, lasciando quelle domande destinate a rimaner prive di qualsiasi risposta. Nel trascorrere del tempo in cui mi saranno oscure, posso solo ascoltare il tormento dei miei pensieri vagliare ogni loro possibile significato, cercando in esso quegli effetti contrastanti che le tue parole, poco alla volta, hanno avuto sulla mia mente. Niente di più.

<< Sono una stupida. >>

Il silenzio torna ad essere il solo testimone di una confessione appena sussurrata agli aliti di vento che disperdono nel nulla la mia voce. Un’ammissione che sfugge alla mia attenzione con le sue parole che risuonano ancora in me, come un echeggiare continuo, facendo da richiamo al soggetto di questa mia nuova visione del presente.

<< Devo iniziare a considerare l’idea che ti sia finalmente arresa, Love? >>

E ad un tratto è caos, è tempesta, è frastuono, è rumore.

È come se una bolla di sapone fluttuante tranquilla e solitaria nell’aria libera fosse appena scoppiata, trasformandosi in una pioggerellina di poche e piccole gocce, uniche tracce della sua breve esistenza.

Ad un tratto la mia mente si svuota e realizzo il pazzo pensiero di aver udito quella voce.

Basta lo scattare di un nuovo secondo ed ogni cosa si ferma, gelando pioggia e pensieri, riscaldando e accarezzando la mia pelle e il mio cuore, ascoltando quella domanda che fa da sottofondo a questo attimo.

Dentro di me sento iniziare a scalpitare una nuova disarmante speranza. Questa stessa illusione, la percepisco defilare rapida dal mio fermo controllo. Con ogni mia più piccola forza in corpo, mi aggrappo a quel fulgido pensiero di ragione che mi spinge a non credere, a non assecondare quel desiderio profondo di un cuore fermo.

Eppure provare a fare questo non mi riesce facile.

Quel suono delicato, quella frase proferita e mormorata alle porte della mia mente, è come se avesse appena lanciato un sortilegio dal quale sottrarsi in questo momento sembra essere impossibile.

E in questa strana percezione di me, lascio che il tempo disperda nell’infinito mare dei suoi secondi quella piccola e dolce goccia che ha improvvisamente alterato l’equilibrio calmo delle acque minacciose in cui mi trovo a navigare, in tanto  che la sensazione umana di percepire nuovamente il frenetico battere del cuore contro il petto torna a spaziare trai ricordi. Il suo vago rimbombo si ripete nel mio corpo, come un echeggiare continuo, alimentando calore sulla mia pelle, scuotendo i pensieri che fluttuano nella mia mente.

Colta di sorpresa, mi ritrovo a cercare di gestire un qualcosa che il mio cuore desidera e che, con ogni possibile mezzo, ho provato a contrastare e ad allontanare da me.

Non posso concedere anche solo al singolo pensiero che ciò che avevo evitato con disinvoltura in passato, mi catturi proprio adesso.

La parte più oggettiva e razionale di me cerca di spezzare quella magia, imponendomi l’assoluto comando di non permettermi di confidare nell’inganno che quella voce, la sua voce, fosse entrata in punta di piedi nel mio mondo velato da una sottile ed inspiegabile malinconia.

<< Perché se dovessi considerare una tua ipotetica resa, allora… >>

La sua voce torna ad accarezzarmi, sospingendo quell’ordine chiaro lontano dalla mia considerazione, avvolgendo il mio universo con le noti dolci di quel suono soave.

Ho sempre saputo che il concetto, l’idea di arrendersi di fronte a qualcosa che era intenzionato a far suo non era una delle possibili eventualità che poteva prendere in considerazione.

In questo momento, è come se ragione e sentimento avessero appena avviato una guerra l’uno contro l’altro e io fossi quell’ultimo individuo che avrebbe potuto decidere l’esito di questa battaglia, ritrovandomi ad avere nelle mie mani la possibilità di vittoria dell’uno e, quindi, la sconfitta dell’altro. È come se mi ritrovassi in una posizione di indecisione, di non sapere da che parte volgere il mio sguardo, orientando così la mia attenzione.

Sento la presenza che ad un tratto mi sono ritrovata a bramare più del sangue rosso e corposo, spostarsi silenziosa, a piccoli passi. Quei lenti spostamenti li conto, ognuno di loro, intanto che quell’agitazione indefinibile sale, portando con sé altre domande, altre turbinose sensazioni.

Al tatto con la mia pelle, calde mani prendono ad accarezzarmi dolcemente, iniziando a familiarizzare con la mia schiena.

Inspiegabilmente, come reazione a quell’azione improvvisa, chiudo gli occhi, lentamente. Inaspettatamente, tutti i miei muscoli si rilassano, intanto che concedo a quella corrente vigorosa e forte di trascinare con sé ogni mia più fastidiosa tensione.

Le dita, intrepide e sicure, incantatrici e seduttrici, continuano a percorrere un loro immaginario percorso, inventato e deciso totalmente da loro, come a voler esplorare e conoscere la mia pelle, come per valutare la folle idea di conquistare quel territorio inesplorato e dopo farlo suo. Io dovrei difendermi da quell’attacco, dovrei reagire e scacciare quelle intruse, eppure mi ritrovo a seguirle senza pensare ad un’eventuale mossa che mi possa portare ad un contrattacco. Mi perdo in quella scia restando immobile, tenendo gli occhi chiusi, tenendoli ben stretti.

Chiaro ed echeggiante, un pensiero giunge alla mia mente, una paura irrazionale e sconosciuta che mi pietrifica ancora di più sul posto.

Non voglio volgermi e vedermi cadere dentro la profondità dei suoi occhi. Dopo avrei dovuto affrontare una verità che da troppo tempo negavo a me stessa e con questa consapevolezza, sotto quel tratto di vie fantasticate, so chi dei due temo di più e no, non è lui. Temo me stessa, temo l’idea di scoprire il mio cuore perdere un battito alla sua vista affascinante e con quel suo dolce e raro sorriso che ogni tanto compare su quel volto millenario. Temo di scoprire che ogni cosa che aveva lasciato fluttuare liberamente nella mia mente, si riveli vera. Temo la probabilità di dover fare i conti e accettare tutte le conseguenze di quello che con tanta ostinazione e determinazione ho combattuto fin dal principio di questa bizzarra storia. Temo scoprirmi desiderosa che lui sia quell’ultimo amore, quello che, una volta aver marchiato a fuoco la tua pelle, non ti lascia più sfuggire via. Allontanarsi da esso significherebbe procurare dolore a se stessi.

Ascoltando gli echi di questa paura mutare in tormento, mi scopro ad temere le mie stesse emozioni, mi ritrovo a temere me stessa e quello che potrei provare.

Eppure…eppure una parte di me desidera che tutti quei se e quei ma, quelle incertezze e quelle paure si manifestino nella mia mente perché significherebbe che lui è nuovamente qui con me.

Il mio respiro si ferma insieme al tempo che scorre e capisco: desidero rivederlo.

Questa consapevolezza è come quel raggio di luce caldo emanato dal sole che irrompe tra le nuvole grigie di quel cielo che promette solamente pioggia.

Quelle carezze sfiorate, che continuano il loro lento cammino, riescono a riprendere sotto il loro controllo la mia attenzione. Ad esse, avverto il mio corpo abbandonarsi e ritornare a rilassarsi, a riscaldarsi, come se quei percorsi e chi li genera fossero quei raggi di sole caldo, alto nel cielo, e io fossi quella creatura appena uscita dall’acqua gelata dell’oceano profondo e oscuro. Sento quell’esatto torpore caldo avvolgermi e iniziare a cullarmi. In esso trovo un senso di protezione confortante a me fino ad ora sconosciuto. Tengo gli occhi ancora chiusi, li tengo ben stretti e questa volta non per mascherare una finta paura, non per convincermi che sia tutta immaginazione. Nego ai miei occhi di osservare il mondo confinante per cogliere quel lieve tocco in ogni sua sfumatura, ponendomi la premura di memorizzare ogni cambiamento di direzione, ogni brivido nuovo che arreca in me nuove sensazioni.

<< Non puoi essere reale. >> Mi ritrovo a proferire quelle poche parole a voce quasi strozzata. << Tu non sei reale, non puoi. >>

Ma quello scherzo crudele di cui sono vittima, quel sentimento deciso a prevalere sulla ragione, reca con sé la sua figura, tocca quei miei desideri celati che mi sono scoperta coincidere con i miei punti deboli.

Avverto l’esplorato di quelle due dita lunghe risalire la mia schiena, gradualmente si introducono sotto i miei capelli. Sfiorano la pelle del mio collo. Quel solo, unico, semplice tocco provoca una scarica elettrica in tutto il mio corpo, uno scontro tra questi miei pensieri dissennati. Rimango sospesa nell’avvertire il diffondersi di quei brividi in tutto il mio corpo, chiedendomi tra quanto svaniranno e cosa lasceranno dopo la loro scomparsa.

Colui che ha fatto scattare in me quell’inattesa reazione, si prende la libertà di scostare i miei capelli da un lato con un gesto deciso, tuttavia raffinato.

Un leggero soffio passa sulla mia pelle, provocandomi altri tremiti.

Non più il sentimento, non più la ragione, quella presenza che avverto alle mie spalle diventa il centro assoluto della mia attenzione e in un attimo assaporo  l’idea di quali effetti comporterebbe cederle.  

In un gesto dolce, una punta fredda di un naso sfiora appena il mio collo. Cogliendomi impreparata, d’improvviso, sento due labbra chiudersi sulla base di esso in un bacio casto, leggero. Le labbra indugiano sulla pelle soli pochi secondi, troppo pochi. Le sento distaccarsi e al loro posto si sostituisce nuovamente quella punta fredda. Questa risale lungo il collo, percorrendo il suo tratto, accarezzandolo per infine giungere sotto il lobo dell’orecchio.

<< Questo è reale? >>

La sua voce in un dolce sussurro. Ancora.

Sento le gambe iniziare a tremare.

Preda di quel momento, incapace di contrastare gli avvenimenti e riprendere il controllo del tempo e dello spazio, caduta vittima di quell’incantesimo, percepisco distrattamente un’altra mano risalire il mio braccio, per scostare leggermente la maglia e lasciare la pelle calda esposta all’aria fresca. Come a voler ridonare calore a quel sottile strato di pelle nivea, quelle stesse labbra di prima si posano nuovamente in un secondo, caldo, sedante bacio.

<< E questo? Questo è reale? >>

E dentro di me è bufera.

Fremiti di ogni natura, piacere, paura e nostalgia, invadono il mio corpo. Un terribile scontro di emozioni totalmente in tempesta e imbizzarrite cavalcano dentro di me il susseguirsi di questi eterni secondi che sembrano essere sospesi tra realtà e pazzia, due mondi paralleli dove io sono confinata ai rispettivi limiti di questi.

E nuovamente alla mia mente si affacciano quelle possibili conseguenze che porterebbe una mia resa equivalente ad una sconfitta.

Non posso cedere a questo mio tremendo desiderio di incontrarlo ancora una volta. Non posso lasciarmi sospingermi da questa corrente.

<< Vai via. >>

Impedisco a me stessa, con tutte le forze, di arrendermi e di far credere al luogo dove risiedono i sentimenti che quel desiderio sia uno di quei sogni che ogni tanto diventano realtà, diventano parte integrante del presente.

Non voglio cedere. Non posso.

<< Attenta, potrei esaudire, tra tutti, anche questo tuo tipo di desiderio, Sweetheart. >>

Deglutisco, ritrovandomi paralizzata.

All’udire di quella voce sottile ma tremendamente seria, mi ritrovo a spalancare gli occhi e vagliare quella eventualità. Ancora una volta mi trovo soggetta a farmi domande che riguardano da vicino la mia persona, dove infondo ad essa posso percepire il lento suono cristallino della verità dei miei pensieri. Accettarli, diventando così pienamente consapevole della loro esistenza e presenza è quello che mi risulta più complicato.

Perché gli sto permettendo di fare tutto questo liberamente? Perché gli sto permettendo di mettere in discussione ciò per cui ho lottato e respinto?

Rinchiudendomi in un mondo costruito di false credenze, lasciando al di fuori di questo il pericolo che lui rappresenta, immagino nuovamente la sua assenza nelle mie giornate. So che sarebbe come privare il giorno della notte, la luna del sole, il presente del passato o del futuro. So che quel qualcosa mancherebbe sempre, nonostante cercherei di ignorarlo senza curarmene.

Per qualche ragione questo pensiero getta tristezza a questo momento di confusione, dove inspiegabilmente mi ritrovo al centro degli eventi.

Tornando al presente, mi ritrovo a mordere il labbro inferiore, frenando ogni parola che la mia bocca potrebbe proferire, zittendo ogni pensiero, lasciando spazio solo al silenzio.

<< Lo desideri davvero, Caroline? Vuoi davvero che me ne vada? >>

Nella mia mente è caos. Dovrei scappare, cercare di allontanarlo, ma non posso. Non voglio.

E tu? Tu lo faresti davvero? Esaudiresti questo mio desiderio, se te lo chiedessi?

Come a volermi dare una risposta muta e quella domanda inespressa, percepisco distrattamente una mano circondarmi la vita e ancora quelle due labbra calde posarsi in un altro bacio.

<< Allora? >>

La sua voce soffia leggera sulla mia pelle, incalzandomi a enunciare una qualche risposta.

So cosa dovrei fare, cosa dovrei dire, come dovrei comportarmi.

Dovrei attenermi quell’inutile copione, seguendo la sua traccia e pronunciare quelle battute imposte fin dal momento in cui i suoi occhi si sono posati su di me. Dovrei portare a compimento quella solita scena che fin dal principio si presta a svolgersi. Questa volta, però, c’è qualcosa di diverso. Ciò che in apparenza potrebbe sembrare la giusta via, risulta essere un’ennesima, seppur vaga e non chiara, negazione a qualcosa che percepisco nel profondo di me stessa.

<< Io… >>

Sento la presa intorno alla mia vita stringersi, forse per paura, forse per impedire che, a seconda delle mie possibili parole, quell’incantesimo si rompi.

La mia voce si perde, zittita da un semplice abbraccio.

<< Cosa ti succede Sweetheart? Il lupo cattivo ti ha mangiato la lingua? >>

Con una semplice domanda la sua voce torna ad accarezzarmi delicata in una punta di ironia. E ad ogni sua nuova provocazione, al suono vellutato della sua voce, avverto il rintocco sordo e lontano del mio cuore scandire gli attimi del tempo, dove tra un intervallo e l’altro compio quel piccolo passo in più che, in lotta tra ragione e sentimento, mi spinge a considerare quell’dea vaga che ho di abbandonarsi a qualcuno.

<< Non è da Caroline Forbes concedere il privilegio di dare l’ultima parola, non a me almeno. >>

A quella istigazione mormorata con semplicità, sotto quelle parole di superbia che gridano finalmente vittoria, sento le sue labbra, adagiate leggere sulla mia pelle, allargarsi in un lento sorriso di scherno.

So che sta trattenendo una risata a quell’idea.

Basta l’immagine sfocata di lui che si prende gioco di me senza alcun ritegno per risvegliare quella Caroline che è sempre riuscita a contrastarlo senza troppi problemi, almeno, fino ad oggi. In un impeto di lucidità ritrovata, agitandomi in quell’abbraccio, riesco a sottrarmi alla sua stretta.

Un alito di vento porta trasparenza e ragione trai miei pensieri dissennati, diradando poco a poco la fitta nebbia che stava andando a catturare ogni cosa, lasciandomi inerme sotto i suoi liberi attacchi. Allontanandomi di qualche passo, percepisco la sua presenza restare semplicemente immobile alle mie spalle senza spostarsi. Decisa a riprendere in mano la situazione, mi volto nella sua direzione pronta a lanciarmi in un fiume di parole e imprecazioni che lo riguardano, urlandogli contro così da riuscire a ridurre ad un soffio la calma e i sensi di colpa che il mio cuore ogni volta, puntualmente, mi suggerisce.

Voltandomi, alla vista della sua figura alta e slanciata, contro qualunque mia possibile previsione, tutto si ferma di colpo.

All’altezza dello stomaco si forma quello stesso vuoto fastidioso di quando ci si trova in caduta libera. Mi risucchia completamente, provocandomi quel fastidio solito di questi momenti, dove il sottofondo lo fa l’adrenalina che ti scorre viva nelle vene, esaltando ogni tuo senso e portando in te un coraggio e una forza che credevi di non possedere. Costretta a veder evolvere questa sensazione quasi soffocante dentro di me, prego che quel senso di tranquillità e di calma apparente successivo a questi momenti arrivi presto.

Inaspettatamente sento il suo sguardo pretendere la mia attenzione e, come se non avessi più alcun potere sulle mie azioni, alzo i miei occhi su di lui.

Qualche secondo fa avrei giurato di trovarmi in caduta libera, ma solo adesso, osservando quei due occhi chiari, capisco di essermi appena lanciata in qualcosa di più pericoloso del vuoto stesso. 

Sento il magnetismo di quei due occhi attrarmi a loro con forza, mentre so che questi mi osservano attentamente senza lasciarsi sfuggire il trascorrere di un attimo.

Ad un tratto,  i miei occhi riescono a mettere a fuoco la sua figura. Lo ritrovo a soli pochi passi da me, abbastanza vicino da poter allungare una mano e riuscire a sfiorarlo, abbastanza vicino da chiedermi se i tuoi occhi si stiano perdendo nei miei, come io mi sto perdendo nei tuoi.

Ti osservo nel silenzio del momento, incapace di sottrarmi ancora al tuo sguardo, consapevole di correre il rischio di perdermi nei tuoi occhi, non curandomi di scivolare nella loro profondità, permettendo di immettere nella mia mente nuovamente quei dubbi, altri desideri fino ad ora nascosti.

Ti ritrovo abbastanza vicino da sperare che tu non sia in grado di ascoltare il tumulto interiore che sto provando dentro di me.

Nella mia mente piomba nuovamente quella fitta nebbia, oscurando così la sottile rabbia che poco fa era scattata in me e, come a voler cercare di dissolverla, una dolce fragranza mi colpisce, disorientandomi e confondendomi.

Il  tuo profumo.

Questo giunge a me inconfondibile, incatenandomi tra le sue spire. Gli permetto di avvolgermi, domandandomi come sia stato possibile non dipenderne fin da subito.

Ti avvicini di un solo piccolo passo, mentre colgo una luce brillare nei tuoi occhi.

Un brivido di natura sconosciuta mi sale lungo la schiena.

Dovrei scappare e nascondermi, eppure resto immobile di fronte a te, mentre il tuo sorriso non accenna a voler scomparire dal tuo volto.

Sotto quello sguardo, sento le mie certezze perdere forza, crollare l’una dopo l’altra.

Ti avvicini ancora di più a me, riducendo la poca distanza trai nostri due corpi, ignaro, forse, della reazione che sei riuscito ad innescare in me.

Ciò che più temevo, sta accadendo.

Indugi ad osservarmi, il tuo sguardo attendo su di me come a voler soppesare la situazione. Allunghi una mano al mio indirizzo, eppure ancora qualcosa mi spinge a compiere quel un piccolo passo che mi fa arretrare di qualche centimetro. Ed è una strana paura quella che sento iniziare a pulsare con forza in ogni angolo del mio corpo e che mi porta a chiedermi cosa mi abbia appena spinta ad allontanarmi. Sgrano gli occhi rimproverandomi di non aver alcun motivo. Quasi mortificata di questa mia azione, alzo il mio sguardo su di te. Un bagliore attraversa i tuoi occhi, come un lampo. Mi guardi di traverso. Cerco di controllare il mio respiro, domandandomi quale sia la ragione della sua accelerazione in contemporanea con i battiti sordi del mio cuore.

Qualcosa che non riesco a captare nel tuo volto, ti spinge a riprovarci.

 

Di nuovo, ti avvicini a me tranquillo, intanto che ogni più piccolo pensiero dettatomi dalla ragione e dalla logica si dissolve, investito dall’intensità di queste sensazioni.

 

Ti osservo muoverti sicuro, fiero ed elegante e ad ogni tuo nuovo passo, la mia sicurezza si confonde a quel piacere che troppo facilmente potresti essere e concedermi.

 

Mi sfiori distrattamente e subito percepisco scintille esplodere in un gran fragore.

 

Ti osservo, mentre parole mute e non dette invadono il tuo viso,  rivolgendomi richieste che arrivano dritte al mio cuore. Silenzioso, avvicini la tua mano alla mia. Il pensiero di fermarla e di scacciarla non riesce ad acquietare quella curiosità e voglia di sentire ancora il tuo tratto leggero sulla mia pelle. Seguo con gli occhi il suo breve tragitto. Basta un piccolo sfioro per percepire una collisione tra quello che è il tuo mondo e il mio, lasciandomi inerme e sorda davanti a quell’inevitabile che da sempre avevo cercato di impedire.

 

Ciò che è inevitabile non si può impedire, ma solo cercare rimandare inutilmente.

 

Ed è a questo pensiero che tutto quello che sembra poter essere totalmente sbagliato, in questo momento mi sembra così giusto da considerarmi pazza all’idea di cambiare anche solo una minima cosa di questo attimo.

 

Alzo il mio sguardo su di te. Cado nella trappola azzurra dei tuoi occhi. Imbocco quella via per la perdizione. Mi arrendo. Ti raggiungo.

 

Chiudo gli occhi, ridisegnando il tuo sguardo bruciando in ogni linea.

E, inaspettatamente, sei tu a rendere completamente nullo quell’ultimo spazio tra noi.

 

Ritrovo le mie labbra premere sulle tue.

 

Morbide e seduttrici, ad ogni nuovo bacio, le tue labbra intaccano le mie del tuo sapore inebriante. Un tocco prima accennato, quasi timido, sussurrante di taciti permessi, ma sempre più sicuro e bramoso. I dubbi svaniscono e ad esse prendono posto dolci pensieri.

 

Permetto alla consapevolezza del tuo desiderio di me di condurmi lungo quella via che per meta ha la perdizione.

Il silenzio circostante è solo interrotto dalle nostre labbra che si inseguono e si rincorrono nuovamente, mentre le nostre mani si intrecciano, formando quel legame dove il desiderio e la passione si mischiano, si intersecano in un’infinita spirale di perdizione.

 

Percepisco distrattamente un tuo braccio avvolgermi e attirarmi maggiormente a te.

La percezione del tuo corpo legato al mio, incoraggia questi pazzi sentimenti a compiere l’azione di condurre le mie braccia a legare il tuo collo in un semplice abbraccio.

La presa intorno la mia vita aumenta così come l’urgenza delle nostre labbra di rincorrersi e mordersi.

Cogliendomi impreparata, ti blocchi e ti allontani da me. Sento la mancanza di ossigeno assalirmi.

 

Ti cerco con gli occhi, gli osservo, rivolgendoti uno sguardo interrogativo. Ciò che vedo è solo un tuo sorriso trionfante e felice.

 

<< Ricordati questo momento, Love. >>

 

All’udire di quelle parole, vedendoti sorridere in contemporanea con quei tuoi due occhi  come poche volte, sono sicura, è successo,  l’istinto di cacciatrice mi porta a ricatturare le tue labbra, a stringere in un pugno un po’ dei tuoi capelli, cercando, forse, di riuscirti ad imprigionare. 

 

Mi piacerebbe detestare tutto questo, spingerti lontano da me, urlandoti contro solamente insulti, ma l’unica cosa che ora desidero è sentire quale sapore abbiamo insieme, esplorarlo e capirlo.

 

Il rosso della passione si mischia insieme al tuo contatto, fino a quando un gemito sfugge al mio controllo e nella mia mente si fa avanti quello che tra tutti è il più disperato dei miei desideri: voglio che tu sia unicamente quell’ultimo amore.

A questa pensiero, un tremito mi invade il corpo. Pronunciare questo desiderio essendone consapevoli, riesce a farmi provare la sensazione di credere di potermi innalzare di qualche centimetro dall’asfalto, facendomi provare quella sensazione ballerina nello stomaco.

 

Ti stringo maggiormente a me, affidando alle mie labbra il compito di riuscire a farti accarezzare l’essenza di questa mio nuovo desiderio di appartenerti, mentre la necessità di sentirti ancora bisognoso di me, perché…

 

Baciami perché la mia bocca ha fame delle tue labbra.

 

Stringimi perché ogni parte di me e in me tremi alla tua vicinanza, iniettando altro dolce piacere nelle mie vene.

 

Continua ad alimentare quel fuoco che con gran fragore ha iniziato a crepitare in ogni parte del mio essere. Non lasciare che si spenga. Prenditi cura di lui, come se ne potesse andare della mia stesa vita.

 

Traccia una linea infuocata sulle mie braccia, fammi provare cosa si sente quando la vita si trasforma in cenere grigia al passaggio del fuoco.

 

Percepisco distrattamente le tue labbra spostarsi lungo la mia mandibola, seminando in quel breve percorso una scia di ardenti baci, fino a giungere ad un soffio dal mio orecchio.

 

<< Vieni da me, vieni a New Orleans, Love. >>

 

 

 

 

 

 

 

Mi alzo di scatto a sedere sul letto, imponendo al mondo l’ordine assoluto di smettere di girare.

Dalla finestra entrano alcuni timidi raggi di luce che illuminano la stanza, stuzzicando la mia mente con un pensiero insistente. Questo preme sugli altri di tornare in superficie, ma, nonostante cerco di cogliere un qualche vago ricordo, un altro che cerca una risposta immediata salta alla mia attenzione. Non ricordo di essermi prepara per la notte appena passata, non ricordo di essermi messa sotto le coperte, non ricordo di essermi addormentata.

Intenta a risolvere quel piccolo mistero mattutino, inizio a sondare la mia stanza in cerca di qualche indizio che mi possa essere d’aiuto per riempire quel buco nero.

Ogni cosa è al suo posto.

Sbuffando, scosto le coperte, quando il mio occhio cade sulla superficie liscia del comodino. Il respiro si ferma, gli occhi spalancati, ogni muscolo del mio corpo impietrito. Su quella stessa superficie liscia di quello stesso comodino è posato un disegno. Non occorre che legga la firma della mano che ha tracciato quelle linee dolci. Conosco quei tratti raffinati. Conosco la ragazza del disegno. Ricordo quella sera.

Ed è quel foglio leggere che fa da chiave all’accesso della mia mente, permettendo a quel pensiero insistente di svelarsi e prendere consistenza.

Il pensiero che prima pretendeva di essere ricordato, torna e con sé riporta ogni cosa, ogni ricordo, ogni momento che era diventato appartenente al passato e che si era appena mutato in uno recente, tutto torna alla mente.

Ma in questa tempesta improvvisa e che ha oscurato quel sole caldo e luminoso, un parola, un nome, risuona con intensità in me. Il suo, il tuo nome: Klaus.

Un brivido mi coglie totalmente impreparata.

Come è possibile che ad un solo pensiero del suono di un nome, si possa scatenare una tempesta di sensazione contrastanti?

Le percepisco scorrere nelle mie vene, lasciandole marchiate da quell’improvviso senso di appartenenza. Bruciano come la fame accecante, impossibile da estinguere.

Come è possibile che ricordare il suo volto, i suoi occhi mi possa agitare?

Ho la sensazione di riuscire a percepire ancora quella scia di baci l’attimo dopo aver desiderato quello che lui stesso aveva detto di sperare.

Un ultimo amore.

Una vampata di calore mi invade da capo a piede.

Ancora adesso sento il tuo sapore sulle mie labbra. Non se ne va. Persiste, insistente su quelle due linee rosse e carnose. Quel sapore dolce con un accenno leggero che porta con se un senso di tristezza, è come quel pensiero perenne di te nella mia mente. È come se quello stesso sapore di te, si sia impossessato delle mie labbra e non voglia più lasciarle.

Mi accorgo che sei riuscito a darmi qualcosa che mi perseguiterà per sempre.

Un sospiro disperato, un solo suono capace di nascondere ciò che la tempesta muove dentro di me con forza.

Mi mordo il labbro inferiore solo per riuscire ad avere quel piccolo e ultimo briciolo di controllo sui mie pensieri, come se quella presa potesse, dovesse impedire ad ogni ricordo di tornare.

Troppo a lungo ho lasciato scorrere. Dimentico i miei pensieri incoerenti con ciò che sento realmente. Lascio disperdere nell’aria mattutina quel filo di rimanente ragione e accolgo l’unico pensiero che coincide con il sentimento.

E in questo momento voglio solo percorrere quelle miglia che ci dividono, che ci tengono lontani, finché non vedrò quei confini sovrapporsi uno ad uno e annullarsi, trovandomi a giungere  in quel luogo dove la tua presenza è più che il tuo semplice nome.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Autrice

 

Sono circa quattro mesi che non pubblico assolutamente nulla. Torno con questa one-shot, dove credo non ci siano molte cose da dire.

A volte la mente gioca brutti scherzi e Caroline si è ritrovata ad affrontare quello che, cocciutamente, cerca di evitare imperterrita.

Questa one-shot la considero un viaggio interiore nella mente e nei sentimenti della vampira, dove la protagonista è assolutamente lei.

Ma chissà…magari Klaus le ha tirato un brutto tiro, decidendo di prendere in mano la situazione e mettere Caroline di fronte alla realtà.

Chi è riuscito a leggere fino alla fine, ha notato il cambiamento nel modo in cui Caroline si rivolge a Klaus, prima distaccata e fredda (suo, lui), poi, diventando più consapevole dei suoi sentimenti, più dolce e calorosa (tu, tuo). Inizialmente avrete pensato che, forse, si trattava di un errore di battitura, ma no. Credo che questo cambiamento riesca un po’ di più a percepire e immaginare quello che in Caroline sta provando, a renderlo, in qualche modo, più reale e vero.

 

Mi sentirei quasi di dedicare questa shot ad una persona che per me è stata davvero speciale e che, purtroppo e in qualche modo, lo è ancora adesso. Non se lo meriterebbe, quindi lo faccio indirettamente e non totalmente.

 

Dico grazie in anticipo a chi ha letto “La tua voce in un sussurro” e a chi lascerà una recensione.

Nel mio account troverete il collegamento al mio profilo twitter e le altre storie scritte su Klaus e Caroline, “Come un pittore” e “Il tempo di un minuto”. Spero non passi troppo tempo tra questa e la prossima storia.

 

Un bacio,

Lilydh

 

  
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