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Autore: Akemi_Kaires    11/07/2013    1 recensioni
{NaruHaru; Phoenix/Pearl}
Se avesse abbassato le palpebre, sicuramente non si sarebbe soffermata sullo sguardo stupito del Detective Dick, né avrebbe ascoltato le urla di Larry. Non avrebbe prestato attenzione neppure alla Signorina von Karma, che mulinava furibonda la sua frusta mentre ricopriva di insulti il Sistema Giudiziario Americano, e non avrebbe neppure posato lo sguardo sul Signor Edgeworth, che poggiava la mano sulla spalla della collega nel tentativo di calmarla.
Per quanto fosse strano e inaudito, non avrebbe neanche guardato la Mistica Maya, piangente e singhiozzante, ancora incapace di accettare quella cruda realtà.

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Seconda classificata al contest "Tutti pazzi per le Fey!" indetto da Grace96 sul forum Writer's Palace
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pearl Fey, Phoenix Wright, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo lunghi mesi di sonno, finalmente sono ritornata in pista. Stavolta, invece di pubblicare una MitsuMei come tanti di voi si aspetterebbero, ho deciso di proporvi qualcosa di... vecchiotto e inusuale. Questa fic partecipava al contest Tutti pazzi per le Fey!, indetto da gm19961 (alias Grace96) sul forum Writer's Palace, e si è piazzata seconda in classifica. Insomma, un buon traguardo, considerata la coppia e le condizioni in cui l'avevo composta.

La shipping in questione è la Phoenix/Pearl, ovvero quella che mi era stata assegnata dalla Giudice durante il concorso. Ovviamente, siccome non riesco a shippare altro pairing al di fuori della NaruMayo, questa coppia è stata trattata in modo one sided. Sarà solo uno dei due personaggi in questione a nutrire qualcosa per l'altro e il destino vuole che sia proprio... *rullo di tamburi* non ve lo dico.

Detto questo, mi auguro sia di vostro gradimento! Buona lettura a tutti!

Pi esse: La storia presenta un flashback, ambientato durante il processo contro Zack per la morte del suo Maestro. La storia in sé e per sé, invece, è ambientata appena dopo le vicende narrate in Apollo Justice.

 

 

Sacrificio

 

Il mondo prese a vorticare improvvisamente attorno a lei, rendendosi confuso e distorto dinnanzi ai suoi occhi innocenti. Da quando il martelletto del Giudice aveva sbattuto violentemente sul banco, in quell’aula si era scatenato l’inferno. Pearl cercò di farsi largo in quella massa brulicante di persone, nel vano tentativo di raggiungere la sua adorata Mistica Maya.

Che cosa stava succedendo? Per quale motivo quegli sconosciuti in divisa blu stavano cacciando tutti fuori di lì? Perché non permettevano a nessuno di assistere a quel processo?

Perché il Signor Nick non aveva coraggiosamente puntato il dito contro quell’ingiustizia, gridando con impeto la sua Obiezione?

«Pearly! Pearly!».

La piccola Fey si voltò di scatto, richiamata dalla tanto amata voce della cugina. La cercò più volte con lo sguardo, disperatamente, tentando di distinguere la figura della nuova Maestra in mezzo a tutti quegli sconosciuti. Per un attimo le parve di trovarsi immersa nel punto più profondo dell’oceano, travolta e più volte sbalzata dalla corrente impetuosa, mentre l’acqua salata penetrava e pizzicava violentemente i suoi poveri polmoni.

Trattenne istintivamente il respiro, avanzando alla cieca nella folla, guidata dal suo istinto. Pregò silenziosamente tutte le sensitive della sua casata, scongiurandole di darle un indizio in grado di condurla tra le braccia della diciannovenne.

Doveva assolutamente trovarla! Senza di lei, le sarebbe risultato alquanto difficile sapersi orientare in quel mondo sconosciuto. Sarebbe riuscita a cavarsela ugualmente, se non l’avesse raggiunta? Quell’orribile prospettiva la spaventava alquanto.

Lacrime bollenti premevano contro i suoi occhi per sgorgare impetuose, in manifestazione del puro terrore al quale era soggetta. Si strofinò il viso col dorso della mano, trattenendosi coraggiosamente dallo scoppiare a piangere in mezzo a quel vasto pubblico di persone. Solo dimostrandosi forte sarebbe riuscita ad abbracciare la sua parente.

Tese nuovamente le orecchie, sperando di riuscire ad udire ancora quel rassicurante richiamo. Se si fosse concentrata, se solo avesse udito ancora una volta il suo nome, forse avrebbe capito da dove proveniva. La sola idea di riuscire in una simile impresa le infondeva nuovo coraggio.

Non sarebbe stato poi così difficile, se fosse riuscita a distinguere quelle parole in quel vociare frastornante e fragoroso. Ipotizzando che la stesse effettivamente chiamando, sarebbe stato alquanto difficile sovrastare le altre urla e le grida di protesta.

Improvvisamente, un signore robusto e nerboruto la urtò, facendola barcollare e incespicare sui suoi stessi passi. Un gemito di sorpresa e dolore scivolò fuori dalle piccole e rosee labbra di Pearl, mentre si capacitava di ciò che era appena successo. Si coprì il volto con le mani, sperando così di attutire il violento impatto col freddo e duro pavimento.

Attese con paura di sbattere a terra, quando una mano ferma e al contempo delicata l’afferrò saldamente per l’esile e sottile braccio. Successivamente, il sibilare di una corda giunse alle sue orecchie, accompagnato da un sonoro schiocco.

«Stupido sciocco!» esclamò una voce a lei conosciuta, in direzione dell’uomo che l’aveva appena spinta. «Almeno abbi la decenza di porle le tue sciocche scuse e di fermarti ad aiutarla, invece di ignorarla scioccamente e continuare scioccamente a imprecare in modo scioccamente sciocco e indecente!».

La giovanissima Fey alzò leggermente il capo, quel poco che bastava per incrociare lo sguardo fiero e adirato della Signorina von Karma. A giudicare da come sosteneva l’occhiata furibonda dello sconosciuto, non sembrava affatto intimorita. Anzi, pareva alquanto determinata e decisa. Davvero stava affrontando quell’armadio di uomo solo per difenderla? Proprio per proteggere lei, che qualche mese prima l’aveva insultata e le aveva assestato uno schiaffo in pieno volto?

All’improvviso, un tocco gentile la riscosse. Si voltò di scatto, verso chi l’aveva prontamente sorretta, sbarrando i suoi begli occhi color nocciola. Rimase alquanto sorpresa, non appena scorse il volto del Signor Edgeworth, e si vide costretta a coprirsi la bocca con la mano, pur di nascondere il suo evidente stupore.

«Ti sei fatta male, Pearl?» le domandò con preoccupazione, squadrandola da capo a piedi con occhio clinico per valutare se fosse ferita. Abbozzò un sorriso gentile – o almeno, cercò di farlo –, non appena notò che era illesa. «Non ti preoccupare. Adesso Franziska ed io ti riportiamo da Maya».

La bambina annuì meccanicamente, ancora scossa e frastornata. Riservò un’ultima occhiata al signore, prima di avanzare a capo chino, affiancata dai due procuratori.

Perché non era venuta la Mistica Maya a cercarla? Perché non era stata lei a difenderla da quello sconosciuto?

Non che le fosse dispiaciuto l’intervento dei due conoscenti, anzi. Tuttavia faticava ancora a credere in quella situazione alquanto assurda e inaspettata. Era in parte contenta di vedere come quei due “amici” le volevano bene, eppure c’era un dettaglio – benché minuscolo e apparentemente insignificante – che l’aveva lasciato l’amaro in bocca.

Perché era stato il procuratore a salvarla, invece del suo tanto adorato Signor Nick? E lui, principe azzurro e paladino della giustizia, dove si trovava in quel momento? Perché non si trovava lì, accanto alla tanto amata cugina?

 

Perché non era lì con lei?

 

Nelle sue innocenti iridi ancora si riflettevano quelle immagini intrise di disperazione e dolore. Se solo Pearl avesse avuto il coraggio di chiudere gli occhi, sarebbe stata in grado di rievocare quell’istante di morte, ove i suoi sogni e le sue speranze erano divenuti polvere al vento.

Se avesse abbassato le palpebre, sicuramente non si sarebbe soffermata sullo sguardo stupito del Detective Dick, né avrebbe ascoltato le urla di Larry. Non avrebbe prestato attenzione neppure alla Signorina von Karma, che mulinava furibonda la sua frusta mentre ricopriva di insulti il Sistema Giudiziario Americano, e non avrebbe neppure posato lo sguardo sul Signor Edgeworth, che poggiava la mano sulla spalla della collega nel tentativo di calmarla.

Per quanto fosse strano e inaudito, non avrebbe neanche guardato la Mistica Maya, piangente e singhiozzante, ancora incapace di accettare quella cruda realtà. No, si sarebbe concentrata solo su una persona: il Signor Nick, silenzioso e dal volto inespressivo, che si limitava ad uscire dal Tribunale senza degnarli della benché minima attenzione.

Lo avrebbe seguito ancora una volta con lo sguardo, per poi rincorrerlo il più velocemente possibile, pur di raggiungerlo e trattenerlo.

A differenza di sette anni prima, tuttavia, non si sarebbe lasciata chiudere la porta in faccia. Lo avrebbe afferrato per un braccio e costretto a rimanere con loro, scongiurandolo di non abbandonarli. Anche a costo di piangere e di inginocchiarsi di fronte a lui, lo avrebbe pregato di non lasciarli, di restare accanto alla Mistica Maya.

Già, di rimanere con la sensitiva perché, sebbene Pearl nutrisse un amore viscerale nei confronti dell’unico uomo capace di strapparle un sorriso e una risata di gioia, sarebbe stato troppo egoistico da parte sua chiedergli di restare solo per lei.

Aveva sempre stimato e adorato quel principe azzurro, data la sua simpatia e la sua gentilezza. Sin dal loro primo incontro, avvenuto nella residenza Fey, aveva sviluppato una certa affinità con lui. In quel paladino della giustizia aveva visto la figura di quel padre mai visto, un punto di riferimento al quale fare sempre affidamento nei momenti di bisogno. Col trascorrere del tempo, era diventata sempre più dipendente dai suoi sorrisi, dalle sue continue attenzioni e da quell’affetto che riservava solo a lei.

Era stato abbastanza traumatico per lei, timida e pudica com’era, riconoscere di serbare più di un semplice affetto nei suoi confronti; non tanto per l’intensità di quell’emozione, no, quanto per la sua impossibilità. Perché lei lo sapeva e se n’era fatta una ragione: per quanto lo desiderasse, non lo avrebbe mai avuto per sé.

Sarebbe stato ingiusto nei confronti della Mistica Maya farsi avanti e cercare di conquistare il Signor Nick. Dopotutto, per la tanto amata cugina, l’avvocato rappresentava il suo mondo e la sua unica ragione di vita. Portarglielo via sarebbe stato come strapparle l’anima.

Il filo dei suoi pensieri fu improvvisamente spezzato da un singhiozzo, giunto alle sue orecchie violento come un pugno allo stomaco. Il volto di Pearl si tramutò in una maschera di puro dolore, non appena si capacitò di ciò che stava accadendo.

Se solo avesse avuto il coraggio di fermare Phoenix Wright, in quel momento la Maestra non si sarebbe trovata in preda allo sconforto. Se solo fosse stata abbastanza coraggiosa, non avrebbe dovuto assistere a quella scena straziante.

Si affacciò timidamente alla porta, osservando con tristezza la figura rannicchiata della parente, contorta dall’intensità di quel dolore acuto, mentre versava lacrime di rabbia e tormento. Pearl distolse lo sguardo dalla mora, sfregandosi gli occhi col dorso della mano. Almeno lei doveva dimostrarsi forte, se desiderava dipingere un sorriso sul volto di Maya.

Avanzò di qualche passo, elegante e silenziosa come non mai, giungendo alle spalle della tanto amata cugina. La avvolse in un caldo abbraccio, stringendola a sé con calore e affetto, come per cullarla e scacciare quell’incubo che la tormentava.

- Mistica Maya – la richiamò dolcemente, come una madre alla sua adorata figlia, sforzandosi di mostrarsi allegra nonostante la sua agonia interiore. – Vedrai che il Signor Nick tornerà. Un giorno o l’altro ritornerà da noi, te lo prometto.

- Come puoi dirlo, Pearly? – replicò la sensitiva, inzuppandole la divisa con le sue lacrime, guardandola con occhi ricolmi di miscredenza e diffidenza. – Sono passati sette anni e non si è mai fatto vivo! Perché ne sei così sicura?

- Perché credo nell’amore – le rispose con semplicità, sfoderando un sorriso dolce e triste al contempo. In quel momento, era l’unica risposta vera e sincera che poteva darle. – Vedrai, un giorno ti verrà a prendere col suo cavallo bianco e ti porterà via da qui.

Perché sì, Pearl credeva davvero nell’amore. E il suo amore aveva un nome e un cognome: Phoenix Wright. Nonostante tutti quegli anni di agonizzante mutismo, non aveva mai dubitato di lui. Nella rabbia, nella tristezza e nel dolore, un barlume di speranza la incitava spesso a confidare in lui.

 

Ed era convinta che, un giorno, lui sarebbe davvero tornato per loro anche se, per farlo, avrebbe avuto bisogno di un aiuto.

 

Fece il suo ingresso in ospedale, venendo inevitabilmente investita dall’acre odore di disinfettante, immergendosi in quel mondo bianco e piatto.

Con l’avvenire di quello sfortunato incidente del Signor Nick, era stata finalmente capace di attuare il suo piano. Quale occasione più ghiotta di quella per combinare nuovamente un incontro tra lui e la Mistica Maya?

Affidò alla ragazza della reception l’enorme scatolone ricolmo di DVD del Samurai d’Acciaio, raccomandandole di recapitarlo al più presto all’infortunato. Era davvero importante, per lei, che quel pacco venisse consegnato al più presto all’ex avvocato. Solo in quel modo sarebbe riuscita a portare a termine la sua missione e a ridonare così un sorriso alla povera Maestra.

Inutile dire che non ne aveva fatto alcuna parola con lei. Se solo avesse osato accennarle le sue intenzioni, la sensitiva le avrebbe severamente proibito di fare alcunché. Nonostante fosse alquanto dispiaciuta di dover disubbidire al suo volere, reputava necessaria una simile azione.

- Vuole lasciargli anche un messaggio, signorina? – le domandò la ragazza, poco prima di affidare il pacco ad un giovane e forzuto infermiere.

La giovane Fey prese un bigliettino, indugiando ancora un attimo, giusto per rileggere ciò che aveva scritto.

 

Ciao, Nick!

Ho saputo del tuo incidente e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere trascorrere il tempo guardando il Samurai d’Acciaio, invece di fissare il soffitto e dormire tutto il giorno. Sarà come rivivere i vecchi tempi!

Mi spiace solo di non essere lì con te, ma i miei doveri di Maestra me lo impediscono.

Spero di poterti incontrare ancora, un giorno!

Tua, Maya.

 

Osservò un’ultima volta la firma, notando con malinconia come fosse strano leggere un altro nome scritto con la sua calligrafia. Avrebbe tanto voluto firmarsi come mandante di quel regalo, ma in quel modo avrebbe vanificato ogni cosa.

Doveva essere forte e mettere a tacere per l’ennesima volta il suo amore, se davvero desiderava rendere felice la Mistica Maya e il Signor Nick. Sì, perché solo in quel modo sarebbe stata in grado di renderlo contento.

 

Il sacrificio era la più grande forma di amore e Pearl in quel momento stava dimostrando di amare davvero Phoenix Wright.

 

- Pearly! Pearly!

La giovane sensitiva si voltò di scatto, non appena le urla gioiose della Mistica Maya giunsero alle sue orecchie. Inarcò un sopracciglio, esibendo un’espressione curiosa e alquanto stupita, di fronte all’insolita allegria della Maestra.

- E’ successo qualcosa, Mistica Maya? – domandò la Fey, poco prima di essere letteralmente travolta dall’abbraccio della cugina.

La mora sfoderò un sorriso raggiante, sventolandole davanti agli occhi il suo beneamato cellulare. – Sì! Pearly, dopo sette anni, Nick mi ha chiesto di incontrarci!

A quanto pareva, il suo sacrificio aveva generato qualcosa di buono. Pearl sorrise di cuore, aggregandosi alla felicità della cugina. Se tutto fosse andato per il meglio, lo avrebbe finalmente incontrato anche lei.

Magari tutto sarebbe tornato come ai vecchi tempi, dove tutti erano contenti e felici.

Forse ogni cosa sarebbe tornata come prima, dove lei avrebbe ancora potuto godere di quell’affetto, coccolando e cullando il suo amore proibito e continuando a tenerlo nascosto agli occhi indiscreti.

Pearl saltellò dalla gioia, lasciandosi sfuggire una risata genuina.

- Sono così contenta per te, Mistica Maya!

Improvvisamente, una nota di tristezza e stupore si dipinse negli occhi della cugina. Carezzò dolcemente la guancia della giovane, dimostrandosi dispiaciuta e preoccupata come non mai.

- Pearly… perché stai piangendo?

Sarebbe stato difficile soffocare il suo amore, Pearl ne era consapevole.

 

Ma se quello era il giusto prezzo da pagare, se questo era l’unico modo per rendere felice Maya e Nick, allora si sarebbe sacrificata, anche se era doloroso.

  
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