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Autore: _failed dreamer    11/07/2013    2 recensioni
- E tu chi saresti? Credevo di essere l’unico a conoscere Christie Road! – biascicò il primo tra lo stupito e il contrariato.
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D’altronde erano bastati pochi minuti insieme per far nascere un’aria di serenità, senza nessuna tensione. Era come se si conoscessero da tempo. Ma è così che nascono le migliori amicizie, no?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certe cose sono solo per chi sa osservare, senza fermarsi a vedere e basta. E così era quella piccola porticina in un angolo del capannone del 7-11, che sbucava su una distesa di erba incolta per chi vedeva, e sul paradiso per chi osservava. Infatti, oltre alla coltre di erbacce e di chissà quali piante, si dilungava una strada abbandonata, percorsa in parte da binari conosciuti solo dai capitreno che erano così sfortunati da dover far passare i loro veicoli per quelle rotaie usurate. Si chiamava Christie Road, ed era stata scoperta solo da due persone, a quel tempo, che nemmeno si conoscevano né si erano mai incontrate lì. Semplicemente, condividevano quel piccolo angolo di paradiso senza saperlo.

Era una sera invernale, di quelle in cui il freddo è talmente pungente che la gente si sbarra in casa e guarda con occhi terrorizzati le strade vuote, come se fossero un nemico mortale. Ma per Abigale l’unico nemico era ciò chi si trovava dentro casa sua, e tentava di uscire il più possibile, che ci fosse il gelo o il caldo più insopportabile. E non era la sola. Ad Oakland c’erano un bel po’ di ragazzi che vedevano la casa come una prigione, e che scappavano in luoghi come il 7-11 (un capannone che sarebbe dovuto essere il magazzino dell’omonimo grande magazzino andato in bancarotta qualche anno prima, e quindi libero di essere occupato) o il 924 Gilman e il Rid’s Hickory Pit (gli unici due locali punk della zona, all’epoca).

E così quella sera si infilò un maglione di lana che le arrivava alle ginocchia, un paio di jeans (i più caldi che aveva) e una sciarpa che la copriva fino al naso, buttò un pacchetto di sigarette in tasca e le chiavi di casa nell’altra e si buttò fuori da quel luogo così tremendamente opprimente. Camminava veloce per quelle strade che ormai conosceva a memoria e in poco arrivò alla sua Christie Road. Attraversò quella foresta di erba arrivando nel punto esatto in cui i binari del treno si dividono in due direzioni diverse, e si sedette sul muretto a bordo strada. Ebbe appena il tempo di tirarsi fuori una sigaretta e maledirsi perché si era dimenticata l’accendino a casa che sentì delle voci arrivare dal 7-11. Pensò che fossero solo i ragazzi dentro, e non si preoccupò più di tanto; ma mano a mano che passavano i secondi le parole diventavano più definite e le voci più alte: qualcuno stava invadendo il suo unico angolo di libertà.

- Te lo giuro, sono l’unico a sapere di questo posto. Se ci mettiamo a farle qua nessuno le ruberà né ce le chiederà e balle varie –

Il ragazzo ebbe appena il tempo di finire la frase che si trovò davanti Abigale, con una sigaretta spenta in mano e uno sguardo quasi divertito.

- Per fortuna che sei l’unico a conoscere ‘sto posto. B, raccontamene una migliore la prossima volta – disse il secondo ragazzo, che aveva incrociato le braccia al petto e aveva l’aria più rassegnata che altro.

- E tu chi saresti? Credevo di essere l’unico a conoscere Christie Road! – biascicò il primo tra lo stupito e il contrariato.

- Be’, evidentemente abbiamo fatto male i calcoli entrambi. Anche io credevo di esserne la sola a conoscenza, ma ormai ci siamo tutti e tre, quindi evitiamo incazzature varie e conviviamo pacificamente, che ho già abbastanza problemi da altre parti – gli rispose Abigale tranquillamente, senza troppi giri di parole. Gli altri due rimasero interdetti a questa risposta, ma poi probabilmente si resero conto che era la cosa migliore e diedero il via alle presentazioni.

- Michael, ma chiamami Mike o mi incazzo sul serio – disse il secondo, che doveva essere stato trascinato dall’altro. Si sedette accanto a Abigale. Aveva dei capelli biondissimi, quasi bianchi, e gli occhi di un blu così intenso che sembrava oceano.

- Abigale, in teoria non ho un soprannome, in pratica potete chiamarmi come vi pare – disse lei. Poi aggiunse: - Mike, ho gli occhi identici a te – incrociandogli lo sguardo. Ed era vero, erano due mari che si incontravano.

- Quindi hai degli occhi assolutamente fantastici – le disse lui ridendo. Rise anche lei. Senza saperlo erano già come fratello e sorella.

L’altro ragazzo tossì. – Scusate se interrompo il vostro flirt, ma se dovete amoreggiare fatelo fuori da Christie Road. Sapete, è una strada ancora vergine – disse, serissimo. Anche Abigale e Mike, scusandosi, cambiarono espressione, assumendone una di finta solennità.

- Così va meglio – disse il ragazzo lasciandosi scappare un sorriso. – Ebbene, anche se ovviamente mi conoscerai già, io sono il celebre Two-Dollar Bill, nome d’arte di Billie Joe – disse, e concluse con un profondo inchino.

Abigale rimase sinceramente sorpresa. Credeva che quella di Two-Dollar Bill fosse solo una leggenda metropolitana, che non esistesse davvero questo ragazzo che dava canne a destra e a manca per due dollari.

- Quindi esisti per davvero! Credevo che fossi solo una leggenda – gli disse lei.

- Vuoi scherzare? Io sono una leggenda! – le rispose indignato lui, non nascondendo però un sorriso, sedendosi insieme agli altri due. Aveva i capelli neri come la pece, bloccati con del gel di sicuro scadente, perché la maggior parte erano tornati al loro mosso naturale, rendendo la capigliatura ancora più disordinata del previsto. Ma il suo segno distintivo erano gli occhi. Non tanto per il colore, che era di sicuro un verde rarissimo, ma per quello che sembravano trasmettere. Dietro c’erano nascosti dolore, rabbia, cicatrici non ancora rimarginate e, da qualche parte, tanto amore che nessuno gli aveva dato e che per ora nessuno si meritava.

- Okay, adesso che abbiamo superato la parte di cordialità, qualcuno mi dia un diavolo di accendino o lo costruisco con le mie mani. Sono due ore che ho sta sigaretta in mano senza poterla fumare, ne sto uscendo pazza – esordì Abigale, che non si faceva sicuramente scrupoli di cordialità o simili. D’altronde erano bastati pochi minuti insieme per far nascere un’aria di serenità, senza nessuna tensione. Era come se si conoscessero da tempo. Ma è così che nascono le migliori amicizie, no?

 

 







Spazio autrice:
... Ok, sono qua a pubblicare la mia prima fanfiction seria e sono leggermente terrorizzata. 
In realtà non ho molto da dire, a parte che spero davvero che vi piaccia questa storia.
Spero di aggiornare più o meno una volta a settimana, ma mi scuso già in anticipo per eventuali ritardi.
Beh, detto questo... buona lettura c:

_failed dreamer

   
 
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