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Autore: marguerite_murcielago    11/07/2013    2 recensioni
Scilla si congeda da una delle sue sorelle, avendo deciso di non seguirle nell’oltretomba.
Myrica si ferma per un solo istante, prima di lasciarsi trascinare dalla corrente.
(9° posto al contest "Synthesis? In the flash!" indetto da Giuns sul forum di EFP)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Astride'
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Nickname (con link al profilo EFP): Marguerite_ (Tenebrae Aeterna sul forum)
Titolo (con link, nel caso di storie edite); Bella di notte
Genere: Sovrannaturale, Malinconico
Rating: Giallo/Arancione
Pacchetto: Nunki
Breve introduzione: Scilla si congeda da una delle sue sorelle, avendo deciso di non seguirle nell’oltretomba. Myrica si ferma per un solo istante, prima di lasciarsi trascinare dalla corrente.
Eventuali NdA: Non ho inserito la citazione di Bukowski nel testo, ma ne ho mantenuto, diciamo, il significato. Almeno spero. Be’, chi vivrà vedrà. C’è un accenno femslash, per chi vuole leggerlo, ma è più sisterhood che altro. E ho contato con Word.

Partecipa al contest “Synthesis? In the flash!” indetto da Giuns sul forum di EFP.

 

 

Bella di notte

                  

Plicplicplicplicplic.            
Scilla guardò le gocce pesanti caderle dalla punta delle dita.
- Perché piangi, Scilla? -, un sorriso di luce ondeggiava sulle onde verdi. Abbassò le mani e colpì l’acqua come fosse stato un animale disobbediente; quella tremò e si distese come un lenzuolo luccicante.
- Non sto piangendo!
- Sì, invece: piangi perché devo andare.
Scilla chiuse gli occhi, e le lacrime sporche scapparono di nascosto.
Una mano uscì dal fiume come uno strano animale: era bianca come un osso lucidato e aveva le unghie lunghe. Era la mano di Myrica, ma avrebbe potuto essere quella di qualunque altra di loro (tranne lei: aveva pagato con le mani bianche una vita eterna.)
Non toccò la sua mano.
Il suo sangue pallido era arrivato fin lì con le correnti; i salici e i pesci, le ninfee e le bisce avevano pianto molto prima che le prime gocce arrivassero assieme alla spuma. Scilla non voleva toccare il suo sangue, perciò era stata lontana dall’acqua finché non aveva ripreso la strada per il mare.
- Rimarrai la mia sorellina.
- Non rimarrò niente -, ribatté lei, - se tu andrai. Non sarò sorella di una morta.
Se avessero avuto un viso, si sarebbe intuito il loro dolore; ma Myrica non aveva più un volto, e lei aveva venduto il suo: si era strappata la pelle bianchissima di dosso, si era tolta le labbra, gli occhi brillanti.
- Eppure piangi -, osservò l’acqua, il sangue di Myrica.
Scilla aveva tante sorelle, tutte incantevoli e aggraziate e fameliche, ma Myrica era stata la sua preferita: erano estranee allo scorrere del tempo, eppure lei l’aveva sempre coccolata, e amata, e difesa quando gli angeli belli come loro e vuoti tra le gambe cominciarono ad essere dipinti sui vetri delle chiese.
- Va’ all’inferno!
- Accompagnami.
Myrica era un fiore notturno, sulle rive del suo fiume: sbocciava sotto la luna argentea e sorrideva, sempre con gli occhi chiusi, quando lei scivolava sull’erba rugiadosa e le chiedeva prima un bacio della buonanotte e poi, quando crebbe, rassicurazioni sul loro potere.
I suoi capelli erano dorati, prima che li cedesse come pegno, quelli di sua sorella erano blu come le acque profonde, le acque notturne dove i viandanti annegavano: ne aveva visti parecchi, e Myrica raggrinziva il viso in un ghigno famelico.

Abbiamo la stessa madre, Myrica?
Certo che no, Scilla. Siamo
libere.
A ben pensarci, non smisero mai di baciarsi.
Strinse la mano lunga e viscida di sua sorella, sentendo sotto le dita solo acqua forte.
- No, Myrica -, disse piano, con quella voce nuova e gracchiante, - non verrei con te neppure se morissi davvero. Sai cosa ti dico? Saremmo ancora più sole. Dovremmo render conto dei nostri peccati!
Percorrevano tutte il fiume, si disse Scilla, verso l’Inferno.
Per un attimo, le mancarono le dita bianche di Myrica nelle sue, ma non le avrebbe comunque più sentite: sarebbero rimaste nel fiume, come la pelle umida di Myrica e il sole sulle sue spalle.

 

 

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