Nickname (con
link al profilo EFP): Marguerite_
(Tenebrae Aeterna sul forum)
Titolo (con link, nel caso di storie
edite); Bella di notte
Genere: Sovrannaturale, Malinconico
Rating: Giallo/Arancione
Pacchetto: Nunki
Breve introduzione: Scilla si congeda da una delle
sue sorelle, avendo
deciso di non seguirle nell’oltretomba. Myrica si ferma per
un solo istante,
prima di lasciarsi trascinare dalla corrente.
Eventuali NdA: Non ho inserito la citazione di
Bukowski nel testo, ma ne
ho mantenuto, diciamo, il significato. Almeno spero. Be’, chi
vivrà vedrà. C’è
un accenno femslash, per chi vuole leggerlo, ma è
più sisterhood che altro. E
ho contato con Word.
Partecipa al
contest “Synthesis?
In the flash!” indetto da Giuns sul forum di EFP.
Bella
di notte
Plicplicplicplicplic.
Scilla
guardò le gocce pesanti caderle dalla punta
delle dita.
- Perché
piangi, Scilla? -, un sorriso di luce ondeggiava sulle onde
verdi. Abbassò
le mani e colpì l’acqua come fosse stato un
animale disobbediente; quella tremò
e si distese come un lenzuolo luccicante.
- Non sto piangendo!
- Sì, invece:
piangi perché devo andare.
Scilla chiuse gli occhi, e le lacrime sporche
scapparono di nascosto.
Una mano uscì dal fiume come uno strano animale: era
bianca come un osso lucidato e aveva le unghie lunghe. Era la mano di
Myrica,
ma avrebbe potuto essere quella di qualunque altra di loro (tranne lei:
aveva
pagato con le mani bianche una vita eterna.)
Non toccò la sua mano.
Il suo sangue pallido era arrivato fin lì con le
correnti; i salici e i pesci, le ninfee e le bisce avevano pianto molto
prima
che le prime gocce arrivassero assieme alla spuma. Scilla non voleva
toccare il
suo sangue, perciò era stata lontana dall’acqua
finché non aveva ripreso la
strada per il mare.
- Rimarrai la
mia sorellina.
- Non rimarrò niente -, ribatté lei, - se tu
andrai.
Non sarò sorella di una morta.
Se avessero avuto un viso, si sarebbe intuito il
loro dolore; ma Myrica non aveva più un volto, e lei aveva
venduto il suo: si
era strappata la pelle bianchissima di dosso, si era tolta le labbra,
gli occhi
brillanti.
- Eppure
piangi -, osservò l’acqua, il sangue di
Myrica.
Scilla aveva tante sorelle, tutte incantevoli e
aggraziate e fameliche, ma Myrica era stata la sua preferita: erano
estranee
allo scorrere del tempo, eppure lei l’aveva sempre coccolata,
e amata, e difesa
quando gli angeli belli come loro e vuoti tra le gambe cominciarono ad
essere
dipinti sui vetri delle chiese.
- Va’ all’inferno!
- Accompagnami.
Myrica era un fiore notturno, sulle rive del suo
fiume: sbocciava sotto la luna argentea e sorrideva, sempre con gli
occhi
chiusi, quando lei scivolava sull’erba rugiadosa e le
chiedeva prima un bacio
della buonanotte e poi, quando crebbe, rassicurazioni sul loro potere.
I suoi capelli erano dorati, prima che li cedesse
come pegno, quelli di sua sorella erano blu come le acque profonde, le
acque
notturne dove i viandanti annegavano: ne aveva visti parecchi, e
Myrica
raggrinziva il viso in un ghigno famelico.
Abbiamo
la stessa madre, Myrica?
Certo
che no, Scilla. Siamo libere.
A ben pensarci, non smisero mai di baciarsi.
Strinse la mano lunga e viscida di sua sorella,
sentendo sotto le dita solo acqua forte.
- No, Myrica -, disse piano, con quella voce nuova e
gracchiante, - non verrei con te neppure se morissi davvero.
Sai cosa ti dico? Saremmo ancora più sole. Dovremmo render
conto dei nostri peccati!
Percorrevano tutte il fiume, si disse Scilla, verso
l’Inferno.
Per un attimo, le mancarono le dita bianche di
Myrica nelle sue, ma non le avrebbe comunque più sentite:
sarebbero rimaste nel
fiume, come la pelle umida di Myrica e il sole sulle sue spalle.
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parole]