Anime & Manga > Uta no Prince-sama
Ricorda la storia  |      
Autore: Alexchil    11/07/2013    4 recensioni
Non è facile per nessuno iniziare una nuova vita in una scuola di lusso come la Saotome Academy.
Ayaka e' una ragazza vivace e testarda,ma molto bassa di statura per la sua età, quindi lo sa bene.
Ma non sarà solo quello il problema da superare. Nella scuola di musica vige una regola severissima: non puoi assolutamente innamorarti del tuo partner.
Ayaka riesce senza problemi a seguire questa regola.
O almeno fino a quando Syo, un ragazzo altrettanto allegro e carismatico, anch'egli con 'problemi di statura', non entra nella sua vita di tutti i giorni.
I due avranno un rapporto inizialmente molto intenso, tra litigate e sfottimenti.
Ma quanto potra' resistere la nostra amica?
-------------------------------------------------
» Titolo: With or Without You
» Coppia: SyoxOC
» Genere: Commedia, Musica, Sentimentale.
--------------------------------------------------
E' la mia prima Fic su UtaPri.
Spero vi piaccia.~
Enjoy! °v°/
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Syo Kurusu, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

{ With or Without You }
 

Mi chiamo Ayaka Amano e ho 15 anni.
Questo sarebbe dovuto essere il primo giorno all'accademia Saotome.
Perche' dico 'sarebbe'? Be', perche' oggi mi sono ammalata e mi sono presa un bel febbrone da cavallo.
Sono riuscita a superare le noie dei miei genitori, il tanto temuto test d'ingresso ed eccomi qui, stesa sul letto a guardare il soffitto e a farmi paranoie mentali sull'origine dell'universo, quando sarei dovuta essere nella mia nuova classe della mia nuova scuola.
Forse vi starete chiedendo perche' ho scelto proprio la Saotome. Non a caso, ma in quel collegio ognuno aspira ad un sogno nel mondo dello spettacolo, quale idol, musicista e qualsiasi cosa legata alla musica.
Io mi sono iscritta al corso come compositrice sotto 'comando' dei miei genitori. Ma la dura verita' e' un'altra: io voglio cantare, diventare un idol a tempo pieno. Eppure mia madre pensa che non sia la strada giusta per me. E lo penso anche io. Sono timida ed eterna indecisa. Canto a fatica davanti ai miei genitori, figuriamoci su un palco pieno di gente. Anche se forse mi sono lasciata troppo condizionare da lei.
Ad ogni modo, il primo giorno e' saltato. Domani andro' a scuola, costi quel che costi. Anche dovesse esserci un terremoto di scala 9 o un pazzo maniaco sotto casa mia.

Okay, ho detto cosi'. In realta' quel giorno non c'era stato nessun terremoto, la casa era tutta intera, e l'unica persona sotto casa mia era un povero postino preso di mira dal cane dei vicini. L'unico problemino e' che, a meno che non avessi le allucinazioni guardando la mia sveglia, ero dannatamente in ritardo.
Mi preparai, misi la nuova uniforme e legai i capelli in una coda di cavallo. Erano castani e di lunghezza media, non mi piaceva tenerli sciolti. Davano fastidio.
Ma cosa ve ne importa, giusto?
Il bus ci metteva sempre troppo ad arrivare, quindi diedi fondo alla mia paghetta mensile per un taxi diretto alla Saotome. Arrivai proprio nel momento in cui stavano per chiudere i cancelli ed entrando di corsa per poco non mi scontrai con un professore.
- C-Chiedo scusa!
Non feci in tempo a sentire la risposta che volai immediatamente in classe.
"Classe S... Classe S.... Ma quanto e' grande 'sto posto?!"
Chiesi indicazioni al primo ragazzo che passava di li'. Era un tipo strano, alto e serissimo, capelli blu con una pettinatura molto alla giapponese.
- Scusa, sai dirmi dove si trova la classe S? - chiesi di sfuggita.
- In fondo al corridoio a destra... - rispose il tipo.
Ringraziai con un breve inchino e corsi piu' veloce che potei. Per poco non inciampai. Ovvio, stringa slacciata.
Aprii la porta mentre il professore stava iniziando a spiegare e la classe era in un silenzio di tomba.
Perfetto, ottimo inizio.
- S-S-S-Scusate il ritardo... - dissi con il volto in fiamme per l'imbarazzo e una mano dietro la nuca.
- Ti pare il modo di entrare in classe, cara?!
No, affatto, ma mica lo faccio apposta.
Chi aveva parlato era un professore. Lunghi capelli rosa che ricadevano sulla schiena e occhi azzurri come il mare. Si', avete capito bene. Professore con la "e". Ne avevo sentito parlare di un insegnante travestito, ma non sapevo ci fosse davvero, ma a quanto pare eccolo.
- Le chiedo umilmente perdono - dissi con un sorriso alquanto sfasato.
Sentii il parlottare della classe, ragazze soprattutto, che mi guardavano come fossi un'aliena. E' vero, avevo saltato il primo giorno. Ma non parlavano solo di questo. Mi stavano squadrando dalla testa ai piedi e ridacchiavano sul fattore della mia altezza. Ebbene si', ho 15 anni, ma sono alta come se ne avessi 12.
Erano sguardi indagatori, come se sapessero tutto di me; vita, morte e miracoli. Casini, oserei dire.
Ma una cosa non la sapevano: io *non* sopporto quando ci si riferisce alla mia statura.
"Sappiate che vi faro' un gancio nasale degno di una torero spagnolo."
Mentre la professores- ehm, il professore mi chiedeva il nome e mi indicava il posto vuoto, ricambiai gli sguardi delle compagne con un sorriso di sfida.
- Tu eri quella assente ieri, vero? - chiese il professore.
- Si', ma i miei genitori dovrebbero aver chiamato per avvisare...
- Sisi, non preoccuparti di questo! Io sono Tsukimiya Ringo, il tuo professore!
- P-Piacere di conoscerla! - risposi automaticamente.
Mi appropriai del banco assegnatomi e mi sedetti. In silenzio, trattenendo la rabbia e stringendo i pugni. Me lo ripetevo spesso: quando sei fuori controllo, conta sempre fino a 10 prima di agire o parlare.
Era quello che stavo facendo.
Uno... Due... Tre.... ... Dodici persone da prendere per il naso. Fatto. Ho contato anche di piu' di dieci, visto? Facile.
La lezione stava per cominciare, ma il posto davanti a me era occupato da un ragazzo piuttosto basso per la nostra eta' -senti chi parla- ma nonostante questo mi superava di ben oltre 10 cm. Tra l'altro era in una posizione del tutto scorretta ed inadeguata per una lezione: gambe accavallate ed entrambe le braccia dietro la nuca come se stesse prendendo il sole.
Non ebbi il coraggio di dirgli di sedersi per bene. Avrei aggravato la mia pessima situazione di 'sua altezza reale'.
Pero' il professore stava scrivendo alla lavagna. Quell'aggeggio e' sempre stato un incubo per me. Il primo pensiero che avevo quando cambiavo classe era di prendere un posto vicino alla lavagna, ma questa volta mi tocco' l'ultima fila.
"Sara' la rovina della mia vista da falco che mi ritrovo. "
Provai a spostarmi leggermente a destra, poi a sinistra, ma niente. Le braccia del ragazzo mi coprivano la visuale.
A quanto pare qualcuno aveva notato il mio disagio, perche' chiamo' il tizio davanti a me.
- Syo. Stai dando fastidio dietro. - disse il suo vicino di banco, un ragazzo dai capelli blu spettinati.
- Eh? - si stupi' il ragazzo che a quanto pare si chiamava Syo.
Meglio tardi che mai, eh, bellimbusto?
- Scusami , non avevo visto che dietro di me ti eri messa tu!
"...Cosa vorresti dire?"
- Ma no figurati. Piuttosto, e' strano che non veda la lavagna nonostante ci sia tu davanti.
- ... P-Prego?! - rispose il ragazzo girandosi del tutto.
Era biondo con due occhi azzurrissimi. Un paio di forcine per capelli laterali e un cappello molto alla John Travolta.
- Hai capito benissimo, e ora sistemati prima che per miracolo ti si allunghino le braccia!
Okay, forse avevo un tantino esagerato.
- Come ti permetti, nanetta? Attenta a come parli!
- Da quale pulpito, tappo! - risposi sbattendo le mani sul banco.
La classe si zitti'. Quel giorno ero destinita ad essere una calamita per le figuracce, evviva.
- Qualche problema, Ayaka-chan? - chiese il prof.
- Assolutamente no! - risposi immediatamente, con lo sguardo del ragazzo davanti a me decisamente poco rassicurante.
Be' dai, due pessime figure in meno di un minuto. Non poteva andarmi peggio.

Quando imparero' a stare zitta
Mentre mi dirigevo nel corridoio, inciampai sulla stringa slacciata e feci un volo da far invidia ad Angelo d'Arrigo. Risatine e spifferii ovunque. Fortuna che sotto la gonna avevo dei pantaloncini corti, come se mi fossi arresa al destino di 'sfigata' della classe.
Per la fine delle lezioni volli provare a fare amicizia con qualcuno, ma vista la reputazione che mi ero appena fatta preferii lasciar perdere...
Scesi nel giardino della scuola. Chiamarlo giardino e' un po' approssimativo e vergognoso, vista l'enormita' dei prati che circondavano la scuola stessa.
Mi sedetti su una panchina in riva al laghetto e mi misi le cuffie dell'MP3 nelle orecchie.
Non fraintendete, non amo particolarmente la solitudine. Ma cos'altro potevo fare al momento?
Era quasi ora di pranzo, quindi mi diressi dentro. Mi avevano dato una tessera da usare per ordinare i piatti, ma il problema era che non avevo idea di dove fosse la mensa...
Chiesi a due ragazze che passavano nel corridoio principale, fortunatamente non della mia classe.
- Chiedo scusa, per caso sapete dove si trova la mensa? Sono arrivata oggi, quindi... - dissi sorridendo ingenuamente.
- Oh, certo! Ci stiamo andando anche noi, vuoi che ti accompagniamo?
- Sul serio?! Mi salvereste la vita, davvero!
- Esagerata! - disse la compagna lasciandosi sfuggire una risata.
E cosi' fecimo la strada insieme. Ovviamente provai ad attaccare bottone, e ci riuscii. Erano della sezione A, un grado minore della mia. Quella piu' bassa dai capelli arancioni si chiamava Haruka Nanami, l'amica dai capelli rossi si chiamava Tomochika Shibuya. Sperai che finalmente potessi farmi qualche amicizia sincera.
Come previsto, la mensa era enorme. Prendemmo il pranzo e ci sedemmo sul primo tavolo libero a disposizione.
Con mia sorpresa, con noi si sedettero anche altre persone. Dei ragazzi a dir poco bellissimi.
- Oh, Nanami, ti sei fatta una nuova amica? - chiese uno di loro con aria allegra e gentile, capelli rossi e il vassoio ancora in mano.
- Ittoki-kun! Gia', vi presento Ayaka Amano, della classe S.
- Ooooh! Sei della S?!
- Yes. Ma non credo proprio faccia per me... - mormorai.
- Come mai? - chiese Ittoki preoccupato.
- Storia lunga... Ah ah...
Nel frattempo, Nanami conversava con un altro ragazzo, che con mia sorpresa era quello a cui avevo chiesto indicazioni per la classe.
- Oh! Sei quello di oggi?!
- 'Quello di oggi'? Mi chiamo Masato Ijirikawa.
- Perdonami, perdonami... Piacere mio.
L'altro ragazzo dai capelli lunghi si alzo' e mi si avvicino'. Con mio grande imbarazzo, mi prese la mano.
- E-Eh?!
- Piacere di conoscerti, fiorellino. Sono Ren Jinguji. Sono nella tua stessa classe, ma a quanto pare non mi avevi notato.
- T-Temo di no... Piacere mio...
"Questo e' un Don Giovanni, l'ho capito."
- Ah, Ichinose-san! - esclamo' Nanami mentre un altro ragazzo dai capelli blu si sedeva nello stesso tavolo. Fantastico, era quello della mia classe.
- Buon pomeriggio...
- A te - gli risposi sperando follemente si fosse gia' dimenticato ogni cosa.
- Ichinose-san, dove sono Shinomiya-san e Kurusu-san? - chiese Tomo-chan.
- Arrivano, Shinomiya si era nuovamente lasciato trascinare da un programma televisivo sui cani...
Intuii che questa persona fosse un amante degli animali o qualcosa del genere.
- Scusate il ritardooo~! - grido' una voce da dietro di noi.
Mi girai, ed in quel momento mi strozzai col cibo. Shinomiya era affiancato da una persona a me nota, che mi guardava nello stesso modo in cui la guardavo io.
"TU!" esclamammo in coro mentre io mi alzavo dalla sedia, con lo stupore degli altri e un sospiro di Ichinose.
- Cosa ci fai qui?!
- Te lo chiedo prima io! - gli risposi non poco arrabbiata.
- Se permetti mi sto unendo ai miei amici!
Mi girai verso Haruka.
- Conosci quel tipo?!
- Non riferirti a me con 'tipo'! - mi rimprovero' Syo Kurusu.
Lo ignorai.
- S-Si', lo conosco. Ci siamo conosciuti tutti ieri...
Non fece in tempo di finire la frase.
- Oooooooh! - esclamo' Shinomiya, il compagno biondo dagli occhiali. Mi venne incontro correndo e mi ritrovai sommersa tra le sue braccia. Letteralmente, sommersa. Odio doverlo ammettere, ma negli abbracci sparisco sotto mentite spoglie.
"?????!!!"
- E-Ehi-!
- Uaaaah, come sei minuta e piccolina! - disse smuovendomi di qua e di la'.
- Cosa?! - non ebbi neanche la forza di staccarmi. Non bastava tutta la mia classe, vero?!
Syo nel frattempo se la rideva.
- Forse mi sono liberato di questo rompiscatole! Condoglianze, mia cara. Sappi che non ti lascera' mai a meno che tu non cresca di una ventina di centimetri!
Il fatidico maniaco che avrebbe dovuto trovarsi sotto casa mia, aveva deciso di aspettarmi direttamente a scuola. Alleluja.
E mentre io mi dimenavo dalla rabbia, il maniaco dagli occhiali si presento'.
- Piacere di conoscerti, sono Natsuki Shimomiya ed adoro le cose piccole e carine~!
Ora si spiegava tutto.
- Chiedo perdono, ma hai sbagliato tutto! Io non sono ne' piccola ne' carina-! - e finalmente riuscii a liberarmi, nascondendomi vicino ad Haruka.
- Natsuki, potresti anche smetterla di abbracciare la prima ragazza carina che passa... - consiglio' sorridendo Ittoki.
"Ottimo tentativo, eppure ho la sensazione non servira' a molto."
Detto questo, ci sedemmo tutti al nostro tavolo come una grande famiglia felice. Non proprio felice, visto che non potei fare a meno di scoccare occhiatacce a quel Syo Kurusu, che ricambiava con non-chalance.
- Non hai una compagna di stanza, fiorellino?
"Questo appellativo comincia a darmi sui nervi. Io sono tutto fuorche' un tenero fiorellino, fidati."
- A quanto pare no, siamo studentesse dispari e quindi io, essendomi aggiunta un giorno dopo, non avevo piu' posto. Si puo' dire che me la sono cercata...
- Mi dispiace molto, Ayaka-chan! Se vuoi possiamo provare a parlare col preside e-
- Lascia stare, non serve! Ci sono abituata.
Senza accorgermene, il mio sorriso si spense.
Chiacchierammo per un po' fino a quando non venne il momento di dividerci.
Insomma, come primo giorno, tutto sommato, poteva andare peggio. Avevo comunque fatto nuove amicizie e non potevo lamentarmi.
Sperai che la dea della sfortuna decidesse di cambiare bersaglio, per una volta.

La mia stanza era la numero 402. Stranamente, la trovai subito.
C'erano ancora gli scatoloni da sistemare, ma decisi che me ne sarei occupata il giorno successivo.
Ascoltai la musica, strimpellai la mia chitarra finche' non decisi di dormire. Senza riuscirci.
Volli intonare una canzone, ma ebbi paura di disturbare nelle stanze accanto. Cosi' presi la mia chitarra e me ne uscii in giardino, non troppo lontano dal dormitorio.
Non mi sentivo per niente a casa. Quel posto non faceva per me. Ecco cosa pensavo veramente. Essere al centro dell'attenzione non era il mio percorso.
Mi ricordai improvvisamente di una specie di trauma subito quando ero piu' piccola.
Amavo cantare. Anche in pubblico. Lo facevo sempre e ovunque. Ma era proprio questo il problema. All'inizio delle medie tutti credevano lo facessi solo per attirare l'attenzione e fare la modesta. Perche' me la cavavo.
Ma si sbagliavano. Io, a volte, non mi accorgevo neanche quando cominciavo ad intonare qualcosa. Subito, pero', ricevevo critiche negative dai compagni: davo fastidio, non ero capace, dovevo smetterla di 'vantarmi'.
Possono sembrare cavolate da bambini, ma sono comunque cose che lasciano il segno.
Da quei giorni, canto solo quando sono da sola. Come in quel momento. Era un modo per liberare la frustrazione accumulata in un'intera giornata. Mi svuotavo. Una sensazione bellissima.
Mi assicurai che non ci fosse nessuno in giro, in effetti erano solo le otto e mezza, e con la chitarra mi accompagnai cantando una delle mie canzoni preferite: Imagine.
Per poco non mi addormentai. Cosa alquanto strana, visto che stavo suonando.
Sentii uno scricchiolio dietro di me e sobbalzai.
Mi tappai d'istinto la bocca come se volessi rimangiarmi le note appena cantate.
Tra tutte le persone, proprio lui.
- S-Syo Kurusu! - esclamai stupita.
Si', tra tutte le persone proprio a lui doveva venire l'idea di una passeggiatina serale.
Nel frattempo realizzai che probabilmente mi aveva sentito cantare. Dannazione a me.
- D-Da quanto tempo sei li'? - chiesi, completamente rossa in volto.
- Uhm... qualche minuto forse. Ma un attimo fa tu-
Gli corsi incontro e gli tappai la bocca facendo il "SSSH!" piu' lungo mai fatto in vita mia.
- Cos-?!
- Tu non hai visto e sentito niente, chiaro?! Niente di niente!
- Eeh? Sei impazzita per caso?! - esclamo' togliendosi con forza la mia mano dal volto.
Mi misi a fissare per un attimo i miei piedi.
- Devo dire che canti davvero bene...
Cercai di non farmi rassicurare da quelle parole.
False e uniformi, come sempre.
Non dissi niente.
E neanche lui.
- Come mai hai scelto compositrice nonostante tu sappia cosi' bene cantare? - mi chiese il ragazzo, dovendosi fieramente abbassare per guardarmi negli occhi.
- S-Storia lunga...
Che di certo non avrei raccontato a te.
- Uhm, capisco...
Si sedette dove poco prima stavo seduta io con la chitarra. La prese e comincio' a strimpellare.
Lo seguii e mi sedetti a fianco. Giusto per controllare non facesse casini...
- Ehm... senti...
- Se vuoi discutere di qualcosa, parla pure... Non sono bravo a dare consigli, ma credo di saper ascoltare. Anche se non sembra, ah ah...
- ...
"Non l'ho detto mai a nessuno. Figuriamoci se devo dirlo ad un cafone come te."
- In realta' io vorrei cantare, ma ci sono delle circostanze che non me lo permettono.
Fece un ultimo accordo e appoggio' lo strumento per terra delicatamente, per poi sdraiarsi ad osservare il cielo.
- Ma dai... Sembra di sentire mia madre!
- Spero di aver capito male.
Rise.
- E quali sarebbero queste circostanze?
Arrossii.
"...C'e' sempre una prima volta, a quanto pare."
- Io non so cantare in pubblico... non penso ci riusciro' mai piu'.
- "Mai piu'"?
Gli raccontai brevemente i trauma subiti e me ne pentii amaramente.
- E solo per questo hai deciso di rinunciare al tuo sogno?! - grido' alzando il busto.
- Zitto, dannazione! - e gli mollai una pacca sulla spalla piuttosto pesante.
- Ahia! Chi vuoi che ci sia a quest'ora?
- Be', tu sei qui!
- ... Comunque non capisco perche' vuoi tenerlo segreto.
- Perche' non voglio che si sappia, tutto qui.
- Francamente, non vedo il problema...
Ma certo, cosa ne poteva sapere lui? Di avere genitori che ti impediscono di fare qualsiasi cosa e avere un passato difficile da dimenticare.
- Lasciamo perdere... la verita' e' che io non ho neanche la piu' pallida idea di come si cominci a comporre musica.
Mi fisso' per un attimo.
- Sul serio? Be', allora sara' dura...
Grazie del conforto.
- C-Comunque, grazie per avermi ascoltata... credo di sentirmi un po' piu' leggera.
Mi sembro' che anche lui arrossi' lievemente.
- Figurati... comunque sul serio, non te la cavi male.
- Ora tocca a me sentirti cantare, no? - gli dissi.
- Adesso?!
Sfoderai i migliori occhi verdi sbriluccicosi che potessi fare.
- E-E va bene, ma non guardarmi in quel modo...
- Sei uno di quelli che abbocca facilmente? - lo derisi in modo compassionevole.
- F-Figuriamoci!
Syo Kurusu canto' la stessa canzone che stavo intonando io prima.
Caspita, se era bravo.
Stavolta mi stesi io sul prato ad osservare le stelle, lasciandomi pervadere da quella voce cosi' chiara e giovane.
Volli chiudere gli occhi definitivamente...
...
- Ehi, Amano! Non ti addormentare, adesso!
Sobbalzai.
- E-Eh?! Ah, cavolo! Si stava cosi' bene, perche' hai smesso?!
- Non posso mica continuare per sempre, scema.
Non risposi. In realta' stavo pensando ad un modo per ribattere all'insulto.
- Certo che... la tua abilita' nel canto e' inversamente proporzionale alla tua altezza.
- Cosa hai detto, nanetta?!
- Non chiamarmi in quel modo, Puffo!
Ci squadrammo con sguardi degni di un caporale dell'esercito.
Poi scoppiammo a ridere.
- A parte tutto... in un certo senso ci somigliamo.... - disse alzandosi in piedi.
- Non so se e' una cosa buona, sai? - ironizzai facendo altrettanto.
Era ora di tornare nei dormitori.
- Non mi hai ancora spiegato cosa ci facevi in giro a quell'ora. - gli chiesi infine.
- Probabilmente per il tuo stesso motivo... non sono facili per nessuno i primi giorni in questo posto.
Il problema e' che per me non lo saranno neanche quelli a venire.
Ebbi un flash.
- C-Cio' che ti ho detto prima... e' un segreto, ok?
Mi guardo' con aria interrogativa, ma non chiese oltre.
- Si, si'... Sara' il nostro 'piccolo segreto tra simili.
- Gia', nel senso che se lo dici a qualcuno ti faccio saltare i denti.
Risi al suo stupore.
In fondo in fondo, quel tipo non era poi cosi' male.

Non ne ero ancora a conoscenza, ma presto Syo Kurusu sarebbe diventato particolare per me: sarebbe diventata la ragione dei miei sorrisi e delle mie lacrime.

Il giorno dopo mi svegliai stranamente in orario.
Per la colazione rincontrai Haruka e Tomo-chan, il che mi fece molto piacere.
Parlottammo di cose tra ragazze, anche se stetti particolarmente zitta. Era troppo presto per sfogarsi con tutto quello che mi passava in testa. Tomo-chan poi tiro' fuori un discorso particolare.
- Ora che ci penso, Ayaka, hai detto che il primo giorno non sei venuta, vero?
- Esatto.
- Qualcuno ti ha gia' spiegato le regole della scuola?
- Certam- no aspetta, quali regole?
Lei ed Haruka si scambiarono uno sguardo d'intesa.
- Ci sara' presto una prova d'esame, in cui i compositori verranno accoppiati a caso con qualcuno del gruppo idol e dovranno comporgli la canzone d'esame per far si' che lui scriva il testo e la canti.
Non credevo alle mie orecchie. Appena entrata e gia' mi aspettava un esame? Scherziamo?!
- M-Ma io non sono pronta per niente...
- Purtroppo c'e' di piu'... per l'esame di laurea sarai tu a dover scegliere con chi fare coppia e ripetere tale prova.
- Calma calma calma! Il mio cervello e' ancora mezzo addormentato per assorbire tutti questi stress in trenta secondi! Ma queste non sono regole, no? E' il percorso scolastico!
- In realta', la regola e' solo una: non puoi assolutamente innamorarti. Gli appuntamenti sono proibiti, pena l'espulsione immediata
- ... Che razza di regola e'? Sembra piu' una minaccia.
- Vero?! E poi come si fa a non innamorarsi? Insomma, guardati intorno!
In effetti...
- Voi sapete gia' chi scegliere come compagno?
- Come ha detto, coppie per il primo esame verrano decise casualmente domani - rispose Haruka - Ma per la laurea e' ancora troppo presto per decidere...
'Casualmente'. Che parola orribile. Fino ad ora, tutte le cose casuali che mi sono successe non hanno portato a nulla di buono.
Veloce come un gatto che insegue un topo, vidi venire verso di noi un volto conosciuto.
- Aya-chaaaaaaan~!
"A-Aya-chan?!"
Mi ritrovai nuovamente tra le braccia di Shinomiya, seguito da Syo Kurusu. Egli aveva un'aria talmente beota che sembrava un babbeo. Ah no, lo era.
- L-Lasciami, Shinomiya-saaaan!
- Sei troppo piccola, praticamente mi scompari tra le braccia!
- Non insistere su quel tasto! - esclamai dimenandomi a piu' non posso.
- Ha! - esclamo' Syo Kurusu - Non vedevo l'ora di questo momento. Finalmente quell'idiota si e' deciso a cambiare obiettivo! - disse fiero con un sorriso malizioso e le mani sui fianchi.
- M-Maledetto Syo Kurusu!
- E smettila di chiamarmi in quel modo! Mi sembra di essere un qualche mafioso! Syo va piu' che bene.
Mi liberai dalla stretta di Shinomiya e mi sedetti vicino ad Haruka, ansimante. Quelle due nel frattenpo se la sono risa... Be', poco male. Ero riuscita a far sorridere delle amiche.
- Syo! - esclamai puntandolo proprio mentre al gruppo si univano Ittoki e Ichinose - Sappi che crescero' e diventero' persino piu' alta di te, a quel punto non spariro' piu' tra un abbraccio ma sarai tu a dovermi guardare dal basso in alto!
- Eeeh? Cosa stai blaterando?!
- Haruka! - la chiamai prendendole una mano.
- S-Si'?!
- Siamo amiche, vero?!
- ?? Ma certo!
- Allora regalami quel latte, per favore! - ordinai indicando il suo bicchiere ancora pieno.
- Prendilo pure...!
- Ti ringrazio! Da oggi, doppia razione! - e detto questo mi dileguai, diretta in classe, sotto lo sguardo stupefatto dei presenti, Syo soprattutto.

Il tempo volo' e quel giorno le coppie erano gia' state decise.
Ero con Syo...
- B-Bene! Non andra' cosi' male, no?
L'avessi mai detto.
Non appena i compagni notarono i nostri nomi vicini, si diffuse subito un parlottio fastidioso. Seguito da risatine altrettanto poco consone. Non capivo il motivo di tanto divertimento, dopo tutto. Almeno all'inizio.
- Dannazione, Syo! Perche' non sei piu' alto?! Guarda come ci siamo ridotti! - gli gridai esasperata puntandolo.
- Cosa vuoi dalla mia vita?! Sei tu quella che deve crescere!
- La mia altezza e' quasi normale a quest'eta' - Incrociai le braccia.
- Quasi! - poi si rivolse Tsukimiya-sensei - Cambi le coppie, per favore!
Tsukimiya-sensei nego' la richiesta su due piedi.
Forse le piaceva vedere le nostre bambinate.
Mi risedetti al mio posto guardando fuori dal finestrino.
Ignorai gli sguardi di Syo. Forse neanche di proposito, perche' la mia attenzione era attratta da qualcos'altro, in quel momento.
Attraverso la chioma di un albero del giardino mi sembrava di avere intravisto un luccichio. Non mi sbagliavo: qualcosa laggiu' c'era veramente.
Aspettai la fine delle lezioni per salutare Haruka e Tomo-chan e dirigermi in fretta nel luogo che aveva attratto la mia curiosita'.
Quando fui sotto l'ombra dell'albero, alzai lo sguardo. C'era davvero qualcosa che brillava.
Piccolo problema: l'arbusto era alto. Molto alto. Ed io non lo ero.
Sapevo arrampicarmi, o almeno da bambina.
"Al diavolo!" pensai e misi prima un piede sulla corteccia e spingendomi misi l'altro piede sul ramo piu' a portata di ma- ehm, piede.
- Eccoci! - esclamai soddisfatta. Guardai intorno e notai una cosa incredibile: un piccolo falco appollaiato era ferito ad un'ala. La cosa in questione che brillava era un grande anello di riconoscimento incatenato alla zampa.
- C-Checcarino-!
Sfido qualunque ragazza a dire qualcosa di diverso in tale situazione.
Ma era ferito. Non potevo lasciarlo li', era al di fuori dei miei ideali. (?)
Lo presi in mano, con qualche suo disappunto dimostrato da beccate sulla mano, e piano piano ritornai giu'. Caddi rovinosamente a terra nell'ultimo metro d'altezza. Il falco gracchiava come se stesse ridendo.
Ma risi anche io. Sarebbe stata una scena comica se non fosse per la mano dolorante dovuta ai capricci del pennuto. Il problema era un altro, adesso: dove caspita lo mettevo Mr. Jingles? (Ehi, era il nome che avevo deciso di dargli. Non fate domande. Non sapevo neanche se fosse maschio o femmina...)
Di dirlo ad un professore non se ne parlava.
Me lo infilai dentro alla felpa dell'uniforme sperando se ne stesse buono e zitto e feci per avviarmi al dormitorio.
- Ehi!
Che tempismo.
Mi girai.
- Sissignore?!
- ... Da quando questa formalita'?
Strinsi la felpa al petto.
- S-Syo! Cosa ci fai qui?! - chiesi ridendo come una demente.
- Come sarebbe? E' la mia scuola, sai?
- Ahi!
- Eh?
- Eh?!
- Hai detto "ahi".
- T-Ti sbagli, ho detto "per la prova cosa far- AHI!
- Cosa?!
"Mr. Jingles, stai fermo con quel becco! Quella e' una parte delicata per noi ragazze-!"
- D-Devo scappare!
- Aspetta, dovevo parlarti dell'esa-
- La prossima volta, scusa!
E corsi via tenendo entrambe le braccia intorno alla zona dello stomaco.
Per fortuna che ero in camera da sola. Tolsi la felpa e appoggiai delicatamente Mr. Jingles sul letto. Non so perche' ma mi sembrava avesse un'espressione divertita. Era un sado-falco, forse.
- Ehi, piccoletto! Per colpa tua oggi ho rischiato una brutta fine due volte!
Gracchio'.
- Non fare il permaloso con me.
Okay, stavo parlando con un uccello. Ero infantile, in fondo. Eppure non potevo fare a meno di chiedermi a cosa servisse quell'anello cifrato. Ne avevo sentito parlare, di accessori particolari 'allegati' a volatili migratori per studiarne movimenti e mete definite.
Pero' dovevo fare qualcosa per quell'ala. Pensai a dell'alcool, ma forse per un uccello non era una buona idea. Optai per della semplice garza, come avevo visto fare nei film. Dopo qualche giorno sarebbe guarita da sola. Forse...
Ora dovevo trovare un modo per nasconderlo. Esplorai tutta la mia camera ma non trovai nessun luogo adatto.
- Immagino debba portarti dove ti ho trovato... tanto non puoi muoverti, giusto?
Gracchio' ancora.
- Si, si... piuttosto, come diavolo te la sei fatta? Non sarai mica anche masochista?
Gracchio' un'altra volta. Stavolta sembrava mi avesse detto 'va a quel paese' o roba del genere.

Il giorno dopo Syo mi chiese dell'esame.
- Cosa hai intenzione di fare? Hai detto che non sai da dove cominciare.
Mi ricordai cosa gli avessi confessato quella notte.
Mannaggia a me.
Arrossii.
- N-Non lo so... immagino debba mettermi a studiare sul serio. Non sara' cosi' difficile in fondo, no? - Mi grattai il capo.
- Dipende da te... Tu impegnati e vedrai che ce la farai. Ma non sgarrare! Ti osservo, eh?! - e fece il gesto con due dita 'occhi-petto'.
Annuii sottomessa.
Come mai si preoccupava per me in quel modo?
Passarono due giorni di completa routine: scuola, albero, biblioteca, scuola, biblioteca, albero, dormitorio.
Dovevo anche dare da mangiare a Mr. Jingles e spendevo i pochi soldi in piu' che avevo per comprare carne macinata. Gliela dovevo imboccare io, a quel disgraziato. E come unico segno di ringraziamento non mi beccavo altro che beccate. Scusate il gioco di parole.
Ma questa routine non duro' molto.
- Come mai tutti quei cerotti alle mani? - mi chiese perplessa Haruka mentre mangiavamo in gruppo con gli altri ragazzi.
- E-Ehm... tagli con la carta, gia'.
- Devi essere veramente stupida per fartene cosi' tanti ogni volta. - commento' poco saggiamente Syo succhiando la Cola dalla cannuccia.
- Ho sentito male io, sicuramente, ah ah! - e lo squadrai.
Riuscii ad evitare l'argomento.
Passai altri due giorni in pace fino a quando...
- Amano!
Caddi dall'albero. Stavolta era un po' piu' di un metro.
- Si'?! - risposi pulendomi l'uniforme e facendo il saluto militare.
- E invece no! - ribatte' Syo un po' incavolato - Ti ho cercata dappertutto! Dov'eri finita?!
Guardo' l'albero.
"Se lo scopre sono nei guai. Se lo dicesse ai professori?"
- Vedetta.
- ... Vedetta?
- Si', vedetta. Non si sa mai.
- Ma quanti anni hai?!
- Quindici, ma non ne dimostro. - risposi fiera.
Sembrava sorpreso dalla mia risposta pronta e fugace.
Si avvicino' all'albero e guardo' in alto.
Mi appostai davanti a lui, alzando le braccia per coprirgli la visuale.
Anti-sgamo.
Mi guardo' con aria curiosa e comincio' a salire, deglutendo.
"... ?!"
- F-Fermo! E' pericoloso!
- Zitta!
- Ma non dev-
- ZITTA, HO DETTO!
Mi zittii. Non mi aspettavo una reazione del genere dal lui.
Lo guardai meglio.
Aveva un'espressione tra lo spaventato e lo sforzo.
- ... Soffri di vertigini?
- N-Non dire sciocchezze!
- Soffri di vertigini!
- Smettila di girare la situazione a tuo piacimento!
- A maggior ragione, scendi! Non c'e' niente da vedere! - insistetti provando a tirarlo per una gamba.
Ma neanche lui mollo'.
Arrivo' in alto e potevo dire addio alla mia settimana passata nella completa segretezza.
- Ma questa... e' un'aquila?!
- E' un falco! Si chiama Mr. Jingles... - risposi, arresa.
- Gli hai dato un nome?
- Problemi?!
Syo comincio' a scendere lentamente, col pennuto con se'.
Spalancai le braccia.
- Che stai facendo...?
- Se cadi provo a prenderti io!
- Cretina! Mica cado! E poi ti vuoi ammazzare?!
- Io no, e tu?!
Non rispose. Salto' dal secondo metro di altezza senza problemi. Chiusi le braccia imbarazzata. Per una volta che mi sforzavo di aiutarlo quello mi prendeva in giro. Ottimo.
- Allora? - mi fisso', con Mr. Jingles che gli picchiettava la spalla.
- Allora cosa?
- Non pensi di dovermi una spiegazione?!
- Era ferito, io l'ho curato e aspetto che possa tornare a volare felice nel blu.
Non amavo essere troppo breve e concisa, ma quel ragazzo non mi lasciava altra scelta.
- Come hai fatto a trovarlo?
Indicai l'anello.
- Luccicava e l'ho raggiunto. Bella cosa, no? Pensa che e' un uccello sadico.
- Sad-?!
Diedi una spallata a Syo.
- Ehi!
Il falco gracchio'.
Non pensavo l'avesse fatto. Ero pronta a rispondere con un bel "Scusa, in realta' e' solo masochista" e invece ci prendeva gusto sul serio.
- Molto divertente... Ma ti sei presa cura di lui per tutto questo tempo?
- Yes.
- Quindi quei cerotti... - e Mr. Jingles lo becco' sul naso.
- Ya.
- Lo hai anche nutrito?
- Oui.
- E smettila di cambiare lingua!
- Sorry.
Fece una smorfia. Io risi. Forse sotto sotto anche io ero un po' sadica.
- Hai intenzione di continuare a curarlo? - chiese accarezzandolo.
- Ovvio, no? Non posso lasciarlo da solo!
- Allora ti aiutero'.
Lo guardai come se avessi visto un fantasma.
- Prego?
- Sei sorda?! Ho detto che ti aiutero'!
Non potei fare a meno di sentirmi sia sollevata che preoccupata.
Insomma, guardatelo. Gli tremavano ancora le gambe per l'arrampicata.
- Non devi sforzarti se non vuoi... - gli dissi prendendo Mr. Jingles tra le mie braccia.
- Tranquilla, non ho problemi... e poi tu devi scrivere la musica, no?
- ... Pero' facciamo a turni. Non lascio Mr. Jingles ad uno come te.
- Cosa vorresti dire? - mi punto' - Ad ogni modo, se ci tieni, va bene.
E cosi', per un'altra settimana prima del test, passai le giornate tra biblioteca e albero. Ovviamente anche con le mie amiche.
Il pomeriggio alternavo i turni con Syo per sorvegliare Mr. Jingles e dargli da mangiare.
E fu cosi che nacque un triangolo amoroso.
Il vertice, naturalmente, era il pennuto sado-maso.

Come ando' l'esame?
Lo passammo senza problemi.
In realta' non so neanche io come. Il fatto che una persona mi fosse stata vicina aveva un suo perche', ma sentivo che c'era qualcosa d'altro.
La canzone era piaciuta molto a Syo, anche se io non vedevo questo granche'.
L'avevo chiamata "Sora no Message", ovvero "Messaggio dal cielo". Indovinate a chi/cosa era riferito?
A proposito di Mr. Jingles: il giorno prima dell'esame sono andata al solito albero, ma il volatile non c'era piu'. Solo rimasugli di benda adornavano il ramo su cui era solito farsi un pisolino. Lo presi come buon segno e feci del mio meglio per migliorare la melodia. Anche se, ammetto che mi sarebbe piaciuto che ci avesse salutati in qualche modo. Ma era chiedere troppo per un animale...
Dimenticavo: ho cercato informazioni su internet sulla specie da me trovata e ho scoperto che se aveva il becco piu' grande dell'occhio, particolare di Mr. Jingles, era niente meno che una femmina. Insomma, abbiamo chiamato per tre settimane un falco femmina con un nome da uomo. Sfido io che non ci ha detti neanche "ciao". Sta di fatto che noi la ricorderemo sempre come Mr. Jingles. Originale, no?
Ero in ottimi rapporti anche con Haruka e Tomo-chan, ormai. Le parlavo un po' di tutto, tranne che delle settimane precedenti. Preferivo tenermele personali.
Dopo la notizia dell'esame superato, l'accademia se ne usci' con un'altra delle sue notizie strappa-fiato: aveva organizzato un gita di tre giorni e due notti in un'isola tropicale del Sud.
Quando Tomo-chan mi informo' meglio, rimasi senza fiato. Avrei voluto gridare qualcosa del tipo "Evviva!" oppure "Non vedo l'ora!". Ma la prima cosa che mi venne in mente fu: - Mi viene da vomitare...
Le ragazze e i nostri amici mi guardavano stralunati.
- Eh?! Ti senti male?
- No no, pero' non ho proprio voglia di venirci.... Isola del Sud significa lontananza, lontananza significa cibo differente, cibo differente significa *niente prelibatezze dell'accademia*.
Ittoki-kun, Natsuki, Syo e le ragazze si spanciarono dalle risate. Gli altri si trattennero. La serieta' e il volto visibilmente sconvolto coi quali avevo espresso il mio parere, lasciavano stralunata anche me.
- E' una cosa terribile, gia'... - mi prese in giro Syo facendo rumore con la cannuccia.
- Non scherzare! Il cibo e' la mia vita! Senza una vita sana e succulenta non si puo' vivere!
- Che razza di paragone! - e anche se si stava trattenendo, rise lo stesso.
- Al diavolo! Io non passo tre giorni a mangiare frutta esotica e cibo alieno! Mi daro' malata.
- Non farlo, Ayaka-chana! Stai con noi! - prego' Haruka.
- Mi dispiace! E quel "con noi" e' relativo, visto che da quanto ho capito ognuno stara' in bungalow col suo compagno di dormitorio, di conseguenza io rimarro' automaticamente A-L-O-N-E!
Silenzio.
- Be', ma potremo vederci di pomeriggio, no? - fece notare Tomo-chan.
Ovviamente i problemi non erano solo quelli. Oltre al mio mal d'aereo, mal d'auto e tutto il resto, il problema e' che ero decisamente *troppo* contenta. Avevo un'indole esploratrice e curiosa. Quando mi avevano assegnato la stanza del dormitorio mi ero messa ad "esplorarla" da cima a fondo, ogni singolo angolo e cassetto. Figuratevi cosa potevo combinare in un isola lontana dal mondo mai vista prima. Il rischio di fare casini era bello grosso.
Ma tutto questo sicuramente non potevo confessarlo a quelli. Ero gia' abbastanza in imbarazzo per le scuse stupide -ma giustificate e veritiere- che avevo tirato fuori.
Pero' se avessi insistito avrei fondato dei sospetti, quindi mi arresi.
- E va bene... ma non lamentatevi se vi sparira' la merenda!
Syo sospiro'.
- Certo, certo... ci infilero' dentro del cianuro fresco.
Gli presi la testa e gliela strofinai.
Mai prendersi gioco del cibo.

Mare azzurro, cielo limpido e sereno, un sole che spacca le pietre.
Quale miglior paesaggio?
- Mi viene da vomitare...
Ripetevo tra me e me, mentre Haruka mi massaggiava la schiena.
Il viaggio in aereo mi aveva prelevato meta' delle mie energie giornaliere disponibili.
- Ha! Ecco perche' non volevi venire, conta-balle!
- Stai zitto! Ti tremano ancora le gambe!
- ?!
Entrambi eravamo messi malaccio per i nostri disturbi psico-fisici.
Ci misi qualche ora per riprendermi del tutto, ma quando cio' avvenne feci il possibile per reprimere l'entusiasmo.
A cena, in una grande tenda allestita in spiaggia, il sorriso che mi era rimasto appiccicato alla faccia per tutto il giorno si stacco' improvvisamente.
- ... Queste sono noci di cocco.
- Si', fresche fresche, mia cara Aya-chan! - rispose Tsukimiya-sensei distribuendoci i piatti.
- *Queste sono noci di cocco!* Mi spiegate come faccio a mangiare noci di cocco prima di andare a letto?!
- Oh, su su, per oggi non c'era altro! Quindi mangia e taci~ - e mi fece l'occhiolino.
"Col cavolo."
Le avanzai direttamente sul piatto. Al posto mio le mangio' Ittoki con piacere.
Ci salutammo e tutti si diressero nelle proprie camere.
Quasi tutti.
Io mi ero gia' preparata una via di fuga ed alle dieci e mezza ero gia' fuori ad esplorare.
Caddi un paio di volte, ma non ci feci caso. Oltre la spiaggia si estendeva una vera e propria foresta. Nonostante fosse abitata, c'erano poche indicazioni.
- Poco male, vedro' di non perdermi.
Scoprii ben due grotte imboscate e dei ruscelli d'acqua limpidissima. Mi vennero anche in mente delle melodie da usare per le prossime canzoni e presi appunti sul blocco note che mi portavo sempre appresso.
Fui attratta da qualcosa: un piccolo bagliore verdognolo svolazzo' davanti ai miei occhi.
- Uaaah! Una lucciola!
La seguii per un po' e riuscii a prenderla tra le mani.
Poi mi guardai intorno.
Non c'erano piu' segnali ed il sentiero principale era sparito.
La lucciola volo' via.
- Ah ah, lo sapevo... ma tanto sara' qui vicino, no?
Corsi indietro da dove ero presumibilmente venuta.
Pero', in quel momento, la frenesia mi fu nemica. Non feci caso ad un'enorme radice che si trovava a pochi centimetri da me e inciampai.
Una roccia appuntita e sporca si trovava sotto la mia gamba destra.
La presi in pieno.

Volli gridare dal dolore, ma non ci riuscii.
Osservavo il sangue che usciva a cascata dalla ferita profonda.
Piansi. Piansi in silenzio, mi girava la testa. Ma non per il dolore, ma per cio' che avevo appena visto.
Ecco un altro mio punto debole: il sangue. Era la cosa che piu' mi terrorizzava o, per meglio dire, mi faceva stare malissimo.
Provai a gridare aiuto, ma emisi un semplice verso strozzato.
La carenza di cibo cominciava a farsi sentire.
"I-Il cellulare!"
Lo presi. C'era campo. Scorsi la rubrica ed il primo numero che trovai in cima fu quello di Syo.
Mi tremava la mano. Mi tremava tutto, anche le lacrime sugli zigomi. Ed il sangue non la smetteva di sgorgare.
Feci per premere il tasto verde, ma mi bloccai.
Come poteva permettersi una come me di chiamare qualcuno nel cuore della notte e di farlo preoccupare? Neanche per sogno.
Cercai di calmarmi, inspirai ed espirai piu' volte. Non pensando alla ferita e al dolore, mi alzai a fatica con l'aiuto di un arbusto. Misi le mani in tasca per vedere se avevo qualcosa per bloccare il flusso di sangue, ma il fazzoletto blu che mi portavo sempre dietro non c'era piu'. L'avevo sicuramente perso nella foresta.
- Magnifico... - mugugnai stringendo i pugni.
Chi avrebbe mai immaginato che sarebbe finita cosi? Provai a camminare, ma mi bloccavo ogni due passi.
Feci per arrendermi. E se avessi passato la notte li'? In fondo faceva caldo e mi avrebbero trovata la mattina dopo.
... No, questo era ancora peggio che far preoccupare la gente.
Il mio sguardo' cadde ancora sulla ferita. Aveva smesso, non aveva smesso, non lo capii. Pero' mi venne da piangere ancora piu' forte.
Eppure feci l'ultima cosa che mi sarebbe venuta in mente di fare in una situazione come quella: intonai la melodia che mi ero inventata poco prima. Doveva essere una canzone allegra, eppure con la mia voce si era trasformata in qualcosa di malinconico e triste.
Ironia della sorte, non era poi tanto male.
Stavolta fui vittima di un capogiro piu' orribile degli altri. Provai ad alzarmi, ma niente.
Ma proprio quando decisi di arrendermi, sentii un rumore. Uno scroscio di cespugli che si avvicinava. Anche una voce.
Una voce che gridava il mio nome.
O stavo gia' sognando, o qualcuno si stava veramente dirigendo verso di me.
Mi immaginai un qualcosa come una pantera, un lupo o un orso, ma poi mi ricordai che quegli animali non vivono mica nelle isole tropicali. E soprattutto non parlano.
- AYAKA!
Era Syo.
Incredibile.
Tutte le volte che avevo bisogno di lui, arrivava sempre.
Presto o tardi che fosse.
Che lo chiamassi oppure no.
Non seppi se fosse stata opera del cosiddetto destino o era lui che si divertiva a pedinarmi.
Non me ne importava niente.
Si inginocchio' e mi prese le mani.
- Ayaka! Che diavolo hai combinato? Come hai fatto a conciarti cosi'?!
Non risposi. Ero troppo contenta e troppo esausta per tirare fuori una sola parola. L'unica cosa che riuscii a fare era di mettermi a piangere piu' intensamente, stringendogli le mani.
Tiro' fuori il *mio* fazzoletto e me lo lego' intorno alla ferita. Feci una smorfia di dolore. In pochi secondi quel bell'azzurro opale si trasformo' in un rosso tendente al rosa. Chiusi gli occhi per non guardare.
- Non ci posso credere... non puoi essere cosi' stupida da uscire a quest'ora di notte in un posto sconosciuto!
- M-Mai... - cominciai - Mai sentito parlare di spirito avventuriero...?
Strinse le mani alle mie.
Lo guardai negli occhi imbrattati di lacrime.
- Ma quale spirito avventuriero... questo e' solo spirito voglio-ammazzarmi!
Era talmente serio che mi faceva paura. Tiro' fuori il suo cellulare.
- C-C'e' campo! Perche' prima non hai chiamato nessuno?
Abbassai lo sguardo.
- N-Non volevo farvi preoccupare e quindi-
- *Ma sei scema?!*
Mi strillo' vicinissimo ad un orecchio.
- Era da un po' che l'avevo notato, ma tu pensi troppo agli altri! Perche' ogni tanto non provi a pensare anche a te stessa?!
- I-Io... io non...
Mi fisso'.
- Va bene essere altruisti, va bene preoccuparsi per gli altri... ma ricordati che nella tua vita prima di tutto ci sei TU. Tu e nessun'altra!
Cosa stava dicendo? Gli sembrava il momento per un discorso del genere?
- Inoltre, e' inutile addossarsi il peso di ogni cosa sulle proprie uniche spalle. Non aver paura a chiedere aiuto! Quando fa male, grida. Quando e' dura, urla. Ci saranno sempre persone intorno a te disposte a darti una mano!
Riuscii a mettermi seduta.
Mi asciugai le guancia.
- S-Syo...
Con mia enorme sorpresa, il ragazzo mi abbraccio'.
Un vero e proprio abbraccio.
Rimanemmo cosi' per minuti.
Non scomparivo per niente sotto le sue braccia.
Poi sobbalzai, a scoppio ritardato.
- S-Syo, c-cosa-!
Non riuscivo a spostarmi.
Non volevo spostarmi.
Lo strinsi ancora piu' forte e scoppiai nuovamente a piangere.
"Che ragazza debole e stupida, sono..."
Con questo pensiero in testa, persi conoscenza.

Mi svegliai nel mio bungalow.
Prima ancora che potessi alzarmi e rendermi conto di ogni cosa, mi ritrovai tra le braccia di qualcuno.
- Finalmente!
Era Haruka. Accanto a lei c'era Tomo-chan, con un sorriso sollevato.
- Ragazze, cosa...
- Meno male che stai bene! Ti fa ancora male la gamba?!
In un lampo mi ricordai tutto quello che era successo la sera prima.
Poi mi venne un dubbio.
- Da quanto tempo...
- Da un giorno intero! - rispose, prima che potessi formulare la domanda.
Pensavo peggio.
Mi offrirono della frutta fresca e del te' caldo. Non mi lamentai.
Poi Haruka tiro' fuori l'argomento.
- Syo-kun ci ha detto che ti ha trovata ferita qua vicino...
Mi strozzai con la bevanda.
"Ha spifferato tutto?! E poi... 'qui vicino'?!"
- B-Be', ecco...
Mi guardarono in attesa di una spiegazione logica e sensata.
Che non trovai.
- S-Stavo seguendo una lucciola... ma sono inciampata e mi sono fatta male... ah ah...
Non parevano molto convinte, ma forse per ora l'avevo scampata.
Anche Syo aveva deciso di tenerlo segreto, dopo tutto.
... Syo, quella notte, e' stato il primo a venirmi a cercare.
Arrossii improvvisamente e uscii di corsa dal bungalow.
Zoppicavo per il dolore alla gamba.
- Dove vai?!
- Scusate, devo vedere una persona!
Mi diressi in spiaggia e lo trovai intento a discutere con Ittoki.
Quando mi videro arrivare, Syo si alzo'.
- Amano, ti sei sve-
Non gli diedi il tempo di finire la frase che me lo trascinai via, in un posto appartato dagli sguardi indiscreti.
Mi sedetti e feci sedere lui.
- O-ohi! Che ti e' preso?!
- Sta zitto! Spiegami cos'e' successo l'altra sera.
- ... Cosa vuoi che ci sia da spiegare? Sei svenuta.
- E dopo?
- Ti ho presa in spalla e mi sono diretto al campus. Ho chiamato Otoya e gli ho chiesto di aspettare fuori dal bosco.
- Come facevi a saperlo?
- Sapere cosa?
- Che ero nella foresta! Non mi stavi pedinando, vero?!
- Ma ti pare?! L'altra sera eri andata a letto troppo presto quindi, conoscendoti, avevo un brutto presentimento. Ho bussato alla tua porta ma non hai risposto. Poi ho notato un fazzoletto vicino al sentiero principale, ed essendoci cucite le tue iniziali mi e' preso un colpo.
Ero senza parole.
- Certo che ce ne vuole di spirito esplorativo per finire cosi' imboscati, pensa se non fossi venuto a cercar-
Lo abbracciai.
Fortissimo.
- ?!
Eravamo arrossiti entrambi.
- Q-Questo gesto non ha nessun significato particolare! Solo che mi sembrava giusto ringraziarti a dovere per il tuo aiuto!
Al momento era il massimo con cui potevo dimostrargi tutta la mia piu' immensa gratitudine.
Lo abbandonai li', correndomene via, con una gamba problematica, imbarazzatissima.
Ma soprattutto al settimo cielo.
Be', per lo meno, grazie a questa esperienza, mi ero levata il peso di dover scegliere il compagno di laurea.

Tornati all'accademia, in mattinata, non so dirvi quanto fui felice di essere circondata da prati aperti senza boscaglia o simili. Probabilmente non mi sarei piu' avvicinata ad una foresta per ... una decina di mesi.
Ora pero' arrivava la parte difficile: chiedere a Syo se avessi potuto consegnare il suo nome come compagno per la prova finale.
Potevo farlo benissimo senza avvisarlo, ma a me non sembrava affatto giusto.
Potrebbe finire che piu' di una persona si ritrovi a scegliere lo stesso compagno. E credetemi: fare delle scelte, qui, e' la cosa piu' difficile.
Dopo le lezioni pomeridiane, prima che Syo si disperdesse nell'istituto, gli chiesi di rimanere un attimo in classe.
Ero piu' in ansia per questa cosa che per l'esame stesso.
- Eeeecco, duuunque...
- Cerca di sbrigarti, devo unirmi agli altri!
"Gia' e' difficile, se poi mi metti fretta, arrivederci!"
Sperai di non avere la faccia in fiamme.
- V-Volevo solo dirti che... per la laurea... ho intenzione di presentare il tuo nome... N-Non farti strane idee!
Aveva un'espressione non proprio stupita, se non piu' che altro interrogativa. Non gliel'avevo certo detto nel migliore dei modi... ma ehi, che si accontenti.
- Che tu accetti o meno poco importa, volevo solo fartelo sapere- Bene, ti lascio alla tua ricreazione!
- Aspe-
Ultimamente avevo il vizio di scapparmene prima ancora di ricevere una risposta dal destinatario. Cosa alquanto imbarazzante, lo so.
Dopo aver compiuto la mia missione, mi venne in mente che fosse meglio cominciare a comporre qualcosa.
Lo spunto ce l'avevo dal blocco note-porta iella (cosi' lo soprannominai dopo la magnifica passeggiata nel bosco), ed era tutto quello di cui avevo bisogno, per il momento.
Una volta digerito il fatto che per una volta un'esperienza da dimenticare si era risultata utile, mi arrampicai sul solito albero.
Ormai mi ci ero affezionata. Era come una seconda stanza. Ma senza mobili. O meglio, con mobili, ma allo stato di materia prima.
- Eeeeehi!
Mi scivolo' di mano la matita, che precipito' ai piedi dell'albero.
Mi sporsi e sotto di me c'erano Natsuki e Syo.
- Ehi, tu! Non avrai mica intenzione di fare le radici su quell'albero?
- Molto divertente, simpaticone!
- Eddai, non cominciate! - disse l'amico sventolando le mani. - Aya-chan, scendi?!
- C-Col cavolo! Conosco il tuo obiettivo! Che volete? Sono impegnata al momento.
- Oh, nulla. - comincio' Syo incrociando la braccia - Solo farti sapere che altre tre ragazze hanno consegnato il mio nome.
Sentii una stretta al petto.
Forse l'aveva detto apposta per farmi reagire in qualche modo. O forse era dispiaciuto.
Ad ogni modo non diedi l'impressione che me ne importasse.
- Sei stato scelto?
- Esattamente.
- Da altre tre ragazze.
- Proprio cosi'.
- Sei stato scelto. Tu.
Mi fisso' talmente intensamente che giurai di aver visto delle fiamme nei suoi occhi.
Per fortuna intervenne Natsuki.
- Oh, andiamo, Syo-chan, evita di fare lo tsundere per una volta!
"Tsun-?!"
- D-Di che parli?
- La verita' e' che ti ha nominata anche lui come compagna! Di conseguenza starete automaticamente insieme~
Ero troppo stupita per accorgermi che stavo lentamente scivolando dal ramo su cui ero appoggiata. Ero troppo stupita per accorgermi che Syo non si era lamentato piu' di quanto mi aspettassi. Stava il fatto che ero decisamente realizzata.
Come volevasi dimostrare, a scoppio ritardato, scivolai definitivamente da lassu' e per poco non rozzolai di sotto.
- A-Attenta! - gridarono quei due insieme.
Ero aggrappata al ramo sottostante per miracolo.
Fecero per venirmi ad aiutare, ma li bloccai.
- FEEEERMI LI'!
Urlai.
- ?!
- Giratevi! Voltatevi dall'altra parte!!
Non vi sarete dimenticati che indossavo l'uniforme, no? Stavo imitando un pensolo dondolando da un albero non piccolo con sotto ragazzi che guardavano in alto.
E, *guarda caso*, quello era l'unico giorno in cui mi ero dimenticata di indossare i pantaloncini-anti iella.
Avevo voglia di tirargli due sberle.
Appena anche loro si resero conto della situazione, arrossirono e fecero come gli avevo ordinato.
La mia intenzione, fin dall'inizio, era quella di saltare. Pero' avevo tralasciato un minuscolo particolare: la mia ferita.
E se si fosse riaperta? Apriti cielo, sarei svenuta li' sul posto.
Mi affidai dunque alla fortuna - cosa che in una situazione diversa non avrei fatto neanche col papero Gastone nelle vicinanze.
Caddi a terra e mi slogai una caviglia.
Oh, be', pensavo peggio. Una slogatura non era nulla di che.
Quando Syo si avvicino' per aiutarmi, mi aspettai cominciasse ad insultarmi come "Che stupida!" o "Nana da giardino!".
E invece dovetti accontentarmi di un: - Non te le avrei guardate comunque.
Gli tirai agli stinchi uno di quei calci che se avessi alzato un pochino la mira probabilmente l'avrei fatto cantare da soprano per una settimana.
- I-Idiota! - finii in bellezza, allontanandomi.
- Stavo solo scherzano, dannazione!
- Ih ih...
- Che hai da ridere, tu?
- Nulla, nulla...

Le settimane successive passarono veloci.
Studiai e scrissi le musiche migliori che avessi potuto scrivere nell'arco di un anno intero.
Ci fu una volta in cui Syo mi chiese di fare un duetto.
Accettai senza batter ciglio.
Assurdo, no?
Era come se Syo fosse diventato tutto, per me. Ogni suo gesto poteva farmi volare in paradiso o farmi sprofondare nella disperazione assoluta.
Mi vergognavo di me stessa per quanto fossi dipendente da lui.
- Ridicolo!
Mettermi a rimuginare su questa faccenda durante un'ora di lezione non era stata una grande idea, visto che mi ritrovai in piedi e con la testa tra le mani.
- Cosa e' ridicolo, Ayaka-chan? - mi chiese il prof con aria curiosa.
- ?! N-Niente! Stavo solo pensando a... ai... calamari! Lo sa che hanno il cuore in testa? Sarebbe comodo, no? Si potrebbero prendere decisioni molto piu' razionali!
La classe scoppio' a ridere. Syo e Ichinose mi guardavano come se venissi dallo spazio.
In quel momento, un cuore in testa mi sarebbe stato comodo.
Almeno la figuraccia del giorno l'avevo superata. Se non del mese.

- "Ridicolo!" - fece Syo imitando la mia voce mentre eravamo tutti seduti a tavola.
Sputai il latte che stavo bevendo e arrossii di botto.
- Per quanto ancora hai intenzione di ricordarmelo, tappo?!
- Forse, se mi dici a cosa ti riferivi, e forse, se mi chiedi scusa per avermi chiamato in quel modo, potrei anche smetterla subito.
"E forse, se ti ficco quella cannuccia in gola fino a quando non esce da tu sai dove."
- Scusami. Mi dispiace che tu sia un tappo. Ti prego, torna dalla tua Coca Cola.
Fece finta di ignorarmi.
- Certo che andate d'accordo. - commento' Haruka con un sorriso stampato sul volto.
Non potevo ribattere.

Un anno era quasi passato.
L'esame di laurea era ancora lontano, pero'.
Quella sera avevo deciso di rimanere in biblioteca fino a tardi.
Pessima idea: fuori si era messo a piovere a dirotto e il dormitorio era dall'altra parte del giardino.
Avevo con me un ombrello, ma era piccolo e cadaverico. Nel senso che se lo aprivo non so se sarebbe finito direttamente in briciole o in pezzettini un po' piu' grandi.
Avevo anche una gamba problematica e facevo fatica a correre.
Presi una breve rincorsa con l'attrezzo in mano quando notai qualcuno.
Syo stava dirigendosi ai suoi dormitori in fretta e furia sotto l'acqua scrosciante. Era bagnato fradicio. Da quanto cavolo era la' fuori?
- Syo-samaaaa!
Si giro' di scatto.
- Ah, sei solo tu.
- Mi spiace, credevi che fossi una qualche tua fan?
- Non mi dispiacerebbe, sai?
Lo fulminai con lo sguardo.
Forse non se ne rendeva conto, ma queste piccole frasi non mi facevano certo piacere.
Ad ogni modo lui era fradicio e senza ombrello.
- Tieni! - e gli allungai il mio.
- Eh?
- A me non serve...
Dissi una balla, ma era a fin di bene. Era talmente scassato che li' sotto piu' di una persona non ci entrava, sicuro.
Non ottenni risposta. Stemmo li' sotto la pioggia come due cani randagi.
Syo pero' mi stava guardando in modo stranissimo. Non so dire se fosse arrabbiato o triste.
Ero un po' disorientata.
Fu lui a rompere il silenzio.
- Lo stai facendo di nuovo.
- E-Eh?
- Lo stai facendo ancora!
"???? Cosa sto facendo?!"
- D-Di che parli?
- Tutte le belle parole che ho provato a dirti la', in quella foresta, le hai fatte uscire dall'altro orecchio?
Non capivo.
Ripensai a malincuore a quella nottata e poi afferrai il concetto.
- Intendi quel "pensi troppo agli altri"...?
Mi fisso'. Serissimo.
Misi una mano dietro la nuca e risi con sforzo.
- B-be', ma e' una cosa che mi viene naturale...
- Impossibile.
Mi irritai.
- Non mi credi?!
- No!
Sbattei il piede per terra.
Si', con la gamba sbagliata.
- GUAAAAH! La mia gamba, dannazione! - mi raggomitolai e per poco non tirai giu' l'intero calendario di santi.
- O-ohi, tutto bene? - fece Syo abbassandosi alla mia altezza.
- Ti ripeto che non lo faccio apposta! Ma se anche fosse, cosa c'e' di male?! E' meglio essere altruisti piuttosto che egois-
Okay, quella era l'ultima cosa che mi aspettavo.
Mi ritrovai il volto di Syo a pochi centimetri da me. Con le sue labbra, pero', sulle mie.
Lasciai cadere l'ombrello a terra.
Ci misi un po' a rendermi conto della situazione, ma quando lo feci Syo si era gia' staccato.
- C-C-C-C-C-Che cosa ti e' preso?!
Ero piu' rossa di un camino acceso e muovevo le mani di qua e di la' come in preda ad un attacco epilettico.
Si alzo' in piedi e alzo' anche me.
- S-S-S-Stupido! E se ci avesse visti qualcuno?!
- Non mi importa!
- C-Come?!
Ora che lo guardavo meglio, anche lui era leggermente arrossito.
Poi parlo'.
- Questo era un atto puramente egoista. Vero?
"???"
- Non ho badato alle conseguenze. Non ho pensato all'espulsione. Ho agito solo secondo il mio interesse personale!
Non capivo. Non capivo dove volesse arrivare.
Avevo le labbra bagnate a causa del contatto con le sue.
Avevo tutta l'uniforme appiccicaticcia a causa della pioggia.
Eppure non ci facevo caso.
Dove voleva arrivare?
Forse al fatto che un gesto egoista come quello mi avesse fatto in realta' piacere?
Probabile.
Ma non avevo la piu' pallida idea di cosa dire.
Annuii. Come se Syo si fosse fatto una domanda in testa e io gli stessi rispondendo telepaticamente.
Sorrise.
«Avra' imparato la lezione?» stava sicuramente pensando a questo.
- Allora... ti accompagno... - scelsi infine come ultima opzione.
- Va bene...
- C-Cosa intendevi per 'interesse personale'?
- Lo sai benissimo, non c'e' bisogno che te lo spieghi a parole!
Ci fu un lampo.
Che probabilmente mi accese il cervello.
Avvampai. Meno male che c'era la pioggia a raffreddarmi.
- I-Intendi che tu... noi... quella cosa?!
- Non so cosa tu abbia inteso con 'quella cosa', ma si'...
- M-M-M-Ma potrebbero espellerci!
- Mai sentito parlare di relazione segreta?!
Avvampai ancora di piu'.
Quale discrezione, eh?
Cominciai a blaterare cose senza senso. Quasi senza senso.
- M-ma io non... cioe' si', voglio dire che... No, insomma- anche tu mi piaci molto, pero' n-non sono pronta, dunque e' che-
Mi blocco'.
- Non ho capito l'ultima parte...
- E-Eh?! Che non sono pronta?!
- No! Prima, stupida!
- Che mi piaci molto ma-
A volte ero felice di avere poca capacita' intellettiva.
In situazioni come quella, invece, avrei preferito affogarmi direttamente nel lago.
- N-Non e' come credi-!
Sorrise compiaciuto.
Il che mi fece arrossire ancora di piu.
Di sicuro si stava divertendo. Si, se la stava spassando.
In fondo non mi dispiaceva neanche a me quella situazione.
Se avessi dovuto confessargli i miei sentimenti cosi', su due piedi, non ci sarei mai riuscita e mi sarei arresa.
Invece quella situazione mi aveva portata in vantaggio.
Sorrisi anche io.
- D-D'accordo, lo ammetto... Ma tu sbrigati a crescere di qualche centimetro!
- Non girare il dito nella piaga!
Cosi' lo accompagnai al suo dormitorio.
Nel tragitto canticchiai qualcosa tra me e me. Ero al settimo cielo. No, forse dodicesimo. Se non piu' in alto.
Con mia sorpresa, si mise ad intonare la stessa canzoncina.
Com'e' che si chiamava?
Ah gia': "With or Without You" degli U2.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Uta no Prince-sama / Vai alla pagina dell'autore: Alexchil