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Autore: Elsa Maria    11/07/2013    3 recensioni
Un mese di vacanza rovinato da un'iniziativa audace. Un mese in un Onsen ryokan, dall'aspetto tranquillo. Un mese in compagnia di un ragazzo misterioso e un cliente alquanto snervante. Un mese per provare tutte le emozioni che uno si porterà dietro per il resto della vita.
Un mese in cui i titubanti cuori di Sora e Roxas Sawamura, saranno messi alla prova.
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Questa è la prima fan fiction che scrivo su Kingdom Hearts, e mi sento più tosto agitata. Spero proprio di non aver prodotto qualcosa di indecente. Buona lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Kairi, Riku, Roxas, Sora
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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“Mi è stato riferito…” Disse serio il vecchio Shinohara “… Anche di una certa scena di questa mattina, di cui tu sei uno dei soggetti, e parliamo di una scena alquanto oltraggiosa.” Si schiarì la voce, per poi dire: “Roxas, è vero che questa mattina eri in stanza di un cliente, uomo e maggiorenne, e stavate avendo un rapporto sessuale?”
“Beh, vede…” Il biondo fece un respiro profondo, guardò verso le mani che stringevano lo yukata sulle gambe “Si signore, è tutto vero…” 
“Eri accondiscendente?” Gli domandò, non mostrando il turbamento causato dalla risposta affermativa.
“Assolutamente, signore.” Rispose con voce tremante.
“Era lo stesso uomo che ti stava per stuprare?” Questa volta Roxas si limitò a scuotere la testa, in segno di dissenso –anche se era rimasto un po’ impressionato dalla domanda sconveniente-.
“Roxas, questa adesso è una domanda più personale: tu ami quel uomo? Non sei stato costretto in alcun modo, vero? Ti prego di dirmi la verità.”
“Assolutamente, signore. Io lo amo, per questo non voglio tornare a casa, per questo mi sto sentendo male per averlo messo nei guai…” Si morse il labbro, stava quasi per titubare nel dare la risposta e non era proprio consigliabile in quel momento.
“Io non giudico i tuoi orientamenti sessuali o le tue scelte, non sono un tuo parente, né tutore o quant’altro, neanche un amico se è per questo, quindi ho dovuto avvisare i tuoi tutori dell’accaduto e loro hanno preso una decisione, su ciò non si può discutere, mentre sul fatto di amare questo uomo, beh, visto che adesso hai del tempo perché non corri da lui?” Gli fece un sorriso. 
“Signor Shinohara, io…” Disse il ragazzo che tutt’un tratto si sentì sollevato, sostenuto.
“Non ne farò parola ad alcuno, promesso.” Gli disse il capo, sempre con un sorriso.
“La ringrazio!” Balbettò alzandosi. “Con permesso.” Fece un inchino e corse fuori dall’ufficio. Shinohara si abbandono sulla sedia di vimini. “Ah…” Sospirò “Questi giovani… Sempre a complicarsi la vita, stanno.” Borbottò.

“Cosa?!” Urlò Sora completamente sbalordito. “Perché ti vengono a prendere?” 
“Per quello che è successo ieri…” Disse il biondo a testa bassa.
“Cosa è accaduto ieri?” Gli chiese, ma non rispose. Gli faceva troppo male dover ricordare l’accaduto.
“E’ quasi stato stuprato da un uomo…” Prese la parola Kairi che in quel momento era presente, perché stava svolgendo il turno con Sora.
“Come?! Perché non mi hai detto nulla?”
“Non sapevo come dirlo…” Si giustificò.
“Eppure Kairi…”
“Me lo ha detto Axel, spiegandomi bene che è accaduto prima di cenare.” Lo interruppe la ragazza. Sora sospirò.
“Quindi dovrai tornare a casa…” Roxas annuì sconsolato. “Vorrei aiutarti, ma non posso di certo. E’ fuori questione mettersi contro mia madre, andrebbe a finire male.”
“Penso proprio che non cambierebbe idea comunque…” Sospirò il biondo sempre più depresso.
“Roxa-kun, per il momento non ci pensare, d’accordo?” Gli disse Kairi. “Hai il giorno libero oggi?”
“Sì.”
“Allora va a cercare Axel, credo che quello non aspetti altro.” Gli fece l’occhiolino. A Roxas scappò una risata e, salutando i due, li lasciò al loro lavoro. Kairi diede una botta in testa al castano.
“Stupido, potevi fargli vedere il lato positivo delle cose? Lo sai che è melodrammatico!”Sbuffò.
“Scusa, scusa; è solo che mi ha infastidito non esserne al corrente.”
“Se tu ieri ti fossi concentrato un po’ più su Roxas che su Riku, l’avresti saputo.” Gli disse maliziosa. Il ragazzo arrossì leggermente e poi si schiarì la voce.
“Si, forse hai ragione…”
“Come va tra te e l’iceberg?”
“Tutto bene, ho mantenuto la promessa.” Le sorrise.
“Non l’hai fatto perché me l’avevi promesso, vero?” Lo guardò incerta; Sora era capace di tutto, e lei lo sapeva bene. Una volta, quando erano alle elementari, gli aveva detto di mettersi la divisa femminile che lui quel pomeriggio le aveva macchiato con il succo. Lei ovviamente scherzava, non era seria, ma il giorno dopo Sora se l’era messa! Era un ragazzo che prendeva le cose troppo seriamente, di fatti le disse: “Una promessa è una promessa ed io, anche contro voglia, le mantengo!” Ed era proprio quella frase, che più volte era tornata a galla durante i loro pomeriggi passati insieme -quando lei voleva divertirsi un po’ facendogli fare un patto- a preoccuparla. Con i sentimenti delle persone non si scherza.
“Anche te con questa storia.” Sbuffò. “Non sono tanto scemo da dichiararmi ad un ragazzo se non provo nulla per lui.” Anche se era imbarazzato cercò di restare il più serio possibile, tenendo lo sguardo dritto negli occhi della ragazza.
“Sora-kun, sei cresciuto!” Esclamò la rossa contenta abbracciandolo.
“Grazie! Credo…” Ricambiò l’abbraccio. “Invece te? Con Nami-chan?” La ragazza arrossì, ora era il suo turno. 
“Tutto bene… Insomma, è un piacere sapere di essere ricambiati sinceramente, anche se non credo che Naminé sappia mentire, oppure si… Lei d’altronde fa l’attrice, ma adesso mi sto perdendo in chiacchiere inutili, eh eh…” Sora la guardò divertito, ma anche sorpreso; non aveva mai visto Kairi tanto imbarazzata in vita sua. Forse quella volta che era entrato nel bagno, per errore, mentre lei si cambiava l’assorbente e, non per errore, si era ritrovato una pochette metallica dritta in fronte e, quando lei uscì dal bagno, oltre alle torture che lo attesero –in merito a quel giorno aveva anche una cicatrice sull’avambraccio- non gli rivolse la parola per una settimana.
“Vi siete baciate?”
“Si, ho anch’io mantenuto la promessa.” Sora le scompigliò i capelli.
“Brava Kairi-chan, stai crescendo anche tu.” Sorrise, però, quando lui prima aveva ricambiato l’abbraccio, lei in cambio del gesto affettuoso gli calpestò un piede.
“Io, Sora, sono già cresciuta da tempo.” Sbuffò e tornò a lavoro, lasciando il ragazzo dolorante indietro.
-“Perché non mi sto mai zitto…”- Pensò, rattristendosi della sua debolezza –anche se, in verità, era Kairi che possedeva troppa forza-.

Mentre Kairi e Sora discutevano, Roxas si era messo alla ricerca del rosso, che non aveva ancora trovato. Aveva controllato nella sua camera, nei bagni, nella sala per il ping pong, ma non era in nessuno di questi luoghi; allora decise di chiedere a Saix, Marluxia o chi per loro e domandare se sapessero dove fosse, anche se compiere l’atto richiedeva del coraggio che lui non aveva. Si continuò a guardare intono. Il cortile come sempre era splendido e forse in quelle due settimane di cambiamento era l’unica cosa rimasta uguale. Sempre verde, sempre tranquillo e pulito, con gli alberi di ciliegio sparsi qua e là, che caricavano l’aria con il profumo dei loro fiori. Per quante persone ci potessero essere il silenzio regnava, solo qualche brusio si poteva sentire, ma poco contava; quello era il posto ideale per riflettere su qualunque decisione da prendere. Roxas, però non ne aveva, gli serviva più che altro il coraggio di dire quello che era successo ad Axel, non poteva fuggire e non poteva far finta di nulla, ma prima doveva trovarlo. Si guardò di nuovo intorno, e ciò che lo incuriosì fu vedere Saix, nascosto, che osservava una ragazza seduta su di una panchina sotto uno degli alberi di ciliegio che chiacchierava con una sua amica. Il biondo, fingendo di non aver notato quell’azione di spionaggio, andò verso l’uomo.
“Buongiorno, signore.” Lo salutò timoroso. Quello sussultò e, con un’aria più terrificante del solito, si voltò a guardare il ragazzo.
“Che vuoi?”
“Vorrei sapere dov’è Axel, devo parlargli urgentemente.”
“E’ uscito con Demyx, sono andati da qualche parte in città.” Disse con il solito tono, freddo e serio, da far venire la pelle d’oca.
“Grazie.” Si girò per andarsene, poi, però, si voltò nuovamente verso di lui. “Chi sta spiando?” L’uomo lo fulminò con lo sguardo, facendolo subito pentire della domanda.
“Non credo ti importi.”
“Già, ha proprio ragione; mi scusi.” Fece un inchino e si allontanò. Passò davanti le due donne che chiacchieravano allegramente, quando una delle due lo chiamò: “Roxa-kun! Roxa-kun, vieni un attimo; stavo giusto parlando di te!” Disse quella dai capelli rossi, raccolti da una coda alta. Lui si avvicinò lentamente, quasi impaurito che Saix potesse uscire dal suo nascondiglio e sbranarlo. 
“Mi dica pure, signorina.” 
“Signorina?” Ridacchiò. “Mi sono presentata l’altro giorno, Kureha Kurokage, ricordi?” Sorrise.
“Si, ricordo.” Annuì. “Come mai parlavate di me?”
“E’ vero che hai una relazione con un ragazzo dai capelli rossi?” Roxas strabuzzò gli occhi, ed ora questa da dove veniva?
“Perché me lo chiede?” Balbettò.
“La mia qui presente amica è innamorata di un tizio che sembra essere innamorato di quello che sembra il tuo ragazzo, capisci?” Parlò velocemente, in maniera contorta, tanto che il ragazzo dovette pensare bene alle parole pronunciate per capire cosa aveva detto.
“Chi gli ha detto una cosa del genere?”
“Vi ho visti ieri prima dei fuochi d’artificio, e poi ho incontrato Olette –per altro amica mia anche lei- e, vedendola turbata, le ho chiesto cosa le fosse successo e lei mi ha risposto di avervi visto in una certa situazione.” Si spiegò gesticolando e rimanendo sul vago. Roxas deglutì.
“Si… Io e lui stiamo insieme… La prego non divulghi la notizia, la scongiuro…”
“Visto Tsuki-chan? E’ tutto apposto! Comunque starò zitta, Roxa-kun, non sono una pettegola io.” Sorrise. Il biondo, però, notò nell’amica che gli era affianco un’espressone che diceva: “Certo come no.” e ciò lo fece preoccupare più di quanto già lo era. Doveva parlare con Axel il prima possibile.
“Ora io dovrei andare, scusatemi.” Fece un inchino di congedo. La rossa lo salutò, ringraziandolo ancora del thé che gli aveva preparato qualche sera prima, perché stava male. 
Lasciò il cortile, riprendendo così le sue ricerche. Per sua fortuna, quando chiese alla sua professoressa se Axel era tornato, quella gli disse di si, aggiungendo il fatto che il ragazzo era nella sua stanza; in cambio però –e questo lasciò un po’ stranito il biondo- la donna chiese se sapesse dove fosse Saix e, nel caso l’avesse visto, se avesse notato dei comportamenti sospetti. Roxas rispose affermativamente, accennandole anche il fatto che a lui sembrava stesse spiando qualcuno, non specificando chi era il qualcuno. Sul volto della professoressa si fece largo un ghigno e senza un saluto, se ne andò. Il ragazzo si strinse tra le spalle, pensando che a lui la faccenda non doveva interessare e andò da quello che ormai si poteva definire il suo amato.
Bussò leggermente, timoroso.
“Posso entrare?”
“Entra pure Roxas.” Lo invitò Axel. Il ragazzo entrò. I due proprietari della camera erano distesi sui futon, indossando dei jeans entrambi grigi scuro, dai quali si potevano vedere i boxer –quelli di Axel erano neri, (poi criticava lui), mentre quelli di Demyx a righe blu e verdi-, intenti uno a giocare con la PSP, l’altro a suonare qualche brano sconosciuto con il sitar blu e argento. 
“Che c’è?” Gli chiese il rosso, mettendo in stand-by la console. Roxas lo guardò negli occhi, intenzionato a fare un discorso serio, tenuto da una voce calma e sicura; ma neanche la prima parola che abbassò la testa, dicendo: “E’ successa una cosa… Ti ricordi cosa è accaduto ieri, no? Ecco vedi, Kairi l’ha ovviamente detto a suo nonno che ha avvisato i miei zii, quindi…” Una profonda tristezza e solitudine lo prese alla sprovvista, facendolo sentire dentro vuoto. Perché sembrava tanto devastante doversi allontanare da Axel? Forse perché si trattava di un anno intero di separazione? E se si fossero visti durante le vacanze sarebbe bastato? Quei pochi giorni? Una lacrima, a sua insaputa, iniziò a scivolargli lungo il viso. “…Domani mi verranno a prendere e dovrò tornare a casa.” Le altre rimasero in bilico sulla palpebra inferiore. Tirò su con il naso e si strofinò un occhio. “Scusami.” Aggiunse accennando un sorrisetto. Demyx fermò le corde dello strumento, mentre Axel lo abbracciò, premendo una mano sulla sua schiena, l’altra sulla nuca.
“Roxas, lo sapevamo entrambi che prima o poi questi giorni sarebbero finiti, e l’unico modo che abbiamo per sentirci è attraverso e-mail e chiamate. Ogni volta che potrò verrò a trovarti, non dimenticare c’è Larxene che è una tua professoressa, potrebbe essere comodo. Per cui evita di piangere che è inutile.” Gli prese il volto tra le mani e con i pollici gli asciugò una lacrima che stava per cadere. “Se anche ti dovessi allontanare da me…” Gli sussurrò. “… Io ti riverrei a riprendere anche in capo al mondo, passando sopra qualunque ostacolo mi si ponga davanti, sono stato chiaro?” Il tono serio e profondo fece arrossire Roxas, che annuì debolmente. “Quindi non preoccuparti! Visto che non abbiamo molto tempo, oggi andiamo a farci un giro in città? O devi lavorare?”
“Il vecchio Shinohara mi ha detto che oggi non lavoro, quindi sono libero.”
“Ottimo.” Lo baciò. “Vatti a cambiare, che ti faccio passare una giornata indimenticabile.” E ghignò. Roxas strabuzzò un attimo gli occhi e deglutì; poi voltandosi uscì dalla stanza –ancora scandalizzato-.
Il rosso rimase un altro po’ in piedi davanti la porta da dove era uscito il ragazzo. Una notizia che non avrebbe voluto sentire, la quale non sarebbe dovuto arrivare, non così presto per lo meno.
“Allora, Axel.” Disse Demyx d’un tratto alzandosi e mettendogli una mano sulla spalla. “Visto che non ami mostrarti debole davanti i piccoletti, che ne dici di sfogarti sulla mia spalla?” Allargò le braccia, con un sorriso. Il rosso fece un sorrisetto debole, accettando l’invito.
“Certo che ci tieni a lui… Sono quasi geloso.” Abbassò la voce sull’ultima parte della frase, per la dura verità che risiedeva dietro essa. Amava Axel, lo sapeva, ma non era gay, aveva amato anche ragazze, molte, però solo quel maledetto bastardo di un amico gli aveva stravolto la vita con i suoi modi di fare. Troppe volte l’aveva mandato al diavolo per quanto un suo sorriso riusciva a tranquillizzarlo, più di quanto ci riuscisse la sua adorata Hatsune(*) –il sitar-, troppe volte l’animo gli veniva corroso dalla gelosia perché molte potevano toccargli quelle sue bellissime labbra, mentre lui no; quando all’inizio della vacanza aveva baciato Roxas, si era chiesto come quel ragazzino con nessuna qualità aveva avuto potuto baciare Axel, mentre lui solo una misera volta, che neanche si poteva contare visto che era per gioco. All’inizio voleva ferire entrambi, però poi, vedendo come Axel era sempre più felice della vicinanza del ragazzo, alla fine lui anche ne fu felice e la gelosia divenne compassione verso sé stesso; e in quel momento poterlo abbracciare e consolarlo era il meglio che poteva desiderare. Tutto sommato, poi, anche lui voleva sentirsi per amore… Anche lui voleva essere apprezzato e ricambiato, da qualcuno, maschio o femmina che sia. Voleva poter trovare l’altro estremo del filo rosso.
Nel precise istante in cui si separò dall’amico, entrò nella stanza Saix.
“Prima ti cercava Roxas.”
“Lo so, ci siamo già incontrati.”
“Ne vuoi discutere?” Gli chiese. Il rosso si voltò un attimo verso Demyx che gli accennò un “sì” con la testa.
“D’accordo.” E l’uomo lo invitò nella sua di camera –accanto la loro-.
“Che ti succede?” Gli chiese.
“Roxas domani tornerà a casa, perché ieri pomeriggio è stato quasi stuprato da un uomo, e non so come far funzionare una relazione a distanza!”
“Non perdere mai i contatti, questo è l’essenziale, e ad ogni occasione buona dovete vedervi.”
“Lo so, ma… Lo credo impossibile… Cosa potrei fare?” Sospirò. Già gli era difficile tenere una relazione ravvicinata, non osava pensare come una a distanza.
“Axel, ci sarebbe un modo, ma non so se tu sei il tipo…” Disse l’azzurro dopo un attimo di riflessione.
“Dimmi.” Disse, come se una piccola speranza si fosse accesa.
“Potresti trasferirti lì, cercare un’università che ti aggrada e il gioco è fatto; ma sei abbastanza responsabile da poter vivere da solo?” Axel sospirò; anche quella possibilità che gli sembrava perfetta, si spense.
“Non ce la farei e mia madre non vorrebbe, lo sai che mi vuole con sé.”
“Axel, se tieni ad una persona, sei disposto a tutto per lei. Tu Axel ami Roxas?” Lui annuì. “Allora non vedo alcun problema. Se entrambi vi amate qualunque soluzione prendiate affinché possiate per lo meno rimanere a contatto sarà efficace.” Gli mise una mano fra i capelli e glieli scompigliò. “Quando l’altra volta ti ho mostrato ‘quello che facevi a Roxas’, in realtà, mi sono reso conto che quello era ciò che ho fatto io per farti innamorare di me, per questo poi ti sei allontanato.” Sospirò malinconico. “Comportamento patetico e infantile, non c’è dubbio; costringere a farsi amare è solo segno di stupidità. Quindi Axel ti chiedo scusa, veramente, e cerca di essere felice con Roxas, chiaro? Se ti farà soffrire però, sarò pronto a prendere le parti di chi è nel giusto.” Axel rimase completamente spiazzato da quelle parole, ma, cercando di non rovinare l’atmosfera evitò una qualunque battutina.
“Grazie, Saix.” Sorrise, poi però fece un ghigno. “Colgo l’occasione per chiederti una cosa. Ho sentito Larxene parlare a Marluxia di una certa ragazza che ti sei messo a pedinare, è la verità? Chi è lei?” Disse eccitato. Non era riuscito a trattenersi. Saix tornò serio, ci aveva messo poco il rosso a trovare il buon umore, e se stava nascondendo la tristezza, era veramente bravo. 
“Una vecchia amica di nome Tsuki, nulla di che.”
“Saix, perché non mi racconti qualcosina di più.” Sbatté le palpebre, facendo gli occhioni dolci. 
“E’ una mia ex, sono dieci anni che non ci sentiamo più, e adesso voglio riuscire a parlarle di nuovo; contento?”
“E quindi tu la pedini?”
“Non so come avvicinarmi.”
“Eh, Saix, Saix.” Gli diede qualche pacca sulla spalla. “Vai da lei e la saluti, non è qualcosa?”
“Il problema è che ieri alla festa abbiamo parlato e lei mi ha salutato, prima di andarsene, con un bacio.”
“E allora il problema non esiste, è cotta di te, punto.”
“Un bacio sulla guancia.”
“Infantile… Persino Roxas è più audace, quindi la situazione diventa persino preoccupante e ciò ti rende anche perverso; comunque dovresti, come già detto, andare da lei e salutarla.”
“Sei inutile, tu.” Sbuffò l’uomo scuotendo la testa.
“E’ stato un piacere aiutarti.” E uscì, ridacchiando e salutandolo con la mano. 
Indossata la camicia, Axel andò all’atrio, dove con Roxas si incontrò e andarono a prendere la moto. Gli aveva promesso un pomeriggio indimenticabile e gliel’avrebbe dato.

Mancavano 21 ore all’arrivo dei coniugi Sawamura.



(*) Hatsune: letteralmente ‘primo suono’


Angolo dell'autrice:
Manca poco alla fine di questa cosa! Meno -3 capitoli! YEAH! Una palla in meno da seguire su EFP! Che liberazione! 
Salve a tutti! Suvvia non odiate più Shinohara! Ammettetelo! Che dolce quel vecchietto *-* E il nostro Roxas che finalmente dice: Sì lo amo, senza rompere troppo u.u (credo che questo fatto sia dovuto alla mia antipatia nei confronti di Misaki di Junjou Romantica che si ostina a dire di non amare Akihiko <.< Ma dai dico io!) Ed ecco Demyx e i suoi pensieri ultra Moe! Mi sono sprecata! Non so perché, ma sto perdendo fiducia in questa fic... Come se alla fine l'avessi rovinata iOi ditemi che non è così e se lo è... Ditelo comunque! Tornando al qui presente capitolo... Sora e Riku non ci sono ... Recupererò poi su su u.u Avvertenze: la citazione occulta a questa Tsuki è per introdurre uno Spin-off di una mia amica che parla di Saix, figura importante e ambigua in tutta la mia storia ^^" Poi ne riparlerò bene nell'ultimo capitolo u.u Comunque, tornando al discorso precedente, sento che la storia sia diventata in un qualche modo strana... Cioè... E' irreale, infantile, idiota... T^T Forse lo era anche prima! . . . Beh... Che posso dire... Ci rivedremo nell'18 che è più decente, giuro!
Alla prossima!
Here we Go!



   
 
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