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Autore: Flaqui    12/07/2013    7 recensioni
Rebecca sa di essere bella, glielo dicono tutti, eppure questo non la esime dalle prese in giro e dalle critiche.
Giuseppe è lì, a ridere e a prenderla giocosamente in giro e, anche se Rebecca lo sa che sta scherzando non può fare a meno di sentirsi triste.
Lo sa che non deve darlo a vedere, sua madre glielo dice sempre, di non dare soddisfazione alla gente e di non far capire quando ci rimani male –oppure continuano ad infierire ed è peggio-, ma per un attimo solo, quando l’amico si alza a prendere un'altra birra si concede una piccola smorfia. Solo un attimo di cedimento, solo un secondo per sentirsi brutta e insicura.
Nicola è lì, Rebecca lo sa, percepisce la sua presenza come un fuoco sotto pelle e si sente bruciare –tutto, le guance, il viso, le braccia, le gambe, la pancia, tutto, tutto- ogni volta che lui la sfiora con lo sguardo, anche solo per sbaglio, anche solo per caso.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note/autrice
One-shot scritta di getto, senza capo nè coda.
Spero che possa comunque piacervi.

A Federica, perchè forse non leggerà questa storia, ma sa cosa c'è nel mio cuore.
Sempre.

Guardami
{Con la schiena dritta e la testa alta.}


Rebecca sa di essere bella, glielo dicono tutti, eppure questo non la esime dalle prese in giro e dalle critiche.
Giuseppe è lì, a ridere e a prenderla giocosamente in giro e, anche se Rebecca sa che sta scherzando, non può fare a meno di sentirsi triste.
Lo sa che non deve darlo a vedere: sua madre glielo dice sempre, di non dare soddisfazione alla gente e di non far capire quando ci rimani male –oppure continuano ad infierire ed è peggio-, ma per un attimo solo, quando l’amico si alza a prendere un'altra birra si concede una piccola smorfia. Solo un attimo di cedimento, solo un secondo per sentirsi brutta e insicura.
Nicola è lì, Rebecca lo sa, percepisce la sua presenza come un fuoco sotto pelle e si sente bruciare –tutto, le guance, il viso, le braccia, le gambe, la pancia, tutto, tutto- ogni volta che lui la sfiora con lo sguardo -anche solo per sbaglio, anche solo per caso-.
Lo sa che è sbagliato continuare così. Nicola è migliore amico di suo fratello, è più grande ed è davvero stupido, però non può farne a meno, perché, dopo tanto tempo che si conoscono, lui le ha sorriso e lei l'ha capito -così all’improvviso-.
E poi lui è così timido, quando si tratta di ragazze, quasi quanto lo è lei con i ragazzi; così imbranato, alle prime armi e nemmeno troppo sicuro di sé.
Chissà se anche lui si sente brutto e insicuro, delle volte, chissà se anche sua madre gli ha detto di tenere la schiena dritta e la testa alta. Rebecca vorrebbe saperlo, vorrebbe sapere di più su di lui eppure tutte le volte le mancano le parole.
«Lo sai che sta scherzando, vero?» Nicola non la guarda, mentre parla, ma fissa la pista da ballo dove Beatrice e Marinella piroettano un po’, abbracciate e piene di risolini «Non sta dicendo sul serio.»
Rebecca si da della stupida. Il fatto che sua madre le abbia detto tutte quelle cose non vuol dire che lei riesca a metterle in pratica: tutte le batoste, le brutte esperienze, le amicizie finite e le prese in giro che ha subito ne sono la prova.
È ovvio che Nicola se ne sia accorto. Rebecca quasi se ne preoccuperebbe, se non sapesse che lui la prende comunque in giro, anche senza che tenga la schiena dritta e la testa alta.
«Lo so» Rebecca, invece, lo guarda. È sempre lei, quella che cede. Quella più innamorata, quella più buona, quella più sciocca, quella che da confidenza ed è amica di tutti «Ma… mi fa sentire comunque… male, ecco»
Brutta. Insicura.
Nicola sta zitto per un po’ e beve dalla sua birra.
Il posto vuoto di Peppe è rimasto a separarli e Rebecca pensa che, alla fine dei conti, è sempre così. Lei e Nicola sono sempre così vicini che, ogni volta, per un folle attimo, pensa di essere sul punto di toccarlo; ma alla fine non si toccano mai e lei rimane da sola e stupida.
«Rebecca» la chiama e continua a non guardarla «Lo sai che tu sei...»
«Ho preso l’altra birra!» Giuseppe si siede fra di loro e sorride.
Rebecca sente come se una bolla d’aria sia appena scoppiata intorno a lei, e guarda il suo amico, stranito. Gli vuole bene, si conoscono da tanto e sa che lui non farebbe mai davvero qualcosa per farla stare male, ma in quel momento l’unica cosa che riesce a pensare è: Guardami, guardami Nicola, guardami.
«Ma che c’ha Giorgia in testa?» chiede Peppe, gioviale, e fa cenno con il capo verso l'interessata.
Rebecca segue con gli occhi la direzione indicatale e cerca di concentrarsi su qualcosa che non sia il corpo caldo di Nicola, a qualche metro da lei.
Giorgia, la festeggiata, ha un bel vestito corallo e una ghirlanda di fiori in testa. Rebecca non sa dove se la sia procurata ma le sta bene ed è davvero strano vederla con qualcosa di diverso dai suoi solito jeans e maglietta. Luca, il ragazzo dai capelli corti per cui la sua amica Alessandra ha una cotta spropositata, le sorride dal bancone del bar e Rebecca non trova nemmeno il tempo di arrossire o di farsi domande che Giuseppe ride ancora.
«Hanno portato le pizze, alleluja!»esclama, dando di gomito a Nicola «Ohi, Rebè, tu non mangiare che se no ingrassi!»
Rebecca non dovrebbe prendersela –schiena dritta e testa alta- perché Giuseppe sta davvero scherzando e lei non è grassa –almeno crede- ma un po’ ci sta male, di nuovo.
«Oh, ma smettila!»esclama e ride anche lei «Che poi finisco per crederci davvero!»
Giuseppe sbatte la bottiglia sul tavolo e sorride «Ma devi crederci!»
Rebecca, questa volta, fa la finta offesa –lo è davvero- e incrocia le braccia sotto il seno.
Rimane con la schiena dritta e la testa alta ma continua a pensare, a chiedersi se quel vestito non le stia male, se non evidenzi troppo le sue curve, se il modo in cui ha acconciato i capelli non la faccia apparire più rotonda.
«Dai, Rebecca!» la voce di Nicola le da i brividi, perché è tutta una risata e un sorriso divertito «Sei una bellissima ragazza, davvero!»
Lui e Giuseppe si guardano e poi scoppiano a ridere di nuovo.
Rebecca se ne sta un po’ in silenzio e non sa cosa dire, perciò afferra la birra di Giuseppe e ne prende un sorso. Tutto le appare confuso e, per un attimo, rimane sospesa a mezz’aria, come quando ti svegli dopo una lunga dormita e aspetti che il cervello riprenda a funzionare bene.
Poi, alla fine, lo realizza –e la bottiglia di birra è quasi finita-.
Nicola le ha detto che è bella e Rebecca non sa nemmeno se sta scherzando o meno.
I due hanno cambiato argomento e lei li guarda di nascosto, cercando una prova che quello che ha sentito è davvero successo.
Sa che la sta prendendo in giro –la sta sicuramente prendendo in giro- eppure continua a ripensare alla sua frase interrotta di poco prima e non sa sentirsi ancora brutta e insicura.
Nicola, quando è con gli amici, è sempre sorridente e ride un sacco. Quando rimane con lei non la guarda e parla seriamente. Ogni tanto Rebecca lo sfiora, casualmente, come se non lo stesse davvero facendo apposta, solo per vedere cosa succede, se qualcosa cambia.
Ma lui diventa ancora più cupo e sposta lo sguardo.
Quella sera lui non le rivolge più la parola.
Quando ballano e Giuseppe la trascina in pista, facendola girare e iniziando a muoversi in una strana parodia dello swing –il dj, quella sera, ha la fissa per la musica degli anni ’20- si sente bruciare e sa che la sta guardando. Poi, però, tornano vicino al muro accanto a lui -Nicola non balla molto, non gli piace- e anche se Rebecca lo guarda lui non sembra curarsene.
 
La verità è che Rebecca è innamorata di lui.
Dei suoi silenzi e dei suoi occhi che la cercano solo quando lei non può incontrarli, di quei pochi momenti in cui si sfiorano, e la pelle brucia e scotta, e la lingua si impappina. Di quei momento sempre interrotti bruscamente, delle bolle d’aria in cui finiscono alle volte e delle parole che vorrebbero dirsi ma che nessuno trova il tempo –il coraggio- di dire.
«Sai cosa c’è?» esclama una volta, a nessuno in particolare «Sarebbe tutto più facile, se la gente si parlasse»
Rebecca lo crede davvero.
Se la gente si parlasse davvero, se mettesse da parte il suo orgoglio e la piantasse di ingoiare parole, le cose sarebbero più facili. Rebecca vorrebbe che ogni persona –Nicola- fosse in grado di spingere un’altra contro uno schifoso muro e dirlo. Ti amo. Ti odio.
Guardami.
Ti prego, Nicola, guardami.
   
 
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