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Autore: FeatherJoshua    12/07/2013    2 recensioni
«Vedi, tutti noi abbiamo una storia. Essa sancisce la nostra individualità, differenziandoci gli uni dagli altri. Dopo la morte, è l'unica parte di noi che può essere trasmessa, rendendoci eterni.
Ogni oggetto qui presente cela una di queste storie, uniche ed irripetibili, che aspettano solamente di essere tramandate.
Ed oggi, ancora una volta, io darò loro voce.»
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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.Preludio – Si alzi il sipario.

 
 
Stoccolma, 19 Settembre 1895.
 
 
 
  - Siamo arrivati, mamma? Siamo arrivati? -
  - Sì tesoro. È questo il posto. –


«Arkivet av Berättelser»
«L’Archivio delle Storie»

 

Non c'era bisogno di insegne, tanto era riconoscibile quel negozio: quella facciata apparentemente anonima, infatti, nascondeva un luogo talmente singolare da riuscire ad emettere, in qualche modo, una sorta di aura carica di mistero ben percepibile da chiunque vi posasse gli occhi.
Le due entrarono velocemente all'interno, spostando con un gesto aggraziato le leggere tendine tempestate di minuscoli cristalli, ritrovandosi così dinnanzi ad uno scenario che aveva del meraviglioso: una stanza enorme, le cui innumerevoli mensole in mogano contenevano gli oggetti più disparati; una tale varietà di forme, luci, colori, sommate al delicato profumo di vaniglia misto all'intenso aroma d'antico, rendeva quel luogo quanto di più vicino al fiabesco esistesse a questo mondo.
 
  - La contessa Margareta Svan-Fjäder e la contessina Odette, giusto? Benvenute in quest'umile negozio d'antiquariato. -
A interrompere quel momento estatico era stata una giovane fanciulla in abito bianco, probabilmente non più grande della contessina, ora piegata in un leggero inchino di cortesia verso le sue due ospiti. Sorridendo, continuò.
  - Provvederò subito ad avvertire Mr. Vissångare. Nel mentre, sentitevi pure libere di curiosare per il negozio. -
E dopo un secondo leggero inchino si allontanò verso la stanza adiacente.
 
La giovane aiutante tornò dopo qualche istante, preceduta dal proprietario dell'antiquario, che certamente non deludeva le aspettative date da quel luogo magico: si presentò infatti davanti a loro un uomo alto, con capelli candidi come la luna e occhi di un rosso intenso e brillante, solcati tuttavia dall'ombra di una tristezza profonda, ormai sfumata dal tempo. La carnagione diafana, poi, unita a quei lineamenti quasi efebici - seppur la sua figura facesse trapelare nel complesso una certa maturità -, non facevano che farlo sembrare ancor di più un personaggio uscito direttamente da un racconto incantato.
  - Il mio nome è Vincent Vissångare, umile proprietario di questo luogo. Enchanté, lei deve essere la contessa Svan-Fjäder. -
Con un leggero scatto si inginocchiò davanti alla Contessa, e con la grazia con cui si maneggia una bambola di ceramica le prese la mano destra, e ne sfiorò il dorso con le labbra sottili. Lei arrossì un poco, ma lo lasciò fare con piacere.
Quindi, con un movimento altrettanto leggiadro, l'uomo si chinò all'altezza della bambina, sorridendole.
  - Tu invece devi essere la piccola Odette, giusto? Mi hanno detto che oggi è il tuo nono compleanno, quindi potrai scegliere uno di questi oggetti come regalo - fantastico, vero? -
Le strizzò l'occhio, e si rialzò lentamente.
 - Però sai, è veramente difficile scegliere uno solo di questi oggetti, e sai perché? -
La bambina fece segno di no con la testa, mentre fissava l'antiquario con gli occhi sgranati, senza proferire parola.
  - Semplice, perché il mio negozio ha una particolarità: vedi, tutti noi abbiamo una storia. Essa sancisce la nostra individualità, differenziandoci gli uni dagli altri. Dopo la morte, è l'unica parte di noi che può essere trasmessa, rendendoci eterni.
Ogni oggetto qui presente cela una di queste storie, uniche ed irripetibili, che aspettano solamente di essere tramandate.
Ed oggi, ancora una volta, io darò loro voce. -
Dicendo ciò, come un attore che, presentato il tema del suo spettacolo, si congeda cortesemente dal suo pubblico per levare il sipario, l'antiquario si diede ad un profondo inchino, e voltandosi disse, accompagnato da un delicato movimento della mano:
  - Ora prenditi pure tutto il tempo che desideri per scegliere i tuoi oggetti preferiti: io vi aspetterò nel salotto qui sul retro per raccontarvi le loro storie, così che tu possa scegliere il tuo favorito. -
Poi aggiunse, rivolgendosi alla sua piccola assistente:
  - Lilian, tu intanto potresti preparare il nostro miglior tè nero per allietare le nostre ospiti durante i racconti? -
  - Sì, Maestro. -
E lentamente se ne andarono, scomparendo dietro alle tende purpuree che dividevano le due stanze.
 
Le due rimasero lì, immobili, come ipnotizzate di fronte a quella realtà ovattata, quasi magica, che tanto si avvicinava alla dimensione del sogno da mettere in discussione anche la realtà più concreta e la veglia più vivace.
Quando la contessa si riprese da quello stato di trance, guardò affettuosamente la figlia, ancora immersa in quel Paese delle Meraviglie.
Sorrise, con il sorriso che solo una madre, nel momento in cui vede dinnanzi a sé la propria bambina veramente felice, saprebbe mostrare.
Le adagiò una mano sul capo, carezzandola lievemente per farla tornare nel mondo reale.
- Mamma, grazie! -
Il sorriso della bambina nel pronunciare quelle parole, probabilmente, avrebbe avuto il potere di alleviare ogni dolore, ogni sofferenza, ogni tormento da chiunque lo ammirasse.
- Allora, hai già visto qualcosa che ti piace? -
La bambina si guardò intorno con aria incerta, cercando con lo sguardo qualche oggetto che spiccasse in quell’oceano di meraviglie.
Era davvero una scelta difficile.
 
- Chissà quali storie racconterai oggi, papà. -
Lilian sedeva sul parquet, ai piedi dell’antiquario, lasciandosi dolcemente carezzare i lunghi capelli bianchi mentre, illuminata dalle fiamme danzanti del camino, giocava spensierata con una piccola bambola di porcellana del tutto identica a lei.
Vincent restò a guardarla per qualche secondo, il volto immobile in un sorriso che aveva del nostalgico.
- Non so. Nonostante mi dedichi a questo lavoro da molti, troppi anni, le storie che l’umanità ha ancora da raccontare sono davvero troppe per poter anche solo azzardare un’ipotesi. -
La bambina sorrise, continuando a giocare con la piccola se stessa.
- Be’, comunque sia saranno sicuramente meravigliose… anche solo perché sarai tu a raccontarle. -
Sorridendo a tale constatazione, l’albino chiuse gli occhi, come a volersi distaccare per qualche momento da quel mondo così fisico e concreto, in preparazione allo spettacolo che di lì a breve avrebbe portato in scena, cullato dal dolce, ripetitivo movimento delle sue lunghe dita che scorrevano fra i candidi capelli della bambina.
 
A risvegliarlo da quello stato di trance furono il leggero suono dei passi delle due clienti, finalmente pronte ad ascoltare le parole dell’antiquario.
Apparvero da dietro le tende di velluto, sorreggendo due vassoi di cristallo su cui avevano adagiato gli oggetti preferiti della contessina, i volti spaesati alla vista di un ambiente così ampio ed elegante, seppur così famigliare: la tappezzeria, il camino, gli arredi costosi… più che il retrobottega di un negozio d’antiquariato, sembrava più il salotto di un principe.
«Prego, accomodatevi. Posate pure i pezzi che avete scelto sul tavolino.»
Le due obbedirono, prendendo velocemente posto sulle due poltrone libere di fronte al camino.
L’albino si incurvò leggermente sul tavolo, così da osservare gli oggetti scelti. Sorrise.
«Una Maschera veneziana, un ciondolo Portafortuna, un Flute di cristallo, un Giglio di seta, una Bambola di porcellana, un Carillon d’argento, un libro di Fiabe, uno Specchio decorato ed infine una Lanterna ad olio… devo dire che hai davvero un ottimo gusto, contessina.»
Odette sorrise, ma la sua attenzione venne subito dirottata dal dolce profumo che aveva invaso la stanza.
Senza che nessuno se ne fosse accorto, Lilian era entrata nella sala portando con sé il tè e i dolci appena sfornati per le ospiti.
Adagiò il vassoio d’argento su di un secondo tavolino, esponendone brevemente il contenuto.
«Si tratta di Tè nero Darjeeling raccolto a mano, più precisamente una first flush. Ad accompagnarlo ho preparato dei bigné ripieni di crema chantilly, completamente fatti in casa. Spero sia tutto di vostro gradimento.»
Sorrise dolcemente, quindi si sedette nel suo posto preferito, accanto alle sue due bambole predilette, in tutto e per tutto identiche a lei.
Vedere quelle tre creature, una di fianco all’altra, con la consapevolezza che, per quanto fossero terribilmente simili, solo una di loro era dotata di vita, mentre le altre non erano che gusci vuoti, e riuscire a malapena ad individuare quella vera, aveva un che di veramente inquietante. Tuttavia, le due ospiti cercarono di non farci troppo caso.
Prima di iniziare, l’antiquario si concesse un piccolo sorso di quel tè pregiato.
«Bene, si alzi il sipario

 
 

«In questo ballo in Maschera
sottostante al volere della Sorte
tintinnano flute di Champagne.
Ah, questo candido Giglio
non è che una Marionetta
che danza al suono dell’Elegia…
Ma fra tutte le Fiabe,
non è forse questa la più Bella,
narrata alla luce della Lanterna?»

   
 
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