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Autore: Cruel Heart    13/07/2013    2 recensioni
Questa one-shot è uno sfogo,un monologo di dolore,un grido carico di rabbia,rabbia repressa per troppo tempo.
Questa one-shot parla di un confidente,un fratello,un migliore amico,biondo,un po' pazzo e a cui piace portare ancora un collare punk al collo nonostante abbia 30 anni.
Questa one-shot è tutto quello che il nostro uomo avrebbe voluto dire alla SUA donna,ma non ha mai avuto il coraggio di farlo.
Non sempre capisci al primo sguardo che la persona che hai di fronte è quella che ami. A volte,neanche anni interi bastano.
Non sempre il tuo principe azzurro arriva su un cavallo bianco pronto a portarti al suo castello. A volte,anche un comunissimo fastfood va più che bene.
Non sempre i sogni,le favole e il lieto fine diventano veri anche nella vita reale.
E questo Evan Taubenfeld,lo sa bene.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12.07.2013.

Sono nel mio letto qui a Los Angeles.

Sono le ore 02.37 e ancora non riesco a prendere sonno.

Continuo a girarmi e rigirarmi tra le coperte,che sembrano avvolgermi come se avessi una seconda pelle.

Chiudo gli occhi,in attesa che il sonno finalmente mi prenda.

No. Neanche lui sembra volermi accontentare.

Basta. Scosto le coperte,mi alzo e mi dirigo verso il piccolo frigobar che custodisco gelosamente in camera mia.

Lo apro,prendo una bottiglia di vodka,un bicchiere e bevo quel contenuto così cristallino che ci posso quasi specchiare i miei occhi azzurri spenti e vuoti.

Bevo tutto di un fiato. Strano a dirsi,ma mi sembra quasi di stare meglio.

La gola brucia,ma il dolore che provo non è niente,paragonato a quello che mi sta facendo lei.

No,non ci devo pensare.

Uno,due,tre sorsi.

Sembra che un incendio si sia scatenato dentro di me,e allo stesso tempo la vodka lo calma per poi riaccendere e alimentare le fiamme.

Basta. Voglio dimenticare,dimenticare tutto.

La prima bottiglia ormai è andata,e così prendo la seconda.

Vado verso il letto. Non ce la faccio già più a stare in piedi.

Un passo dopo l’altro,mi dirigo traballante verso il letto,ma per la troppa foga,travolgo un piccolo tavolinetto in legno,su cui,prima della mia caduta,faceva mostra di sé un’unica foto.

La prendo in mano,ma i miei occhi non vogliono guardare.

Non vogliono guardare quei capelli biondi,quegli occhi azzurri quasi come i miei,ma soprattutto,quel sorriso così luminoso,che le ho visto dedicare solo a me in vita mia.

Quello era il mio sorriso.

Quelli erano i miei occhi.

Lei,semplicemente,era mia.

Mia,mia e di nessun altro.

Con tutta la rabbia che ho in corpo,butto a terra la fotografia,frantumandone in mille pezzi il vetro.

E,con esso,va in mille pezzi anche il mio cuore.

Guardo fuori dalla finestra.

Tutto è rigorosamente immobile,buio,spento,come la mia anima.

E in questo assurdo silenzio,nella mia mente si forma una domanda,infliggendomi l’ennesima coltellata al petto.

Quando il tuo unico e vero amore è perso per sempre,per cosa vivi davvero?

Non so,o forse,non riesco a trovare la risposta adatta.

No,forse la risposta c’è.

Niente.

Semplicemente,il nulla,perché senza amore,non c’è vita.

Ed è in un attimo,che la mia stessa mente non troppo lucida di qualche istante fa,trova incredibilmente un appiglio,una roccia a cui aggrapparsi,una speranza.

Prendo velocemente il mio giubbotto,un pezzo di carta,una penna,ed esco fuori di casa con la mia macchina.

Destinazione, Point Fermin Park(http://losangeles.diarystar.com/images/point-fermin-park1.jpg).

Le strade mi passano davanti,ma il paesaggio mi sembra così uguale e vuoto.

Una volta arrivato,spengo il motore della mia auto e decido.

Lei ha tutto il diritto di sapere chiaro e tondo,una volta per tutte,tutto quello che provo per lei.

Prendo carta e penna,e con una grafia traballante dovuta all’alcool,incomincio a percorrere la strada verso il suo cuore.

“Sarebbe stupido bussare alla finestra di camera tua,magari lanciando dei sassolini contro il vetro,solo per attirare la tua attenzione?

Sarebbe stupido invitarti ad uscire,solo per vedere quanto le stelle siano lucenti in questo periodo dell’anno,e vedere che tanta bellezza non è neanche minimamente paragonabile a quella racchiusa nei tuoi occhi?

Sarebbe stupido mandarti un mazzo senza biglietto di fiori d’arancio,i tuoi preferiti,solo per vedere il rossore dell’imbarazzo dipingersi sulle tue gote meravigliose?

Sai,ho visto le foto del matrimonio questa mattina.

Naturalmente,eri splendida nel tuo abito nero.

Ho visto come vi prendevate mano nella mano,guardandovi negli occhi e sorridendo per la felicità dell’altro mentre ballavate.

Sono felice per te.

Hai quasi ventinove anni,infondo,è giusto così,no?

Come voleva tua madre.

Come voleva tuo padre.

Come volevi tu?

Sono felice per te.

L’altro giorno ho pianto. Strano,vero?

Io,l’imperturbabile e duro Evan Taubenfeld,ha pianto.

Non so neanche come sia successo.

Mi ricordo soltanto che ho visto una famiglia attraversare la strada.

Un marito,una moglie,tre figli.

Ho visto il tuo futuro,il futuro che con me non hai mai voluto avere.

Sono felice per te.

Sai,ho appena bevuto,e adesso sono in macchina,ubriaco e con in mano questo foglietto che spero leggerai solo tu.

Rideresti,anche nel vedere lo stato in cui mi sono ridotto,e per me sarebbe un beneficio,solo sentire il suono dolce e cristallino della tua risata.

Sono felice per te.

Lo so,continuo a ripeterlo e mi sento uno stupido,perché più lo ripeto e più cerco di convincermi che devo esserlo,per la tua felicità e per non farti del male.

Ti devo confessare un’ultima cosa.

Odio il modo in cui mi parli,cercando un mio abbraccio.

Odio il modo in cui mi guardi,come fossi la cosa più importante che tu abbia al mondo.

Odio quando menti a me ma soprattutto a te stessa.

Odio quando mi fai ridere con le tue battutine stupide.

E,ancora peggio,quando mi fai piangere.

Odio quando non ci sei.

E il fatto che tu non abbia mai capito cosa io provi realmente,per te.

Ma soprattutto,la cosa che odio di più,è il fatto che non riesca ad odiarti,perché ti amo…con tutto me stesso.”

 

Lascio il biglietto sul sedile,apro lo sportello e mi dirigo verso la scogliera.

Vedo le onde del mare infrangersi sugli scogli ripetutamente,senza mai tregua.

Nonostante tutto,mi sento bene.

Ho avuto finalmente il coraggio di dirglielo,di esternare tutti miei sentimenti.

Ed è solo questo l’importante.

Chiudo gli occhi,in attesa che il sonno,questa volta quello eterno,mi prenda.

“Ti amo” penso,e,con un ultimo balzo,salto nel vuoto.

 

 

Beh,che dire,è difficile parlare dopo una fine del genere.

Questa è la mia prima one-shot,e spero che sia andata bene.

Questa idea mi vorticava già da tempo,ma non ho mai avuto il coraggio di scriverla.

Poi,questa mattina,ho preso il pc,e…è venuto fuori questo.

L’ultima parte è una citazione,modificata appositamente da me,del film “Dieci cose che odio di te”.

Bene,se vi ha emozionato,anche solo la metà di quanto ha emozionato me,recensite.

Mi farebbe molto piacere.

P.S. Se volete,fate un salto alla mia ff su Avril.

   
 
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