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Autore: White Dreamer    13/07/2013    6 recensioni
Quella era una vera ingiustizia, una prolungata seduta di morte.
Ammesso e non concesso che mancasse di coerenza, il ragazzo di fianco a lui era all’oscuro dei sani principi che erano in vigore nel ventunesimo secolo.
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SasuNaru à gogo xD
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quella era una vera ingiustizia, una prolungata seduta di morte.
Ammesso e non concesso che mancasse di coerenza, il ragazzo di fianco a lui era all’oscuro dei sani principi che erano in vigore nel ventunesimo secolo.
 
Il cuore gli era partito a mille quando il giovane lapidario aveva accettato il suo invito a uscire per – l’aveva detto, non se l’era sognato - un appuntamento.
Il significato che gli davano era differente, perché il suo comportamento era fuori da ogni logica.
 
Da che mondo e mondo se un ragazzo di invita a uscire in un cinema di periferia nel tardo pomeriggio, ha una sola cosa in mente. E diavolo, non voleva certo passare per un depravato - ma erano entrambi maggiorenni e vaccinati santo cielo.

L’ennesimo urlo straziato lo fece sussultare.
Splatter. Un film su teste e svariate parti del corpo mozzate era perfetto per la classica pomiciata da cinematografo.
Magari nelle ultime file, ben nascosti da sguardi indiscreti. A maggior ragione se la sala era pressoché vuota.
Quando il moro aveva commentato telegrafico la scelta del film, un brivido d’eccitazione lo aveva scosso – dimenticandosi la sua mancata partecipazione.
Già s’immaginava sopra di lui con mani e lingua addosso. Occhi che brillavano, ingenui.
Perché non aveva fatto i conti con la mente singolare – per non dire altro – dell’Uchiha.
Non aveva comprato niente dal bar – aveva ben altro a cui pensare – e l’Uchiha si era preso una Cola. Si era diretto agl’ultimi posti e l’Uchiha, richiamandolo, si era seduto davanti. Si era quasi accecato infilandosi gli occhiali 3D e l’Uchiha gli aveva passato una salviettina igienica aromatizzata – ma dico stiamo scherzando?
 
 
Se avesse potuto prevedere il futuro, la sera prima si sarebbe dato un calcio nelle palle da solo.
Da anni sbavava dietro a quel ragazzo, e da anni era poco più che un conoscente per lui. Erano così diversi che non avevano niente di cui parlare.
Per fortuna il suo corpo parlava per lui, e il suo viso, e i suoi occhi, e il suo fondoschiena – stop, doveva darsi una calmata, o si sarebbe “sollazzato” da solo, con il suo sogno erotico a pochi centimetri.
E ora si trovava con lui in un luogo chiuso, praticamente soli, impossibilitato a fare alcunché. Da lanciargli quei dannati occhiali intesta, chiedendo per quale assurda ragione avesse delle salviette alla vaniglia in tasca.
 
Gli scoccò un’occhiata. Neanche a dirlo era presissimo dallo spettacolo. Si chiese se doveva preoccuparsi. Il suo futuro – ipotetico ragazzo amava la vista del sangue quanto uno sgozzamento ben riuscito.
Almeno a Halloween non avrebbe avuto problemi nel decorare casa o nel scegliere il costume da zombi.
 
Gli andò di traverso la saliva spaventato dall’ennesimo urlo di guerra dell’alieno Parnastock. Tranciò in due il vitello, terrorizzando il contadino, che poveretto, aveva vita breve.
Storse il naso, raccapricciato. Che divertimento c’era in tutto ciò? Il suo vicino a quanto pare lo sapeva. La frenesia che emanava gli metteva una certa ansia.
Non è che nascondeva una scimitarra da qualche parte? Sbatté le palpebre. Se faceva parte di una gang e diventava il suo ragazzo, poteva entrarci anche lui?
Niente scimitarre per lui grazie. Si accontentava di suonare il triangolo nella band dei punk sfegatati.
 
“Ti senti bene?”.
Oh Alleluia! Il genio aveva usato il suo controllo jedi per avvertire la sua aura da sono-in-qualche-modo-turbato.
Sbuffò. Gli sarebbe bastato guardarlo in faccia.
Era verdognolo dopo la vista dell’ennesima scena trita ossa. Il fedele servitore Ciornin – anche lui alieno melmoso – aveva attaccato un fast food. Non capiva se il liquido rosso che gli colava dalla testa era sangue o ketchup di qualche ex-hamburger.
 
“Da favola”. Se lo conosceva almeno un po’, il sarcasmo era per lui cosa sconosciuta.
“Se ti manca l’aria dovresti prenderti uno Xanax”.
Lo trafisse con il suo migliore sguardo alla Clark Kent. Purtroppo con quei dannati cosi che aveva tra le orecchie, non ottenne un effetto soddisfacente.
Lo aveva preso per una farmacia ambulante? O magari lui ne era fornito – tra le sue salviettine profumate e il coltellino svizzero di SpongeBob.
 
La preoccupazione per la sua salute durò meno di un minuto, perché un attacco aereo della Royal Air Force lo fece tornare al film, trepidante.
Gli affari verdognoli furono triturati dai proiettili – distruggendo parte del plotone.
Con un mugugno chiuse gli occhi. Che tortura infinita.
 
 

 

Grazie. A. Dio. Era. Finito. Il film.
Le luci si accesero. Era come se il paradiso lo avesse accolto, misericordioso.
Si tolse con cautela le lenti scure, sbattendo gli occhi.
Sasuke emanava una serenità del tutto fuori luogo e si, era inquietante. Forse ci stava ripensando nell’intraprendere una relazione con quel pazzo psicopatico. Poi adocchiò la linea della mascella e cambiò idea.
 
Sospirò. Sarebbe stato tutto più semplice se quel matto avesse avuto il naso aquilino, gli occhi ravvicinati e una quantità di grasso abbastanza – “Andiamo?”.
Fu interrotta la sua immagine di Frankenstein in hd.
 
Seguì mogio il ragazzo che sembrava essere uscito da un centro benessere.
Si ritrovarono ben presto in strada. La via era deserta, probabilmente a causa dei trentacinque gradi all’ombra che c’erano.
Il genio commentò soddisfatto “La prossima volta vediamo Il Macellaio Di Emorvil”.
Oh santa luminosa. Urlò angosciato “Per carità no! Basta film”. Se si fosse iniettato ancora quel supplizio, non sarebbero servite tre razioni di Xanax.
Lo sguardo stralunato da io-faccio-come-pare-a-me-da-quando-ho-sei-mesi gli fece venire un tic all’occhio.
“Sentì un po’ tu”. Si piantò a venti centimetri dal quel naso alla francese. “L’idea del cinema sarà stata anche mia, ma pensavo ne sarebbe uscito qualcosa di costruttivo”.
Il fanfarone ghignò. “Il caldo ti da problemi di schizofrenia?”
“Insomma. Che vuoi che si faccia in un cinema vuoto?”. Forse sarebbe riuscito arrivare alla base del problema.
Rispose conciliante “Si guarda un film?”. Alzò un sopracciglio, divertito. Pensava stesse avendo un attacco di raptus? Non ci andava lontano.
Piantò le mani sui fianchi. “Quel che intendo è – un momento”. Trattenne il fiato. “Prossima volta? Hai detto prossima volta vero?”. Si attaccò alla maglietta. Ora si che sembrava fuori di testa quanto lui, un lunatico complessato. “Dillo di nuovo!”. Sorrideva come un coglione. Al diavolo la mancata pomiciata.
 
“Soffri di memoria a breve termine?”. Si mise le mani nei pantaloni. Sembrava in imbarazzo. “E comunque è quello che ho detto, no?”. Arricciò il naso.
E cavoli. Era adorabile. Mai avrebbe pensato di accostare un aggettivo del genere al tenebroso Sasuke Uchiha. Riuscì a nascondere ben pochi risolini.
Si schiarì la gola. “Baciami”. Si avvicinò, ora era a dieci centimetri.
Sasuke sussurrò sconvolto “Ma di che stai…”.
“Ti devi far perdonare, quindi baciami”. Gli occhi gli rilucevano, in fondo non era male come primo appuntamento.
“Ci vedono eh”. Deglutì nervoso.
Oh si! Stava mettendo sotto torchio il suo sogno erotico. Quello era un giorno da ricordare - ignorando le due ore di splatter.
“Chi? Non c’è nessuno in giro”. Il sole gli stava friggendo la scatola cranica, almeno che ci ricavasse qualcosa.
Il moro sembrava riluttante. Tirò lievemente indietro la testa quando il biondo prese l’iniziativa.
 
Acchiappò le sue labbra con qualche secondo di ritardo, rincorrendo la sua scia.
Quando l’obbiettivo fu raggiunto, non ci fu bisogno di altri incoraggiamenti.
 
Fu un bacio profondo, all’inizio quasi timido, animato da un'audacia pacata che non pensava di possedere.
Lambì quelle labbra carnose che si era sognato così tante volte da conoscerne l’esatta fisionomia – ma che non ne conosceva il sapore.
Le assaporò senza fretta, metodicamente. Ne tracciò i rilievi carnosi con la punta della lingua e ne seguì i contorni.
Trovò l’accesso alla sua bocca, socchiudendo la propria lentamente. E si lasciò andare a quella passione che lo colse come un fiume in piena.
Le lingue s’incontrarono, intrecciandosi con un ardore e una bellezza diversa da qualsiasi cosa avesse mai provato.
Si ritrovò a cercarlo, a scoprirlo, ad aggrapparsi ai suoi capelli con un’arrendevolezza che aveva del ridicolo.
Si scambiarono l’ossigeno per minuti interi e quando si staccarono mugolò, in estasi.
 
Erano entrambi frastornati, confusi e così accaldati che sarebbero svenuti sul marciapiede se non avessero trovato dell’ombra.
Il moro ripeté “La prossima volta vediamo Il Macellaio di Emorvil”.
Ridacchiando gli baciò il mento “Io non ci vengo”.
Lui contrattò assorto “E se dedichiamo trenta minuti ad altro?”. Oh, allora prima sapeva che intendeva. Brutto fetente.
Gli pizzicò un fianco. “Ne voglio almeno cinquanta”. Se lo voleva come accompagnatore, non avrebbe ceduto di un millimetro.
Grugnì titubante “Quarantacinque”.
Ma in fondo.“Andata”. Gli mordicchiò l’orecchio, prendendogli la mano. Intrecciò le dita alle sue. Il borbottio di protesta lo fece sorridere.
“Tanto per essere chiari, trovo la tua passione per gli sventramenti molto inquietante”.
L’onice scintillò “E’ il meglio del meglio”. Il ghigno macabro lo innervosì.
 
Sbuffò seccato. Se esisteva qualcuno in grado di tenere testa a Sasuke Uchiha, quello era lui.
Lo guardò sornione - gliel’avrebbe dimostrato.
 
 
 



Angolo Autrice

A casa il sabato sera con mal di gola lancinante. Si è bizzarro anche per me.
Che altro fare se non divertirsi con EFP? Questa shot era già pronta da un po’ e ho decisa di postarla. Sto lavorando a diversi progetti e non volevo che finisse nel dimenticatoio.
Non ho molto da dire sulla storia. Più che altro un quesito - a me stessa.
Donna, dove le tiri fuori certe idee stramboidi? ^^’ – termine coniato da me.

Mi scuso per il titolo, è imbarazzante. x)

  
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