Pov Ron
“ OH
MISERIACCIA!” urlai aprendo la busta. Harry emise un mugugno
dal letto.
“
Ron… che
ore…
“
Harry, ci
sarà un Ballo!!!
“ Un
Ballo
dove… perché? Ron, sono le cinque di mattina, che
cosa…?” mormorò
stropicciandosi gli occhi .
“ A
Hogwarts! Un Ballo! È la mia occasione, capisci???
“
No…”
replicò il mio migliore amico inforcando gli occhiali. Come
faceva a non
capire? Accesi la luce.
“
Ron… Ti
prego… oggi ho pure il colloquio con gli Auror…
“
Sì, lo so,
ma ti prego! Leggi!” esclamai porgendogli il biglietto.
“
‘ Per il
Signor Ronald Bilius Weasley:
La
informiamo che è stato formalmente invitato al
‘Ricevimento in Onore dei Caduti’
che si terrà il giorno 4 ottobre presso la Scuola di Magia e
Stregoneria di
Hogwarts. Si richiede un abito formale. Con i dovuti ossequi
La
Preside: Minerva
McGranitt’” lesse
assonnato.
Mi
guardò
con fare interrogativo.
“ Mi
hai
svegliato a quest’ora per un Ricevimento? Se vuoi sapere se
verrò penso proprio
di sì, immagino che la McGranitt l’abbia inviato
anche a me…” osservò.
“ Non
è per
questo! È un Ballo!
“ No,
è un
Ricevimento…
“
Stessa
cosa! Devo invitare Hermione!” affermai deciso.
“ Ron,
non
penso che sia necessario, non…
“
Sì che lo
è! È la mia occasione! Insomma, potrebbe
invitarla qualcun altro al posto mio!
E lei me lo potrebbe rinfacciare per tutta la vita! Così mi
perdonerà! Hai
capito ora?
“ Non
molto
veramente… ti dispiace se torno a dormire?” chiese
con uno sbadiglio.
“ Oh,
io…
no, vai, tranquillo” dissi un po’ più
calmo. Ecco qua, la soluzione… dovevo
arrivare ad Hogwarts il prima possibile. Ma come fare? Il Nottetempo!
Sì,
potevo fare così! Scrissi velocemente una lettera alla
professoressa McGranitt.
Avrei aspettato la sera, dopo le lezioni per precipitarmi nella Sala
Comune di
Grifondoro, pregando di non trovare Hermione nelle braccia di qualcun
altro. Mi
misi a letto, fantasticando sulle parole che potevo scegliere per
invitare
Hermione al Ricevimento. Mi appisolai per quelli che mi parvero istanti
e fui
svegliato da mia madre che mi diceva di alzarmi. Harry stava andando al
colloquio. Mi precipitai per le scale ancora in pigiama e lo trovai
lì, con i
capelli reduci da un mancato tentativo di mia madre di pettinarli.
“
Ehi… buona
fortuna” dissi stringendogli la mano. Mi rispose con un
sorriso nervoso, prima
di sussurrare : “ Anche a te”. Dopo che Harry
varcò la porta accompagnato da
Percy e papà, informai mamma del mio proposito di andare ad
Hogwarts. Proprio
in quel momento un gufo entrò dalla finestra della cucina.
Teneva nel becco una
lettera proveniente da Hogwarts.
“ Caro
Signor Weasley,
la tua
proposta è legittima, e sincermente non avrei motivi per
dirti di no. Il punto
è che avrei alcune notizie da dare alla tua famiglia. Volevo
aspettare il
giorno del Ricevimento, ma dopo un’attenta riflessione ho
capito di non poter
più rimandare. Vi aspetto tutti alle nove di questa sera.
Quasi dimenticavo: se
vuoi venire prima delle nove, non incorrerai in nessun dissenso. Ho
vaghi di
ricordi di alcuni tuoi apprezzamenti sulla cucina di Hogwarts e
immagino che a
nessuno dispiacerà avere un posto in più a cena.
Cordiali saluti,
La Preside,
Minerva McGranitt”
Il contenuto
della lettera era alquanto bizzarro.
“ Oh,
non
sarà niente di importante… spero”
affermò mamma mentre ripuliva il lavandino.
“ Io
ovviamente andrò prima. Ma non capisco perché
dovreste venire anche voi…”
“ Non
lo so,
caro. Mi fai un favore? Avverti con delle lettere papà e gli
altri, vorranno
anche loro fare un salto ad Hogwarts” disse. Acconsentii
scrivendo le lettere.
Mi ero
appena Smaterializzato a Londra. Troppa confusione. Mi allontanai dalla
strada
principale, dentro un vicolo. Sfoderai la bacchetta. Aspettai
pochissimi minuti
prima di vedere il Nottetempo venirmi incontro. La porta del bus si
aprì e
vidi…
“
Stan!
Allora sei stato rilasciato!
“
Benvenuto
al Nottetempo… ma ci conosciamo, roscio?” mi
chiese. Azkaban non aveva giovato
a Stan: era ancora più magro di come me lo ricordavo, il suo
volto sembrava un
teschio ricoperto di pelle.
“ Sono
l’amico di Harry Potter…” dissi tra i
denti, quasi dispiaciuto.
“ Ehi,
Ernie, hai sentito questo qui? Dice di essere amico di Harry Potter!
Due volte
è salito qui sopra, eh? Gli affari vanno a gonfie
vele…” rispose un po’
confuso. Mi aiutò a salire portandomi la valigia.
“ Ti
hanno
fatto il processo, quindi?” chiesi mente mi accomodavo e gli
porgevo i falci.
“ Eh?
Da
dove?… non capisco…” disse confuso.
Ernie tossì rumorosamente. Forse un po’
troppo. Gli altri passeggeri mi scoccarono un’occhiata piena
di spiegazioni
silenziose. Guardai gli occhi di Stan. Erano sinceramente curiosi e
confusi.
Decisi di lasciar perdere.
“
Dovrei
andare ad Hogwarts… quante fermate mancano?”
chiesi.
“ Due
fermate. Per quanto riguarda i soldi…
“
Sì, me le
ricordo le tariffe!” disse porgendeogli i falci. Le porte si
chiusero e il bus
scatto in avanti con tale velocità da farmi cadere sul
sedere.
“ Non
si può
rallentare questo coso?
“
Prova a
dirlo a Ernie! Da quando sono tornato dalla vacanza in Romania guida
ancora
peggio! Sai, roscio che ho conosciuto le mogli di Dracula? Che
storia…” affermò
sorridendo. L’autobus si fermò di colpo. Eravamo
arrivati in un boschetto
rigoglioso e una vecchia fattucchiera aveva proprio la bacchetta tesa
davanti a
lei. Stan si allontanò per andarla ad aiutare a portare le
valigie sopra il
bus. Un mago barbuto che prima era affacciato al finestrino mi si
avvicinò.
“ Stan
non
si ricorda niente della sua permanenza ad Azkaban. Alla fine si
è scoperto che
era solo il frutto di un Imperio mal assestato. Ma la sua mente era
stravolta.
L’unico modo per farlo riprendere era quello di cancellare i
suoi ricordi. E
così, il vecchio Ernie ci ha avvisato… di
insomma… non ricordargli tutto e
subito!” concluse.
“
Capisco…
bhè, poco male per lui direi! Insomma… sarebbe
bello poter cancellare i brutti
ricordi…” commentai pensando a Fred. Scacciai
immediatamente quel brutto
pensiero. Intravidi Hogwarts dal finestrino. Casa. Ancora mezza
scassata dopo
la Battaglia, ma integra del suo vecchio splendore. Scesi
dall’autobus e mi
avviai.
“
Professoressa McGranitt!
“
Signor
Weasley… lieta di vederti… Tutti i ragazzi stanno
a cena, ti consiglierei di
andarci anche tu, oggi servono il budino” dichiarò
sbrigativa. L’avevo appena
incrociata nel corridoio.
“
Sì, ma non
mi doveva dire una cosa importante? Ho chiesto a Gazza dove avrei
potuto
incontrarla. Lei si fermò e mi guardò con fare
quasi amorevole.
“
Aspetterò
Molly per comunicarvi… l’accaduto. Niente di
grave, comunque!” aggiunse
rincuorandomi. “ Perdonami Weasley, ma ho dei compiti del
terzo anno da
correggere… con permesso!” disse andandosene. Mi
avviai verso la Sala Grande.
Spalancai le
porte della Sala. La metà delle teste si girarono ad
osservarmi. Poco
importava. Sentii dei sussurri. Non mi importava neanche di questo.
Hermione. I
miei occhi percorsero il tavolo dei Grifondoro. Eccola lì:
seduta accanto a
Ginny e a Neville, intenta nel correggere a Neville una pergamena.
Probabilmente erano i compiti di Pozioni. Non mi avevano notato.
Avanzai
lentamente per la Sala Grande. Sapevo quello che dovevo fare. E
nonostante
fosse imbarazzante… dovevo farlo comunque. Hermione se lo
meritava. Ed io ero
stato uno stupido. Ormai sentivo sulla mia nuca tutti gli sguardi della
Sala
Grande. Con la coda dell’occhio vidi Malfoy seduto al tavolo
dei Serpeverde
sussurrare qualcosa all’orecchio del suo amico. Ma io ero
concentrato su
Hermione. Le arrivai alle spalle. Neville fu più veloce ad
accorgersi di me.
“
Ron!”
gridò. La Sala Grande si ammutolì. Hermione volse
letamente la testa. Mi guardò
come se avesse visto un fantasma, sorpresa e incapace di aprire bocca.
Mi
inginocchiai.
“
Hermione,
vuoi venire al Ballo con me?” chiesi. Hermione mi
guardò spaesata.
“ Ron,
che
cosa…
“ Vuoi
venire o no?
“ Al
Ricevimento, vuoi dire?
“
Sì.
“ Ma
… non
bisogna andarci accompagnati…
“ Fa
lo
stesso. Vuoi venire con me?” domandai. Ginny nel frattempo mi
fissava allibita,
ma terribilmente soddisfatta.
“
Io… certo
che vengo con te!” disse Hermione con un sorriso gigante. Mi
alzai in piedi.
“ Oh,
em…
bene!
Silenzio.
Neville si alzò in piedi, battendo le mani.
“ Bravo!”
cominciò a urlare. In un batter d’occhio tutti lo
stavano imitando. Abbracciai
Hermione. Ne era proprio valsa la pena.