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Autore: imperfectjosie    14/07/2013    1 recensioni
« Sei tutto intero? »
« Per così dire. » ribatti, liberandoti della spada pregna di liquido rosso, indubbiamente non tuo.
« Credevo non arrivassi, ti stavo già venendo a prendere a calci nel culo! »
« Non puoi entrare in Paradiso, Dean. » rispondi, guardandomi allucinato.
Ti stai domandando se davvero non mi è possibile.
« Per salvare il tuo culo piumato? Scommettiamo? » ribatto ironico, con la voglia di fare a pezzi chiunque ti abbia ridotto in questo stato.

|Dean/Castiel| Friendship!POV
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel - Friendship!verse
Rating: Verde
Song: L'angelo - Syria
Note: Stanotte ascoltavo questa canzone, la trovo perfetta e mi è uscita questa OS di getto. Non è una Destiel, nel senso che non c'è nulla di romantico/sessuale. Un inno all'amicizia. Spero vi piaccia ^^
 

Why me?




Chissà che faccia avrai, se sei bello, oppure no, 
e se metti le ali, ogni volta che vieni da me.
Avrai vent'anni o cento? 
E perché tu hai scelto me? Che non sono nessuno 
e faccio casino e non trovo mai buone risposte da me.
 
Il liquido scuro mi brucia la gola, mentre lo sguardo cade sulle lenzuola del letto sfatto, occupato dall'ennesima prostituta della settimana. Sorrido, già mi immagino la tua voce indignata e la ramanzina che presto l'avrebbe accompagnata, se solo fossi qui con me. 
Dove sei, Cass? Perchè hai detto a Sam di non dirmi nulla? Sono io, Dean. 
E' mai possibile che per te la mia insulsa esistenza valga più di quella di 10 dei tuoi fratelli celesti? Non lo accetto. 
« Ehi, dolcezza? Coraggio, abbiamo ancora mezz'ora di tempo. »
La voce melliflua della bionda dietro di me mi procura un conato di vomito che reprimo quasi subito. Non sono mai stato un santo, ma questo tu lo sapevi. Sapevi, prima di tirarmi fuori dalla ruota della tortura, cosa... CHI ero veramente. Eppure non hai esitato in solo secondo stamparmi quel palmo sulla spalla. Perchè? Cosa c'è in me che ti spinge a guardarmi con gli occhi carichi di speranza?
« Prendi la tua roba e vattene. Tieniti pure i soldi extra della mezz'ora, io ho da fare! »
Lo sbuffo di disappunto mi fa sorridere. 
- Perchè ridi, Dean? - 
La tua voce arriva lenta, come un amarcord doloroso e lontano. 
Il ricordo di quella notte al night è l'ennesima batosta malinconica alla serata di merda che si sta per concludere. 
Quando il tintinnio di chiavi che lasciano l'appartamento svanisce nel nulla, mi alzo dalla poltrona bucata sulla quale ero abbandonato ormai da ore interminabili, diretto verso il frigo. Il whiskey è finito, ma spero sempre nell'ultima birra, prima di provare a chiudere gli occhi.
Apro l'elettrodomestico con forza, forse più di quella necessaria, agguantando l'unica bottiglia di tutto il ripiano. E' mia. Sam se ne farà una ragione, penso ironico. Sto per portarmela alle labbra soddisfatto, quando un fruscio d'ali alle mie spalle mi fa sobbalzare. Il battito del mio cuore è l'unico rumore percepibile nella stanza.
« Ciao, Dean. »
 
Ma io so di avere te, che sai arrivare sempre in tempo 
quando sto crollando e mi cade addosso il mondo 
ti nascondi in un amico, passi qui da casa mia 
stavo già gridando aiuto: S.O.S. Compagnia!
Tu mi conosci bene, se combatto o se mi arrendo 
se mi sto perdendo e a me stesso non ci tengo 
e ce ne vuole di pazienza con un tipo come me 
che non sa più fare a meno di un amico come te.
 
L'odore di sangue mi riempie le narici. Sei appoggiato allo stipite della porta e mi osservi con un mezzo sorriso di scuse, che non voglio accettare. 
« CASS! »
La bottiglia si infrange al suolo, mentre mi appresto a sollevarti prima che il corpo del tuo tramite tocchi il pavimento freddo dell'appartamento.
« Ehi, ma che cazzo è successo? Sono 6 mesi che non ho tue notizie, quello stronzo di Sam non mi diceva nulla! »
« Lo so » ti sforzi di farmi sapere, tenendoti il fianco destro in una smorfia di puro dolore. Ti aggrappi alla mia spalla e sono sinceramente sollevato di poterti tenere, finalmente. Sei qui, ci penserò io a te. « Gliel'ho chiesto io. Non volevo ti preoccupassi »
Azzardi, osservandomi intimorito. Sono tentato di prenderti a schiaffi con le mie stesse mani, ma quello sguardo ingenuo mi trattiene. Sei nuovo di questo mondo, lo so. Ancora non sai come gestire le emozioni, ti perdi in ciò che vorresti fare e in ciò che invece va fatto.
« So che lo hai fatto per me, Cass. Ma se un coglione! Sono morto di paura, credevo di non rivederti mai più! »
« Dean, io sono un angelo. E' il mio compito proteggere gli umani, proteggere te. »
Ti abbandono sul letto, rivolgendoti uno dei miei insoliti sguardi feriti migliori. Non è facile vedermi in questo stato. Solo Sam, a dire il vero, ha potuto godere di tanta preoccupazione da parte mia. Ma io, cosa potrei fare senza di te? L'idea si affaccia alla mia mente, ma non le permetto di entrare. Farebbe davvero troppo male.
« Mettiamo in chiaro una cosa, maledetto pennuto: Piantala di preoccuparti per me, e inizia a pensare alla tua di incolumità. E ricordati che lassù » calco bene la parola, sollevando l'indice al soffitto « sei un angelo. Qui invece sei un amico. E quando si hanno delle persone accanto, è sempre bene non farle preoccupare. E di certo sarebbe gradito non schiattare sotto a chissà quale luce divina! Idiota! »
Il respiro è affannato, ma non sono riuscito a trattenermi. Sostieni il mio sguardo, abbozzando un vago sorriso imbarazzato. 
« Nessuno si è mai preoccupato per me, Dean. Cerca di capire... non ci sono abituato! »
rispondi, sollevando le spalle. 
« Ah Cass, cosa diavolo devo fare con te? »
Sollevi un sopracciglio perplesso.
« In che senso? »
Mi viene da ridere, ma decido di non rispondere ad una delle tue solite domande infantili e retoriche.
« Toglimi una curiosità, Cass. » comincio, fissandomi le mani indeciso su cosa effettivamente guardare. Sento chiaramente i tuoi occhi su di me, ma non mi volto, sarebbe davvero troppo imbarazzante. 
« Perchè io? »
« Oh avanti, Dean... »
« No, sono serio. Perchè hai salvato me? »
Ti strofini le mani sulle ginocchia e da questo deduco chiaramente il livello del disagio emotivo che provi.
« Io non lo so perchè, erano gli ordini! »
« D'accordo. Non vuoi essere sincero con me? Non c'è problema » proclamo, spostandomi per fissarlo. « Ma non dirmi fesserie. C'era Adam, lo sai bene. »
« Mettiamola così, allora... non mi stava troppo simpatico »
Non c'è traccia di ironia sul tuo volto. Una di quelle espressioni prive di empatia che sei solito regalarmi, ma io so che è tutta una bugia. Come so che non mi basta, ma decido per quella sera di evitare di spaventarti. Non vorrei scappassi di nuovo. Sei difficile da ritrovare! Ci ho provato per mesi.
« Dove sei stato, Cass? Ti abbiamo cercato ovunque »
« Avevo delle faccende da sbrigare. »
« Ed è per questo che assomigli ad uno scolapasta gigante? » soffio, indicandoti ironico. Ti tocchi distrattamente la camicia bianca, ormai rossa, osservando il livello di danno arrecato al trench.
« Beh, c'è stata un'imboscata. Non ero preparato »
« Senti. A me non me ne frega un cazzo della tua crociata personale contro il mondo dei Cieli, ma tu non riparti per farti ammazzare una seconda volta senza il sottoscritto, ci siamo capiti? »
« Dean- »
« Ah ah. » ti fermo sul nascere, agitando il dito in segno di diniego « Ho detto: ci siamo capiti, Castiel? » 
concludo poi, fissandolo attentamente negli occhi con un tono che non ammette nemmeno la più lieve delle repliche. Sospiri rassegnato. Non ti permetterò di nascondermi più nulla, te lo assicuro.
« D'accordo »
« Bravo il mio angioletto » ribatto, tirandoti più volte una pacca sulla spalla.
Mi guardi con cipiglio confuso. E' difficile spiegarti certe battute, Cass. Ma ci arriveremo con calma.
 
 
E l'angelo ti sorprende, il tuo angelo ti difende 
quando non te l'aspetti, ti arriva alle spalle così 
e non gli sfugge niente, si preoccupa di me 
che ogni tanto ho paura di questa natura testarda, ribelle e insicura che ho. 
Ma io so di avere te, che sai arrivare sempre in tempo 
quando sto crollando e mi cade addosso il mondo 
ti nascondi in un amico, passi qui da casa mia 
stavo già gridando aiuto: S.O.S. Compagnia!
 
« E adesso dove vai? »
Ti osservo alzarti dal letto, fissando il soffitto confuso. So che stai per svolazzare lontano da qui. Potrei anche decidere di lasciartelo fare, non prima di aver saputo dove sei diretto, ovviamente.
« Mi stanno chiamando, Dean. Devo andare » rispondi, osservandomi come un bambino che supplica per la merenda anticipata.
« In Paradiso? » domando, sapendo in realtà già la risposta. Annuisci lievemente.
« D'accordo, ma torna presto, non abbiamo finito. »
Il fruscio è appena percettibile e riesco a fermarti in tempo, trattenendoti per un braccio e osservandoti attentamente così che non ti dimenticherai nel frattempo ciò che ci siamo detti.
« Cass. Tu mi hai salvato quella sera in quel vicolo, io stavo mollando, capisci? Stavo lasciando andare tutto a puttane. Ogni cosa, ogni sacrificio mio, di mio fratello e sopratutto di mio padre. E solo perchè credevo di non avere la forza per andare avanti. Mi avevi massacrato, ma nessuno mi aveva mai aiutato a capire così chiaramente quale fosse il mio posto. Io ti devo tutto. La mia vita, quella di Sam, quella di Bobby... quindi capisci cosa voglio dire quando ti dico che non andrai in battaglia senza di me? Nemmeno per affrontare i tuoi fratelli. Io sarò la tua seconda spada. Tu non affronterai tutto questo da solo. Scordatelo. »
Rincaro la dose, assicurandomi che effettivamente tu abbia capito la determinazione che ho in corpo. Non fai nulla, non ti liberi, non mi aggredisci dicendomi di impicciarmi dei fatti miei, che non è la mia battaglia e che non mi vuoi tra i piedi. Semplicemente, mi sorridi. E so che quello è il tuo modo per dirmi « Grazie », perchè tu non avresti mai avuto il coraggio di chiedere l'aiuto di un umano.
 
 
Tu mi conosci bene, se combatto o se mi arrendo 
se mi sto perdendo e a me stesso non ci tengo 
e ce ne vuole di pazienza con un tipo come me 
che non sa più fare a meno di un amico come te.
 
« Ora devo andare. Sarò di ritorno entro un'ora, promesso. »
Annuisco, lasciando la presa. Pochi attimi dopo, davanti a me c'è il vuoto. 
Inspiro, maledicendoti subito dopo per la birra sparsa sul pavimento della cucina. Vorrei dormire almeno un paio di ore, ma mi impongo di aspettare il tuo ritorno, devo essere sicuro che tu abbia capito. Perciò mi dirigo a passi pesanti verso la piccola camera da letto, accendendo la TV pronto al solito porno di dubbio gusto che passa l'unico vero canale visibile in questa topaia. La mia mente vaga a qualche anno prima, quando in una vecchia fabbrica abbandonata mi avevi mostrato l'ombra delle tue ali. Da bravo scettico non credevo ad una sola parola di quello che mi dicevi, con il tempo però ho imparato che con te tutto è possibile. Sei il mio terzo fratello, Cass. Secondo per importanza. Non ti lascerò cadere da solo, non sarai perso in questo mondo che non ti appartiene. Io sarò la tua guida; alle emozioni, ai rapporti sociali, ai sentimenti più umani nascosti, ad ogni cosa che non comprendi.
Distrattamente mi chiedo di che colore siano quelle ali. L'ombra ovviamente era nera, ma se fossero bianche sarebbe davvero troppo scontato. Un giorno dovrai dirmi come fare per riuscire a vederle. Pensi che non potrei essere io quello speciale? Quello che può sentire la tua voce, che può guardare la tua forma? Ti dimostrerò che ti sbagli. Se ci dovrà mai essere una persona alla quale sarà donato questo privilegio, quella persona sarò io. E quando Dean Winchester si mette in testa che farà una cosa, sappiamo entrambi come andrà sicuramente a finire.
 
Una cinquantina di minuti più tardi decido che l'inventore delle sveglie deve per forza essere torturato in piazza. Questo dannato marchingegno mi sta spaccando i timpani e non c'è verso di farlo tacere.
« Oh andiamo, maledizione! »
Impreco, quando anche l'ennesimo tentativo fallisce. Abbandono il pezzo di plastica sul pavimento con stizza, odio sentirmi così nervoso. Mancano appena 10 minuti, ma sono troppi per mantenere la dovuta calma che mi serve a superare quella notte. La luce tenue della Luna filtra attraverso la tenda giallastra del Motel, Sam è via da ore ormai, ma so quanto gli dia fastidio il mio fiato sul collo. E onestamente al momento la mia priorità è un'altra. 
- 5
Il tempo non passa mai. Hai detto un'ora, prima di impazzire del tutto voglio aspettare lo scadere del tempo. Non farmi questo, Cass. Non prendermi per il culo.
Mi massaggio con forza la testa, sono esausto. Mi abbandono sulla testiera del letto, facendo zapping tra i pochi canali disponibili. Il piede si muove instancabilmente, sento che sto per impazzire. E se ti fosse successo qualcosa? Reprimo la voglia di urlare. 
 
Sono passati 5 minuti di più del dovuto. So che non è da te, tu non sei umano. Tu hai una precisione sovrannaturale alla puntualità degli appuntamenti che dai. C'è qualcosa che non va.
« DANNAZIONE, CASTIEL! » urlo, al vuoto che mi circonda.
Sto per abbandonare la stanza alla ricerca di Sam, ho di sicuro bisogno del suo aiuto se voglio trovarti. Prima mi assicurerò che tu sia tutto intero, dopodichè sarò io personalmente a spaccarti quella dannata faccia da santarellino. Impreco alla caduta delle chiavi e sto per sollevarmi in direzione della porta, quando un familiare fruscio d'ali mi fa rilassare di botto. 
« Grazie al Cielo. »
« No, non ringraziarlo. Non è di certo grazie a quello se sono qui. »
Come al solito non sei sarcastico, è una semplice constatazione che ignora il mio modo di dire popolare. Ci sono abituato, nevermind. Mi volto di scatto. Stai bene. Goccioli sangue sul pavimento, ma sei vivo. Ti accasci a terra e io mi appresto a sollevarti.
« Sei tutto intero? »
« Per così dire. »
Ribatti, liberandoti della spada pregna di liquido rosso, indubbiamente non tuo.
« Credevo non arrivassi, ti stavo già venendo a prendere a calci nel culo! »
« Non puoi entrare in Paradiso, Dean. » rispondi, guardandomi allucinato. 
Ti stai domandando se davvero non mi è possibile.
« Per salvare il tuo culo piumato? Scommettiamo? » ribatto ironico, con la voglia di fare a pezzi chiunque ti abbia ridotto in questo stato.
Ti appoggi al materasso del letto e io mi siedo di fronte a te. Il pavimento è freddo ma a nessuno dei due importa più di tanto. Mi strappo un lembo di T-Shirt, fasciandoti la gamba subito dopo.
« Come mai non riesci a guarirti? » chiedo perplesso. So bene le capacità di guarigione che possiedi ed è effettivamente strano che tu stia rovinando l'intero arredamento del Motel con un sangue che non è neppure il tuo!
« Sono scarico. » ammetti con una punta di vergogna, rovesciando la testa sul materasso e fissando il soffitto screpolato.
« Cass? »
« Mhm? »
Non sposti lo sguardo, ti limiti a chiudere gli occhi. Forse stai cercando di riprendere energia per poter chiudere lo squarcio che hai sulla pancia. Decido di non fare domande in proposito.
« Grazie di essere qui. Grazie per essermi amico. »
« Non devi ringraziarmi » ribatti, senza smettere di tenere gli occhi sigillati. « Non ho fatto niente »
« Appunto. » ribatto. Non dici nulla, ti limiti a sollevare la testa per poi riportare lo sguardo su di me. Mi guardi alla ricerca di un qualche segnale che ti aiuti a comprendere il controsenso della mia risposta. Non sei ancora abbastanza sveglio, vero Cass? Sorrido, senza staccare gli occhi dalle pozze blu che ho davanti.
« Oh. » esclami sorpreso. Io e te ci capiamo anche quando non dovrebbe essere possibile. Non è fantastico? Abbassi la testa in un leggero inchino.
« Non c'è di che Dean. »


END.
  
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