Era
una normale giornata di luglio, io e Justin avevamo deciso di andare al mare.
Mentre
stavo entrando in macchina mi disse: “oggi guidi tu” e mi tirò le chiavi della
Ferrari
“no
scherzi? Ma hai visto come guido?! E poi se ci beccano, io non ho la patente
americana non posso guidare”
“e
dai! Solo un po’, ti insegno io”
“non
se ne parla!”
“per
favore, sono curioso di vedere come te la cavi”
“ok,
mi arrendo, hai vinto tu” e mi sistemai in posizione di guida.
Mi
prese un colpo quando inserii la chiave e sentii il rombo del motore.
Justin
rideva di gusto e cercava di darmi qualche consiglio; dopo aver fatto qualche
centinaio di metri decisi di farlo guidare, anche perché la macchina stava
facendo un rumore che non mi piaceva affatto.
Stavamo
percorrendo ancora la nostra via per trovare un punto in cui fermarci e alla
fine lo trovammo.
Justin
scese dalla macchina appena in tempo, infatti la nostra auto fu investita da una
jeep che non ci aveva visti.
Io
ero rimasta in macchina perché non riuscivo a slacciare la cintura di sicurezza
e la jeep mi aveva centrata in pieno. Justin era rimasto illeso, anche se era
sotto shock. Chiamò il 911 e i soccorsi arrivarono presto.
Ci
portarono entrambi all’ospedale; ero ridotta peggio di lui, infatti avevo un braccio rotto e avevo sbattuto la
testa e non sapevano se c’erano danni gravi.
Mentre
i dottori mi stavano visitando, Justin prese il mio cellulare e chiamò mia
madre per metterla al corrente di quanto accaduto.
Due
giorni dopo arrivarono i miei genitori. Mio padre parlò con i medici e gli dissero che non avevo niente di grave: un
braccio rotto e una lieve commozione cerebrale, che sarebbe guarita in poco
tempo.
Justin
era rimasto sempre con me per tutto il tempo. Mi ero svegliata da poco e la
prima cosa che vidi appena aprii gli occhi era lui.
“come
ti senti?” disse
“stavo
meglio prima, però va tutto bene.” abbozzai un sorriso ” Mi ricordo solo che
eravamo in macchina e mi stavo slacciando la cintura di sicurezza, poi è
arrivata una jeep e ho sbattuto la testa…”
“
non ti preoccupare, starai bene.” Sorrise anche lui “l’altro giorno ho chiamato
tua madre e le ho raccontato quello che era successo; i tuoi sono arrivati
stamattina, volevo dirtelo”
“grazie”
“e
poi volevo anche dirti che…” fece una pausa e mi strinse la mano “…è stata
tutta colpa mia, non avrei dovuto farti guidare, avrei dovuto ascoltarti e
invece ho fatto un casino” continuò a parlare con le lacrime che gli rigavano
il viso “sono stato egoista, avevo
pensato solo al fatto che poteva essere divertente per me e non per te, ti avevo promesso che mi sarei preso cura di
te, che avrei fatto di tutto per renderti la vita migliore, ma è successo tutto
il contrario. Non voglio perderti, mi dispiace così tanto; potrai mai
perdonarmi?”
Ero disperata nel vederlo così e piangendo gli
dissi “Justin, tu non hai nessuna colpa, è successo perché doveva succedere e
comunque non è vero che non ti sei preso cura di me, io ho passato i momenti
più belli della mia vita con te, lo
sai che non ti lascerò mai”
Mi abbracciò“ ti amo tantissimo” mi sussurrò
“anche
io”
“ti
giuro che farò tutto quello che vuoi, tutto quello che mi chiedi, va bene?”
“ok”
gli diedi un bacio sulla guancia
Justin
uscì dalla stanza e proprio accanto alla porta c’era mia madre; appena lo vide
gli andò addosso insultandolo pesantemente e facendolo sentire ancora più in
colpa per l’accaduto.
Lui
rispose dicendo” lei potrà insultarmi o dire
e pensare quello che vuole di me, ma si ricordi che sua figlia ha deciso
di stare con me e di scappare da lei
perché non la sopportava più. E mi ha appena detto che i momenti più belli
della sua vita li ha passati con me!”
Mia
madre entrò nella mia stanza e mi disse: “ che è successo? Perché stai
piangendo?”
“niente,
è per Justin”
“lo
sapevo! L’ho sempre detto che quel ragazzo ti avrebbe fatto soffrire e guarda
che ha combinato adesso! Porta solo guai”
“perché
gli sei andata subito addosso?”
“gli
ho semplicemente detto quello che hai appena sentito”
“lo
sai che non voglio che lo tratti così.”
“mi
dispiace”
“devi
scusarti con lui, immediatamente”
“lo
farò; forse”