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Autore: igikoengland    15/07/2013    1 recensioni
[fanfiction ispirata al film World War Z. Potete leggerla anche se non l'avete visto, non contiene parti significative della trama, soltanto l'idea alla base del film.]
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Alzò lo sguardo al cielo plumbeo, sentendo più lontano che mai il suo amato cielo azzurro. L'aria era fredda sulla cima di quell'edificio, gli aveva smosso i capelli, spettinandoli. Teneva una mano in una tasca della divisa, stringendo la sua pistola. Tremolava, ma cercava di ignorare la paura che in quel momento lo stava percorrendo dalla testa ai piedi.
Che fosse davvero la fine, quella?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi protagonisti presenti in questa fanfiction non appartengono a me, ma a Hidekaz Himaruya

Genere: Angst
Avvertimenti: What if?
Rating: giallo
N/A: ho visto il film World War Z qualche sera fa e ho subito pensato che non sarebbe stato male scrivere qualcosa relativo ad esso con America come protagonista! E' uscita una cosa un po' triste a dire il vero ma va beh, non mi dispiace il risultato! Spero che anche a voi piaccia! Oh e le frasi in corsivo sono estratte da una canzone che calza alla perfezione con il nostro eroe a stelle e strisce, dalla quale ho preso pure il titolo -ma no?- XD
Un ringraziamento a Camy che mi ha fatto da beta <3
Detto ciò, buona lettura!

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Hero


And they say that a hero can save us..


"Inghilterra!" Esclamò il piccolo americano, stringendo fra le braccine un libro di vecchie favole. Arthur lo guardò, abbozzando un sorriso intenerito e gli si avvicinò. Sapeva benissimo cosa Alfred desiderava in quel momento. Era ormai tardi, per il bambino era giunta l'ora di andare a dormire e l'inglese conosceva bene il suo fratellino. Dopotutto, era abbastanza normale che un bambino di quell'età desiderasse che qualcuno gli raccontasse una favola prima di lasciarsi abbandonare tra le braccia di Morfeo, in un mondo ancor più magico di quello delle storie di fantasia.
Accompagnò Alfred, che ancora stringeva saldamente il librone, nella sua cameretta. Il bambino saltò nel suo lettino e si sistemò sotto alle coperte azzurrine, guardando l'inglese con un sorriso dipinto in viso.
"Quale vuoi che ti racconti..?" Gli chiese Arthur, cominciando a sfogliare il libro tanto vecchio da avere le pagine ingiallite. Alfred scosse la testa e chiuse il libro, rubandolo dalle mani dell'inglese.
"Non voglio che me ne leggi una! Voglio che ne inventi una! E non deve riguardare i pirati, quelle le so già tutte a memoria!" L'americano non poté trattenersi dal ridere alla vista dell'espressione indispettita dell'inglese. Arthur sospirò pesantemente e annuì.
"Che tipo di storia vuoi sentire, allora..?" L'inglese aveva deciso di mettere alla prova la sua immaginazione, che più volte Francis aveva definito davvero fervida. Forse a causa di quegli animaletti magici con cui era solito parlare, i quali tutti pensavano fossero solo frutto della sua immaginazione.
"La storia di un eroe! Di un eroe che salva qualcuno!" Sorrise alzando le braccia al cielo in segno di esultanza. Arthur gli scompiglio i capelli biondicci abbastanza spettinati, ma mai quanto i suoi.
"E va bene.. Vediamo, un eroe eh..?" Alfred annuì convinto, curioso della storia che l'inglese gli stava per raccontare.
"Ah, un'ultima cosa!" Esclamò l'americano ridacchiando. "L'eroe si dovrà chiamare Alfred!" Incrociò le braccia al petto, sorridendo con sguardo fiero.
"Quindi sei tu l'eroe..?" Arthur scosse la testa ridacchiando; che caratterino che aveva il suo fratellino, non gli era mai capitato di incontrare un bambino così deciso e forse anche un po' egocentrico già a quell'età.
"Certo! Non starò di certo qui ad aspettare che qualcuno venga a salvarmi! Anzi, sarò io a salvare le persone!" No di certo, si disse l'inglese fra sé e sé. Gli era capitato già precedentemente di poter vedere quanta forza e coraggio l'americano avesse, nonostante fosse davvero piccolo ed apparentemente indifeso.

 

I'm not gonna stand here and wait..


Alzò lo sguardo al cielo plumbeo, sentendo più lontano che mai il suo amato cielo azzurro. L'aria era fredda sulla cima di quell'edificio, gli aveva smosso i capelli, spettinandoli. Teneva una mano in una tasca della divisa, stringendo la sua pistola. Tremolava, ma cercava di ignorare la paura che in quel momento lo stava percorrendo dalla testa ai piedi.
Che fosse davvero la fine, quella?
Più e più volte se l'era chiesto, ma fortunatamente la risposta era sempre stata negativa. Gli occhi gli si inumidirono, guardando ciò che rimaneva di New York. E sapeva bene che anche tutte le altre grandi città americane erano ridotte in quel modo. Non poteva fare niente ormai. Avrebbe dovuto dare retta a quelle intercettazioni, per quanto strane potevano parere.

Le persone si trasformano in zombie, in non morti.

Non gli sembrava altro che la per niente originale trama di uno dei suoi numerosi film horror. Pensò che forse Cina si fosse preso un abbaglio o qualcosa di simile. Eppure alla fine si dimostrò tutto vero. Come in quel videogioco demenziale con il quale era solito giocare nei momenti di noia.
Gli sembrava una genialata quel gioco con cui si poteva inventare un virus che potesse annientare tutto il mondo.
E nonostante ciò, ogni volta che riusciva a vincere pregava che mai uno scenario simile gli si presentasse davanti nella vita reale.

Non sapeva che fare, non c'era soluzione e tutto sembrava essere sfuggito dalle mani di ogni nazione. Sapeva che c'erano delle persone che stavano lavorando ad una cura, per quanto potesse essere difficile trovarne una per quella che a tutti appariva una malattia incurabile.
E lui forse meno di chiunque altro se ne intendeva di medicina, nonostante gli Stati Uniti fossero il primo paese in fatto di ricerche mediche. Mai in vita sua si era sentito impotente come in quel momento. Che poteva fare? Uccidere chiunque contraesse la malattia? La sola idea di poter togliere la vita ad un cittadino americano lo faceva sentire malissimo. Perché ad ognuno dei suoi cittadini lui aveva sempre garantito qualunque cosa per poter far realizzare il loro "sogno americano". Ed ucciderne anche solo uno, equivaleva a distruggere un sogno, anche se probabilmente quella persona di sogni non ne ha più. La malattia toglie la ragione e prende il controllo della mente delle persone, trasformandoli in nient'altro che vettori dell'agente patogeno. Era davvero questo il destino del mondo?

   
 
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