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Autore: Elisewin_vive    27/01/2008    5 recensioni
Dedicata a Hermione e Ron, sempre fantastici e naturalmente sempre la mia coppia preferita. Dedicata ai miei letterati: naturalmente dedicata a Joanne Kathleen Rowling, la mia scrittrice preferita, e dedicata a Francesco Petrarca, il mio poeta preferito.
Genere: Romantico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiare, Fresche, Dolci Acque

Erano le 8 e in un dormitorio della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts un ragazzo svegliava faticosamente il suo migliore amico mentre il sole entrava dalle tende porpora e oro della finestra.

- Ron dai, svegliati! –

- No, Harry! Dai è sabato! –

- Sì, ma sono già le 8 e tra poco arriverà Hermione… Avevamo promesso di fare il compito per Piton con lei… - al nome di Piton Harry fece una smorfia.

- Uffa… Ma è presto… -

- Vestiti su, prima che arrivi la tua amata! –

- E finiscila una buona volta! – Gli dissi, tirandogli un cuscino addosso e incominciando quella che sarebbe stata un’ardua battaglia.

Dopo qualche minuto, Harry fu a terra e gli avevo bloccato le mani e i piedi con i cordoni delle tende a baldacchino del suo letto e lo riempii di cuscinate e decisi di fargli il solletico per decretare ulteriormente la mia vittoria.

Come non l’avessi detto, Harry dopo 5 secondi di solletico si arrese:

- Basta – gridò, tra le risate – basta, mi arrendo! Ah ah ah! Okay, hai vinto tu! Uh uh uh! -

- Era scontato che vincessi, io sono il re delle guerre a cuscinate! – Dissi, ghignando come Malfoy.

- Sì, ma adesso non ti montare la testa… per una volta che vinci… -

- Una volta? Una volta? Guarda che vinco sempre io… -

- Va beh, lasciamo perdere… Adesso vatti a cambiare, però… -

Ascolto il suo consiglio e in 5 minuti sono pronto e c’è Harry che mi aspetta, guardando l’orologio.

- Perché guardi l’orologio? Ho fatto in fretta come non mai! -

- No, non è per te, Ron, è per Hermione, non si sbriga ad arrivare… -

- Sarà già in Sala Grande a fare colazione, magari si sarà dimenticata… -

- Hermione non si dimentica niente, lo dovresti sapere… -

- Beh, proviamo a scendere a colazione, non si sa mai… -

Oltrepassammo la Signora Grassa che borbottava qualche incantesimo e mi voltai verso Harry con sguardo interrogativo e lui fece spallucce, dicendo:

- Ieri sera, ha alzato un po’ il gomito con la sua amica Violet come l’altra settimana… -

- Ah… povera Signora Grassa… Beh, comunque non faccio fatica a crederci… -

Arrivammo in Sala Grande e ci avvicinammo al nostro tavolo dove c’era Ginny, sola e pensierosa, che ci saluta, riappoggiando le labbra alla cannuccia infilata nel suo sorbetto al limone, e ci sediamo, discutendo e ipotizzando su dove potesse essere Hermione quando Ginny, riemergendo dalle nuvole disse: - E’ fuori, vicino al lago, credo. L’ho vista piangere e correre, uscendo dal portone di quercia della Sala d’Ingresso. Era molto triste. –

- Beh, vado a vedere… Vado a cercarla. No, Harry, vado da solo. – Harry cercò di alzarsi ma quando mi misi davanti a lui per impedirgli di venire con me, annuì, risedendosi e si immerse in una dolce conversazione con Ginny, facendo cadere la cannuccia che aveva in mano nel sorbetto.

Lavanda mi vide e si alzò dal tavolo per salutarmi ma la respinsi e lei fece una smorfia, stizzita.

Capii che dovevo cercare Hermione e non volevo più vedere Lavanda.

Capii che amavo Hermione, non Lavanda. Amavo Hermione.

Uscii dalla Sala Grande sospirando, aprii il portone di quercia e mi immersi nella gelida aria dicembrina, mentre la neve cadeva sopra la mia testa frusciando e turbinando silenziosamente.

Percorsi il prato cercando in tutti i posti dove Hermione era solita rifugiarsi e guardando più e più volte in quei piccoli rifugi, sperando di vedere un pallido viso attorniato da mossi, crespi capelli castani stringersi nelle spalle dal freddo e accucciarsi contro al muro per essere il più possibile riparata dal freddo pungente e dal vento di ghiaccio.

Arrivai infine al nostro faggio vicino al lago e scoraggiato, mi sedei, immerso nei miei pensieri: probabilmente Hermione si era nascosta e mentre la cercavo non era uscita dal suo nascondiglio per colpa del nostro litigio di ieri sera.

Riemergendo dai miei pensieri mi guardai intorno: tutto era immerso in un dolce silenzio e ai piedi dell’albero c’era quello che sembrava un pezzo di una gonna.

Cercando di non fare rumore mi drizzai in piedi, mentre singhiozzi interrotti da grossi respiri ruppero quello che sembrava un silenzio perfetto.

Girai intorno all’albero e addossata al tronco, con le lacrime agli occhi, le mani rosse e screpolate intorno al bel viso e i capelli crespi e gonfi, c’era Hermione, che appena mi vide fece un sussulto.

- Perché piangi? – Gli dissi io.

- Oh, niente Ron, niente – mi rispose fra i singhiozzi, coprendosi il volto con le mani e avvicinandosi all’acqua del lago.

Chiare, fresche e dolci acque,

ove le belle membra

pose colei che sola a me par donna;

Gentil ramo ove piacque

(con sospir’ mi rimembra)

A lei di fare al bel fianco colonna;

Herba et fior’ che la gonna

Leggiadra ricoverse

Co’ l’angelico seno;

Aere sacro, sereno

Ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:

Date udienza insieme

A le dolenti mie parole estreme.

Chiare, fresche e dolci le acque del lago quasi ghiacciato dove il bel viso posò l’unica che mi sembra donna; sottile e delicato il ramo a cui si poggiò e di cui fece Suo sostegno;

erba e fiori coprì con la lunga gonna leggera della divisa, la cui maglietta esaltava il Suo bel seno;

le nuvole e la neve si fermarono ad ammirare il Suo splendore e il cielo divenne sereno e l’Amore mi aprì il cuore con i Suoi begli occhi.

[ … ]

Da’ be’ rami scendea

(dolce ne la memoria)

Una pioggia di fior’ sovra ‘l suo grembo;

et ella si sedea

humile in tanta gloria,

coverta già de l’amoroso nembo.

Qual fior cadea sul lembo,

qual su le treccie bionde

ch’oro forbito et perle

eran quel dì a vederle;

qual si posava in terra, et qual su l’onde;

qual con vago errore

girando parea dir: - Qui regna Amore. –

Dai bei rami scendeva una pioggia di fiori sopra il Suo grembo e si sedette, umile in tanta bellezza, circondata già dalla coperta di fiori.

Qualche fiore cadeva sulla divisa e qualcuno sui Suoi crespi capelli castani che oro e perle parevano quel giorno a vederli; qualche fiore si posava sul prato e qualcuno sulla calma superficie del lago e qualcuno girando senza una meta precisa sembrava dire: - Qui regna Amore -.

Quante volte diss’ io

Allor pien di spavento:

- Costei per fermo nacque in paradiso. -

Così carco d’oblio

Il divin portamento

E ‘l volto e le parole e ‘l dolce riso

M’aveano, et sì diviso

Da l’imagine vera,

ch’i’ dicea sospirando:

- Qui, come venn’io o quando? -;

credendo d’esser in ciel, non là dov’era.

Da indi in qua mi piace

Questa herba sì, ch’altrove non ò pace.

Spaventato pensai che venisse dal paradiso e il Suo portamento divino, il Suo volto e le parole e le dolci risa mi avevano separato dalla realtà e non sapevo dove fossi, credendo di essere in cielo.

- Ron, perché sei qua? E come hai fatto a trovarmi? – Mi disse.

- Beh… Sono qua perché ti cercavo… Ehm… Non ti trovavamo allora sono venuto a cercarti... Ti ho cercato dappertutto e non trovandoti sono venuto a sedermi qua e ti ho trovato… - Arrossii terribilmente e presi un grosso respiro e continuai a parlare, come se non mi fossi interrotto – E ti ho trovato che piangevi… Ti ho chiesto perché piangevi e non mi hai risposto… Perché piangevi? Me lo puoi dire adesso? –

- Piangevo per colpa di un ragazzo… Non hai proprio idea di chi sia, vero? – Mi disse Hermione con un filo di voce, mentre i suoi occhi luccicavano e tremavano fissandomi e stavano per riempirsi nuovamente di lacrime

- No, dimmelo così lo riempio di botte… - Gli risposi

– Non lo sai proprio, vero? – Disse con voce tremula, continuando a fissarmi – Piango per te! – mi urlò – Per te e solo per te – disse mentre le lacrime le rigavano il volto.

- Perché piangi per me? Non ce n’è motivo… - Dissi, senza guardarla negli occhi

- Perché se un insensibile e non capisci niente… Ma a te non importa niente di me, vero? Non ti importa di tutte le moine che hai fatto ieri con Lavanda? Non ti importa della nostra lite di ieri sera? No, certo che no… A te interessa solo la tua gallina… I miei sentimenti non importano niente a Ron Weasley, il mio migliore amico insieme ad Harry Potter, nonché uomo che amo. –

- Cosa?! – Gli chiesi, sgranando gli occhi – Cosa hai detto, scusa? Non credo di aver capito bene. –

- Ho detto che ti amo, Ron. Io ti amo. Ti… - ma non le feci finire la frase, baciandola sulle labbra.

Fu un bacio dolce, gentile, sincero, puro, casto, innocente.

Le nuvole scomparvero, il cielo irradiò la terra con i suoi chiari raggi mentre noi due ci stringemmo in un dolce e caldo abbraccio e sembrò che l’inverno finisse e che la primavera sbocciasse.

Quando le nostre labbra si staccarono dolcemente sembrò che la terra si fosse fermata, lasciandoci tutta l’eternità per dimostrare il bellissimo sentimento che ci lega.

- Anch’io ti amo, Hermione -

- Cosa?! –

- Ho detto che ti amo! Ma non l’avevi capito? Io ti amo, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre! - le dissi, guardandola negli occhi – Io ti amo! –

- Davvero? – mi disse, con le lacrime agli occhi – Davvero, Ron? Che sciocca sono stata, non me ne sono mai accorta! –

- Certo che ti amo! Io amo Hermione Granger! – Urlai io, rompendo il silenzio che circondava il lago – Io la amo! –

- E io amo Ron Weasley! Lo amo! – Urlò allora lei.

Le nuvole s’illuminarono e riprese a nevicare e scese una neve compatta, delicata e sensibile proprio come la mia Hermione, la mia musa, la mia bella.

E dall’albero, come dal cielo, caddero petali di pesco, circondando l’aria di profumo.

Presi un petalo con le dita e poi un altro e un altro ancora.

- Hermione sai cos’è questo? – le dissi, quando sul mio palmo cadde un petalo piccolo e profumato.

- E’ soltanto un petalo di fiori di pesco… – mi rispose lei.

- Sbagliato – le dissi io – Sei tu: fragile, sensibile, delicata e piccola ma importante… soprattutto per me… -

- Oh, Ronald… - sospirò lei, abbracciandomi e stringendomi forte e le mie labbra si incontrarono di nuovo con le sue.

Quando le nostre labbra si allontanarono, lei si avvicinò alla superficie gelata del lago.

- Tu invece sei questa per me – sussurrò, poggiando l’indice sull’acqua candida del freddo lago e venendo verso di me, mostrandomi la goccia candida posata sul dito - Sei l’unica cosa di cui ho veramente bisogno: il mio sostegno, la mia forza, la mia purezza… e sei prezioso, utile, dolce, innocente… e il nostro amore non finirà mai! – disse abbracciandomi.

I nostri occhi si posarono su quelle calme e chiare acque, un piccolo e fragile petalo si adagiò sulla superficie dell’acqua ed essa si mosse, per cullarlo.

Di fianco un piccolo petalo di pesco e una candida goccia di acqua si stringevano forte in un abbraccio che durerà per sempre.

Chiare, Dolci, Fresche Acque tratto da “IL CANZONIERE”, Francesco Petrarca

“ Non piangere quando tramonta il sole: le lacrime potrebbero impedirti di vedere le stelle ”

Tagore

   
 
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