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Autore: JaneBenn    15/07/2013    1 recensioni
Un buffa giornata
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sporsi un poco per guardare meglio. Davanti a me c’era uno scenario curioso, pieno di buffi omini in stato di agitazione continuo.
I miei occhi vennero subito catturati dai due più a destra della stanza che si stavano tirando i capelli l’un l’altro, stracciando di quando in quando qualche pezzo di stoffa nemico.
Di fianco a loro un gruppo di maschietti tentava di strappare un po’ di affetto da una di quelle signorine tutte ben vestite e truccate meglio delle signore delle riviste che legge la mamma, purtroppo per loro,però, non ebbero molto successo.
Scrollai le spalle e distolsi il mio sguardo per soffermarmi poi su un’altra coppia di omini che se ne stava in disparte con delle specie di carte in mano (o almeno così sembravano da dove ero io) e parlava fitto fitto accordandosi su quelle da scambiarsi in modo da arricchire ciascuno il proprio malloppo personale. Mi sfuggì una risata che mi affrettai subito a contenere: era la stessa scena che accadeva ogni Lunedì a scuola dopo la ricreazione, quando tutti diventavano imprenditori e tentavano di arraffare la carta più preziosa dei Pokèmon in cambio di un pezzo di merenda o di un’altra carta meno utile.
All’improvviso un urlo piuttosto acuto mi riportò subito alla realtà, proveniva dal fondo dell’aula dove qualcuno si era arrabbiato per una frase detta da un omino tondo tondo "Sei brutta e cattiva! Brutta!" e seguì una linguaccia che fece infervorare ancora di più l’offesa.
Mi sorpresi di come, nel marasma generale che invadeva l’aula, qualcuno riuscisse a sonnecchiare placidamente sul suo banchetto.
"La maestra Sara li avrebbe subito sgridati!"pensai.
Un altro personaggio, alto e maestoso, gonfiava il petto proclamando le sue lodi. Ogni tanto ammiccava ai suoi amici, ricordando loro che avevano promesso di aiutarlo.
Pensai al mio amico Marco, che per diventare capoclasse aveva fatto trovare a tutti sul banco una caramella per convincerci a sceglierlo. Io l’ho votato, era una caramella davvero buona.
"Andrea! Non puoi stare lì! Esci subito prima che qualcuno si arrabbi!" mi intimò la mia mamma dall’esterno dell’aula.
Uffa mi stavo divertendo a osservare da quassù questo buffo asilo di bambini!
Camminai rassegnato fino all’uscita del palazzo, ma prima di andarmene osservai un’ultima volta il nome del posto, per essere sicuro di ricordarlo giusto per portarci un giorno i miei amici: Palazzo Chigi.
Strano. Era buffo anche il nome!
  
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