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Autore: Armelle    16/07/2013    1 recensioni
Il lupo osservò con stupore con quanta allegria quella strana ragazzetta andasse incontro alla propria morte. Oppure era possibile che non si rendesse conto della minaccia? Evidentemente gli esseri umani erano una razza più stupida di quanto avesse pensato. Ciascuno dei cuccioli appartenenti alle altre razze del mondo animale avrebbe intuito il pericolo nel trovarselo davanti. Nel dubbio sarebbe comunque scappato.
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se ne stava all'ombra di un grosso albero, sdraiato supino sopra l'erba, quando improvvisamente avvertì un rumore provenire dal suo stomaco. Quindi, quasi gli fosse servita dal destino, udì giungere la sua portata che canticchiava un'allegra melodia infantile. Era una bambina graziosa e paffutella. Camminava lungo il sentiero e spiccava tra il fogliame del bosco a causa della mantellina rossa sulle spalle, corredata di un cappuccio che le ricopriva la testa, da cui uscivano soltanto alcuni ciuffetti neri.

Iniziò ad osservarla con minuzia, divertito da quell'arrivo provvidenziale e dal fatto che con il suo abbigliamento vistoso ed il cantare, sembrava volesse di proposito richiamare l'attenzione. Era un regalo del destino quello o quella bambina era soltanto incredibilmente stupida e sfortunata in egual maniera?

A lui comunque la cosa non riguardava. Le gote rosse della bimba assicuravano la prospettiva di un pasto appetitoso; lui aveva fame e questo bastava. Si avvicinò dunque al sentiero e ne attese l'arrivo. La preda prescelta non lo notò, presa com'era dalla sua canzone, se non nel momento in cui lui le si piazzò davanti, sbarrandole la strada.

“Ciao” esclamò la piccola sfoderando un sorriso raggiante, interrompendo finalmente quell'odioso motivetto.

Il lupo osservò con stupore con quanta allegria quella strana ragazzetta andasse incontro alla propria morte. Oppure era possibile che non si rendesse conto della minaccia? Evidentemente gli esseri umani erano una razza più stupida di quanto avesse pensato. Ciascuno dei cuccioli appartenenti alle altre razze del mondo animale avrebbe intuito il pericolo nel trovarselo davanti. Nel dubbio sarebbe comunque scappato.

Se l'avesse saputo prima avrebbe orientato le sue caccie sugli uomini e sui loro cuccioli già da molto tempo. Di certo, se anche l’avessero fatto, erano più lenti a fuggire.

“Ciao bella bambina” rispose lui con lo stesso tono allegro, e non dovette nemmeno fingere; la sua eccitazione e il suo buonumore erano per davvero alle stelle, dacché nella sua testa aveva già iniziato a pregustare il suo buon pranzetto.

“Come ti chiami e dove vai di bello?” le chiese, indicando il cestino che si portava dietro.

“Io sono Cappuccetto Rosso!” rispose la bambina, facendo un giro su sé stessa perché il lupo potesse ammirare la mantellina rossa di cui sembrava andare orgogliosa, e allo stesso modo faceva sfoggio del simpatico soprannome che essa le aveva procurato.

Al lupo però non importava granché sapere il suo nome, dal momento che non intendeva incidere una lapide una volta uccisa, perciò fu soddisfatto della risposta.

Con la manina la bimba levò quindi il panno che ricopriva il cestino e gli mostrò il suo contenuto: dolci croccanti e fragranti biscotti, una volta consumato il pasto principale avrebbe avuto anche il dessert. Era decisamente la sua giornata fortunata.

“Vado dalla nonna” continuò la piccola “devo portarle questi biscotti che mi ha dato la mamma, così poi guarisce. Poverina é tutta sola ed é anche sorda! Continuo dritto, come mi ha detto, poi giro dove si trova la pianta con i fiori azzurri e sono arrivata.”

Il lupo cominciava quasi a dimenticare i morsi della fame, forse non completamente, ma li avvertiva un po' meno. Era davvero possibile che esistesse una preda tanto stupida da non avvertire minimamente il pericolo quando ce l'aveva davanti alla faccia? Per di più gli aveva appena descritto il suo percorso, per cui avrebbe potuto aggredirla come e quando voleva, con calma.

 

Ormai era intenzionato a divertirsi prima del pranzo. A maggior ragione sapendo che se avesse aspettato sarebbe stato premiato con un bis. Non era carne tenera la seconda, ma erano tempi difficili, il suo corpo invecchiava perdendo molto della consueta agilità, non voleva fare lo schizzinoso.

La nonna era malata, sola ed indifesa. Forse non era appetitosa quanto la bambina, ma aveva pur sempre delle belle ossa da sgranocchiare e nessun pasto si gusta piacevolmente, valutò, come quelli che si é lavorati; e lui voleva proprio gustarsela, la piccola Cappuccetto.

Allora giochiamo! Pensò sogghignando tra sé, traducendo subito quel pensiero in una proposta alla bimba.

“Ti va di fare un gioco piccola, così, giusto per divertirci. Non ti annoi tutta sola in questo bosco?”

La bambina accolse la proposta con entusiasmo e come aveva previsto acconsentì.

“Facciamo una gara. Chi arriva per primo dalla nonna vince.”

Non aveva neanche terminato la frase, che la bambina era già partita di corsa lungo il sentiero, ma con quelle gambette corte non aveva speranza di vincere, nemmeno con quel piccolo vantaggio che si era presa. Inoltre lui sarebbe passato per il sottobosco, accorciando così il percorso. Era troppo facile, nemmeno dieci minuti dopo era già arrivato alla pianta con i fiori azzurri. Un poco oltre aveva trovato una minuscola casetta di legno, la casa della nonna.

Bussò dunque alla porta, deciso a portare avanti il gioco. Non era più soltanto una questione di cibo adesso; quella caccia aveva un che di simbolico, rappresentava la sua occasione per prendersi una rivincita sugli esseri umani. Avevano la presunzione di ritenersi superiori, invadere i suoi spazi e rubargli le prede più succulente. Gli avrebbe beffati per benino, così che comprendessero una volta per tutte che senza i loro fucili, soli con quello che la natura aveva loro donato, non erano altro che delle nullità.

“Chi è?” gli rispose una voce rauca, ma perfettamente percettibile al suo orecchio di lupo.

“Sono Cappuccetto Rosso, nonnina. Ti porto dei biscotti, aprimi!”

Certamente la nonna la stava aspettando. Aveva tentato di imitare come poteva la voce della piccola, ma tanto lei era sorda e sicura che si trattasse della nipote gli rispose di farsi avanti. La porta, disse, era aperta e infatti si aprì senza problemi.

Senza troppe cerimonie, raggiunse la camera della nonna, balzò sul letto e la inghiottì in un sol boccone, senza che la donna avesse nemmeno il tempo per urlare. La bambina sarebbe arrivata a momenti. Era lei la sua portata principale e non poteva rischiare di perderla.

Deciso a divertirsi fino in fondo, trovò nei cassetti alcuni indumenti appartenuti all’anziana signora. Era curioso di testare il livello di stupidità della sua insulsa preda, perciò allo scopo di mascherare alla meglio il suo aspetto li indossò in tutta fretta. Voleva sperimentare se esisteva sul serio qualcuno capace di cadere in un trucco del genere. Una volta pronto si infilò nel letto ed attese con pazienza il suo arrivo.

Poco più tardi bussarono alla porta.

“Nonna, sono io, Cappuccetto Rosso. Ti porto i biscotti della mamma, aprimi” urlò la bambina sapendo che la nonna era sorda, ed il lupo le ripose di farsi avanti, come aveva detto a lui poco fa la signora, che la porta era già aperta.

 

Cappuccetto Rosso arrivò saltellando nella camera della nonna, ma quando lo vide si fermò e lo osservò perplessa, spalancando la bocca per la sorpresa. Il lupo si preparò a scattare per afferrarla, certo che tra un momento, accortasi dell’inganno, avrebbe tentato la fuga, ma non accadde.

“Come ti sei sciupata nonna” disse invece avvicinandosi di più al letto, cominciando a girargli attorno e a guardarlo con attenzione.

“Che braccia grandi che hai, nonnina!”

Fu un miracolo che il lupo, di fronte all’ingenuità clamorosa della bimba, non scoppiasse a ridere per la sorpresa del tutto inaspettata, perché seriamente non aveva contato sulla riuscita di quel ridicolo inganno.

Non ricordava che gli esseri umani potessero essere tanto pelosi quanto lui, neanche nelle peggiori condizioni, ma a quanto pare non ne aveva visti abbastanza. Era sempre un piacere fare nuove scoperte.

“Per abbracciarti meglio, piccola mia” le rispose con ostentata dolcezza.

“E che orecchie grandi” continuò la bimba indicandole e scoppiando a ridere.

“Ma per sentirti meglio, tesoro” continuò il lupo, sentendo di poter condividere il suo umorismo.

“E che occhi grandi.”

Adesso era salita sopra il letto, quindi muovendosi a carponi si era avvicinata a un soffio dal suo viso, per poterlo scrutare più da vicino.

“Ma é per vederti meglio, cara” ripose il lupo, lasciandosi adesso sfuggire un sorriso, nel vedere che continuava ad avvicinarsi sempre di più, dando quasi l'impressione di volerglisi infilare in bocca da sola.

Il suo sorriso a trentadue denti, esultante per la vittoria, diede alla bimba l'occasione per un'ultima domanda.

“Oh! E che denti grandi!”

“Per mangiarti meglio, mia piccola stupida” esclamò il lupo questa volta, quindi con uno scatto fulmineo si sporse in avanti. In un attimo la bambina sparì dentro alle fauci spalancate della bestia, allo stesso modo in cui aveva fatto la nonna. Il lupo, gongolando per la vittoria, lasciò la casetta ormai vuota per ritornare nel bosco, trascinandosi un po’ a fatica lungo il percorso, dal momento che il lauto pranzetto aveva riportato lo spiacevole effetto di appesantirlo.

  
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