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Autore: DumbledoreFan    16/07/2013    8 recensioni
Forse non era la migliore delle idee portare Derek Hale in camera sua quella notte, perché se suo padre fosse piombato lì per sbaglio avrebbe di certo rischiato l’infarto, ma non se l’era proprio sentita di lasciare Derek al loft dopo quello che era successo, gli era bastato guardarlo dritto negli occhi lucidi e doloranti e il suo cuore gli aveva detto che l’unica cosa giusta che poteva fare era portarlo via con lui. Perché per una volta, Derek non aveva bisogno di protezione, di aiuto, o di forza, ma di una cosa che solo Stiles poteva dargli in quel momento: comprensione.
SPOILER 3x07 CURRENTS.
One shot ispirata alla scena finale della puntata 3x07 "Currents".
{Stiles/Derek}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Human contact can help with pain









Stiles aprì lentamente la porta di camera sua, illuminata solo dalla luce della luna che filtrava dalla finestra aperta, e si guardò intorno per controllare che fosse tutto a posto, un gesto spontaneo quanto involontario da quando i lupi mannari avevano fatto irruzione nella sua vita. Quando si assicurò che fosse tutto come lo aveva lasciato, spalancò la porta e si mise un po’ da parte, facendo passare la figura dietro di lui, ancora tremante e con un asciugamano sulle spalle.
Forse non era la migliore delle idee portare Derek Hale in camera sua quella notte, perché se suo padre fosse piombato lì per sbaglio avrebbe di certo rischiato l’infarto, ma non se l’era proprio sentita di lasciare Derek al loft dopo quello che era successo, gli era bastato guardarlo dritto negli occhi lucidi e doloranti e il suo cuore gli aveva detto che l’unica cosa giusta che poteva fare era portarlo via con lui. Perché per una volta, Derek non aveva bisogno di protezione, di aiuto, o di forza, ma di una cosa che solo Stiles poteva dargli in quel momento: comprensione.

Quando Derek si fu stancamente afflosciato sul letto, Stiles si affrettò a chiudere la porta della stanza, poi si girò per osservare il ragazzo nella penombra. Aveva lo sguardo vacuo, fisso in un punto inesistente, e l’espressione devastata di chi cerca di trattenere le lacrime e ci riesce solo grazie all’incredulità e alla negazione. Anche se non aveva proferito parola, Stiles poteva come leggere nel pensiero di Derek, ed era certo che si stesse ripetendo “non può essere successo davvero”.
Stiles conosceva fin troppo bene quell’espressione, quello sguardo, quel dolore, e non avrebbe mai potuto abbandonarlo nel loft dove si era appena compiuta una tale crudeltà, una tale tragedia. Forse ancora non si fidava completamente di Derek, forse pensava ancora che certe volte fosse…cattivo, ma in quel momento aveva percepito un legame che non poteva ignorare, un filo che li univa di cui non si era mai reso conto, ma che adesso sembrava brillare nel buio, e semplicemente non poteva lasciarlo solo.

Derek stranamente non aveva opposto resistenza quando Stiles gli aveva buttato un asciugamano sulle spalle e gli aveva detto di seguirlo verso la sua auto, spingendolo delicatamente con la mano sulla schiena, probabilmente ancora traumatizzato da quello che era appena successo per opporsi a qualunque cosa, ed il viaggio verso casa era stato pesantemente silenzioso. Che cosa si sarebbero potuti dire, dopotutto?

Dopo diversi minuti in cui Stiles si limitò a guardare Derek con occhio vigile, come se stesse controllando un bambino in procinto di cadere da un momento all’altro, l’alfa spostò lo sguardo da un punto indefinito al ragazzo in piedi davanti la porta.

“Che stai facendo?”

La voce di Derek era roca e lontana, come se non credesse davvero di poter riuscire a parlare, e non si sapeva spiegare come, ma Stiles riuscì a vedere il mondo sbriciolarsi nei suoi occhi.

Non rispose direttamente alla domanda, ma si avvicinò al letto e si sedette per terra, proprio di fronte a Derek, con le gambe incrociate e lo sguardo basso, rivolto verso le mani che cominciarono ad intricarsi nervosamente.

“Sai che dicono che il tempo guarisce le ferite, che allevia il dolore?” esordì Stiles con tono basso, quasi come se stesse parlando a se stesso.

“In generale non hanno torto, è vero che il tempo fa diventare le ferite cicatrici, così che smettano di sanguinare o fare male…ma c’è un dolore, una sofferenza che il tempo non solo non guarisce, ma lacera terribilmente, come un coltello ricoperto di sale…è il dolore che si prova quando si perde per sempre qualcuno di importante”
Stiles continuava a fissare il pavimento, ma sapeva che Derek aveva gli occhi fissi su di lui e non si faceva sfuggire una sola virgola.

“All’inizio, quando la consapevolezza ti viene messa davanti per la prima volta, non sei puramente sofferente…no, sei arrabbiato. Arrabbiato come non sarai mai con nessuno, infuriato con ogni essere esistente, incredulo e soprattutto tormentato. Hai un miliardo di domande che ti infestano, che non ti lasciano un attimo di respiro, ed una sola certezza: che non è giusto. Che non è così che dovrebbe andare. Perché un bambino non può perdere la mamma, non è naturale, non segue nessuno schema di giustizia umana e divina, non dovrebbe succedere e basta. E invece succede. E all’inizio vorresti picchiare il mondo intero, urlare, spaccare tutto, perché niente ha più un senso, quindi perché rispettare le regole? Poi fa l’errore più madornale di tutti: ti chiedi perché. Cerchi di trovare una spiegazione, perché è questo che ti hanno insegnato, che tutto ha una ragione, perciò cerchi di incolpare qualcuno, e la vittima preferita sei sempre te stesso. Forse sono stato troppo cattivo? Forse non me la meritavo? Un bambino può arrivare a pensare di tutto per spiegarsi come mai la sua mamma non gli rimboccherà mai più le coperte. Ed è qui che entra in gioco il tempo. Riesce ad aiutarti con la rabbia, riesce a schiarirti un po’ la mente e far sì che tu smetta di incolparti ingiustamente, fa sparire tutti i fantasmi delle domande, fa anche sparire la totale sfiducia verso il mondo. Ma non aiuta con il dolore, affatto. E’ proprio il tempo che accompagna il dolore, e più tempo passa, più questo peggiora. Perché è proprio con il susseguirsi dei giorni e lo scemare dell’ira che ti rendi davvero conto di quello che hai perso, di quello che non avrai mai più. Ogni sera, quando ti stendi nel letto, hai qualcosa da aggiungere alla lista di cose che avresti voluto condividere con lei, per le quali avresti voluto vedere il suo sorriso o sentirti dire che è orgogliosa di te. Aggiungi anche le cose per le quali avresti voluto farti sgridare o mettere in punizione perché preferivi imparare da lei, anche se si arrabbiava. Ogni giorno le cose che tu hai vissuto senza di lei aumentano, e fa sempre più male, ed è sempre più ingiusto. E puoi imparare a convivere con quel dolore, devi perché altrimenti smetteresti di vivere, e questo sarebbe ancora più ingiusto e lei non vorrebbe, ma la sera, ogni sera della tua vita, sarai costretto a pensarci ed accorgerti che è peggio di prima. Perdere qualcuno di così vicino è una maledizione di cui non esiste il contrincantesimo.”

Stiles finalmente trovò la forza di sollevare gli occhi, fattisi irrimediabilmente lucidi, verso Derek, il quale lo stava guardando come non aveva mai fatto prima d’ora. Lo stava guardando come se Stiles si fosse appena tolto una maschera e lui lo vedesse per la prima volta, lo stava guardando come Stiles l’aveva guardato poco prima, mentre piangeva per Boyd. Come se finalmente…avesse capito.

“Io so come ci si sente, Derek. Non “posso immaginarlo, posso provare ad immedesimarmi”, no, io lo so, lo so ogni giorno da anni e…mi dispiace, mi dispiace di non essermi mai reso conto che…per te era esattamente lo stesso. Sapevo la tua storia, ma non mi ero mai preoccupato di guardare oltre. Forse perché lo mascheravi così bene, forse perché ero troppo preoccupato per mio padre o Scott, ma prima quando ti ho visto davanti a Boyd, mi sono rivisto davanti alla bara di mia madre, con il mondo che cade a pezzi tutto intorno e l’idea che niente andrà mai per il verso giusto, che non si può essere felici e…non potevo lasciarti lì. Non potevo abbandonare anche te, quando una volta avevo già abbandonato me stesso.”

Derek non aveva ancora proferito parola, ma lo osservava tanto intensamente che era come se gli stesse rispondendo solo con gli occhi, e Stiles si ritrovò ad abbassare di nuovo lo sguardo con aria dispiaciuta, quasi colpevole.

“Scusa se c’ho messo così tanto, mi sento uno stupido. Sarei dovuto essere stato il primo ad accorgermene, invece mi sono reso conto che di te non avevo capito molto. Ma ora non posso…non posso lasciarti solo, non me lo perdonerei mai. Io e te non siamo nemmeno veri…amici, penso, ma tu devi…devi credere che non sei solo, che non rimarrai solo, ma che c’è qualcuno accanto a te che non se ne andrà. Non potrei perdonarmi di vederti…distruggerti.”

La sincerità con cui Stiles stava pronunciando quelle parole era disarmante, e Derek si sentì un po’ frastornato. Forse era vero, lui e Stiles non erano propriamente amici, eppure lo aveva sempre considerato un punto su cui contare, nonostante non si fidasse di nessuno. Ma Stiles era quello che in un modo o nell’altro capiva sempre tutto e teneva tutti insieme, quello che nonostante l’umanità gli aveva salvato la vita e c’era…sempre. Per questo non si era stupito o tirato indietro quando aveva sentito la sua mano confortarlo dopo che Boyd era caduto a terra, perché in un modo contorto e misterioso, Stiles era una certezza e c’era una connessione fra loro due. Che fosse sempre stato il dolore?

“Vorrei solo…poter fare quella cosa che fate voi lupi mannari, che toccando qualcuno potete portargli via la sofferenza.” confessò Stiles passandosi una mano dietro la nuca e sospirando appena, perché avrebbe davvero voluto farlo.

“Puoi.”

Quella fu la prima parola che Derek pronunciò dopo che Stiles aveva iniziato il suo monologo, e gli fece sollevare velocemente il capo per incrociare direttamente gli occhi tormentati dell’alfa, il quale dopo qualche istante allungò appena la mano. Stiles esitò un attimo, come aveva esitato poco prima quando gli aveva toccato la spalla per confortarlo, ma poi si alzò in piedi e si sedette su letto accanto a lui, sollevando la mano a sua volta e allungandola lentamente fino ad intrecciare le dita con quelle di Derek. Non sapeva se era stata la sua immaginazione o altro, ma nel momento in cui si toccarono Stiles sentì come una lieve scossa e Derek socchiuse appena gli occhi.

“Il contatto umano allevia il dolore” disse quasi in un sussurro, rubando a Stiles un sorriso quasi impercettibile. Dopo alcuni minuti in cui i due rimasero immobili, semplicemente tenendosi la mano, Stiles guidò delicatamente Derek a stendersi sul letto e si accoccolò al suo fianco, stringendosi a lui teneramente e poggiando il capo sul suo petto per tenere sotto controllo i battiti del suo cuore. Furono i battiti a cullare entrambi finché non si addormentarono, e per quanto lo avrebbe creduto impossibile, Derek quella notte non fece incubi.

Stiles aveva ragione: il dolore di una perdita non smetteva di aumentare con il passare del tempo.

L’unico modo di alleviarlo, era portarlo in due. 











Spazio dell'Autrice.

 

Piccola one shot introspettiva su un possibile sviluppo della scena finale della 3x07 che mi sono immaginata...in realtà anche un po' sognata **
Spero che vi sia piaciuta!

Grazie a tutti quelli che hanno letto e che recensiranno! <3 Vi adoro!

   
 
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