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Autore: ladygleek86    16/07/2013    0 recensioni
Accadde tutto così in fretta e in modo così confusionale,da sembrare uno di quei sogni che dimentichi appena sveglia.C’era qualcosa là fuori,me ne ero accorta dall’odore di sangue che impregnava l’aria e rendeva difficile respirarla senza essere costretta a tenere a bada l’istinto che cercava di avere la meglio sulla parte razionale di me.
Fu allora,proprio allora, che per la prima volta incrociai quegli occhi.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Nuovo personaggio, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana, Puck/Quinn
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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   - Capitolo 6


“Tesoro, mi dispiace tantissimo” disse dolcemente Mark, sedendosi al mio fianco.

Non risposi. Continuavo a fissare il tavolo lasciando che le lacrime, causate dai sensi di colpa, scorressero liberamente. Mark si avvicinò ancora un po’ e mi cinse le spalle con il suo braccio muscoloso, poi, con un tocco appena percettibile, mi asciugò una lacrima.

“Mi dispiace tanto di averti trattata in quel modo orribile. Il punto è che hai ragione, questa situazione mi sta distruggendo e mi sento sotto pressione”
.

“Lo so” biascicai, cercando di soffocare i singhiozzi.

“Ti giuro che in qualche modo mi farò perdonare. Te lo giuro!”

“Non ce n'è bisogno, capisco quello che è successo. Siamo tutti un po’ sconvolti e nervosi”.

Mark, forse per fortuna, non aveva intuito nulla. Era convinto che stessi piangendo per il modo in cui ci eravamo parlati poco prima nell’ufficio e, di conseguenza, si sentiva in colpa. Non sapevo se considerarmi fortunata o meno: il mio segreto, per così dire, era ancora al sicuro, eppure ne avvertivo particolarmente il peso.

“Però non piangere, mi fai stare male” sussurrò, per poi baciarmi sulla guancia.

Asciugai velocemente le lacrime con la mano e mi alzai in piedi. Quinn era poco distante e mi guardava con un’espressione impietosita e preoccupata. Mi fece segno di avvicinarmi, e io lo feci. Mi abbracciò stretta stretta e prese a schioccarmi qualche bacio sulla guancia. Continuava a coccolarmi come se fossi un cucciolo indifeso, ma io sapevo di non meritare affatto tutta quell’attenzione.

“Sai che facciamo adesso io e te?” domandò, con un sorriso palesemente inadatto alla situazione.

“Cosa?” risposi, con la voce indebolita per il pianto di poco prima.

“Ce ne andiamo al parco e ci rilassiamo”.

“C-cosa?! Non abbiamo il lusso di poterci rilassare! Dobbiamo trovare Kurt!”


“Ci penseranno gli altri! Hai bisogno di sciogliere un po’ la tensione e chiacchierare con la tua migliore amica”.

Ovviamente l’idea di Quinn, in caso di una mia risposta negativa, sarebbe diventata un ordine. Teneva a me più che a chiunque altro, e  sapeva che avevo bisogno di distrarmi; Quinn aveva la testa dura e difficilmente avrebbe cambiato idea. C’era anche da dire, però, che non avrebbe mai abbandonato Kurt, anzi, tenace com’era, appena finito il momento di relax, avrebbe tirato fuori tutta la rabbia e l’audacia che adesso avrebbe messo da parte per starmi vicina. Era un’amica perfetta, la migliore che chiunque avesse mai potuto desiderare.



*



Ci spostammo a piedi verso il piccolo parco della città; Quinn mi teneva sotto braccio e di tanto in tanto tirava fuori qualche pettegolezzo appena origliato grazie all'udito molto sviluppato dei vampiri. Raggiungemmo velocemente una panchina vuota e più isolata rispetto alle altre, poi ci sedemmo. Mentre avvertivo lo sguardo fisso di Quinn sul mio viso, ammiravo l’erba perfetta e verde, sulla quale erano posati i miei piedi. Voleva che dicessi qualcosa, che sparisse dal mio viso quell’espressione mista di tristezza e disperazione, per accoglierne un’altra apparentemente più allegra; peccato che non avesse idea di quel che mi passava per la testa.

“Si può sapere cos’hai?” disse, rompendo il silenzio che ormai andava avanti da minuti.


“Secondo te cosa dovrei avere? Magari penso a dove cavolo possa essere finito Kurt”.

Quinn mi guardò sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

“Ti conosco da quasi un secolo, pensi di riuscire a prendermi in giro?”

“E va bene!” risposi, sconsolata. “Si tratta di Mark. E’ strano, scontroso e fastidiosamente insopportabile. Hai visto come mi ha risposto prima?”

“Sì. E’ una testa calda, e sappiamo bene che è parecchio impulsivo. Se Puck si fosse azzardato a rispondermi in quel modo, me lo sarei mangiato vivo”.

“L’ho fatto!” risposi con enfasi.

“Quello, secondo te, era mangiarselo vivo? Non te la sei nemmeno presa un po’. Cinque minuti dopo ti abbracciava come se non fosse successo niente”.

“Me la sono presa eccome, ma ti pareva il caso di litigare? Dopo tutto il casino che sta succedendo?”


Lei sbuffò sonoramente.

“No, hai ragione, però dico solo che, anche se lo ami, devi farti rispettare”.

Cademmo di nuovo in un silenzio che, con Quinn, sembrava molto strano: in genere, non smetteva mai di parlare. Tornai a fissare l’erba e ad immaginare diverse scene di quello che, magari, potesse stare accadendo in quel preciso momento a Kurt. All'inizio lo vedevo legato ad una sedia, con la vampira a pochi centimetri dal suo viso, che esibiva un sorrisetto di sfida; poi, invece, chiuso in una cella e sdraiato a terra, mentre lentamente il suo corpo bisognoso di sangue prendeva a disidratarsi, facendolo soffrire terribilmente. Quelle immagini erano troppo dure da sopportare, sentivo sulla mia pelle tutto il dolore delle corde coperte di verbena che avvolgevano Kurt, oppure la sete soffocante e logorante che provava mentre si disidratava. Era davvero terribile e non potevo sopportarlo! Non l’avrei sopportato! Dovevo andare a cercarlo subito, era il minimo che potessi fare.

“Basta! Vado a cercare Kurt” dichiarai improvvisamente.

Dalla faccia di Quinn, capii che era parecchio allarmata e non sapeva bene cosa pensare. Fissò i suoi occhi nei miei, ma prima che potesse proferire anche solo una parola, mi alzai di scatto per adempiere al mio dovere.

“Ferma!” disse, afferrandomi il polso, mentre già mi avviavo senza dare tante spiegazioni.

“Che c’è?” chiesi, ormai stranita da tutte le sue ‘deviazioni’.

“L’hai incontrata, vero?” domandò, guardandomi con quei suoi occhioni verdi.

Rimasi completamente spiazzata. Quinn mi conosceva bene, era vero, ma non poteva aver capito quello che era realmente successo. Mi aveva letto nel pensiero? Come diavolo aveva fatto? Ero rimasta completamente immobile, pietrificata, mentre il suono delle sue parole mi rimbombavano ancora in testa. Cosa avrei potuto dirle? Come mi sarei potuta giustificare? Avrei mentito? No, probabilmente non avrei avuto il coraggio necessario per guardarla negli occhi e negare quel che aveva chiesto. Era giunto il momento di raccontarle tutto, in fondo era la mia migliore amica. Avevo un bel po’ di tempo per provare a farmi perdonare.

“Sì. Ieri, nel bosco”.

Mi mollò il polso e si irrigidì vistosamente. Non sapevo che fare, non sapevo come comportarmi. Presi un bel respiro e mi sedetti al suo fianco.

“La verità è che non sono mai stata d’accordo con tutti voi. Non ho mai voluto ucciderla, non ho mai avuto intenzione di farlo”.

“E perché mai? Ha ucciso cinque abitanti di Saint Angel per puro sadismo!” rispose, aggrottando le sopracciglia.

Non avrei saputo definire la sua reazione. Era evidente che fosse abbastanza arrabbiata, ma più che altro riuscii a cogliere nei suoi occhi lo sforzo che stava facendo per cercare di giustificarmi a se stessa. Non riusciva a capire il motivo per cui avessi fatto una cosa del genere... ma, onestamente, neanche io l’avevo ancora capito.

“Non lo so, Quinn. Non so spiegartelo, sul serio. E’ come se fossi rimasta... stregata, da quegli occhi scuri. Non riuscivo a sopportare l’idea che venisse uccisa. Pensavo che le andasse data una seconda possibilità”.

Sbatté gli occhi un paio di volte e si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Raccontami bene come è andata” rispose, secca.

In fin dei conti non potevo proprio lamentarmi. Era stupita, quello sì, però mi aspettavo di peggio. Credevo che avrebbe iniziato a strillare puntandomi il dito contro o facendo a pezzi la panchina sulla quale era seduta. D’altronde, Quinn non aveva proprio un carattere molto tranquillo, era una tipetta abbastanza ‘vivace’, per così dire.

“Io e Puck eravamo nel bosco, ci siamo divisi e dopo un po’ ho intercettato una scia. Non ero sicura che fosse la sua, finché non me la sono ritrovata dietro”.

“E non ci hai avvisati…” commentò lei, storcendo la bocca.

“Già” risposi, secca. “Le ho detto di andarsene, perché altrimenti l’avremmo uccisa. Poi è scomparsa nel bosco”.

“E’ per questo che piangevi? Ti senti responsabile della scomparsa di Kurt?”

“Sì. Mi sono comportata come una stupida, sono stata ingenua, e adesso…”

Sospirò e scosse la testa.

“Sei proprio una pazza, Brittany Susan Pierce. Onestamente, non riesco a capire perché tu abbia fatto una cosa del genere, ma lo sai bene che non posso avercela con te per più di cinque minuti”.

Il sollievo che provai al sentire quelle parole fu indescrivibile. Mi ero tolta un peso dal cuore e per di più, Quinn non l’aveva presa proprio male, per fortuna.

“Vieni qui” aggiunse poi, abbracciandomi. “Troveremo Kurt, stai tranquilla. Niente di quel che è successo è colpa tua. Sei buona, e la bontà non può essere considerata una colpa. E’ proprio questo che ti distingue da lei, Britt, ricordatelo, perché ti rende migliore di quello che credi”.

“Q, sei veramente fantastica!”

“Si, lo so. Oltre che straordinariamente bella, so essere anche estremamente comprensibile e saggia” rispose, ridacchiando.

“Potresti evitare di…”

“Nessuno saprà niente! Sarà un altro dei tuoi ennesimi segreti che custodirò” rispose, sorridendo.

“Nemmeno immagini quanto bene ti voglio!”

“Credimi, lo immagino eccome!” concluse, ridendo.

Le diedi un bacio sulla guancia e ci sdraiammo, l’una di fianco all’altra, per terra. Circa cinque minuti dopo, mi squillò il cellulare.

“Mark, che c’è?”

“Abbiamo delle novità!”



Ehilà,è un po' che non scrivo qui...diciamo che non amo appesantirvi il capitolo con le mie chiacchere finali,ma questa volta c'è un motivo serio.
In questi giorni,immagino che molti di voi siano venuti a conoscenza della morte di Cory Monteith (Finn Hudson di "Glee"),ed è successo anche alla sottoscritta.
Davvero,io non ho parole...sono rimasta scioccata,sconvolta e probabilmente ancora non me ne rendo conto ; so solo che a prescindere dal fatto che si è o no dei fans di Glee,il mondo ha perso un volto importante e speciale come quello di Cory.Insomma,chi l'avrebbe mai immaginato che la persona che interpretava il goffo ma gentile Finn sarebbe morto a soli trentuno anni?Mi dispiace davvero tantissimo per Lea,che ha perso l'uomo della sua vita,e per tutto il cast che ha perso un amico.
Ricorderò sempre Cory come l'attore che ha dato il volto di Finn,protagonista del telefilm che mi ha aiutata a crescere.
Non riuscirò più a guardare una singola puntata di Glee,senza rattristarmi e pensare al fatto che ormai lui non ci sia più.

R.I.P. Cory Monteith,eri unico ed insostituibile,e continuerai ad esserlo anche da lassù.











 

BETATO DA  HSwall

  
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