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Autore: Asu_chan    28/01/2008    5 recensioni
"Che avesse infine capito che nessuno vuole stare solo? Che nessuno vuole piangere? Nemmeno lui?"
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dont_want_to_be_lonely
Don’t want to be lonely


Notte fonda. Tutti dormivano tranquilli nei loro letti caldi. In cielo non c’era una nuvola, e il primo spicchio di luna crescente rischiarava appena le camere che riusciva a raggiungere. Non c’erano rumori strani, né fuori, né dentro l’edificio, solo il naturale verso di qualche grillo e forse un gufo.
Allora perché, perché non riusciva più a dormire? E per quale motivo poi si era svegliato??
Lavi se lo chiedeva da circa un’ora. Certo, probabilmente se non l’avesse fatto in quel momento starebbe già dormendo. Invece continuava a girarsi da una parte e dall’altra, senza sonno, domandandosi che cosa, in quel silenzio assoluto, l’avesse svegliato. E dire che si era addormentato come un bambino, aveva fatto a malapena in tempo a posare la testa sul cuscino che già stava sognando, ed era convinto che avrebbe tirato dritto fino a mattina tardi.

[Why…?]

Scattò a sedere, frustrato. Non poteva stare lì ancora per molto, minuto dopo minuto, mentre le ore passavano e il sole all’alba lo trovava ancora sveglio e stanco da morire. Già cominciava a sentire un debole mal di schiena: per esperienza sapeva che era dovuto alle tante ore di sonno perdute in quei giorni e che poteva solo peggiorare se non ripiombava subito nel mondo dei sogni. Ma sapeva anche che stava sperando in una specie di miracolo e così si alzò. Si infilò qualcosa indosso giusto per non dare spettacolo nei corridoi dell’Ordine, nonostante fosse sinceramente convinto che non avrebbe incontrato nessuno e che, in ogni caso, il tipo di abbigliamento che usava per dormire non avesse niente di sconveniente come paperelle gialle, orsetti o cuoricini.

[Why?]

Una passeggiatina per l’Ordine Oscuro in piena notte, al buio totale se non nei corridoi più esterni (e freddi) dove arrivavano un paio di pallidi raggi di luna, immersi nel silenzio, senza incontrare anima viva…
Non era sicuro che gli avrebbe concigliato il sonno, ma senza ombra di dubbio l’atmosfera era molto inquietante.
Ancora una volta si chiese perché si era svegliato. Va bene, era ora di piantarla, si era svegliato e non poteva farci niente, continuare a domandarselo senza una risposta era solo inutile, oltre che fastidioso.
Però doveva esserci un motivo se, all’improvviso, aveva aperto gli occhi perfettamente sveglio, come se avesse sentito un forte rumore che invece non c’era stato. Forse c’entrava qualcosa il sogno che stava facendo, e che non ricordava, eppure non gli sembrava un incubo, anzi gli era parso di essere vagamente felice.
Allungò le braccia verso l’alto, stendendo un po’ i muscoli intorpiditi e la schiena indolenzita; tutta colpa del sonno che lo aveva tradito. Con occhi stanchi osservò la stanza dove era finito.

[There you are
In a darkened room
And you’re all alone
Looking out the window
Your heart is cold and lost the will to love
Like a broken arrow]


Fu la prima cosa che vide, e non ne fu sorpreso. Nonostante fosse in ombra, non poteva non notarlo subito. Yuu, appoggiato al contorno buio della finestra ad arco, lo sguardo distratto che vagava senza interesse nel cielo vuoto. Teneva le braccia incrociate, strette al petto, e per un attimo Lavi pensò che potesse avere freddo. In fondo, stava davanti alla finestra con una semplice camicia bianca, e l’aria era fredda e pungente, ora che si era alzato un po’ il vento. Non era stato molto prudente, possibile che anche lui avesse optato per una piccola esplorazione notturna, dopo che il sonno aveva pensato bene di abbandonarlo?
Forse era strano che in quella stanza immersa nell’oscurità, con Kanda egualmente nascosto nella parete nera, Lavi si fosse accorto prima della sua figura che del cielo contrastante. Forse, ma non lo pensava affatto.
Non era quello, in fondo, ciò a cui stava pensando da ore? Da quando passeggiava nei corridoi deserti? Da quando si era svegliato? Mentre sognava e da quando si era addormento e prima ancora di addormentarsi e infilarsi nel letto e svestirsi e entrare nella sua stanza? E quando non ci aveva pensato?
Chissà Yuu a cosa stava pensando. Che cosa stava fissando? Per quale motivo si era alzato dal suo letto caldo, Lavi sperò che fosse caldo, per restare immobile alla finestra? Perché gli dava terribilmente l’idea di una fragile fidanzata che attende il ritorno dell’amato, fissando giorno e notte il cancello di casa? Perché, perché il suo volto pallido come la luna che non riusciva a vedere, era così inespressivo? Gli sarebbe bastato il solito viso irritato, più vicino all’Esorcista che conosceva. Perché, da quando l’aveva conosciuto e si era convinto di essere l’unico ad aver capito il vero Yuu, non l’aveva mai visto così distante come in quel momento… Così freddo, gelido come lo spiffero che gli aveva raggiunto il viso, spostandogli davanti all’occhio un ciuffo di capelli rossi. Perché tutto in Yuu dava l’idea di essere congelato e lontano, intoccabile e disperatamente isolato, quasi già spezzato, quasi già morto.
Una volta aveva provato a chiederglielo, “-Che cosa ne pensi dell’amore, Yuu-chan?-”, con il sorriso innocente e l’aria casuale. Non se lo aspettava. Nessuno avrebbe voluto sentire una risposta simile.
“-Non mi interessano certe sciocchezze-”. Cosa poteva replicare, se non: “-Dai Yuu-chan, non essere sciocco. Ci sono tanti tipi di amore, non parlo per forza di una ragazza con cui stare!-” aveva detto ridacchiando. Non gli aveva risposto più nulla, e ne fu sollevato perché a quel tempo nemmeno lui ci credeva del tutto, che gli esseri umani potessero amare davvero, né tanto meno farlo in diversi modi e con diverse intensità.
Che ragazzino sciocco.
Perché aveva rimandato tante domande, per tutto quel tempo?

[Here I stand in the shadows
In the shadows
Come to me, come to me
Can’t you see that]


Doveva per forza aspettare che si raccogliessero tutte nella sua testa fino a quel momento, quella notte, fino a un cervello più maturo?
In piedi nel buio, era più facile darsi dello stupido. E non faceva nemmeno male. In fondo se lo stava dicendo da solo. In piedi da solo nel buio, circondato solo dal vuoto di una stanza vuota, così vuota che anche le pareti erano lontane da lui, non aveva forse ragione a dirsi che era uno stupido?
Perché non l’aveva visto. Perché non l’aveva sentito. Forse nemmeno voleva accorgersi di qualsiasi distrazione esistente.
E con quella parete avanti, attorno, dentro di lui, nemmeno l’avrebbe mai fatto.
Però Lavi era pur sempre un essere umano, e gli esseri umani amano, e si illudono, sperano, e si danno da soli degli stupidi se sanno che, nonostante tutto, è inutile sperare, e illudersi, e amare.
Non c’era una sola possibilità al mondo, in tutto l’universo, e in quelli paralleli se davvero esistevano, che Yuu, nel preciso momento in cui lui lo fissava così ardentemente da pregare che il suo viso si colorasse un po’, si girasse e vedendolo solo in mezzo al buio, aspettandolo, capisse, e andasse verso di lui. Anche in silenzio. Anche senza un’espressione.
Gli bastava che gli andasse incontro e che capisse, come lui aveva capito, che era assurdo pensare…

[Nobody wants to be lonely
Nobody wants to cry
My body’s longing to hold you
So bad it hurts inside
Time is precious and it’s slipping away
And I’ve been waiting for you all of my life
Nobody wants to be lonely so why?
Why?
Why don’t you let me love you?]


…che l’amore era solo una sciocchezza. Esistevano la guerra, e l’odio, e la morte. Ma con la sua mente immatura, credeva che gli esseri umani non potessero pensare ad altro. Certe cose non si capiscono finché non ci sbatti contro il muso. Chissà da chi l’aveva sentito dire.
C’era voluta una discreta quantità di tempo, eppure ci era arrivato. E voleva che anche Yuu lo capisse.
Perché, per quanto si può odiare, e gridare, e uccidere, e giocare alla vittima e isolarsi dal mondo intero, nessuno vuole davvero rimanere solo. Solo veramente. Senza amore alcuno. Perché nessuno lo vuole davvero, a nessuno piace piangere. E non per orgoglio personale, o per mascherare un lato “debole”. Ma perché piangere significa stare male, ed essere tristi, e non sentirsi amati.
Perché Yuu sembrava così lontano a capirlo? Eppure a Lavi sembrava proprio così, un bambino che gioca da solo, e respinge chiunque, e non vuole nessuno perché così non verrà visto quando piangerà, e non potrà essere considerato debole.
Sicuramente era più triste lui del diretto interessato, e voleva così tanto che lo capisse, abbracciarlo, aprirgli gli occhi, spiegargli che era stupido soffrire per niente, e abbraccialo ancora, che si sentiva quasi male.
Senza dubbio l’avrebbe allontanto bruscamente, e gli avrebbe detto che non stava soffrendo, che non stava minimamente soffrendo, e che dopotutto non c’era nemmeno motivo per cui una cosa simile si verificasse. Faceva ancora più male, il desiderio di stringerlo, era quasi un dolore fisico, per il suo cuore inesistente di Bookman.
“-Yuu, sei crudele. Non hai un briciolo di umanità!-” gli aveva gridato un giorno, fingendosi offeso, al termine di uno scherzo particolarmente divertente che, proprio per quello, era stato seguito da uno sfogo particolarmente aggressivo. Ci era rimasto male, quando aveva sentito quel “-Si, può essere-” appena sussurato.
“Yuu, il tempo è crudele. Non ci aspetta. Non aspetta la nostra intelligenza di bambini. Non aspetta noi, e il nostro improvviso risveglio. Tira dritto come un treno in corsa e quando ci accorgiamo della verità, potrebbe aver già passato la nostra stazione. A quel punto, cosa farai, Yuu-chan? Andrai avanti fingendo di non aver capito, visto, sentito, di non aver ricordato, con un po’ di ritardo, quello che ti avevo già detto? O ti butterai mentre il treno è ancora in marcia, non sprecherai altri preziosissimi unici secondi, e ti lancerai prima di essere troppo lontano, sperando di recuperare con una giornata di cammino la strada perduta?
Io spero che salterai giù, perché il tuo treno è molto più veloce di tanti altri, e tu davvero non puoi permetterti di sprecare un solo metro.
Tanto, dove pensi che vada, io? Ho già aspettato tanto, sto già aspettando tanto, perché non dovrei essere seduto su una di quelle scomodissime panchine, sul fianco della stazione, avvolto nella sciarpa contro il freddo, guardando con un sorriso odiosamente felice il punto in cui il tuo treno è sparito dopo essermi sfrecciato davanti, senza nemmeno un annuncio dell’altoparlante?
Sarebbe molto più facile, se tu mi vedessi dal finestrino, e scendessi subito. Ma tu vuoi far finta di non averne bisogno, e non mi permetti di averti.”
Eppure si ostinava a chiedersi perché, e si diceva che in fondo aveva proprio ragione, era stupido.

[Can you hear my voice?
Do you hear my song?
It’s a serenade
So your heart can find me
And suddenly you’re flying down the stairs
Into my arms, baby]


Ancora guardava fuori. Tutto il discorso mentale di Lavi non l’aveva raggiunto. Possibile? Era certo che, mentre pensava, il suo cervello lavorasse tanto rumorosamente da garantirsi la sua attenzione. O il suo respiro, era davvero troppo pesante perché non lo sentisse. Se anche l’avesse chiamato, a voce alta, l’avrebbe sentito? A questo punto, non si sarebbe forse perso anche quello? Forse, anche il rumore dei pensieri di Yuu era così forte, da riempirgli le orecchie e impedirgli di sentire una bassa melodia, quella che Lavi avrebbe volentieri canticchiato a labbra chiuse, sorridendo.
Doveva sentirla, quella voce, e sussultando, come commosso dalla più bella canzone al mondo, anche il suo cuore si doveva scongelare e rivolgersi a quel suono. Doveva girarsi e in un attimo attraversare la sala, come quelle belle dame dai lunghi abiti e candide voluminose sottogonne, che sembrano fluttuare e volare, mentre scendono precipitosamente infinite scalinate, prima di gettarsi piangendo tra le braccia di un principe.
Non che si aspettasse davvero la parte delle gonne e delle lacrime, ma non gli sarebbe dispiaciuto se Yuu, anche lentamente, si fosse avvicinato a lui e si fosse lasciato circondare dalle sue braccia.
Ma il movimento calmo della testa, e quello altrettanto lento dello sguardo, che finalmente si erano accorti della sua presenza, non tradivano questo tipo di desiderio.

[Before I start going crazy
Going crazy
Run to me, run to me
‘Cause I’m dying]


Poteva impazzire, nell’attesa? Si, certamente. Poteva impazzire e cominciare a disperarsi, sentendo il cuore (inesistente, mi raccomando) ripiegarsi su se stesso e accartocciarsi.
Non c’era speranza. Non c’era possibilità. Non c’era motivo. Ma se non fosse riuscito ad avere Yuu vicino, vicinissimo, attaccato a lui, poteva anche impazzire. Era troppo folle sperare che gli corresse incontro, che si accorgesse di cosa stava pensando, provando, soffrendo, e gli corresse incontro. Poteva impazzire. Poteva morire. Il suo cuore poteva morire, pugnalato, trafitto, trapassato dalla lama fredda di Mugen, un’altra volta, se non riusciva ad averlo vicino.
Ma sapeva che Yuu non sarebbe mai corso verso di lui, salvandolo dalla pazzia, dalla morte, dalla perdita del suo povero, invisibile cuore.
Poteva fare altro?

[Nobody wants to be lonely
Nobody wants to cry
My body’s longing to hold you
Longing to hold you
So bad it hurts inside
Time is precious and it’s slipping away
And I’ve been waiting for you all of my life
Nobody wants to be lonely so why?
Why?
Why don’t you let me love you?]


Lavi si avvicinò piano, stringendosi appena nella maglia che, secondo l’idea originale, doveva ripararlo dal freddo. Le labbra serrate strette non si mossero, e le sopracciglia si avvicinarono appena, mentre il suo viso assumeva vagamente un’espressione più seria. Lo guardò senza battere ciglio finché non fu a pochi centimetri, e ancora non aveva intenzione di parlare.
“Non ti senti solo, Yuu-chan? Non hai voglia di piangere, Yuu-chan? Posso abbracciarti, se vuoi, e nascondere il tuo viso mentre ti sfoghi e il dolore nel mio petto si affievolisce. Non abbiamo molto tempo, giusto? Non abbiamo atteso già troppo, forse?”
-Non riesci a dormire, Yuu?- gli chiese sottovoce, scoprendo una nuova sfumature dolce che non aveva mai utilizzato.
Esitò qualche secondo, prima di farsi più pensieroso e girarsi nuovamente verso la finestra.
Ora, non gli voleva nemmeno rispondere? Non pensava certo che si sarebbe abbandonato tra le sue braccia, ma non rivolgergli più la parola era una reazione esagerata.
Poi lo capì. Trattenne all’ultimo secondo il sorriso che voleva allargarsi, per aver capito che si sentiva a disagio.
“E’ forse il tempo che ti sfugge dalle mani, a frenarti così? Che cos’è che ti impedisce, mi impedisce, di farti capire quanto sia triste mentire? Perché se continui a dirti che non ti senti solo, e che non hai voglia di piangere, che non ti senti male e che non vuoi nessuno accanto, puoi solo mentire, lo sai?
Potrei ignorare tutto questo, e costringerti. Ma sarebbe meglio se fossi tu a lasciarmelo fare, se fossi tu a lasciarti amare. Da me.”

[I want to feel you deeply
Just like the air you’re breathing]


Lo considerava un desiderio legittimo, quello di sentirlo più vicino, più profondamente. E non sapeva resistergli. Si avvicinò ancora, mentre Yuu tornava a guardarlo, più perplesso di prima. Lavi si muoveva lentamente, come si può fare con un cucciolo per non spaventarlo, o per evitare che il serpente ti attacchi per primo e ti morda. Nello spazio di un secondo, vide Yuu irrigidirsi e arretrare con la testa fino al muro, ma lui non voleva baciarlo. Davvero, non ancora.
Gli accarezzò delicatamente il viso, sfiorando i capelli neri e, se n’era accorto solo ora, sciolti. Non oppose troppa resistenza, e potè appoggiare la fronte alla sua, appena un paio di centimetri più in basso. Chiuse l’occhio verde, mentre il respiro troppo lento di Yuu gli solleticava la pelle. E lui rubava quei pochi millimetri d’aria che li separavano, stranamente soddisfatto, con un senso d’appagamento che scioglieva la recente tensione nel suo petto.

[I need you here in my life
Don’t walk away, don’t walk away
Don’t walk away, don’t walk away]


Altrettanto lentamente riaprì l’occhio, purtroppo l’unico che poteva posarsi su Yuu, e lo fissò nei suoi castani, tornati più taglienti e simili a quelli che vedeva ogni giorno. Stavano pensando la stessa cosa, ne era certo. Perché gli occhi di Yuu, invece di restare fermi sulla sola iride verde, si spostavano quasi involontariamente sulle sue labbra, e Lavi gustava con piacere l’incertezza che poteva leggeva. Troppo vicine, vero? Troppo vicine, per essere ancora separate. Accorciò la distanza che ancora restava tra la sua bocca e l’altra, trovando finalmente il contatto minimo di cui aveva tanto bisogno.
Un piccolo scatto, e il serrarsi ermetico delle labbra dell’altro, gli fecero capire che non era il momento giusto, con un po’ di ritardo.
Le mani lo spinserò più lontano, decise, finché la distanza delle braccia non fu ristabilita. Lavi lasciò il viso e strinse gentilmente i polsi di Yuu, per nulla intenzionato a lasciarlo scappare.
Mentre cercava di liberarsi dalla sua presa, nemmeno lo guardava.
-Lasciami- sussurrò a denti stretti, la voce troppo bassa e troppo strana, rispetto al solito. Lo ripetè di nuovo, sembrava senza fiato, e cercò di spostarsi di lato perché alle spalle la parete bloccava la sua fuga.
-No, non andare- rispose Lavi, con la voce altrettanto bassa. –Ti prego, non andare. Non puoi andare via- continuava, con sussurri spezzati. -Yuu, non andartene…- mormorò, abbassando lo sguardo sulle mani che stringeva e allo stesso tempo cercava di non stringere troppo. Le sentiva tremare, sia le proprie, che quelle di Yuu.

[Nobody wants to be lonely
Nobody wants to cry]


Lasciò la presa, non appena capì che non sarebbe andato da nessuna parte. Non aveva ma visto i suoi occhi così confusi. E finalmente si chiese anche perché, quella sera, Yuu era così strano, così diverso. Che avesse infine capito che nessuno vuole stare solo? Che nessuno vuole piangere? Nemmeno lui?

[Nobody wants to be lonely
I don’t want to be lonely
Nobody wants to cry
I don’t want to cry]


Teneva ancora le braccia tra loro, come se si volesse proteggere, ma ora erano strette in mezzo ai due corpi. Lavi era riuscito ad abbracciarlo, e anche se Yuu aveva tentanto in un primo momento di allontanarsi, incontrò presto il muro a bloccarlo, e non oppose altra resistenza. Lasciò che una delle mani di Lavi trattenesse la testa, e gli impedisse di sottrarsi al bacio. Ma sapeva che non ce n’era bisogno, voleva solo stringerlo il più possibile, e rubargli l’aria perché gli aprisse le labbra, e lo lasciasse entrare. Perché lui l’aveva capito, l’aveva capito fin da subito, e nessun’altro meritava di insinuarsi all’interno di Yuu.
Perché ora non si dava più dello stupido. Aveva amato, sperato, ed era stato esaudito.
Perché gli esseri umani amano, e rischiano di essere traditi.
Perché gli esseri umani amano, e rischiano di rimanere soli.
Gli esseri umani amano, e peggiorano la sofferenza delle loro ferite.
Sarebbe meglio non amare, no? Sarebbe molto meglio non amare, vero?
Però nessuno vuole rimanere solo. Nessuno vuole piangere.
Nemmeno un piccolo Bookman, vero?

[My body’s longing to hold you
I’m longing to hold you
So bad it hurts inside
It hurts inside
Time is precious and it’s slipping away
And I’ve been waiting for you all of my life]


Non si era aspettato che si gettasse ubbidiente tra le sue braccia, ma fu Yuu a circondargli il collo e a chiederlo più vicino. Fu Yuu a spostare il viso, e offrire il collo ai suoi baci. Fu Yuu a stringerlo e abbracciarlo sempre più forte, nel tentativo di respingere il dolore al cuore, e di dimenticare uno stupido fiore che inghiottiva il suo tempo insufficiente. Non poteva aspettare oltre.

[Nobody wants to be lonely so why?
Why?
Why don’t you let me love you?
Let me love you
Nobody wants to be lonely
Nobody wants to cry
My body’s longing to hold you
So bad it hurts inside...]


“Se è vero che nessuno vuole stare solo, perche non hai lasciato che ti amassi? Se è vero che hai poco tempo, perché l’hai buttato via così? Non voglio restare solo, quindi ti stringerò più forte, fino a farmi male, fino a farci male…”
Prima che la notte finisse, avevano poco tempo. Prima che la notte finisse, i loro vestiti erano già a terra, e il dolore che avrebbero provato sarebbe stato diverso. Perché nessuno vuole stare solo, e gli esseri umani possono provare amore in molti modi.
Più è grande, più soffriranno.



=*=*=*=
Nobody wants to be lonely = Ricky Matin e Christina Aguilera.

Questa è stata un’impresa…
   
 
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