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Autore: Ilovechris    17/07/2013    1 recensioni
Era morto in una camera d’albergo, da solo, non c’era più quel gigante, non c’era più il suo odore, i suoi occhi, la sua voce, no, se n’era andato via, continuava a leggere messaggi di persone che le scrivevano -passerà, tutti ci sono passati-, si ma quando ci passi, non tutti riescono a camminare alla stessa velocità degli altri, non tutti riescono a fingere che tutto vada bene, e poi quando passerà?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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questa storia la devo scrivere perché mi devo sfogare, vorrei gridare, ma non posso, quindi o scrivo o disegno, devo  focalizzare il dolore, la rabbia, ieri sono tornata da una vacanza e appena ho acceso  il pc sono andata sulla pagina di glee e vedo quella foto, quel gigantone e accanto a quel viso sotto il suo nome  una data una d’inizio e una di fine,  tutto inizia e tutto finisce, ma il brutto è che nessuno sa quando finisce, è stato un periodo terribile, ho perso un’amica, poche settimane fa ho ricevuto una telefonata del mio migliore amico e mi ha detto che era morta, non gli ho chiesto il perché, cosa gli era successo, ho semplicemente attaccato il telefono, mi sono rantanata in un angolo della mia stanza e a bassa voce mi sono messa a piangere, con  Cory  ho fatto la stessa cosa, è passato un mese dalla morte della mia amica, ma ancora guardo il telefono sperando in un suo sms, lo so è patetico, ma è così, adesso ho deciso di scrivere questa storia perché come ho scritto sopra io la devo scrivere e poi so che lassù si staranno divertendo, già vedo Cory alla batteria, Kurt Cobain alla chitarra, Amy e Whitney che si acconciano i capelli, M.J. che balla, Jeff buckley( è il mio cantante preferito, scomparso nel 97 per chi non lo conoscesse consiglio vivamente di andare ad ascoltare Hallelujah, soprattutto in questo momento) che canta, Janis e Jimi che fanno il tifo e la mia amica che li guarda incantata da lontano, ciao ragazzi.
 




Giorno, notte, ormai non c’era più differenza  tra l’uno e l’altro, i minuti potevano essere ore, come le ore essere minuti, a lei non interessava, no, non le interessava, non più, gli squilli del telefono, i rumori della vita, le persone che stavano fuori da quell’appartamento,  non sentiva niente, aveva perso il suo migliore amico, il suo fidanzato, il suo collega, aveva perso i suoi migliori ricordi, tutto,  per davvero, non era un copione,  non stavano girando una scena in chissà quale film, ma era la realtà, la vita.

Era morto in una camera d’albergo, da solo, non c’era più quel gigante, non c’era più il suo odore, i suoi occhi, la sua voce, no, se n’era andato via, continuava a leggere messaggi
di persone che le scrivevano  
-passerà, tutti ci sono passati-,
si ma quando ci passi, non tutti riescono a camminare alla stessa velocità degli altri,
non tutti riescono a fingere che tutto vada bene,
e poi quando passerà?,
visto che il dolore che senti è come una bomba esplosa dentro il tuo corpo, che ha spappolato i tuoi organi, i tuoi sentimenti, rendendoti talmente fragile che perfino una foglia potrebbe ferirti,  tu sei immobile, non puoi fare niente, non hai potuto fare niente e questo ti uccide.

Il senso di colpa ti fa annegare, se magari ero li con lui, se l’aiutavo, sei impotente mentre tutto succede, mentre il mondo corre, lei era fuori, quel giorno, con le sue amiche,
molto probabilmente stava ridendo, mentre il cuore del suo fidanzato stava smettendo di  battere, mentre esalava gli ultimi respiri, mentre chiudeva piano gli occhi per non riaprirli mai più, lei era da un’altra parte felice, mentre lui moriva.

L’unica cosa che riusciva a fare era stare ferma, immobile, su quel pavimento, aspettando che il telefono vibrasse facendo apparire sul monitor, il nome di Cory e non di qualcun altro, aspettando che lui l’abbracciasse un’ultima volta, perché per quanto stupido possa essere,
lei non lo ricorda il suo ultimo abbraccio, perché pensava che dopo quell’abbraccio ce ne sarebbero stati altri mille, lei non ricorda nemmeno l’ultimo bacio, nemmeno l’ultima volta che gli aveva detto ti amo, perché pensava che glielo avrebbe detto sempre,  non pensi mai alla fine finchè non ci sei arrivato, pensi all’inizio, la partenza, il divertimento del percorso, la gioia dei traguardi,
ma non pensi a quando tutto è finito, quando le luci si spengono, quando non si è attori, ma persone, no, non si pensa a questo, perché si pensa sempre al meglio, perché si da per scontato che se io
ti do appuntamento al parco dopodomani, tu
dopodomani sarai lì ad aspettarmi al parco, ma non è così quel dopodomani magari non ci sarà, ma nessuno si sofferma a pensarci realmente,
tutti sono lì in quel parco ad aspettare, magari arrabbiati perchè l’amico sta facendo tardi al vostro appuntamento.

Tutti fanno così tanti progetti che riempiono la vita, loro volevano una famiglia, un matrimonio, magari un bambino e adesso  lei era lì con il cuore distrutto, perché per quanto
sai che un giorno starai realmente meglio, sai anche che alla tua anima mancherà sempre un pezzo, perché anche dietro al migliore dei sorrisi si nasconde una lacrima, lei non sarebbe mai più stata la stessa,
nessuno di loro sarebbe stato mai più lo stesso e lei lo sapeva,
mentre le lacrime continuavano imperterrite a cercare nuove scie su quel
volto ormai senza espressione.

Non riusciva nemmeno a trovare la forza di dirlo a voce alta, quando pensava che le lacrime erano finite, subito dopo ricominciavano, era un buco nero, un vortice senza fine,
pensare che non lo avrebbe più rivisto la devastava,
era finito il suo mondo, era finito tutto.
 




Non ho altro da aggiungere, grazie a chi leggerà e scusate gli errori di ortografia, ma queste parole mi vengono dal cuore, non le ho nemmeno rilette, buonanotte a tutti e ricordate che dopo la notte c’è sempre il giorno anche se sembra veramente lontano anni luce.
Un abbraccio.
  
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