Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Lothiriel_Indil    17/07/2013    0 recensioni
Vuoto. Nient’altro aveva provato Watson da quel fatidico giorno, da quando, sconvolto, aveva assistito alla caduta di Sherlock da quell’edificio.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vuoto. Nient’altro aveva provato Watson da quel fatidico giorno, da quando, sconvolto, aveva assistito alla caduta di Sherlock da quell’edificio. Non aveva sentito il suo battito quando, con la folle speranza di trovare ancora un briciolo di vita in lui, aveva appoggiato l’orecchio sul suo petto. Nemmeno un respiro.
Le sue giornate erano tornate monotone e insignificanti, passava il suo tempo a sperare nel suo ritorno.
Solo un pazzo poteva aspettare di veder ricomparire all’improvviso una persona morta. Che avesse perso il senno? Ma dopotutto era proprio da Sherlock fare quel genere di scherzi, fingersi morto e ripresentarsi come se nulla fosse.
Stupido idiota. Aveva voglia di prendere a pugni quel suo bel visetto che mai aveva osato sfiorare.
La sua psicologa gli aveva consigliato di tornare all’appartamento che un tempo condivideva con lui, solo così, secondo il suo punto di vista e la sua dannatissima e inutilissima laurea in psicologia, avrebbe potuto voltare pagina e mettere la parola “fine” a quel periodo pieno di emozioni che mai si sarebbe ripetuto.
Ma ora che si trovava davanti alla porta del 221 B, John, era stato assalito da una gran voglia di di darsela a gambe, il più lontano possibile, non si sentiva in grado di sopportare quel senso di mancanza che l’avrebbe colto una volta superato quell’ostacolo che lo divideva dall’abitazione.

Il suono melodioso e piuttosto scocciante del violino.

Gli spari contro il muro.

Quell’evidente odore di fumo e Sherlock che negava di aver anche solo sfiorato una sigaretta.

Quella noia che spesso e volentieri si impossessava del detective.

I casi improvvisi.
Sherlock…

Watson posò la mano sulla maniglia e, dopo aver preso un respiro profondo, la aprì e chiuse immediatamente gli occhi.
Doveva farlo per forza? Davvero doveva rendersi conto che non avrebbe più avuto a che fare con lui? Che ora Sherlock si trovava sotto il freddo marmo?
“John, hai una mente limitata.”, mormorò immaginando che fosse l’amico a pronunciare queste parole.
Chissà se lo stava vedendo e se si era reso conto della grande sofferenza che gli stava provocando l’esito di quella sfida a cui non aveva voluto rinunciare…

No, lui sapeva che il motivo che l’aveva spinto a suicidarsi andava oltre il semplice gioco in cui l’aveva sfidato Moriarty e di certo non l’aveva fatto perché tutti avevano smesso di credere in lui.
Non tutti. John sapeva che Sherlock non aveva finto una sola volta di essere quel che era, nessuno ne sarebbe stato in grado.
Pian piano riaprì le palpebre e mosse un passo all’interno dell’appartamento.
Nulla era cambiato, tutto era come l’avevano lasciato durante la fuga, a parte la polvere che non faceva che rendere quel posto più malinconico.
“Fa che sia qui…”, sussurrò tra sé scrutando l’abitazione in ogni suo particolare, “Fa che sia vivo!”

Il silenzio regnava sovrano all’interno dell’abitazione e ormai John ne era consapevole: non c’era una sola traccia che rivelasse il passaggio o la presenza di quel detective che fino a qualche tempo prima aveva riempito le sue giornate.

Calde lacrime iniziarono a rigare il suo viso segnato dal dolore degli ultimi tempi.

Nulla sarebbe stato lo stesso. Non gli rimaneva che dare vita a un nuovo John Watson, uno che non aveva avuto a che fare con Sherlock e che mai l’avrebbe visto.
Era impossibile e lo sapeva. Non sarebbe stato in grado di dimenticarsi di lui, quel vuoto non si sarebbe più riempito e, consapevole di questo, avrebbe dovuto continuare a vivere la sua esistenza senza di lui.
Chiudendo nuovamente gli occhi, John, diede le spalle a quello scenario.
Ricordi belli, divertenti, tristi, dolorosi… La mente e il cuore del dottore erano invasi da emozioni che avrebbe voluto cacciare. Un automa, ecco cosa avrebbe voluto essere.
Un passo dopo l’altro si affrettò ad uscire dall’appartamento, sostenuto da quel bastone che ormai gli era diventato indispensabile. Sbattendo la porta iniziò a respirare pesantemente e si portò una mano sul petto nel tentativo di calmarsi.
Non era in grado di mettere la tanto agognata parola “fine” a quel periodo. No, non era ancora arrivato il momento, doveva dargli il tempo di tornare.
“Sciocco.”
Ormai si considerava un folle, forse era stata proprio la vicinanza del detective a renderlo in quel modo. Ma chi altro poteva restare al suo fianco se non un pazzo?
Un lieve sorriso si dipinse sul suo volto.
Ne era convinto, un giorno avrebbe rivisto quello sconsiderato e, dopo averlo picchiato, gli avrebbe impedito di muovere un solo passo lontano da lui.
Non era ancora finita.


  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Lothiriel_Indil