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Autore: SummerRestlessness    17/07/2013    1 recensioni
Dicono che andare in bicicletta è una cosa che, una volta imparata, è impossibile da dimenticare. Chi lo dice non ha mai conosciuto Louis Tomlinson e la sua testardaggine.
Non è che non sia capace.
Louis ha disimparato ad andare in bicicletta il giorno stesso in cui ha imparato a farlo.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella volta in cui Louis (non) ha imparato ad andare in bicicletta

 

«Non ci penso nemmeno a salire su quell'aggeggio mortale a pedali» afferma Louis risoluto, senza però riuscire a spegnere lo sguardo speranzoso di Harry.

Il ragazzo ha tra le mani il manubrio di una bicicletta rossa ruggine in tutti i punti peggiori e sulle labbra un sorriso incoraggiante. Questo fa imbestialire Louis ancora di più: lui non ha bisogno di incoraggiamento. Semplicemente non vuole.

Dicono che andare in bicicletta è una cosa che, una volta imparata, è impossibile da dimenticare. Chi lo dice non ha mai conosciuto Louis Tomlinson e la sua testardaggine.

Non è che non sia capace.

Louis ha disimparato ad andare in bicicletta il giorno stesso in cui ha imparato a farlo.

«Louis» lo ammonisce Harry mettendo il broncio. «Non fare il bambino», dice, e la cosa è davvero ridicola, proprio lui che ha quell’espressione dipinta sulle labbra che dovrebbe essere vietata a chi ha più di cinque anni.

A Louis viene un po’ da ridere ma, «No», fa deciso, sperando che verbalizzare quel rifiuto lo aiuterà a non cedere al verde degli occhi di Harry che si spalancano sempre più su di lui, cercando di intenerirlo inconsapevolmente. Niente di quello che fa Harry è studiato o fatto per raggiungere uno scopo. Harry semplicemente vive, libero e spontaneo.

E Louis pensa che forse non glielo racconterà mai, a Harry, di quella volta in cui ha disimparato ad andare in bicicletta.

 

Probabilmente non gli racconterà di un bambino con gli occhi celesti e furbi e con i capelli castani e lisci tagliati in una specie di caschetto che lo fanno sembrare un po’ un funghetto. Forse non gli racconterà di quella bicicletta rossa con il campanello così lucido che ti ci potevi specchiare che Louis stesso aveva scelto per il suo compleanno. Non gli racconterà di sicuro di suo padre, che aveva promesso di non lasciar andare il sellino e invece poi l'ha fatto. E nemmeno della sensazione orribile di tradimento che ha provato quel bambino non appena ha voltato lo sguardo e ha visto che le mani grandi e sicure di papà non erano più dove avrebbero dovuto essere. Non gli racconterà della caduta immediatamente successiva, delle ginocchia e dei palmi delle mani sbucciati e dei pianti a causa dell'acqua ossigenata che, a detta di mamma, era del tipo che non bruciava, un “guarda, c’è scritto anche qui” detto a un bambino che non sapeva ancora leggere. No, Louis non gli racconterà che qualche giorno dopo suo padre se n'era andato per sempre, e quella sensazione invece non se n'era andata mai più.

Sono così le cose che ti cambiano la vita: semplici, apparentemente prive di senso, a prima vista stupide.

Louis ha giurato che non sarebbe mai più salito su una bicicletta. Questo lo potrebbe dire ad Harry, ma non lo fa. Si limita a guardare alternatamente lui e l'aggeggio e a scuotere la testa con risoluzione.

Ma Harry è bellissimo e ha gli occhi più limpidi che si siano mai visti e scuote i suoi ricci come se fossero campanelli e non smette un secondo di sorridere.

E il cuore di Louis è così pieno di lui che è quasi insopportabile. A volte arriva quasi a odiarlo, perché non è possibile che esista un amore che quasi ti soffoca per quanto è intenso; non è possibile amare ogni gesto, anche quelli più idioti, anche tutte le volte che Harry inciampa nei suoi stessi piedi, o che sbatte la testa da qualche parte, o che si spruzza il succo di un’arancia negli occhi. È insopportabile perché alla fine sa benissimo come finirà.

***

Louis è seduto sul sellino e quasi non tocca a terra con i piedi, è costretto a mantenersi in equilibrio con le punte. Le mani stringono il manubrio così forte che le nocche sono bianche. La mascella contratta stona un po’ con le guance arrossate e l’espressione di terrore che Louis cerca di mascherare ma riappare di tanto in tanto nei suoi occhi. Harry non ha mai avuto così tanta voglia di baciarlo in vita sua.

«Tienilo, ok?» dice Louis tentando di suonare autoritario ma fallendo miseramente. Harry sorride felice e annuisce: «Sì, Lou, non ti preoccupare…» dice calmo, ma un po’ troppo noncurante per i gusti di Louis.

«No, no, no» sbotta il ragazzo allarmato «Non hai capito. Non devi lasciare andare il sellino, assolutamente, per nessun motivo al mondo. Ok?»

Harry non sa cosa pensare, non hai mai visto Louis così preoccupato. Cioè, sì, ma non per cose così futili come il sellino di una bici. E poi, lo sanno tutti che per imparare il trucco è quello: qualcuno ti regge per un po’ e poi ti lascia andare e tu ti accorgi di potercela fare da solo. Gli sembra strano che, in questo, Louis non pensi di potercela fare da solo, lui che è così forte, coraggioso; lui che è la roccia di tutti, lui che salva tutti. Louis è il suo supereroe e gliel’ha detto una volta, dopo aver fatto l’amore, ma lui non l’ha preso sul serio. «Ti ho stordito così tanto, stavolta?» gli ha chiesto ridacchiando. Poi l’ha abbracciato e se n’è dimenticato. Ma Harry no.

E quindi non sa proprio cosa pensare, ma una cosa la sa: Louis non lo tradirà mai.

Perciò annuisce di nuovo, stavolta con aria più seria e rassicurante, e Louis dopo qualche secondo di concentrazione alza i piedi dall’asfalto e li appoggia sui pedali. Rimane fermo ancora un po’, in equilibrio, con Harry che regge praticamente tutto il suo peso. Gli sembra di sentirlo sospirare, prima di iniziare a muovere le gambe.

Louis pedala lentamente in mezzo alla strada deserta e non accenna ad accelerare, mentre Harry lo segue, mani incollate alla parte sotto del sellino. Louis ogni due lente pedalate guarda indietro con la coda dell’occhio, come se avesse una paura folle. Ma Harry è lì. Fanno qualche decina di metri così, in silenzio, l’unico rumore il battito del cuore di Lou nelle sue orecchie e il suo respiro affannoso, nonostante lo sforzo sia minimo.

Harry non lascia andare la presa, mai. Lo segue un po’ stranito, ma sorride, fiero.

Louis prende un po’ di velocità e Harry deve allungare il passo, quasi mettersi a correre, ma le mani rimangono dove sono. Louis ormai si gira indietro solo una volta ogni quattro pedalate.

Poi, all’improvviso, Louis si blocca, salta giù dalla biciletta facendola cadere rovinosamente in mezzo alla strada e butta le braccia al collo di Harry di getto, stringendolo forte a sé.

«Grazie», dice.

«Ma Louis» risponde l’altro, per una volta il più razionale: «Non hai nemmeno pedalato da solo…! Non hai imparato a…»

Louis però non lo sente. «Grazie» gli sussurra tra i capelli.

Sono così le cose che ti cambiano la vita: semplici, apparentemente prive di senso, a prima vista stupide. E Harry è una di queste.

   
 
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