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Autore: Kidrauhl_irises    17/07/2013    3 recensioni
Haley Smith è una diciassettenne dal carattere timido, è una ragazza innocente. Un giorno si ritrova nel bel mezzo di una scommessa che promette ‘amore’: Justin, un ragazzo conosciuto in un bar durante una semplice colazione è rimasto colpito dalla bellezza di Haley, perciò le dirà che per conquistarla avrà bisogno di meno di 10 appuntamenti.
Tratto dalla storia:
“Sai, credevo mi saresti caduta ai piedi con uno schiocco di dita” Ammise sfrontatamente, bevendo poi un sorso d’acqua. “E invece resto fregato.”
“Non immaginavo fossi così sfacciato.” Dissi guardandolo fisso negli occhi. “E continui ad esserlo, perché è evidente che stai cercando di sedurmi con lo sguardo.” Affermai alzando gli occhi al cielo, infastidita dalle sue iridi che mi scrutavano lussuriosamente.
“E ci sto riuscendo?” Chiese, con un ghigno.
A quel punto non resistetti. Le parole del moro mi diedero una spinta, portandomi ad avanzare di scatto verso il ragazzo dagli occhi di miele. Buttai le braccia intorno al suo collo candido immergendomi nel suo profumo inebriante, mentre le mie labbra si posarono sulle sue rosee, assaporandone il dolce sapore. Mi lasciai trasportare dalla passione con cui mi strinse in un forte abbraccio, come se non volesse più lasciarmi andare.
MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 Appuntamenti per farla innamorare.
Capitolo 1.




“Grazie” Dissi, mentre rivolgendo un sorriso cortese ad una delle cameriere mentre afferrai una tazza di cappuccino caldo, ordinato per fare colazione.
E a farmi compagnia, ovviamente,  c’era Justin che mangiava frettolosamente un cornetto. Impaziente di portarmi in chissà quale oscuro luogo, il ragazzo davanti a me divorò immediatamente la sua colazione, per poi con mia sorpresa, pagare il conto. Non era di certo la prima volta che lo faceva, ma in ogni occasione era bello vedere che si offriva di pagare al posto mio, e io apprezzandolo, rimanevo stupita. Questo era il nostro quarto appuntamento, e ad essere sincera, Justin stava cercando di sembrare il più gentile possibile. Anche perché, beh, gli ultimi appuntamenti fin ora, non sono andati a buon fine... tutti e quattro. Nel primo, è venuto a prendermi a casa, poi mi ha portata in uno zoo. Fin lì l’ho trovato carino, già, finché non diede da mangiare a dei pesci dentro un laghetto. Vi chiederete, che c’è di male?
Beh, i pesci apprezzarono così tanto da schizzarmi in faccia dell’acqua, non appena mossa la coda. Ma questo, ovviamente, non è niente in confronto a tutto il vomito che un bambino riversò sulle mie scarpe al secondo appuntamento, al cinema. A quanto pare non era forte di stomaco, tanto da rimettere alla prima scena horror di un film.
La scena horror la vissi io, però, quando andammo in discoteca al terzo appuntamento. A dir la verità quei posti non mi erano mai piaciuti, c’era fumo ovunque, musica che spaccava i timpani e luci spastiche che non vedevano l’ora di entrare nei tuoi occhi come raggi fastidiosi. Ma soprattutto, ciò che m’irritava di più, erano proprio le biondine rincoglionite dall’alcool, che ti rimettono  nuovamente sulle scarpe. Esatto, per la seconda volta, qualcuno vomitò sulle mie scarpe.
Da quel momento Justin cercò di scusarsi, e di sembrare il meglio possibile. Però non capivo, perché la colpa non era stata sua … se non per i pesci. E quindi, non c’era bisogno di sembrare migliore. Oggi vorrebbe portarmi da qualche altra parte, e spero con tutto il cuore che non accada qualche altra catastrofe su di me.
Mentre finii il mio cappuccino posai lo sguardo sul moro, che nel frattempo si era alzato per pagare il conto.  La commessa lo ringraziò con un sorriso, e quando Justin ricambiò, mi accorsi della bellezza che avevano i suoi sorrisi. Lo osservai, scrutandone ogni particolare. Le iridi mielate erano perfette, incastonate su quel viso dai caratteri dolci. I lineamenti erano morbidi, nonostante la mascella, che gli dava l’aria da duro.
Le folte sopracciglia, e le lunghe ciglia, incorniciavano perfettamente il suo viso dalla pelle candida. Era davvero un bel ragazzo, non c’erano dubbi.
Un altro sorriso gli sfuggì di nascosto, quando si girò verso di me e notò che lo stessi fissando. Imbarazzata, abbassai lo sguardo, per poi alzarmi lentamente ed avvicinarmi timidamente al ragazzo.
“Spero veramente che ne valga la pena, Justin” Affermai, mentre il ragazzo mi afferrò la mano, stringendola.
Mi prese alla sprovvista, sorprendendomi pienamente fino farmi venire un rossore improvviso sulle guance. Arrossii maggiormente in viso quando le sue soffici e rosee labbra si posarono dolcemente sul dorso della mia mano, lasciandovi un casto bacio.
“Fidati di me, Haley”  Mi rassicurò avvicinando  il suo viso al mio. Ancora una decina di centimetri e i nostri nasi si potevano sfiorare.
Le uniche parole che uscirono dalla mia bocca furono balbettate, cosa che mi rese leggermente più nervosa perché ai suoi occhi sarei sicuramente apparsa una ragazza molto insicura di se stessa.
O.. Lo ero?
“Io già mi fido di te” dissi, mentre sul mio viso spuntò un sorriso imbarazzato.
“Continua a farlo” Mi regalò un altro sorriso, dandomi tranquillità.  Poi velocemente mi trascinò camminando verso la sua Range Rover nera, così entrammo e ci dirigemmo in un posto, a me oscuro.
“Voglio portarti in un posto speciale” disse fiero di sé, guardandomi di sfuggita dallo specchietto.
“Dove?”chiesi, ricambiando il suo sguardo con uno curioso, e portandomi una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio.
“Non te lo dico” rispose, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada “Lo vedrai tu stessa, siamo quasi arrivati. Sono sicuro che ti piacerà”  Così, anche se la curiosità mi stava mangiando viva, mi fidai delle sue parole e non domandai più nulla fino all’arrivo. L’ampio parcheggio in cui ci fermammo mi era piuttosto familiare, difatti, non appena chiusi lo sportello, spostai lo sguardo sull’enorme edificio davanti a noi e un’insegna grande affissa in cima mi illuminò il viso.
“L’acquario di Miami” sussurrai, lasciando la bocca semiaperta. Sinceramente, tra tutti i posti che c’erano a Miami, non avrei immaginato che proprio qui mi avrebbe portato.
“Immagino tu ci sia già stata” La voce dolce di Justin arrivò alle mie orecchie, improvvisamente. Mi girai verso di lui, annuendo per confermare la sua affermazione.
“Ma gli acquari solitamente non sono chiusi di mattina?” Domandai guardandomi attorno, mentre ci avvicinavamo camminando verso l’entrata.
“Sì, ma non per me” Pronunciò queste parole ammiccando, con un sorriso in faccia.
Prima che potessi aprire bocca per proferire parola il ragazzo mi chiarì ogni dubbio.
“Ho una copia di tutte le chiavi dell’acquario” disse, mentre io subito dopo spalancai gli occhi, chiedendomele dove e come le avesse avute. Justin se ne accorse, così chiarì meglio. “Mio padre è il  proprietario di questo posto” Continuò.
“Oh, è davvero un bel lavoro” affermai sincera “ Ma.. perché siamo qui?” domandai ancora una volta.
Una volta entrati nell’edificio con le copie delle chiavi, seguii Justin per lunghi corridoi azzurri.
“Siamo qui, perché scommetto che non hai mai visto dei pesci da vicino” con un sorriso stampato in faccia, si girò a guardarmi, mentre arrivammo davanti ad una porta grigia.
“Che intendi con ‘da vicino’?”  Non avrei mai dovuto fare quella stupida domanda, anche perché subito dopo me ne pentii.  Lo vidi aprire la porta, e subito entrammo in un enorme magazzino pieno di tute da sub, mangime per pesci, maschere… insomma, tutto ciò che serviva per vedere i pesci, da vicino. Mentre il ragazzo prese in mano delle pinne e due tute nere fine, io agitavo la testa energicamente a destra e sinistra contrariata.
“Non entrerò nell’habitat dei pesci, lasciamoli in pace, ti prego” Quasi lo supplicai, mentre lui ovviamente divertito, rideva.
“Non gli daremo alcun fastidio  ridacchiò, guardandomi mentre fui in preda dall’agitazione. “Nuoteremo solo un po’ con loro”   continuò.
“No, no,  Justin”  alzai le mani muovendole davanti a lui, cercando di fermarlo. “ io.non.so.nuotare.” ammisi, scandendo per  bene parola per parola portandomi una mano sulla fronte, sconsolata.
Un’altra  mano, invece, ovviamente di Justin, si posò sulla mia spalla così alzai lo sguardo cercando conforto nelle sue iridi mielate.  L’unica cosa che trovai fu una maschera sul viso di Justin. Era così buffo che scoppiai improvvisamente in una risata, trattenendomi la pancia dal ridere.
“Sei così carino con quella maschera” Dissi dopo essermi ripresa. Lui aveva una faccia seria, stessa serietà con cui mi passò l’attrezzatura e tutto il resto con cui mi dovevo cambiare, subito dopo. Sconsolata afferrai il tutto, invitando il ragazzo ad uscire fuori.
“Ti aspetto fuori”enunciò.
Mi cambiai in fretta, e uscii lasciando i miei vestiti su uno scaffale all’interno del magazzino.
“Wow, hai un bel fisico Non appena mia vide, il moro mi osservò con occhi lussuriosi. Mi avvicinai a lui.
“Falla finita di guardarmi” Gli diedi un colpetto sul torace “Piuttosto, andiamo a far visita a questi pesci, va” sospirai rumorosamente.
Attraversammo un corridoio piuttosto ambiguo, anche perché i pesci ci fissavano da vicino il vetro, per poi salire una lunghissima scala e ritrovarci in cima all’acquario.
Lui era già pronto ad immergersi, e poco dopo era già sott’acqua. Io, invece, aspettai un attimo, dubitando…
Subito tornò in superficie Justin, che mi guardò teneramente. Mi porse una mano, sorprendendomi con quel suo gesto tanto carino. L’afferrai, accennando un sorriso.
“Baby, tienimi per mano e non lasciarla”
Avvampai per il nomignolo usato, sembrava così dolce.
Lui era dolce.
Feci come mi disse,  gli strinsi la mano e mi trascinò con se sotto. Continuava a tirarmi, ma non con violenza, anzi. Mi trascinava con se, e ogni tanto si girava mostrandomi un sorriso sicuro e sincero. Si girò, prendendomi entrambe le mani. Il suo sguardo si rivolse verso il basso, poi tornò su di me. Voleva dirmi qualcosa, ma essendo sott’acqua  era un po’  complicato. Così mimò con la bocca, e io feci attenzione per afferrare  qualcosa.
“Dobbiamo andare giù, in profondità.” Spalancai gli occhi. Speravo di aver inteso male. La paura e l’ansia si impossessarono improvvisamente di me, facendomi stringere maggiormente la presa sulle mani di Justin. Lui vedendomi preoccupata, cercò di tranquillizzarmi con uno sguardo deciso. Si avvicinò di poco al mio viso, forse per non mettermi timore e insicurezza. Abbassai  comunque lo sguardo, timida. Lasciò la stretta sulla mia mano sinistra, alzandola. Arrivò lentamente vicino la mia guancia, sfiorandola. Scese poco più giù, fino al mento e con dolcezza lo afferrò, incoraggiandomi ad alzare lo sguardo verso di lui. Nuovamente cercò di farmi capire qualcos’altro, muovendo le labbra molto lentamente.
Non fu difficile comprendere le sue parole.
Fidati di me







Ciao! Innanzi tutto vorrei chiedere scusa per l'enorme ritardo..
Poi... Come va? Tutto okay?
Riguardo alla storia: Potete ben vedere che ho deciso di affrettare un po' i tempi, passando subito al quinto. Perché? Volevo rendere la storia più interessante, passando a qualcosa di più... come dire, intrigante (?) 
Comunque, una cosa salta subito all'occhio, se non sbaglio; Haley è più amichevole con Justin, sembrano quasi amici. Cioè, sono amici, però.. non amici amici, capite? Spero abbiate capito. 
Ora, un ultima cosa. Per qualsiasi cosa io sono a vostra disposizione. Se volete farmi domande o altro, contattatemi o scrivete nelle recensioni. (Sempre se qualcuno si degna di farlo.)
Ora vado,
Baci xx

  
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