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Autore: tp naori    18/07/2013    0 recensioni
questa e la storia, di due persone. Divise da ogni circostanza plausibile, sia nel lavoro. Che amici, non hanno niente in comune. Eppure in una grande metropoli, capita anche questo. I luoghi comuni, frequentati solo una volta. possono collegare due persone differenti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il re la colpì.
La dama la ferì.

 

 

 

Lei, pantaloncini corti in Estate. Giacca lunga in inverno. Nulla di strano voi direte, già. Una donna perfettamente normale, di quelle che prendono la metro. Nemmeno vengono notate. Si confondono con il resto, la grande popolazione terrestre.
Quante donne come lei?. Quante? Mi domando. Eppure Lei, era Lei. La mattina, si sveglia sempre in ritardo. Il perfetto tipo, che salta la colazione. Causa ritardo, o rottura dell’immancabile sveglia. Lei nel suo trambusto della sua vita, ha il coraggio di truccarsi, specchiandosi nei finestrini delle auto. In sosta sotto casa sua. La si può vedere, ricercatrice inesperta. Le sue infinite ricerche, chiuse nelle sue cartelle. Troveranno una fine, le sue ricerche?. Se lo chiede Lei, mentre distratta attraversa la strada. I capelli scarmigliati, chiusi, legati in fretta in una coda. Semplice e elegante.
Lui, la quint’essenza dell’adrenalina, da piccolo saliva sulle montagne russe e si divertiva. Lui, perfetto uomo, muscoli e gran coraggio. Impavido davanti ad ogni sfida, lui le supera. Senza paura, senza distinzioni. Impavido eroe senza macchia. Era proprio il suo copro, ha volere questo stile di vita. La sua non è stata una scelta, presa consapevolmente. Oh no, Lui si lanciava e basta. Solo per vedere cosa succedeva poi. E chissà, nel saltare fra una liana e l’altra; in qualche foresta selvaggia hai confini del mondo. Ho mentre si scontra con qualche tribù indigena, Lui sapesse del perche tutto questo. Da dove venisse il suo coraggio ad esempio.
Ed ecco Lei e Lui, la prima acerba, eppure già bella. Il secondo, coraggioso eppure, con tante domande. Lei di risposte le
aveva, Lui dell’avventura sapeva tutto.

Ed il bello di una metropoli e anche questo, tante persone legate da luoghi comuni. Di conseguenza destini incrociati, come fili di lana. Tessono il nostro sistema vitale, il grande cerchio della vita.
L’ascensore arrivò, finalmente. Sbuffando Lei entro, nel loculo elevatore. Premette stanca, abbozzando un sorriso hai suoi collegi. Rivolgendoli delle domande di circostanza, cosi per buona educazione. La sua mano si lascio, depositare sulla piccola sbarra di ferro. Affianco al pannello dei bottoni dei piani, del centro di ricerca dove lavorava.
Dal garage di casa sua, si levo un rombo. La sua fantastica auto, una cupè tutta cavalli. Infiammo l’atmosfera, illuminandoli il giorno.
“buongiorno vecchia mia” disse Lui, salutando la sua auto.
L’amava, come dargli torto. Il tempo di percorrere il vialetto di casa, andando ha bassa velocità. Cosi che il cancello automatico si aprisse del tutto. Il tempo di dischiudere il mondo, Lui accelero alzando un gran polverone. Di puro balzo oltrepasso il cancello. Lui infondo abituato, ad oltrepassare cosi la dogana.
Din don, l’ascensore arrivo. Al piano adibito ha spogliatoio, dove in genere ci si cambiava. Ma in teoria, non si faceva nient’altro che infilarsi un camicie bianco. Il tempo d’arrivare al suo armadietto, che Lei era troppo impegnata. Elencare, risolvere problemi, calcoli difficili per la sua mente. Si chiudeva Lei, nella certezza dei numeri. Nella sua legge, cosi perfetta, senza errori, ne distrazioni sedentarie. Saluto qualche collaboratrice amica, parlo con una di queste. Di quel teorema che tanto l’ha infastidiva.
Passava ha gran velocità caselli, le sue lenti spesse e nere riflettevano l’adrenalina del suo copro indiavolata. Per strada sorpassava, cercando sempre il limite. Sin dove poteva spingersi. Il bel ometto di vent’un anni appena passati. Finche non fu fermato dalla polizia. Sbuffo, rallento il passo, accostando sul ciglio della strada. Attese il poliziotto, scendere dalla sua auto. Avvicinarsi, tenendosi una mano sulla cinta dei pantaloni. Si sporse, il poliziotto oltre la carrozzeria della sua auto.
“patente e libretto” ordino, ben sapendo nell’essere nel giusto.
Il suo laboratorio, pieno di strani boccette, ampolle con strani liquidi messi ha bollire. Attorno ha quel bancone, fogli sparsi, di calcoli e formule. In fondo una lavagna nera, piena di segni in gesso bianco. L’unica fonte di luce, era la lampada al neon sul soffitto. La gioia della scoperta, l’illumino il viso. Sapeva, che l’avrebbe trovata. La formula dei suoi protozoi.
Dopo una bella multa, era libero di andare. Fu circospetto, nel partire normalmente. Come tutti gli altri fanno. Si aggiro per la città, in cerca d’avventura. Fermandosi ha bere un caffè, sulla ventiseiesima. Da Gino, si chiamava la caffetteria. Il buon odore di caffè, lo investi non appena dopo aver parcheggiato. Scese con un balzo, slacciandosi la cintura. Gino l’aspettava,
dietro al bancone.

“cosa ti offro oggi?” domando, solare come sempre.
Le sue collaboratrici le camminavano affianco, Lei non se ne accorgeva. Troppo impegnata su quello che stava facendo. La sua mente, non recepiva segnali dall’estero. Nemmeno quelli lanciati dalla sua amica, non che compagna d’università.
“hey Jenny! Pronto ci sei! Quand’e che ti cerchi un ragazzo. Andiamo sei cosi bella.” esordi la sua amica, sporgendosi verso Lei. Dall’altra parte del bancone Jenny, non disse nulla.
“ok, facciamo cosi. Io la smetto di assillarti, se tu mi giuri che ti trovi un ragazzo. Ci stai?” domando la sua amica, eloquente. Forse anche troppo.
“se dico di si, la smetti di assillarmi?” chiese Lei, Jenny Tudor.
“quand’e che la smetti, cerchi sempre avventura. Ma mai una donna, sul serio Alex. Dovresti provarci, che c’e le donne ti fanno più paura degli scorpioni?!” Gino e il suo classico umorismo, salutarono Lui.
Beveva caffè da una vita, aveva iniziato ha berlo da Gino. Da parecchi anni oramai.  

   
 
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