“Per Ren
 
Ciao MinKi,
Ora, mentre stai leggendo questa lettera, io sarò probabilmente sull’aereo che mi sta portando a casa, lontano dalla Corea. La scorsa notte ho continuato a pensare a tutti voi ragazzi, al tempo che abbiamo passato assieme… Credo voi siate state tutti molto sinceri con me, quindi ora è il momento di dirti quella verità che mi hai chiesto più volte.
 
Mi hai chiesto perché ho paura del buoi. Ecco, quando avevo due anni i miei genitori mi hanno abbandonata in un bosco: io ho corso per ore (non so neanche per quanto) per cercarli. Mi sono fermata solo quando non avevo più forze, ma era troppo stanca e sono svenuta, sono andata in coma.
 
Mi hai chiesto quante lingue conosco: tutte quelle mai esistite. Quando mi sono svegliata dal coma, sapevo parlare tutte le lingue, e all’inizio fu bruttissimo perché nessuno riusciva a capirmi e io le parlavo senza saperlo. Ma sono stata fortunata, qualcuno dell’InterLab mi ha trovata e adottata. Mi hanno cresciuta: mi hanno insegnato tutto quello che so, iniziando dal padroneggiare la mia conoscenza linguistica fino alle arti marziali. Loro mi hanno salvata, hanno fato di me quello che sono ora.
 
Mi hai chiesto come sapevo che Mr. Park era lo stalker, e io ti ho detto che ho riconosciuto il suo metodo. Beh, non era solo per quello: l’uomo che è scappato quella notte era Mr. Park. Lo conoscevo già bene, ecco perché non avevo dubbi. Quando ho fatto la mia prima missione, avevo dieci anni e ero solo un assistente: l’assistente di Mr. Park. Ma lui era pazzo. Lui volevo giocare con me. Mi ha preso come ostaggio per “giocare” assieme. Ma io ero troppo debole per lui, così mi ha insegnato a difendermi, così il “Gioco” sarebbe statoo più divertente. L’ultima volta che l’avevo visto (prima di questa) mi stava insegnando come usare il bastone, e mi aveva rotto le costole e lo sterno. Poi ero svenuta e qualcuno mi aveva salvata, visto che sono qua, ma non mi ricordo chi. Comunque quando mi sono svegliata, il capo avevo già espulso Park dalla compagnia. Ma sembra che non mi avesse dimenticata e che volesse “giocare” con me ancora.
 
Mi hai chiesto se avevo una cotta per manager Song e ti ho detto di sì. Era una bugia: lui è il mio Oppa, mio fratello, il primo amico che ho avuto nella compagnia. La verità è: colui che mi piaceva, e piace, sei tu, ma non potevo dirtelo. La regola n.2 della compagnia è ‘Il mio sangue resterà freddo come il ghiaccio, non mostrerò mai alcuna emozione’. Quando ho realizzato la prima volta che mi ero innamorata di te volevo disobbedire a questa regola. Ma dopo quello che è successo con Mr. Park, ne ho capito l’importanza: a causa della mia stupida vendetta, voi ragazzi siete stati feriti e io non volevo che succedesse. Così ho cambiato idea e me ne sono andata senza dirti nulla. Ma tu meriti di sapere, per lo meno, visto che non ci rivedremo mai più.
 
Mi spiace davvero tanto di aver mentito a tutti voi, ma era per proteggervi. Vi porterò per sempre nel mio cuore.
Vi auguro tutte le migliori cose che desiderate.
Addio!
                                                                                              DeungHae
 
PS. Ti prego di dire ad Aron che, se prova qualcosa per HyeRim, dovrebbe aspettarla: lei ha solo una missione (non più di un anno) da fare e quando sarà libera HyeRim tornerà sicuramente da lui”
 
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DEUNGHAE POV
 
Sono passati  quindici anni da quando ho lasciato i NU’EST. Quel giorno, sull’aereo, ho trasformato il mio cuore in una pietra. Non ho più pensato ai ragazzi così il mio cuore sarebbe rimasto un pezzo di pietra, e il mio sangue è rimasto sempre freddo come il ghiaccio. Ho giurato che non avrei lasciato nessuno fare breccia nel mio cuore fino a che non fossi stata libera. E così ho fatto. Adesso posso di nuovo pensare a loro.
Mentre sto pensando a questo il mio telefono suona: un muovo messaggio: è una foto e sotto c’è scritto “la nuova ragazza di Ren???”. All’improvviso ho sentito una crepa formarsi nel mio cuore. Decisamente, devo mantenere il mio cuore una pietra e il mio sangue freddo come il ghiaccio.
Chiudo gli occhi, prendo un profondo respiro per imprigionare le mie emozioni ancora una volta.
“Ora è meglio che torni a casa” penso. Prendo le mie valige e mi dirigo verso il dormitorio dell’ InterLab, ancora.