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Autore: B Rabbit    18/07/2013    3 recensioni
«Perché “Walker”? Perché non più “D. Campbell”?»
Mana sorrise, irritando maggiormente Cross.
«Per mantenere una promessa fatta a qualcuno»
Silenzio.
«E ti ricordi a chi?»
Ma il ragazzo ignorò la domanda e posò lo sguardo sul davanzale in legno della finestra, dove una strana creaturina dorata scrutava afflitta il panorama oltre il vetro incrinato.
Sembrava alla ricerca di qualcuno.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mana Walker, Neah/Quattordicesimo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«”Non fermarti! Continua a camminare”»
«Sono le parole che Neah ha lasciato a Mana…»
«Neah… combatteva per Mana…»
«E’ un segreto… però. Mi raccomando…»



Walker

Colui che cammina e non si volta mai indietro
Senza però dimenticare







Alzò lo sguardo alla luna opalescente, scrutandone le linee tonde e morbide con gli occhi, quelle due gocce d’oro fuso offuscate dall’ombra della rassegnazione e dall’amara consapevolezza della disfatta.
L’aria gelida della notte gli graffiava le narici, la gola, e percepiva chiaramente le molecole leggere insinuarsi nel suo petto, ghiacciandogli i polmoni.
Osservò in silenzio la nuvoletta che si librò dalle sue labbra screpolate, generata dal suo tenue sospiro.
Espirò ancora, godendo intimamente per quel fumo bianco che plasmava con il suo respiro.
Da bambino si divertiva a crearle, una piccola e semplice perla di gioia infantile.
Strinse l’impugnatura di Clown Crown, deglutendo, insieme alla saliva, la paura.
Avanzò, deciso, senza guardare un’ultima volta la luna.

«Neah!»

Il sottile filo del silenzio si spezzò, e la notte crollò intorno a lui come schegge di porcellana scura.
Sgranò gli occhi e, lentamente, si voltò.
Tutta la sicurezza, tutta la certezza che aveva faticosamente trovato e accatastato dentro il suo essere vacillò, polverizzandosi come sabbia carezzata dal vento estivo.
Solo nel vedere lui.

«Mana…»

Suo fratello inarcò la schiena e posò le mani sulle ginocchia, boccheggiando a causa della corsa.
Sorrise a quella scena, ricordandosi i giorni in cui da piccoli si rincorrevano nel bosco di grano dorato, mentre la loro madre li guardava dalla porta di casa.

«Perché…»
«Va’ via, Mana»
«Perché sei scappato? »

L’aveva quasi gridato, la voce incrinata dalla rabbia acerba che non conosceva ancora bene e dalle lacrime famigliari che rotolarono dai suoi occhi arrossati.
Non si avvicinò, Neah, rimase a guardarlo semplicemente con un sorriso.

«Non possiamo continuare così»

Quella frase minò il fugace equilibrio creatosi dalla loro scelta e sbarrò quel sentiero desolato e buio che avevano scelto di percorrere, pur di rimanere insieme.
Mana alzò il viso, le guance imporporate a causa dell’affanno e del pianto, e guardò il fratello.

«Non possiamo»

Ma lui ora voleva lasciargli la mano.

Continuò ad osservarlo incredulo, Mana, il respiro che lentamente tornava regolare; raddrizzò la schiena e alzò il mento, cercando di dissipare l’agitazione.

«Non dire sciocchezze!»

Neah sbatté le palpebre grigie, meravigliato.
Mana non aveva mai gridato con lui, verso di lui.
E il silenzio tornò per alcuni secondi, smorzato dal respiro del più giovane.

«Andrà tutto bene»

Si guardarono, chi con un sorriso triste, quasi odioso per l’altro, chi con le lacrime a impreziosire gli occhi.

«Come puoi dirmi questo… con quella naturalezza falsa »

Neah sussultò impercettibilmente; nonostante l’avesse nascosta nel profondo, incatenata e imprigionata in una bolla di incoscienza, lontana dal cuore, Mana, suo fratello, scorse la spaventosa disperazione, mutatasi in quell’ombra nei suoi occhi preziosi che lo avevano tradito pur di salvarlo dalla follia.

« Non puoi»

Neah si avvicinò piano verso di lui, i passi che rimbombavano secchi in quel vicolo solitario.

«Mana…»

Avvicinò una mano al volto straziato dal pianto del giovane e catturò col pollice una lacrima, il grigio del polpastrello e la trasparenza della goccia in contrasto.

«Andrò da nostro fratello, dal Conte del Millennio»

Mana sgranò gli occhi, già conscio del finale che presto sarebbe venuto, annunciando la scesa del sipario; calò appena le palpebre, concentrandosi unicamente sul tepore che gli lambiva la guancia con il tentativo di scacciare gli incubi della realtà.

«No, ti prego, non andare…»

Neah lo cullò con delle carezze al viso, sorridendo mestamente ai singhiozzi trattenuti che sconvolgevano il corpo del ragazzo.

«Mana»

Lo chiamò, cercando il suo sguardo, i suoi occhi dolci e innocenti e insicuri.
Il fratello prese l’altra mano di Neah e la portò al petto, stringendola fra le sue, tremanti; schiuse le labbra, dando voce alle sue paure.

«Così morirai…!»

Singhiozzò forte e abbassò il capo, celando gli occhi lucidi e tremolanti dietro le ciocche di capelli.

«Mana…»
«Zitto»

Neah liberò un sospiro tenue e gli prese dolcemente il mento fra l’indice e il pollice, alzandogli il viso rigato.

«Non fermarti! Continua a camminare»

Gli angoli della sua bocca si inarcarono di dolore, e Mana sentì le lacrime bruciargli gli occhi, le ciglia e le guance, marchiandole con le loro scie di cristallo.
Quelle parole sembravano dolorosamente un addio.

«Non andare…»

Neah sorrise e sottrasse lentamente le mani dalla sua debole stretta.
Uno squarcio bianco comparve alle sue spalle, e Mana sgranò gli occhi, il cuore preda degli spasmi rapidi.

«Ti prego!»

Cercò di fermarlo, stringendo fra le dita pallide la stoffa color crema del suo soprabito, ma Neah congiunse le mani con le sue, e abbassandole, affondò il viso fra i suoi lunghi e morbidi capelli, dandogli un tenero bacio di congedo.
Il fratello minore si morse il labbro.
Era l’ultimo, Mana

«Ti prego, no…»

Ma lui indietreggiò e si immerse in quella luce pura e sfolgorante, indossando la maschera del Quattordicesimo.

«Stammi bene»

Cadde in ginocchio, Mana, e guardò con la vista confusa e offuscata il viso del fratello.
Aveva gli occhi lucidi anche lui.

«Arrivederci»

E la scheggia scomparve, frantumata dalle urla strazianti che addolorarono la luna.


«Cosa…?»
Osservò con assoluta tranquillità l’espressione sul viso dell’uomo, lo stupore e l’incredulità sfiorire con velocità, e la mascella contrarsi accompagnando le sopracciglia aggrottate.
«Perché “ Walker”? Perché non più “D. Campbell”?»
Mana sorrise, irritando maggiormente Cross.
«Per mantenere una promessa fatta a qualcuno»
Silenzio.
«E ti ricordi a chi? »
Ma il ragazzo ignorò la domanda e posò lo sguardo sul davanzale in legno della finestra, dove una strana creaturina dorata scrutava afflitta il panorama oltre il vetro incrinato.
Sembrava alla ricerca di qualcuno.
Sorrise e si dimenticò di Cross, allontanandosi dalla camera e uscendo fuori dalla vecchia e modesta casa.
Guardò la neve bianca che copriva il terreno e poi il sole non troppo forte d’inverno.
« Buongiorno »
E, sorridendo, si confuse tra gli alberi.









Yeee, non è a malincuore, argh una Laven!!
Ed è una pucciosissima e diabetica fic - le cavolate piovono sulla tastiera oggi! - sul rapporto fraterno di Mana e Neah!
Gioite, non sono tornata con una Laven! =D
Beh, che dire... noi conosciamo Mana con il cognome "Walker", ma in verità era un "Campbell".
Perché ha cambiato cognome? Per Neah e la sua frase, che poi Mana ha trasmesso ad Allen, che la darà in eredità a suo/a figlia ma lui non li avrà, perché rimarrà con Lavi forevAH
Questa è una mia idea - pazza, come al solito - e interpretazione.
Potete ammazzarmi.
E' venuta così, pensando all'ultimo capitolo, il 218.
Ho un po' di dubbi su questa fic però... boh, non so, non credo che sia carina, ma non mi andava di lasciarla in cantiere.
Buon luglio e agosto a tutti/e voi, e mi raccomando, non fate esplodere la vostra casa o la vostra città.
O il Rimini Comics, soprattutto il Rimini Comics, siccome sabato ci vado.
Fate i bravi.
*ho assunto una dose di succo alla pesca*
Smammo, ciao e grazie a tutti =D
  
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