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Autore: lucifromearth    19/07/2013    3 recensioni
"Ho sempre voluto scrivere, sai?
E non per quei fini eroici e strappalacrime che molti scrittori fingono di prefissarsi...
E nemmeno per la ricchezza e la fama...
Semplicemente per dimostrare che le parole sono vive, indipendenti, anzi, molte volte siamo noi succubi di loro... Le parole sono libere, come il vento, come la sua voce..."
Una vecchia macchina da scrivere.
Un'anima condannata.
A volte macchiarsi le mani con il sangue sembra l'unica soluzione.
In una storia dove la morte e la danza si accompagnano allo stesso tempo.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma chiuse gli occhi, come faceva sempre, del resto, prima dell'inizio di ogni pezzo.

"Schiena dritta, pancia in dentro, petto in fuori, en dehors, ricordatevi di sorridere e... Andate, forza!". La Dubois, puntualmente vestita elegante,
dava le ultime raccomandazioni. Lo spettacolo di fine anno sarebbe dovuto andare bene, non c'era nessuna altra possibilità, dopotutto erano alla Royal Ballet School di Londra, una delle più prestigiose accademie di danza di fama mondiale, e lì non erano certo ammessi errori! Emma di solito non aveva mai parti importanti, come il ruolo della protagonista o giù di lì, però quell'anno il nuovo insegnante di danza di carattere Sergej "... venuto direttamente da madre Russia per insegnare voi tecnica di prodigiosa e profonda danza di carattere..." eccetera, eccetera, aveva deciso che Emma aveva una spiccata potenzialità per quel tipo di danza ed era essenziale per il loro balletto.

Ciò stava a significare che probabilmente se avesse sbagliato qualcosa, qualunque cosa, sarebbe sicuramente diventata carne da macello per quell'odiosa oca invidiosa di Kate, la piccola sfacciatella che oramai da sette anni rubava qualsiasi ruolo centrale al quale Emma avesse potuto aspirare. Ovviamente, quando aveva saputo del"... terribile errore che Sergej aveva fatto scegliendo quella tappetta senza talento..." invece di lei... Be', potete immaginare la scena: Kate che dava di matto e Emma che dietro di lei di piegava in due dalle risate. Non che lei si vantasse di quella parte, ma era terribilmente esilarante vedere la sua peggior nemica umiliata di fronte a lei.

E poi, Emma era sempre stata bravissima nella danza di carattere, solo che nessun insegnante l’aveva mai valorizzata abbastanza. La sua bravura era probabilmente legata al fatto che era molto emotiva e riusciva ad esprimere i suoi sentimenti meglio di chiunque altro, anche per questo era una pessima bugiarda.

Comunque, tornando allo spettacolo, Emma era agitatissima. Pretendeva perfezione assoluta, niente di meno e forse di più. Quando la musica iniziò aprì lentamente gli occhi ed entrò nel palco; guardando tutto il pubblico che aspettava solo lei, ebbe la sensatissima voglia di tornare indietro, ma poi la musica la portò lontano, in un mondo che solo le ballerine conoscono, solo quelle che capiscono qualcosa di danza. Nota dopo nota, si lasciò lentamente trasportare, come se fosse su un’onda. Non si sarebbe nemmeno resa conto di aver finito, se non fosse stato per l’applauso scrosciante del pubblico.

E anche questa è fatta, direi …” pensò mentre tornava a respirare normalmente. Sorrise facendo un semplice inchino e sgusciò dietro le quinte soddisfatta. Maestro Sergej la guardò compiaciuto bisbigliando un “Brava”, Emma ringraziò con un cenno della testa e si infilò nel suo camerino seguita dalle altre ragazze: quello era l’ultimo balletto e finalmente avevano finito.

Uscì dal teatro accompagnata da sua madre. I suoi genitori avevano divorziato quando lei aveva solo quattro anni e suo padre probabilmente non sapeva nemmeno che lei frequentasse l’accademia. A lei in fondo quella situazione non dispiaceva o almeno si era abituata a conviverci.

Ehi, grazie per averci aspettati eh?!” una voce allegra fece voltare Emma. “Scusate! Pensavo foste già andati via!” rispose lei. A parlare era stata Christine, la migliore amica di Emma dal primo anno alla Royal. Erano un duo inseparabile e quell’anno a loro si era aggiunto un altro elemento: Finn aveva sempre frequentato il loro stesso corso ma non si erano mai esageratamente calcolati, se non per vari pezzi a coppie e cose simili.

Quell’anno però durante una partita a calcio nelle ora di ginnastica, Finn si era offerto di insegnare a Emma e Christine qualcosa su quel gioco che per loro era estraneo quanto Marte e si erano così divertite che Finn era subito entrato in confidenza con le due ragazze.

Io e Christine pensavamo di andare a prendere un gelato per festeggiare la fine dell’anno, ti unisci a noi?”. Emma rivolse uno sguardo supplichevole a sua mamma che accettò senza fare troppe storie: ”Ti do la tua copia di chiavi, prendi il pullman e a casa entro le 11, tutto chiaro?”

Emma non l’aveva praticamente neanche provata ad ascoltare, le sapeva a memoria le raccomandazioni di Alice, sua madre.

Prese sottobraccio Finn e Christine e si diressero verso il bar più vicino ridendo e scherzando come solo tre giovani di diciassette anni sanno fare.”
Quest’anno classico è andato bene, non credete?” Finn era il più bravo tra i ragazzi e la Dubios impazziva per lui. Ci credevano che era andata bene! “No!”risposero all’unisono le ragazze, “è a te che va sempre bene! Qualsiasi cosa tu faccia hai la Dubois che ti copre!- continuò Emma - è matematicamente impossibile che a te vada male classico!” “Ed è matematicamente impossibile che tu ne capisca qualcosa di matematica!” ribatté Finn che era diventato rosso fino all’attaccatura dei capelli.

Emma e Finn continuarono ad insultarsi per un buon quarto d’ora, fin quando Christine scoppiò in una risata fragorosa, seguita dagli altri. Vedere quei due lanciarsi frecciatine era qualcosa di meglio di un film comico: avevano una fantasia infinita, se dicevano di tutti i colori e il bello era che si divertivano!

Chiacchierarono un altro po’ quando ad un tratto Finn si bloccò, si sistemò il ciuffo perennemente davanti agli occhi e rivolgendosi alle ragazze chiese:” Come sto?”. “Come un perfetto idiota!” Fu la dolcissima risposta di Christine. “Sapete di essere totalmente inutili, vero? Comunque io devo andare, ci si vede agli esami!” Finnsi allontanò visibilmente agitato. Emma e Christine si guardarono e poi si voltarono per capire l’oggetto dell’agitazione del loro amico. Quando lo videro chiacchierare con una ragazza di un tavolo poco lontano dal loro e allontanarsi con lei mano nella mano, gli lanciarono lo sguardo più offeso e assassino che avessero mai potuto fare: quell’idiota si era fidanzato e non aveva detto niente a loro?! Alle sue migliori amiche?! “Appena lo rivedo lo uccido!” erano furiose, ma allo stesso tempo felici che il loro piccolo Finn si fosse trovato una ragazza.

Rimasero un altro po’ al bar finché, troppo stanche per dire anche una sola altra parola, decisero di tornare a casa. Abitavano in due zone diverse di Londra, perciò, come tutte le volte che tornavano a casa insieme, presero un pullman che passava per quasi tutta la città. In questo modo, non solo facevano il tragitto insieme, ma si guardavano anche un po’ intorno per ammirare la splendida capitale inglese che, anche vivendo lì per trenta o quarant’anni, riserva sempre qualche vicoletto nascosto o qualche piazza che non avevi mai notato.

Christine abitava a Piccadilly Circus una delle zone più belle e movimentate di Londra, mentre Emma e sua madre vivevano in una zona ben lontana dall’idea delle belle casette londinesi, era totalmente il contrario! Infatti la loro casa si trovava nel quartiere industriale della città, poiché Alice lavorava lì da ben quindici anni ormai. Emma odiava la sua casa. Era troppo grigia e triste e piena di cose terribilmente noiose. Anche per questo si era totalmente gettata sulla danza. Soprattutto quando era più piccola e sua madre lavorava moltissimo, spesso si ritrovava a subire le sue sfuriate o a lavorare lei stessa in casa, molto più di quanto una normale bambina di dieci anni dovrebbe fare, proprio per il fatto che Evanna passava la maggior parte del suo tempo fuori casa. Emma finiva quasi per essere più stanca di sua mamma e lei, che non era cieca, se ne accorse, anche se un po’ in ritardo. Notando che la piccola Emma, da quando aveva iniziato a camminare, si divertiva spesso a ballare un po’ maldestramente ma con molto impegno, un giorno la portò a fare una lezione di prova. Fu un successo clamoroso! Emma impazziva per quello sport, che tanto insisteva a chiamare arte, e anche la maestra era più che convinta che la bambina avesse un magnifico talento! Così, dopo un anno di lezioni in quella piccola scuola, l’insegnante fece alla sua ballerina prediletta una proposta che lei non avrebbe mai rifiutato: Emma sarebbe potuta entrare alla Royal Ballet School, certo avrebbe dovuto affrontare un piccolo esame ma la maestra era sicura che lei l’avrebbe passato senza problemi, come infatti accadde. L’entrata all’Accademia fu un fatto positivo non solo per Emma, ma anche per sua madre che non doveva preoccuparsi per la figlia che passava praticamente tutto l’anno in quella scuola, cosicché quando la rivedeva trascorrevano molto tempo insieme senza litigi o qualsiasi altro tipo di tristezza.

Insomma, sette anni dopo quel giorno, Emma era ancora pazzamente innamorata della danza come il primo e, come tutte le ballerine, sognava di diventare un étoil e di fare quel lavoro per sempre. Ovviamente sapeva di tutti gli ostacoli che avrebbe dovuto affrontare, del fatto che normalmente una ballerina fa la fame, dato che non ha un vero e proprio stipendio, che molte sono considerate frivole e inutili, poiché molta gente non dà a quella meravigliosa arte che è la danza, l’importanza che in realtà merita.

Di tutto questo non le importava nulla. Lei viveva per danzare. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Niente e nessuno le avrebbe impedito di seguire e di raggiungere il suo sogno.

Emma si gettò sul letto. Sua madre già dormiva da un pezzo ma lei non aveva sonno, così cominciò a pensare. Vi è mai capitato di passare la notte a guardare il soffitto? A lei capitava molto spesso e anche quella, sembrava una di quelle notti in cui il sonno sembrava molto lontano dalla sua porta. Così chiuse gli occhi e il suo pensiero volò al giorno dell’esame all’Accademia, allo sguardo severo dell’insegnante, a quello inquisitorio delle altre ragazze, alle istruzioni degli esercizi alla sbarra, il ritorno a casa soddisfatta, l’attesa di quella maledetta lettera di risposta che sembrava non arrivare mai, quella mattina (le sembrava fosse un martedì) quando il postino portò un telegramma “per la signorina Emma May” seguito da un occhiolino divertito, le mani che le tremavano mentre l’apriva e poi la fatidica frase “… è stata ammessa alla Royal ballet School per l’impegno e la passione dimostrati durante l’esame di ammissione…”

Le sembrava fosse successo così poco tempo prima, eppure erano passati ben sette lunghi anni! Presto ci sarebbero stati gli esami per entrare all’ultimo anno e lei era convintissima di riuscire passarli senza difficoltà.

Senza neanche accorgersene, si addormentò. Forse il sonno non si era completamente dimenticato di lei, dopotutto …

È per questo che sono nata … Ne sono più che sicura …” disse con un sospiro appena prima di chiudere gli occhi.


N.D.A
Salve a tutti! Questa è la mia prima Fan Fiction e perciò vi chiedo un po' di comprensione, però accetto le cririche, tutte quelle che volete!
Comunque ecco il primo capitolo! Sperio vi piaccia!!


 

  
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