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Autore: Bitter_sweet    19/07/2013    3 recensioni
Tornare nel luogo che una volta chiamavamo casa.
Paola torna a Città della Pieve dopo sei anni in veste di Brigadiere e con una sorpresa, Matteo.
Una seconda possibilità? O forse solo la chiusura con un passato a cui non è stata mai scritta la parola fine.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non ci sono scuse, sono essenzialmente pessima. Lo so.

Vi lascio al capitolo, il resto sotto come sempre….dico solo: ragazzi/e, sempre avvisare quando si decide di invitare qualcuno a casa ;)

 

 

 

“Il fato ti dà sempre due possibilità”, aveva detto una volta George .
“Quella che dovresti scegliere, e quella che scegli”.

[SHANTARAM -  Gregory David  Roberts]

 

Tomorrow

 

 

*Capitolo VIII. Seconda possibilità (parte I)*

 

“Si può sapere cos’ha Andrè?”

Leo sospirò pesantemente alla domanda di Carlo. Andrea nelle ultime tre settimane era strano, perso sempre nei suoi pensieri e distratto. Anche quel giorno lo avevano più di una volta dovuto chiamare e rispiegargli le cose. Il Maresciallo Capello aveva provato a dirgli di prendersi un paio di giorni di licenza, ma inutilmente, Andrea aveva scosso il capo rifiutando la gentile offerta.

Era un comportamento nuovo, e nessuno di loro sapeva spiegarsi cosa avesse scatenato tale reazione.

Ma il Maresciallo Ferri non era l’unica persona strana in quelle settimane. Paola in quei giorni era silenziosa e se non era di turno in caserma, usciva sempre più spesso con il piccolo Matteo e molte volte proprio con Alessandra, la quale invece sembrava la felicità in persona, come se fosse la mattina di natale ed avesse ricevuto il regalo più ambito.

Forse avevano litigato, aveva pensato in un primo momento Leo. Paola non era più di turno con Andrea e quando capitava che si trovassero nella stessa stanza, l’aveva vista abbassare lo sguardo colpevole.

“Non ne ho la più pallida idea Carlo.” Borbottò di rimando per poi zittirsi di colpo.

Si scambiarono l’ennesima occhiata perplessa della giornata mentre Andrea rientrava nell’ufficio comune, prendeva un foglio e riusciva scontrandosi quasi contro Luigi che stava entrando.

Leo sospirò ancora mentre Luigi lo raggiungeva con sguardo perplesso.

“Ah Luigi, non te pare che Andrè abbia la testa altrove?” Gli chiese Carlo non appena li ebbe raggiunti. “Insomma, parla poco, si dimentica le cose.” Snocciolò velocemente.

“Prosperi.” Lo rimproverò quello, ma aveva anche lui notato lo strano comportamento dell’amico.

Embè, che c’è?” Si difese quello. “So preoccupato.”

Lo era anche Luigi, e dovette dare ragione a Carlo. Aveva provato più volte a parlare con Andrea, ma tutto quello che aveva ricevuto in risposta erano state delle frasi evasive. Aveva come l’impressione che fosse accaduto qualcosa quella sera dell’improvvisata di Paola a casa sua, ma Andrea non aveva detto nulla e a Paola non aveva chiesto.

Alessandra gli aveva fatto capire che non doveva farle pressioni e lui, oltre a chiederle la mattina successiva come stava, non aveva fatto domande, rincuorato anche dal sorriso sereno che lei gli aveva rivolto.

Era all’oscuro, ma era certo che le due avessero parlato a lungo quella notte.

“Prosperi, vai con la Sepi da Carletti.” Il Maresciallo Capello era sbucato  dal nulla per poi scomparire senza aspettare risposta.

“Che fretta.” Borbottò Prosperi uscendo per raggiungere la Sepi.

“Leo, hai parlato con Paola in questi giorni?” Domandò Luigi non appena rimasero soli in ufficio.

“No.” Scosse il capo Leo. “Praticamente Paola è quasi sempre con Alessandra.” Gli fece notare, ma era certo che anche lui se ne fosse accorto. “Perché, è successo qualcosa?” Chiese preoccupato.

“Non lo so.” Rispose sincero Luigi scuotendo il capo.

Anche lui aveva notato quell’improvviso avvicinamento delle due donne. Non che prima non andassero d’accordo, ma in quelle ultime settimane le aveva viste più unite e complici, come se qualche evento le avesse unite. Ma non sapeva cosa fosse accaduto e Alessandra era una tomba in merito. Anche se lo aveva rassicurato, assicurandogli che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Già il fatto che non avesse ucciso suo fratello era una buona cosa, ma Luigi rimaneva comunque preoccupato.

“Dove vai?” Gli chiese Leo vedendolo uscire.

“A cercare di capire cosa ha Andrea.” Borbottò di rimando uscendo dall’ufficio comune alla ricerca di Andrea.

Fu semplice per Luigi trovarlo, nell’ultimo periodo si trovava sempre lì durante le ore di servizio. Si chiuse la porta dell’archivio alle spalle cercando di non fare rumore, ma anche il lieve clic dello scatto della serratura bastò ad attirare l’attenzione di Andrea che sorpreso, si voltò di scatto verso di lui con uno sguardo allarmato per poi riportarlo sui documenti sparsi sul tavolo dopo aver appurato chi fosse.

A Luigi non passò inosservato quella reazione.

Prese posto sulla sedia libera, dal lato opposto a quello su cui era seduto Ferri, in assoluto silenzio. Non sapeva come iniziare il discorso che si era preparato mentalmente negli ultimi giorni. Conosceva abbastanza Andrea da sapere che solo con una parola poteva ritrovarsi ad affrontare un’impresa impossibile e non aveva alcuna intenzione di litigare con lui.

“Cosa vuoi Luigi?”

Luigi sorrise a quella domanda. Poi sospirò pesantemente cercando di riordinare i pensieri. Era svanito, tutto il discorso che si era preparato ora non aveva senso, gli sembrava un discorso vuoto, privo di senso e le parole che aveva preparato ora sembravano suonare come un’accusa nei suoi confronti.

Rischiava solo di incasinare ancora di più quella situazione che sembrava così delicata.

“Sto bene Luigi.” Fu di nuovo Andrea a parlare togliendo dall’imbarazzo l’amico. Posò i fogli cercando di abbozzare un sorriso convincente. Non ottenne però il risultato sperato. “Devo solo…metabolizzare.”

Metabolizzare?

Ora Luigi era, se possibile, ancora più confuso di prima. Tutte le rassicurazioni da parte di Alessandra ora avevano ancora meno senso. Aveva un vuoto in testa e la sentiva pesante. Di una cosa doveva esserne certo, qualsiasi cosa fosse accaduto tra Paola ed Andrea doveva essere stata importante, di dimensioni atomiche, pensò.

“Metabolizzare.” Ripeté lentamente Luigi più a se stesso che ad Andrea.

“Già.”

Si guardarono negli occhi e Luigi poté finalmente scorgere il turbamento che Andrea provava da tre settimane. Lui stesso rimase turbato da quello che riusciva a leggere in quegli occhi verdi su cui ora sembrava sceso un velo di malinconia misto a consapevolezza.

“Luigi sto bene, davvero.” Tentò di rincuorarlo Andrea sforzandosi un po’ di più e riuscendo questa volta a sfoggiare un sorriso convincente.

“Vieni a cena da noi Andrea.” Gli uscì spontanea quella frase. Ma si accorse che probabilmente quella fosse la cosa migliore che potesse dirgli.

“Luigi…”

“Hai bisogno di staccare un attimo la spina.” Bloccò sul nascere la sua protesta. “Un paio d’ore solo. Vieni da me e Ale, ti rilassi un po’ e poi magari…” Si bloccò un po’ incerto su cosa dire e a dire il vero non aveva la più pallida idea di cosa dirgli.

“Non voglio intromissioni però.” Mise le mani avanti Andrea.

Luigi sorrise sapendo bene a che genere di intromissioni Andrea si riferisse. Alessandra e la sua innata propensione ad intromettersi nella vita privata del fratello.

“Ok. Stasera alle otto. Sii puntuale.” Lo redarguì scherzosamente mentre si alzava.

 

 

***

 

 

“Cos’hai fatto?” Luigi sbattè perplesso le palpebre a quella domanda.

Non riusciva a capire la reazione di Alessandra, gli sembrava esagerata e totalmente fuori luogo.

“Ho invitato tuo fratello a cena.” Replicò semplicemente.

Non trovava nulla di sbagliato nella sua affermazione. Altre volte era capitato che invitasse Andrea a cena senza avvertire Alessandra e mai, fino a quel momento, aveva ricevuto un simile trattamento. Dove ho sbagliato? Si chiese.

“Ok, va bene. A tutto c’è rimedio.” Borbottò scuotendo la testa Alessandra sotto gli occhi di un Luigi ancora più perplesso. “A che ora hai detto che arriva?”

“Alle otto.” Mugugnò seguendola lungo tutta la casa. “Ma si può sapere che cosa c’è?” Sbottò frustrato ad un certo punto bloccandosi in mezzo al corridoio.

“C’è che stasera avevo invitato Paola a cena.” Rispose di rimando Ale senza nemmeno voltarsi a guardarlo e proseguendo spedita.

Ecco qual’è il problema si disse Luigi alzando gli occhi al cielo e maledicendosi mentalmente per quell’iniziativa. Sospirando riprese a seguire Ale fino a ritrovarsi in cucina, dove la tavola era già apparecchiata per tre persone.

“E Matteo?” Domandò perplesso.

“Da Romanò.” Fu la risposta secca che gli diede.

“Che si fa ora?” Chiese sorvolando sulla risposta appena ricevuta.

La risposta, di certo acida, da parte di Alessandra fu bloccata dal suono del cellulare di Luigi. Sotto il suo sguardo di fuoco Luigi lesse lentamente cercando di guadagnare un po’ di tempo e guardando contemporaneamente l’ora accorgendosi che ormai era troppo tardi per disdire qualsiasi cosa.

“Andrea sta arrivando.” Mugugnò rimettendo il cellulare in tasca. “Spiegami perché non possiamo fare la cena lo stesso.” Sbottò ancora.

“È più complicato di quanto tu possa credere Luigi.” Sospirò pesantemente Alessandra passandosi una mano sul volto.

“Quanto complicato?” Replicò sospettoso Luigi incrociando le braccia al petto.

Dallo sguardo basso di Alessandra capì che forse era davvero più complicato di quanto loro pensassero. Però, le cose non tornavano in ogni caso. Andrea e Paola non erano i soliti, né quando andavano d’accordo, né quando erano in tensione, era una situazione nuova quella.

“Ale, cosa è successo?” Le chiese gentilmente avvicinandosi e prendendole le mani. La vide mordersi il labbro e sospirò mentre lentamente la sua mente finalmente riusciva a collegare tutto.

I loro comportamenti delle ultime settimane, il non voler parlare di Andrea da parte di Paola agli inizi, e soprattutto il comportamento diverso di Alessandra dopo la visita notturna di Paola di tre settimane prima. Chiuse gli occhi mentre finalmente capiva anche il motivo di quella visita.

“È una decisione di Paola, deve essere lei a parlare.” Gli disse dolcemente Alessandra stringendo la presa attorno alle sue mani.

“Allora vediamo di sfruttare questa situazione incasinata.” Replicò Luigi sorridendole. “A che ora deve arrivare Paola?”

“Alle otto e mezza.” Rispose scrutandolo. “Lo sai che qualunque cosa tu abbia in mente rischiamo solo di far complicare ancora di più le cose.” Lo redarguì, ma Luigi le sorrise stringendosi nelle spalle.

“Noi diamo loro la possibilità di incontrarsi in terreno neutro. Andrea sta metabolizzando.” La informò ripetendole quanto Andrea gli aveva detto. “Io credo però che si stia semplicemente incolpando. Se continua così non parleranno mai e le cose non si sistemeranno da sole.”

Alessandra annuì ancora un po’ perplessa. Aveva promesso che non si sarebbe impicciata in tutta quella storia e così aveva fatto. Non aveva mai detto nulla ad Andrea, lasciandogli così il tempo necessario perché potesse assimilare quella notizia, ma Luigi aveva ragione.

Se avessero lasciato ancora suo fratello a rimuginare avrebbe potuto anche prendere decisioni stupide. Conoscendolo si stava creando tutta una serie di domande totalmente stupide ed inutili.

“Credi che potrebbe funzionare?” Chiese ben sapendo però che quella al momento poteva essere la soluzione migliore.

“Proviamo, al massimo se ne andranno.” Cercò di buttarla sul ridere, ma non era semplice tutta la questione. Correvano il rischio di peggiorare le cose tra quei due e di litigare anche loro.

Il campanello suonò.

Alessandra guardò l’orologio che segnava le otto e un quarto passate. Sorrise ironicamente scuotendo il capo senza alcun dubbio su chi fosse. Suo fratello aveva l’insana abitudine ad arrivare sempre in ritardo. Ma forse quella volta poteva giocare a loro favore.

“Ciao.” Lo salutò allegramente facendolo entrare.

“Ciao Ale, Luigi.” Li salutò con calma Andrea togliendosi giubbino e sciarpa ed attaccandoli all’attaccapanni vicino alla porta. “Scusate il ritardo ma sono venuto a piedi.” Si scusò mentre seguiva Luigi fino in soggiorno.

“Non ti preoccupare Andrea, tanto ormai siamo abituati ai tuoi ritardi.” Lo canzonò divertita sua sorella strappando così un sorriso ad Andrea. “Sei fortunato, non è ancora pronto.”

Luigi la scrutò attentamente riconoscendo poi quel brillio particolare nei suoi occhi. Si era già studiata un piano ne era sicuro, sperava solo che andasse tutto bene. Guardò l’orologio accorgendosi che ormai avevano pochi minuti prima che arrivasse anche Paola. “Vado a prendere il vino.” Li informò guardando Alessandra che annuì soddisfatta.

“Tu vai a lavarti le mani.” Ordinò senza mezzi termini lei dopo aver sentito la porta d’ingresso chiudersi. “Cinque minuti e si mangia.”

“Comandi.” Rispose di rimando Andrea dirigendosi verso il bagno scuotendo il capo.

Aspettò qualche secondo, poi prese la giacca e la sciarpa mentre il suo cellulare squillava. Lesse il messaggio mentre si vestiva poi aprì la porta nello stesso istante in cui Paola si apprestava a bussare.

“Ciao.” Esclamò fingendo sorpresa. “Entra, entra.” La invitò poi. “Io vado a prendere una cosa in garage. Tu mettiti pure comoda, due minuti e torno.”

Paola guardò perplessa in direzione della porta dove Alessandra era sparita, poi scosse la testa divertita liberandosi della giacca che indossava. Sbirciò in cucina in cerca di Luigi ma non c’era. Sentì qualcuno muoversi in direzione del bagno, probabilmente Luigi si stava preparando.

Alessandra doveva averlo avvisato all’ultimo minuto. Luigi aveva finito il turno assieme a lei ma non era riuscita a parlargli.

Forse avrebbe fatto meglio a rinviare l’invito, ma Matteo rimaneva a dormire da Romanò e non aveva voglia di rinchiudersi in camera per tutta la sera. Poi Alessandra aveva insistito così tanto che alla fine aveva accettato esasperata, ma anche divertita, da tanta insistenza. Di certo, una serata tra amici le avrebbe solo fatto bene, aveva bisogno di staccare un poco la spina. Il lavoro era diventato pesante in quell’ultimo periodo.

Andò in soggiorno, tanto Ale sarebbe tornata a breve e le aveva praticamente ordinato di mettersi comoda. Curiosò tra le foto esposte sul mobile che torreggiava al centro della stanza. Una in particolare attirò la sua attenzione, era l’unica a non trovarsi all’interno di una cornice e mostrava il lato bianco e non il soggetto. La girò lentamente fino a scoprire chi fosse ritratto. Due giovani Andrea e Alessandra facevano bella mostra.

Sorrise tristemente nel vedere Andrea così piccolo. Ora riusciva a capire perché Alessandra fosse così sicura che Matteo fosse suo nipote, era la fotocopia di Andrea, solo coi capelli più scuri.

Il rumore della porta del bagno che si apriva la fece tornare coi piedi per terra. Ripose la foto al proprio posto lasciando però questa volta che i due soggetti fossero ben visibili.

Non sapeva se Alessandra l’avesse mostrata a Luigi, le aveva promesso il suo totale ed assoluto silenzio anche se poteva immaginare quanto le costasse mantenere quella promessa e quanto, soprattutto, le costasse non dirlo a Luigi. Magari quella sera sarebbe riuscita a dirglielo, sapeva che poteva contare su di lui.

“Ciao Luigi. Mi dispiace fare l’intrusa stasera ma Ale ha insistito.” Si voltò con un sorriso ma rimase spiazzata quando al posto di Luigi si trovò davanti Andrea.

Quella era la prima volta, dopo quella sera in cucina in caserma, che si trovavano in una stanza da soli. Paola aveva sempre cercato di evitarlo per una sorta di timore che nutriva nei suoi confronti. Quella chiacchierata con Alessandra le aveva aperto gli occhi facendole capire quanto stupida fosse stata sei anni prima.

Chiuse gli occhi mentre le tornava alla mente la reazione di lui.

Se solo avesse avuto il coraggio di chiamarlo quando aveva scoperto di essere incinta di Matteo. Forse ora non si sarebbe trovata in quella situazione, forse le cose sarebbero andate diversamente e si sarebbe risparmiata tutta quella tensione che le irrigidiva i nervi.

Avrebbe dovuto parlargli, spiegargli i suoi motivi.

Si sarebbe di certo tolta quel peso che sentiva gravarle addosso, ma aveva paura. Aveva paura di come lui potesse reagire ed era stanca di tutta quella situazione.

“Mi dispiace.” Balbettò prima di voltargli le spalle ed incamminarsi, quasi correndo, verso il corridoio per raggiungere la porta d’ingresso.

 

 

 

***

 

 

Angolino di Bitter:

 

 

Uhm, sì….mi prostro in ginocchio e imploro perdono!!!!!

Pessima come sono, dovrei fare ammenda, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento.

Poche parole a riguardo.

Io non credo nelle coincidenze, ma nemmeno nel destino. Però credo che tutto abbia uno scopo e che la strada giusta da percorrere prima o poi la imbocchiamo. Che poi ci siano grandi problemi prima di incamminarci, o mentre la percorriamo, bhè, la vita è strana.

Karma?

No, semplicemente c’è qualcuno lì in alto che si diverte a farci dannare.

In questo caso, Ale e Luigi, accidenti a loro, ne combinano una delle loro. Che succederà???

 

Vorrei darvi una data per quando posterò la seconda parte del capitolo, ma non rispetterò il tempo. Ma giuro, giurin, giurello, che posterò il prima possibile!

 

   
 
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