Film > La sposa cadavere
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Autore: Elelovett    20/07/2013    0 recensioni
Bonejangles fece roteare l’occhio nell’altra orbita esclamando:
- Ottima idea! Questa sarà la Giornata del Racconto! Ognuno di noi racconterà la sua esperienza, come e perché è arrivato qui! Che ne dite?-
Ci fu un coro generale di "fantastico", e vedendoli tutti ansiosi di raccontare mi incuriosii e non mi sentii più in imbarazzo per essere il nuovo arrivato. Qualcosa mi diceva che le storie che mi apprestavo ad ascoltare sarebbero state molto interessanti. E chissà, forse alla fine avrei trovato il coraggio di raccontare la mia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Finito il racconto rimasi a fissarla senza parole, e in generale era calato il silenzio tra noi. Tutte le storie che avevo sentito erano tristi, ma non come questa. Questa mi aveva veramente straziato il cuore...Una ragazza così bella e così giovane, chi aveva osato metterle le mani addosso? Sebbene fossi morto sentii il gelo nelle ossa. Fu Bonejangles come al solito a rompere il silenzio:
- Beh, che vi avevo detto? Roba forte!
- Un giorno arriverà qualcuno mia cara!- disse dolcemente la signora Plum appoggiando una mano sulla spalla di Emily.
La sposa sorrise malinconicamente, e provai tanta compassione che dissi:
- Spero che quell'uomo orribile abbia avuto ciò che si meritava!
La ragazza sospirò.
- Questo davvero non lo so.
A quel punto Paul chiese:
- Bene, a chi tocca adesso?
Ethel, la donna con l'elegante cappello e la pelle in stato avanzato di decomposizione, prese la parola:
- Racconterò io.
 
Vivevo felicemente con mio marito e non desideravo altro. Lo amavo moltissimo e ce la cavavamo come potevamo, sapete, faceva il droghiere. Da tempo volevamo dei figli ma a quanto pare non ci erano stati concessi, e quello era l'unico particolare che avrebbe reso la nostra vita davvero perfetta. Ci dicevamo felici, ma speravamo sempre che un giorno avremmo avuto un pargoletto di cui prenderci cura. I medici che avevamo consultato ci avevano detto che non tutte le speranze erano perdute.
Un giorno venimmo a sapere che c'era una fiera fuori città, una di quelle fiere che si spostano da un paese all'altro, con fenomeni da baraccone, zingari, animali esotici e maghi...Queste cose mi hanno sempre affascinata, così proposi a mio marito di andare, ci saremmo divertiti di sicuro. Arrivati rimanemmo di stucco di fronte ai tendoni variopinti, agli uomini che sputavano fuoco o camminavano su letti di aghi, donne barbute, animali mai visti, uomini forzuti...Ad un tratto vidi un tendone viola, su cui era appeso un cartello che recitava "Madama Oleòn, il futuro nel palmo della vostra mano". Era una zingara veggente!

- Tesoro, hai visto?- chiesi eccitata.
- Sì, ma non crederai veramente che...
- Oh, ti scongiuro, proviamo! Sarà divertente vedere cosa mi riserva il futuro!
- Ethel, non credo che sia una buona idea gettare via i soldi in...
Ma mi ero già catapultata nella tenda. All'interno era quasi tutto buio, solo due candele illuminavano il tavolo al quale era seduta una zingara corpulenta, dagli occhi verdissimi. Di fronte a sé aveva una palla di cristallo e stava canticchiando una strana melodia.
- Oh, una bella signora!- disse con strano accento invitando a sedermi di fronte a lei.
Mio marito rimase in piedi alle mie spalle mentre mi accomodavo e dicevo allegra:
- Leggete la mano? Vorrei tanto conoscere il mio futuro!
La zingara rispose mettendo via la sfera di cristallo per permettermi di porgerle il palmo:
- Certo, posso leggere il vostro futuro nella vostra mano...Tutto è già stato scritto, sapete?
Fremetti eccitata lanciando un'occhiata a mio marito, che scettico fissava la scena. La zingara percorse le linee del palmo della mia mano osservandole attentamente, poi chiuse gli occhi e mormorò ancora quella cantilena. Infine parlò:
- Vedo...Un negozio...Una drogheria...Gli affari andranno bene.
- Che bello, hai sentito?- chiesi.
- E - proseguì la donna- Vedo l'amore...Un amore che durerà fino alla morte...Una morte che non riesco a vedere, perché causata da qualcosa di inaspettato...
Nemmeno la stavo ascoltando, perché mi era sorta una domanda in testa. Forse era stato quello che inconsciamente mi aveva spinta a entrare:
- Avremo un figlio?
La zingara scosse la testa:
- No. La mano parla chiaramente: mai e poi mai potrete avere figli. Questo è un dono che non vi è toccato.
Rimasi sconvolta dalla brutalità con cui l'aveva detto: non aveva dato il minimo segno di speranza. Ma il colpo fu duro soprattutto per mio marito, che si mise a gridare:
- Come osate giocare in questo modo con i sentimenti delle persone? Siete forse un medico? Come potete dire che non avremo bambini? Abbiamo parlato con un medico di Londra che sostiene che è possibile, forse, un giorno!
- Io vi dico solo cosa vedo.- disse la zingara mentre ritiravo la mano sconvolta.
Non volevo crederle.
- Voi...Non potete dirlo!- esclamai alzandomi in piedi.
- Sono 10 sterline.- disse quella.
Mio marito andò su tutte le furie:
- Non avrete neanche un centesimo, strega! Prendersi gioco di noi su una questione così delicata, far leva sui nervi di una donna provata! Mi rifiuto di credere alle vostre sciocchezze! Siete una ciarlatana! Ethel, te lo avevo detto, andiamocene!
- Sì! Mio Dio, non posso credere di essermi fidata di questa strega!- esclamai sul punto di piangere.
La donna si alzò in piedi minacciosa e mi puntò il dito contro:
- Voi, signora, non dovete permettervi! Non potete voltare le spalle alla verità, che vi piaccia o no! Ma mi avete chiamato strega e dopo ciò che ho rivelato non mi avete dato ciò che ragionevolmente merito! Quindi io vi maledico, vi maledico! Voi, signora, annegherete entro tre giorni, e così troverete la morte, dopo aver visto un uomo vestito di nero!
Le terribili parole della zingara mi fecero tremare da capo a piedi. Mio marito mi afferrò per le spalle e mi condusse fuori gridando:
- Maledizioni? Come osate?! Il malocchio non ci coglierà mai! Andiamo Ethel, ti fa male restare qui.
Corremmo a casa, mio marito diceva di non credere a una sola parola di quello che la donna aveva detto, né tantomeno alla maledizione, ma io mi sentivo il malocchio impresso nella pelle, e mi guardavo intorno terrorizzata.
- Non devi pensarci.- mi disse mio marito carezzandomi la mano.
Tremavo.
- Caro, domani l'altro dovevamo partire per la Francia per andare a trovare mia sorella...Non voglio prendere quella nave. - dissi.
Lui cercò di convincermi in tutti i modi, ma ero irremovibile, e alla fine cedette. Scrissi una lettera a mia sorella scusandomi moltissimo ma che, per una febbre improvvisa, non avrei potuto affrontare il viaggio per la Francia. Passai i seguenti due giorni in stato catalettico...Evitavo di andare al pozzo, tremavo a ogni minimo rumore, vivevo nel costante terrore che scoppiasse un temporale e che per qualche motivo la nostra cassa fosse allagata. Tornai anche alla fiera decisa a supplicare il perdono della zingara, ma i carri erano scomparsi e la valle era disperatamente vuota.

Il terzo giorno, consapevole che si trattasse del giorno della profezia, mi svegliai tremante e a stento riuscii a fare colazione. Mio marito mi fece promettere che sarei rimasta a letto e aprì il negozio come sempre. Sprofondando nei cuscini ebbi per un attimo il terrore di essermi sbagliata fino a quel momento, che forse sarei morta affogata, e non serviva l'acqua per affogare...Ma poi ricordai che la zingara aveva proprio detto "annegare", quindi le mie erano fantasticherie.
"Ora basta Ethel" pensai" Ti preoccupi per niente! Se anche la maledizione fosse vera, non prenderai nessuna imbarcazione oggi,quindi non c'è niente di cui aver paura! Il mare non irromperà di certo in casa tua!". Spinta da un moto di coraggio, mi alzai e vidi che era passata l'ora di pranzo. Sapevo che in chiesa la messa sarebbe stata celebrata alle quattro di quel pomeriggio, così misi il mio abito più elegante e andai ad assistere alla funzione, guardando ogni tanto verso l'acquasantiera di pietra e ridendo della mia paura per quelle poche gocce. In realtà speravo di purificarmi, che le parole del parroco avrebbero cacciato il malocchio di quell'orribile donna.

Uscita dalla chiesa sentii due donne chiacchierare: stavano parlando di una vecchia signora che qualche settimana prima era morta nella sua vasca da bagno, annegata. Quella coincidenza mi fece rabbrividire e cancellò tutti i miei buoni propositi riguardo al mio stato d'animo. Pochi secondi dopo il mio sguardo cadde su un uomo vestito di nero, che mi fissava appoggiato alla porta della chiesa. Avevo dimenticato quelle parole della zingara, troppo presa dalla parte riguardante l'annegamento...Non aveva forse detto anche "un uomo vestito di nero"? Come potevo averlo scordato? Quel terribile ricordo mi fece gemere e voltare di scatto. Le donne se n'erano andate, altrimenti si sarebbero senz'altro accorte del profondo stato di panico in cui mi trovavo. Eravamo solo io e lui in quel pomeriggio ventoso d'autunno, nel cortile deserto della chiesa. Me ne andai accelerando il passo, mentre cercavo dentro di me una spiegazione...L'uomo vestito di nero era collegato, nella maledizione, al mio annegamento, ma non ero sulla nave diretta in Normandia né sulle spiagge di Brighton, quindi perché era lì in quel momento? Notai che si era allontanato dal muro e mi stava seguendo fuori dal cortile. In un attimo mi vidi inseguita da quell'individuo, poi spinta nella mia stessa casa, forse tramortita e infine annegata nella vasca da bagno...Come quella donna! No, non potevo fare quella fine!
Invece di dirigermi verso casa, svoltai bruscamente verso il bosco...Speravo di far perdere le mie tracce, che si sarebbe scoraggiato se mi fossi nascosta tra gli alberi. Camminai velocemente, voltandomi solo un paio di volte. Lui si teneva a distanza ma mi seguiva, calpestava le stesse foglie che calpestavo io, svoltava agli stessi arbusti. Presa dal panico sollevai un po' la gonna e mi misi letteralmente a correre, ansimando. La boscaglia era fitta e a stento vedevo dove mettevo i piedi, ma sapevo che lui era ancora sulle mie tracce, che dovevo correre più veloce se speravo di depistarlo. Mi voltai un'ultima volta, constatando in un lampo di gioia che era scomparso...Ma fu una gioia breve. Inciampai in un sasso e caddi, rotolando giù per il pendio...Il fiume. Come potevo essermi scordata del fiume? Avevo temuto il mare, una vasca da bagno, un'acquasantiera e non il fiume che scorreva rapido e inesorabile a pochi metri dal villaggio. Forse perché si tende a dimenticare cosa si ha sempre davanti agli occhi...Diamo per scontato ciò che, nascosto, fa parte del nostro mondo quotidiano.
Caddi nell'acqua gelida e feci appena in tempo a gridare aiuto...Sapevo che era cosa vana. La corrente mi trascinò via, poi sempre più in profondità, in un turbinio che annientò tutte le mie forze e poi riempì i miei polmoni d'acqua. Morii dopo appena qualche minuto.
La cosa buffa è che probabilmente quell'uomo non stava affatto seguendo me. A pochi metri dal fiume sorgevano le vecchie lapidi del camposanto ed è molto probabile che si stesse recando lì per omaggiare qualche caro defunto. Però ero troppo ossessionata dalla superstizione per riflettere e arrivare alla conclusione più ovvia. Credo infatti che non ci fosse alcuna maledizione...Oppure sì, se così si può chiamare uno scherzo del destino...Non era stata la zingara l'artefice della mia fine, ma io stessa. Lei mi aveva solo detto quello che realmente sarebbe accaduto, ma che io sola ho causato trasformando in presagi eventi normalissimi...Insomma, sono stata io stessa a renderli tali. Madame Oleòn mi ha solo descritto il futuro che avrei plasmato con le mie mani.


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Che ve ne pare? Io intanto sto scrivendo il penultimo capitolo della fanfiction, quindi a quanto pare (incrociamo le dita) questa storia è destinata ad essere conclusa e a non rimanere incompleta come sembrava due anni fa...Al prossimo capitolo!
  
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