Ci terrei davvero a dedicare questa storia alla mia -se così posso definirla- mentore: Elly_♥. So che non si aspetta nulla del genere ed è proprio per questo che la dedico a lei, 'Ecsssotica' fino al midollo delle ossa. Mi ha fatto nascere una passione così grande per le fanfiction, e quindi (in un certo senso) è grazie a 'sta donna che ho scritto questa storia. ♡ Spero tanto che ti piaccia, UmmaH!
Vi era una strana affluenza di pubblico, alla
spiaggia.
Strano.
Portai uno sguardo all’orologio che portavo
al polso, erano
solamente le cinque e mezza del mattino.
Com’era possibile che tanta gente si fosse
svegliata a quell’ora?
Mi sistemai meglio il cappuccio della maglia sulla
testa,
sbadigliando sonoramente, mentre le persone sussurravano tra loro
parole
confuse, eccitate, riguardo uno strano avvenimento per cui la loro
attenzione
era stata attratta.
Mi sporsi leggermente in avanti, per cercare di
vedere dove
si stessero dirigendo tutti quei piedi scalpitanti ed emozionati che
spostavano
gran quantità di sabbia al loro passaggio, interrompendo
così la mia quiete
mattutina.
Voler vedere in pace l’alba, è
chiedere troppo?
Sbuffai, inserendo le mani nelle tasche dei
pantaloncini e
mi alzai con un balzo.
“Scusa” richiamai l’attenzione
di un ragazzo che stava
portando la sorellina allo ‘Strano avvenimento’.
“Cosa succede? E’ successo
qualcosa?”
“In realtà non so nemmeno io, so solo
che tutti i miei amici
mi hanno chiamato pochi minuti fa dicendomi di correre alla
spiaggia” Si
affrettò a dire, scappando poi con la bambina.
D’accordo, non capivo nulla.
“Forza Chayeol, vai a vedere e falla
finita”
Mi decisi finalmente a camminare, iniziando a
scorgere ad
una cinquantina di metri davanti a me una strana forma bianca a ridosso
del
mare. Cosa diavolo era? Le persone erano accorse solamente per una
massa
informe sulla sabbia?
Mano a mano che mi avvicinavo, però,
dovetti ricredermi.
La forma acquistava piano una dimensione, un
senso, un nome:
era un pianoforte a coda, candido come la neve.
La parte d’appoggio delle gambe erano
affondate nella
spiaggia, l’acqua del mare arrivava a lambirle tutte e tre,
mentre si creava un
lieve strato di spuma chiarissima appena i due elementi entravano in
contatto.
Rimasi un momento ad ammirare quello strumento:
grande
sbaglio.
Poco più a sinistra, precisamente seduto su
una piccola
sedia di legno priva di schienale, stava un ragazzo vestito interamente
in
bianco. Portava un paio di pantaloni leggeri che sventolavano grazie
alla
leggera brezza marittima, una camicia aperta nei primi bottoni,
così da
lasciare libera buona metà del petto chiaro.
Precisamente, non sapevo cosa mi stava succedendo.
Pareva
che la sua figura splendesse, poiché il sole non aveva ancora
fatto capolino
dall’orizzonte ed era infatti il suo corpo ad emanare luce vera e
propria,
forse era proprio questa caratteristica a farmi perdere il controllo
dei sensi.
Mi ritrovai a fissarlo mentre parlava con un
bambino curioso
che tentava di arrivare ai tasti del pianoforte ma troppo piccolo per
arrivarci, così lo prese sulle gambe e lo fece provare,
mantenendo sulle labbra
un sorriso sereno.
Mi sedetti in modo da vederlo in viso, non mi
curai delle
onde del mare che mi bagnavano i pantaloni ed arrivavano fino alla
vita,
facendomi aderire la maglia alla pancia.
Dopo qualche chiacchiera di convenienza, sulla
platea scese la quiete, spezzata solamente da qualche parola sussurrata
dai presenti.
Il ragazzo fece un respiro profondo, saggiando con
i
polpastrelli la superficie liscia degli svariati tasti bianchi e neri
che
stavano in attesa, immobili, di fronte a lui.
Chiuse gli occhi, e allora il silenzio fu totale.
Solo le onde, placide, quasi mute, accompagnavano
il tutto.
E allora cominciò.
Una nota.
Due note.
Tre, quattro, cinque. Accompagnamento.
Introduzione.
Una melodia
dolce, adatta ad introdurre una storia d’amore musicale.
E poi la
voce.
Una voce
roca, graffiata, in certi punti anche un poco nasale, ma pur sempre
affascinante,
modulata e sensuale.
Mentre canta,
numerosi sentimenti affiorano in me. Il mio cuore pare uscirmi dal
petto per
andare da lui, andare da lui per farsi portare via, senza esitazioni.
Talmente
perfetto, che anche la luna avrebbe chiuso gli occhi di fronte alla sua
figura,
nessuno può reggere il suo confronto, non la donna più
seducente, nè l’uomo più
avvenente.
Quella
canzone parla di cicatrici profonde, così intense che per forza
devono
trattarsi di cicatrici d’amore. Ma non è così. Il
suo sguardo, assieme alla sua
voce, dice di credere ancora nell’amore, perché le tenebre
non possono rimanere
per sempre; tutti i dolori, prima o poi passano e lui non si
annullerà, non si lascerà
trascinare via dalla spuma del mare, la stessa che in quel momento
lambisce il
pianoforte ed i suoi piedi.
Cos’è
ciò
che sento dentro?
Possibile
che sia amore? Quel ragazzo non lo conosco nemmeno, eppure lo sento
così
affine, così delicato. Quegli occhi hanno pianto molte lacrime,
e il solo
pensiero mi fa venire la pelle d’oca.
Impossibile
da concepire ed accettare. Non piangere, ti prego, non piangere, il mio
amore
ti proteggerà.
Continua a
cantare la strofa successiva più soavemente, spinto dal
desiderio di far
comprendere a tutti l’importanza di quelle parole. Il suo sguardo
si alza dalle
mani proprio in quell’istante, incontrando per la prima volta i
miei occhi.
Ed ecco di
nuovo quella sensazione. Un brivido lungo tutto il corpo, che mi dice
chiaramente
che le nostre anime sono legate, che è inutile separarsi
solamente per dar
ragione al buon senso. Non significa nulla essere estranei,
poiché se due
persone si appartengono nulla può dividerle.
Ed eccolo
arrivare finalmente, il colpo fatale. La sua arma preferita, quella che
non
infligge danno al corpo, ma al cuore.
Un sorriso.
Sorride a
me, e il sole, chiamato in appello, illumina il suo viso. Non solo la
bocca
sorride, ma anche gli occhi, le guance, la fronte, tutto.
Tutto, in lui, Sorride.
Con uno
splendore tale che è impossibile da descrivere a parole, e
l’astro ha deciso di
apparire proprio per quel ragazzo.
Come può il mio
cuore reggere a tutta la situazione? Quella luce, quel mare, quella
tempesta,
quel cielo in procinto di cadere.
Ma ecco che
il suo sguardo si stacca dal mio, quale tortura. Sarei riuscito a
lasciarlo
andare mentre tornava ad intonare parole nuovamente cariche di lacrime
brillanti? Avrebbe ricordato il mio sguardo carico d’amore, che
lo cercava in
mezzo al buio e al dolore?
No, non posso
dire addio, addio a quegli occhi che, so già, tormenteranno ogni
mio sogno.
Guardami,
guardami, donami un altro sorriso di ghiaccio, piuttosto che queste
lacrime
roventi di cui parla la tua canzone.
Basta,
smettila, non piangere, non continuare. Tu sei una persona che splende,
non
temere le tenebre. Torna a ferirmi con il tuo divampante sorriso, prima
che
cali di nuovo la fredda notte e con lei la luna.
E come
chiamato dalla mia voce, alza di novo il viso, cercando i miei occhi,
trovandoli immediatamente, pronti a sorridere con lui e a scacciare
quelle
poche lacrime che gli avevano percorso il viso mentre pronunciava le
precedenti
parole. Le tenebre se ne vanno sempre, lasciando posto ad un nuovo
giorno, come
se nulla fosse successo.
Le onde
spumeggianti non l’avrebbero mai travolto ed ora ne è
sicuro, nelle sue parole vive
una nuova forza, grazie al contatto visivo creatosi fra noi.
Ormai è
quasi giunta la fine. Si capisce dalle note più lente del
pianoforte, all’incrinatura
della voce.
Il sole
ormai fa capolino dall’orizzonte, illuminando tutta la sua figura
candida,
ricordandomi che non siamo in un luogo mistico, ma sul suolo sabbioso
di una
spiaggia, ed è probabilmente lui ad essere sceso dal paradiso
fino a qui.
I miei
occhi, ancora incatenati ai suoi, sono persi. Persi in quel mare scuro
confinato dalle iridi castane e profonde.
La canzone
finisce, e sento le lacrime premere agli occhi. Le lascio uscire, senza
problemi, consapevole del fatto che la mia è pura emozione, il
mio cuore non è
mai stato così traboccante d’amore, prima di questo giorno.
La folla proruppe in un applauso sentito, vigoroso
e sincero.
Erano rimasti tutti abbagliati da quel giovane ragazzo. Alcuni gli si
avvicinarono sorridenti, per porgergli i complimenti di persona e
chissà,
magari a qualcuno avrebbe pure concesso un autografo.
“Baekhyun! Sei stato bravissimo!”
“Baek, ma è tua questa canzone? Come
si chiama?”
“Sei fantastico davvero..”
Ma Baekhyun non li guardava. Per lui la spiaggia
era
deserta, così com’era quando era appena arrivato, a notte
inoltrata. Esistevano
solo lui e quel ragazzo.
Quel ragazzo che gli aveva riservato uno sguardo intenso sin dall’inizio della canzone, e che lui aveva corrisposto.
Ed era felice. Felice di
essersi
perso in quello sguardo, poiché era la cosa migliore che gli
fosse mai capitata
in tutta la vita.
::: INFINITESKYDRIVER Corner :::
So che devo continuare "La Verità" e, per chi dovesse leggere questa storia e segue anche l'altra, non temete: sto lavorando al capitolo successivo ( Y )
Inutile dire che "Baby don't cry" è una delle canzoni che preferisco in assoluto degli EXO e questa canzone è anche un tributo a Bakhyun, per il quale ho una fissa ATOMICA. E non ho problemi a dire che il suo, è uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto in vita mia. Hai un dono prezioso, Bacon! ;;
Se volete farmi sapere che ne pensate, beh, non temete a recensire °3°
Haloa~! ♡