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Autore: _failed dreamer    20/07/2013    2 recensioni
- E tu chi saresti? Credevo di essere l’unico a conoscere Christie Road! – biascicò il primo tra lo stupito e il contrariato.
[...]
D’altronde erano bastati pochi minuti insieme per far nascere un’aria di serenità, senza nessuna tensione. Era come se si conoscessero da tempo. Ma è così che nascono le migliori amicizie, no?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche il 7-11 era vuoto quando Abigale, Mike e Billie lasciarono Christie Road. Erano passati un’oretta e un pacchetto di sigarette diviso in tre, e la ragazza era rosa da un dubbio che la assillava da quando aveva incrociato lo sguardo dei due ragazzi: dove aveva già visto quegli occhi? Sapeva di averli già osservati almeno una volta nella vita, ma non riusciva a ricordare dove o quando. Continuò a pensarci finché la voce di Mike non la riportò alla realtà.

- Ab, noi andiamo di qua – le disse, indicando con la mano una strada buia uguale a tutte le altre strade di quella città.

- Okay – gli rispose lei, - allora magari ci becchiamo a scuola o a Christie Road -.

- Togli quel ‘magari’ e sostituiscilo con un bel ‘di sicuro’. Non ti libererai tanto facilmente di noi! – le disse ridendo Billie, prima di essere assorbito, insieme all’amico, dal buio.

La mattina dopo, al posto della radiosveglia, furono delle urla a svegliare Abigale. Non si preoccupò neanche di badare alla loro causa, anche perché era sicura di conoscerla già: sua madre ossessionava sua padre con la paura che lui la tradisse, e lui le rispondeva che se avesse potuto non avrebbe aspettato un secondo, ma non aveva tempo per un’amante. E andavano avanti così ore e ore, mettendo in mezzo anche Abigale e Fred, suo fratello maggiore. Lui era riuscito a scappare al college, a farsi una nuova vita, e ovviamente aveva mollato la sorella, che doveva ancora finire le superiori, a casa, in quell’inferno. E in questo modo lei si trovava senza una vera e propria casa: doveva studiare il più possibile per passare l’anno e scappare, ma non poteva farlo né a casa, né tantomeno al 7-11. Così aveva trovato Christie Road, l’unico post che riusciva a definire un rifugio. Lì era sola, però, e non avere l’appoggio di nessuno rendeva il tutto ancora più difficile. Aveva dovuto scegliere tra lo studio, e quindi la fuga, e la solitudine. E aveva deciso che quest’ultima non era fondamentale.

Infatti, nonostante avesse avuto qualche amico anche lei, non era mai riuscita a trovare, in tutta la sua vita, qualcuno con cui potersi confidare apertamente, in cui poter riporre tutta la sua fiducia. Ed era quasi sicura che non l’avrebbe mai trovato, perché sapeva che era colpa sua. Non riusciva a confidarsi con nessuno perché aveva sempre paura di fargli provare compassione o pena nei suoi confronti se gli avesse raccontato il perché delle sue lacrime; oppure invidia o gelosia se gli avesse spiegato i suoi sorrisi. E sapeva che quelli erano solo sentimenti che rovinavano un’amicizia. Quindi, per farne nascere una sapendo già che si sarebbe rovinata, tanto valeva non farla nascere per niente.

Quando si svegliò del tutto, infilò la sua maglia preferita dei Nirvana, un paio di jeans e le sue solite Converse rosso fuoco. Poi si mise in spalle la cartella piena zeppa di libri e scese in cucina, da dove provenivano le urla.

- Te ne stai sempre fuori, siamo noi la tua famiglia! –

- I ragazzi sono sempre fuori, e per stare con te preferisco star via! Che gran famiglia! –

Abigale sapeva come sarebbe finita: sua madre le avrebbe addossato la colpa di tutto, e a quelle dei genitori si sarebbe aggiunta anche la sua rabbia. Così, prima che chiunque avesse avuto il tempo di interpellarla, schizzò via da quella casa senza nemmeno mangiare, avviandosi in un posto che era tremendo quanto quello da cui stava scappando.

- Guarda, capocchia blu! –

- Tutto quel colore che hai in testa ti infonde poteri speciali oppure sei secchiona per scelta? –

E quello era niente, di solito. Alla fine i suoi capelli le piacevano così com’erano, e nessuno sapeva che studiava non per piacere, quanto per obbligo. Ci poteva passare sopra.

- Ehi, fare il cestino è la tua mansione, vedi di farlo bene! –, e poi le buttavano addosso una sfilza di bottigliette d’acqua, vuote e non.

E così si ritrovava a dover camminare veloce per il cortile a testa bassa e scappare, come sempre. Ma questa volta qualcuno la fermò.

- Ma la volete piantare? Andate a fare i bastardi da un’altra parte o vi giuro che quelle bottiglie ve le ficco su per il… -

- Mike! -. Abigale aveva alzato di scatto la testa e aveva visto il ragazzo che la guardava sorridendo.

- Ab, ma che mi combini? Ti fai mettere i piedi in testa da quelli? – le disse lui, iniziando a camminare verso l’edificio.

- Mike, sono quelli della squadra di football. Se gli dico qualcosa sono capaci di spiattellare tutto al preside –

- E allora? Quello è un buono a nulla. Gli avrò fatto una visitina già tre o quattro volte quest’anno, e non siamo nemmeno a fine quadrimestre. E sai lui che ha fatto? Solo ammonizioni! E io che speravo mi sospendesse, almeno avrei avuto qualche giorno libero – rise lui.

Abigale non ebbe tempo di rispondere che due ragazzi piombarono lì dal nulla. Uno era Billie, l’altro non lo conosceva.

- Ab! Te l’avevo detto che ci saremo visti a scuola – la salutò Billie, che salutò poi anche Mike.

- Ragazzi, e questa chi sarebbe? – chiese l’amico di Billie. Aveva i capelli di un verde accecante e la faccia di uno che non smette mai di ridere o scherzare.

- Abigale, lui è Tré. Tré, lei è Abigale – disse Mike.

- Abigale, i tuoi capelli hanno tutta la mia stima – le disse Tré, fissando la massa blu informe che aveva in testa la ragazza.

- E i tuoi hanno la mia! – gli rispose lei.

- Guardate, la tribù delle teste colorate ha una riunione in città! – gli urlò qualcuno. Era uno dei ragazzi che erano soliti attaccare Abigale.

- John, fino a tre mesi fa eri uno di noi, piantala di aprire quella tua fogna di bocca per farci uscire solo merdate – gli urlò di rimando Billie, chiudendolo.

- Lo conoscete? – chiese incredula Abigale.

- Purtroppo sì – le rispose Billie. – Era il batterista della nostra band, gli Sweet Children. Poi, da buon figlio di papà, per strizza di non passare l’anno e di essere additato come un perdente ci ha mollati. Tipi così è meglio perderli che trovarli –

- Ma un vantaggio ce l’ha anche lui, no? – chiese sorridendo Tré.

- Aspetta un attimo… No, non ce l’ha –

- Come no? Vi ha fatto trovare me! Io gli sarei eternamente grato! –

- Sì, Tré, gli darei la vita per averci fatto questo favore! – gli rispose Mike ridendo.

E così, tra un finto broncio di Tré e le prese in giro degli altri, i quattro ragazzi si persero tra i corridoi di quella scuola, che, alla fine, per Abigale non era più così infernale.

- Allora, come ti è sembrato Tré? – le chiese Billie quella sera. Erano sdraiati sull’erba ai bordi di Christie Road. Mike era stato recluso in casa dalla madre, e Tré non sapeva dell’esistenza di quel paradiso.

- E’ uno a posto. L’unica cosa che non mi convince è che scherza troppo, non capisco mai quando devo prenderlo sul serio e quando no –

- Ti abituerai a capirlo, stai tranquilla. Ci ha abbastanza salvato le palle. Eravamo senza batterista per i Green Day, e dato che questa band sarà il nostro futuro è stato fondamentale per me e Mike –

- Io vi invidio tantissimo -. Abigale si lasciò sfuggire quelle parole senza neanche accorgersene. Tanto valeva continuare. – Voglio dire, sembrate amici per la pelle, e sono sicura che lo siete. Sembrate fratelli. Vorrei tantissimo un’amicizia come la vostra –

Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale la ragazza di maledisse per essersi aperta così tanto con Billie. Poi lui si girò su un fianco, e molto tranquillamente le disse: - Ab, la nostra amicizia diventerà come quella che c’è tra me e Mike. Te lo prometto. E io mantengo sempre le promesse –

A quelle parole si girò anche la ragazza, e, incrociando lo sguardo di Billie, scattò a sedere.

- Ma certo! Tu sei Billie! – disse.

- Grande scoperta Ab, davvero, notevole – la prese in giro lui.

- Voglio dire, tu sei proprio Billie, Billie Joe! Il figlio di Andy! –

A quel nome il ragazzo si mise a sedere e fissò Abigale negli occhi. E tutto quanto ritornò alla mente di entrambi.

Spazio autrice:

Eccomi qua con il secondo capitolo, già in ritardo... sono una frana! Però dai, sono stata in vacanza, sono scusata.

Comunque, la smetto di parlare a vanvera e vi anticipo che il prossimo capitolo sarà leggermente (ma proprio poco) diverso da questi. E, che dire, spero di avervi lasciati sulle spine! (Sogna Bea, sogna).

Un bacio!

P.S. un abbraccio e un grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono e hanno la le preferite la mia storia.

   
 
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