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Autore: KeyLimner    20/07/2013    1 recensioni
"Si stavano allontanando sempre più dal luogo del bivacco, dove gli altri dormivano beati nelle proprie tende, ignari della loro assenza.
Nicole ne era acutamente consapevole, e sapeva in cuor suo che stavano facendo qualcosa di profondamente sbagliato (poteva percepirlo dalla strana elettricità - quasi palpabile - che sembrava permeare l’aria)… lo sapeva, e tuttavia non poteva smettere di seguire la figura slanciata di Aleksandra, che avanzava sinuosa tra gli alberi..."
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La luna splendeva alta nel cielo, sopra le cime degli alberi.
 

Le fronde proiettavano le loro lugubri ombre sul suolo, intervallate da segmenti di terreno irrorati dalla pallida luce lunare. Di tanto in tanto folate di vento (o forse il movimento di animali invisibili nella notte) scuotevano gli arbusti e i rami bassi, e la testa di Nicole scattava immediatamente in quella direzione, indugiando poi a lungo sul punto in cui le foglie avevano cessato di agitarsi, inquieta.
Si stavano allontanando sempre più dal luogo del bivacco, dove gli altri dormivano beati nelle proprie tende, ignari della loro assenza.
Nicole ne era acutamente consapevole, e sapeva in cuor suo che stavano facendo qualcosa di profondamente sbagliato (poteva percepirlo dalla strana elettricità - quasi palpabile - che sembrava permeare l’aria)… lo sapeva, e tuttavia non poteva smettere di seguire la figura slanciata di Aleksandra, che avanzava sinuosa tra gli alberi. Faceva un po’ fatica a starle dietro, perché ella si muoveva nel bosco con più agilità di lei… quasi come una gatta. La sua sagoma, tra le ombre scure dei pini, sembrava una macchia bianca: indossava ancora la striminzita camicia da notte con cui Nicole l’aveva trovata quando, svegliatasi all’improvviso nel cuore della notte e incapace di riprendere sonno a causa dell’insopportabile afa, era andata a sedersi accanto al cerchio di pietre che circondava i resti del falò spento. Il tessuto leggero le ricadeva morbidamente addosso evidenziando le forme del suo corpo ben fatto, e rendeva Nicole ancor più conscia del proprio ridicolo pigiamino azzurro con gli orsetti.
«Ehi, anche tu sveglia?».
La ragazza era sobbalzata nel vederla sbucare dall’oscurità. Non si era accorta di lei.
L’aveva osservata senza parole, con la bocca spalancata. Era la prima volta che le rivolgeva la parola dall’inizio della vacanza. Era così strano sentire quella voce suadente… poco più di un sussurro in quel momento… così vicina a lei… e sapere che era a lei che era indirizzata.
«Ti va una passeggiata notturna?».
L’aveva seguita senza neanche pensarci, come un topolino dietro il celebre pifferaio magico, ancora stupita al pensiero che quell’essere decisamente troppo perfetto per lei (che aveva ammirato a distanza sin dal primo istante con il timore reverenziale di un fedele davanti all’altare dei propri dèi) fosse proprio lì davanti a lei.
Non riusciva ancora a crederci. Tutto le sembrava molto irreale.
Scavalcò il tronco di un albero, incurvato sotto il peso della chioma fino ad apparire quasi sdraiato a terra - ad appena un palmo dal suolo -, e vide che Aleksandra si era arrestata di colpo e fissava qualcosa dritto innanzi a sé. Seguendo la direzione del suo sguardo, si accorse che erano giunte in prossimità del lago.
«Che ne dici di un bel bagno di mezzanotte?», disse la ragazza, voltandosi verso di lei.
Nicole rimase spiazzata.
«Cosa?! Ma l’acqua sarà gelida!».
«Che dici! A quest’ora è calda come un bagno».
«Ma… ma… non abbiamo nemmeno i costumi… non vorremo mica fare il bagno vestite?!».
«E chi ha parlato di fare il bagno vestite?», ribatté Aleksandra con uno sguardo malizioso che a Nicole fece girare la testa.
Quest’ultima nel frattempo aveva continuato ad avvicinarsi, e quando fu al fianco dell’altra si arrestò. Sotto di lei, adesso, si espandeva la nera superficie del lago, piatta come una lucida lastra di ossidiana levigata. Piccole onde dipinte dal tenue chiarore notturno viaggiavano in modo appena percettibile sopra di essa, e sembravano con quel loro moto placido rivolgerle un invito carico di minaccia… e allo stesso tempo, di inebriante fascino.
«Come vuoi», fece Aleksandra scrollando le spalle. «Io un tuffo me lo faccio».
Fece un passo verso la sporgenza del terreno appena fuori dall’ammasso di alberi al di sotto della quale si estendevano quelle acque provocanti, poi si voltò verso di lei e con una luce maliziosa nei languidi occhi scuri disse: «Vòltati, mi raccomando».
Nicole si coprì immediatamente il volto.
Sentì un insieme di forze opposte scontrarsi dentro di lei quando percepì il fruscio della stoffa che scorreva su quella pelle diafana, e le mani presero a tremarle in modo incontrollabile.
Non guardare… Non guardare…, ordinò a se stessa in tono imperioso… già sentendo la volontà cedere nell’udire lo scricchiolio dei piedi nudi di Aleksandra sul terriccio.
Le sue dita cominciarono pian piano a staccarsi, aprendo uno spiraglio attraverso il quale riusciva a intravedere la sagoma della ragazza che si accingeva ad immergere un piede nel lago. Trattenne il fiato, col cuore che le batteva a mille.
L’acqua era abbastanza alta sin da subito, tant’è che dalla superficie emergeva a malapena la rotondità delle natiche scolpite di Aleksandra. Nicole si ritrovò a fissarle con un’intensità inaspettata. Poi, continuando a tremare dalla testa ai piedi, risalì con lo sguardo su per il contorno della sua schiena d’avorio, lungo la quale ricadevano le braccia affusolate… fino alle spalle robuste, sulle quali una cascata di liscissimi capelli biondi - tanto chiari da apparire quasi bianchi - ondeggiava in modo appena percettibile sotto i radi aliti di vento. La sua pelle chiara riluceva al bagliore della luna piena (che si specchiava proprio nel centro del lago, e creava col suo riflesso una sorta di sentiero luminoso che partiva proprio ai piedi della ragazza), e così i suoi capelli, che bagnati da quel lucore argenteo assomigliavano alla criniera di un unicorno.
Aleksandra avanzò nell’acqua scura finché questa non le arrivò fino alla cintola… e poi si girò. La sua faccia assunse immediatamente un cipiglio severo, e Nicole si rese conto di colpo che le sue mani giacevano ormai del tutto abbandonate lungo i fianchi… e i suoi occhi erano come incatenati a quei seni piccoli e sodi che ora si stagliavano proprio innanzi a lei.
«Ti avevo detto di voltarti!».
Nicole si sentì subito ricoprire dalla vergogna.
«Oddio, scusami… scusami… Io… non volevo…».
Ma Aleksandra, per nulla imbarazzata, abbandonò subito l’espressione accigliata e sorrise.
«Dài, su, vieni a farmi compagnia!».
Nicole si sentì mancare. Rimase paralizzata, incapace di fare alcunché, con una miriade di pensieri che le attraversavano la mente in un lampo. Poi fu come se una forza sconosciuta si fosse impadronita di lei. Con una determinazione che non le apparteneva, si alzò in piedi e si sfilò la maglietta. I pantaloncini le scivolarono docili lungo le gambe, ricadendo mollemente sulla camicia da notte abbandonata.
La giovane accostò cautamente la punta del piede al lago, e poté subito constatare che la sua compagna aveva ragione: era calda. Senza più esitare, si immerse del tutto.
Avanzò timidamente. Com’era strano sentire l’aria che accarezzava il suo corpo nudo!
Guardò Aleksandra che stava ferma ad aspettarla, ancora sorridendo, e le andò incontro. Quando fu al suo fianco, ella le prese la mano con naturalezza. Nicole sentì la pelle del braccio accapponarsi al contatto con quella mano morbida e fresca, così diversa da quelle a cui era abituata.
«Dài, facciamoci una nuotata».
La ragazza si tuffò, trascinando con sé l’amica, e le due presero a nuotare spensierate sulla scia argentea della luna. In quel momento surreale, Nicole si sentì pervadere da una sensazione di grande benessere. Una strana magia sembrava essersi impadronita delle sue membra, nelle quali le vene pulsavano sotto  l’influsso del potente getto di sangue che vi scorreva come impazzito…

  
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